“Ma ormai con la musica funziona così. Interessa solo il giorno dell’anteprima”: rubiamo questa frase dalla timeline di Facebook dell’amico e collega Emiliano Colasanti (si parlava dei Tv On The Radio, e di come il brano messo in circolazione per annunciare l’arrivo del nuovo album avesse invaso le bacheche facebookiane di mezzo mondo). La rubiamo. E vi chiediamo di soffermarvicisi sopra: non è tanto e non è solo una frase buttata lì nel mezzo di una conversazione/discussione, in realtà può essere ed è molto di più. Pensateci: è una faccenda sempre più vera. Noi a Soundwall per primi lo sappiamo: ormai la proporzione fra news dedicate ad anteprime e recensioni si è drasticamente invertita a favore delle prime, l’avete notato? Non accade per caso. Ovviamente teniamo conto (anche) del comportamento di voi lettori, di cosa andate a cercare, di cosa preferite leggere, e numeri alla mano è lapalissiano che interessi di più – tranne qualche eccezione – leggere di un’anteprima (un singolo che annuncia un EP o un LP) piuttosto che sorbirsi una recensione vera e propria.
Noi le recensioni continueremo a farle, per i dischi importanti, fosse anche solo per noi stessi (ma in realtà non si arriverà mai a tanto – le recensioni possibilmente fatte bene di dischi importanti avranno sempre un po’ di lettori). Ma è giusto fermarsi un attimo e farsi qualche domanda. Farla a noi, farla a voi. Da dove nasce questo interesse verso l’anteprima? Questa è una domanda apparentemente semplice, con risposte apparentemente ovvie: le “anteprime” di qualsiasi cosa funzionano sempre, interessano da sempre, nulla di nuovo sotto il cielo.
Il discorso però un po’ si complica quando si passa ad una seconda domanda: l’anteprima sta cannibalizzando ciò verso cui dovrebbe essere invece funzionale? A furia di leggere di anteprime, messe in circolazione con settimane se non mesi di anticipo, quando poi effettivamente esce ciò che deve uscire (e che è stato annunciato dall’anteprima) la nostra soglia d’attenzione è svanita, o meglio, si è rivolta altrove. Alla prossima anteprima.
L’anteprima per l’anteprima. Esattamente come “la promozione per la promozione”, come analizzava perfettamente qui da noi sempre il Colasanti parlando di “Syro” di Aphex. Aphex, appunto: sta scatenando un diluvio di considerazioni sul web e di articoli, e tra l’altro fa sorridere che in moltissimi condannino questo “eccesso di speculazione” attorno ad un disco di cui ancora non si è sentita una nota e nel farlo non fanno che aumentarla, la speculazione in questione – sempre senza aver sentito una nota, e contribuendo così a rendere Aphex più feticcio che semplice artista, pratica che magari proprio loro stanno condannando.
Ma il punto qua non è Aphex. Il punto è capire come noi si sia vittime di un meccanismo potenzialmente pericoloso o, almeno, da maneggiare con cura. A buttarla giù greve: sempre più ci si concentra sul dito e non sulla luna. Cioè: sempre di più ci si concentra su quello che gira attorno alla musica, e non sulla musica stessa. Perché siamo così bramosi di anteprime, più che di recensioni? Perché vogliamo sapere prima. Perché vogliamo dimostrare di essere aggiornati, e introdotti in determinate scene musicali. Perché vogliamo far vedere di non essere ascoltatori passivi: perché ormai è da ascoltatori passivi, da “parco buoi” per usare una terminologia borsistica, stare lì a ragionare su un disco solo quando è già uscito ed è a disposizione di tutti, no? Noi, in questa società 2.0, non siamo “tutti”, diamine. Non vogliamo esserlo. Le release vere e proprie sono per gli altri; le anteprime sono per noi.
Quanto c’è di male in tutto questo? Poco, e tanto. Poco: perché in realtà è bello che chi fruisce dell’informazione, anche quella musicale, non sia più lì immobile in attesa di essere nutrito dei media, ma piuttosto questi media li sferzi e li spinga ad essere sempre più veloci, sempre più aggiornati, ed è bello che non si deleghi più interamente al giornalista di turno il sancire se un disco è bello o brutto (le recensioni servono a questo, no?). Quindi no, non siamo noi i luddisti che “Un tempo sì che si stava meglio” e “Riportate i giornali di un tempo, chiudete internet e la sua maledetta superficialità”. Internet, al contrario, serve a smascherarle, le superficialità. Le fa circolare molto di più, questo è vero, ma così come le fa circolare altrettanto ti mette nelle condizioni di poterle smascherare. La qualità, sul lungo andare, paga sempre. Anche nel giornalismo 2.0. Noi continuiamo a crederlo, a costo di essere degli idealisti.
Tuttavia c’è anche l’altro lato della medaglia. Questa impazienza, questa fame di anteprima, è un preoccupante segno di mancanza di pazienza. Anzi: di mancanza del gusto della pazienza. Poco dopo aver letto l’”Interessa solo il giorno dell’anteprima” del Colasanti ci siamo imbattuti nella messa on line di un bell’articolo di Simon Reynolds uscito inizialmente su carta, su Review, lo spin off “in solido” di Pitchfork fatto per gli approfondimenti. Come sempre, gli scritti di Reynolds portano a farsi molte domande, portano a ragionare. Gli spunti qua sono tantissimi. Noi, per queste nostre righe, ne prendiamo in prestito uno in particolare: quando parla di come attendere l’uscita di un disco fosse un’esperienza intensa, immersiva, totalizzante e, in ultima analisi, per questo molto appagante. Ecco. Segnatevi questo punto.
Segnatevelo. Perché non vogliamo cadere nel giochetto moralista e, in ultima analisi, supponente de “Voi lettori dovete fare i lettori, lasciate fare i giornalisti a noialtri giornalisti” (affermazione ancora più ridicola in tempi in cui è quasi impossibile fare del giornalismo musicale una professione). Mai nella vita. La questione è decisamente un’altra: la questione la “qualità dell’esperienza”. Vi rendete conto di quanto gusto si perde ad inseguire solo l’anteprima, per poi dimenticarsi dell’album o EP nel suo complesso? Vi rendete conto che è molto più divertente e soddisfacente ascoltare un album, tentare di capire cosa un artista vuole dire con la sua musica, piuttosto che averne un semplice assaggio la cui qualità principale è quella di arrivare un attimo prima di tutto il resto?
Ci vuole calma. Bisogna far decantare le cose. Non è scritto da nessuna parte che un brano valga di più, o sia nella sua sostanza più gustoso ed interessante, se è un’anteprima che voi state sentendo fra i primi al mondo, mentre invece musiche che già sono passate da migliaia o milioni di orecchie automaticamente valgono un po’ meno. Prendetevi il tempo. E se un’anteprima vi ha incuriosito, ripetetevi dieci volte che essa vale nulla rispetto all’intero album, e solo ascoltando l’intero album la si può comprendere veramente, contestualizzare, apprezzare. Allo stesso modo, una recensione fatta bene sarà sempre meglio, come qualità letteraria e come accrescimento culturale, di una news di anteprima fatta bene e magari pure esclusiva.