Ci sono casi in cui le parole bastano solamente per raccontare e descrivere ciò che è avvenuto sugli stage, ma non ciò che si è concretamente provato. E questo è il caso di Nameless Music Festival.
Potrei scrivere che è stato tutto bello, che siamo rimasti tutti contenti, ma sarebbe, oltre che riduttivo, poco eloquente e poco rappresentativo di ciò che realmente è stato. Prendiamola quindi alla larga: Nameless Music Festival è una realtà che nasce a Barzio, fra le montagne della Val Sassina. Ed è già qui che notiamo il primo elemento fondamentale e, se vogliamo, dissonante rispetto ad altre realtà. Parlano le presenze, non i chilometri: 40.000 persone hanno scelto di recarsi nel territorio lombardo per gustarsi chi tre, chi due e chi solo un giorno di festival. Non senza disagi: c’è chi si è lamentato delle code all’ingresso del festival non solo per i biglietti cartacei, ma anche per il ritiro dei braccialetti elettronici, oppure per le code all’uscita dopo la giornata di festival. Per quanto riguarda quest’ultima problematica, i disagi risultano comunque inevitabili se consideriamo che queste, durante l’anno, sono piccole realtà. Eppure, il viaggio e l’attesa vengono ripagate, non solo una volta che si entra al festival, ma anche quando si percorre il lungolago e la valle.
C’è poi la lineup, che potrebbe benissimo adattarsi ai festival più collaudati (non che Nameless, a questo punto, possa considerarsi da meno): non solo i “classiconi” Angello, Axwell /\ Ingrosso e via dicendo…anzi, a fare la differenza, quest’anno, è stato l’inaspettato: vuoi il chiacchieratissimo, ma già dai primi minuti apprezzatissimo, Gigi D’Agostino, vuoi i “piccoli” Kungs, K?D ed Ekali, vuoi le riconferme Kayzo e Vini Vici (non solo eccezionalmente presenti entrambi, onore che lasciano solo ad eventi dell’importanza di Ultra e Tomorrowland, ma che col loro stile sembrano aver contaminato tutti gli artisti presenti), vuoi EDMMARO, che “non fa vera musica”, ma che poi, dati alla mano, riempie gli stage di numeri ed entusiasmo veri. I set che hanno avuto la meglio sono quelli che, per la maggior parte, possiamo ricondurre al “filone Vini Vici”, con una psy trance “riadattata” forte e presente. A riscuotere più consensi, però, quelli dove non sono i numeri dei social a vincere, ma quelli in cui a fare da padrone sono il rapporto artista-pubblico: sarebbe un peccato sorvolare su quanto sia stato aspettato (rispetto alla scorsa edizione, nella quale aveva già fatto impazzire i fan) Kayzo, piuttosto che il giovanissimo K?D. Eppure c’erano anche realtà più grandi nel paesino lombardo, artisti con un background più studiato e più raffinato, ma difficilmente assimilabili e sostenibili: Don Diablo, a mio parere, ha offerto uno show veramente al limite del monotono e dello scontato, con il solito schema “hit pop-drop EDM”; schema che, ad esempio, Merk & Kremont hanno saputo riarrangiare e portare avanti negli anni rendendolo nobile e interessante (anche al netto del fatto che, appunto, i due italiani siano i beniamini della folla, grazie a un forte senso di appartenenza al festival). Sinceramente stupita invece dello show di Steve Angello: che, non appena nove mesi fa, in un altro contesto, mi aveva lasciata amareggiata con un set prevedibilissimo, mentre quest’anno sembra aver trovato la chiave giusta – che sia la ventata di freschezza portata dall’ultimo album, “Human”? Bene anche lo spazio, che è il valore aggiunto e, mi auguro, immutabile del Main Stage, dedicato ai talenti italiani di casa Nameless: nota di merito per SLVR. Concludendo, realtà grande, grandissima che ha invece lasciato un ricordo indelebile negli annali di Nameless Music Festival è stata Armin Van Buuren, degna chiusura di un’edizione realmente felice.
https://www.facebook.com/namelessmusicfestival/videos/1704258619692230/
A fare davvero la differenza anche l’Igloo stage patrocinato quest’anno da Molinari che, se nell’edizione 2016 sembrava quasi essere lo stage più desiderato dal pubblico per esclusività e spontaneità, nell’edizione 2017 aveva perso nettamente ruolo e importanza, in quanto un po’ privo di personalità. Ma è proprio in quest’edizione che Nameless ha saputo donargli una nuova identità, forte e tangibile, tanto da essere perennemente affollato di gente “presa bene”, gente che ha ballato sulle note (e non solo…) del collettivo formato da Ciao Recs, di Ben Pearce, di Format:B. Nomi quest’ultimi sulla carta, poco coerenti con il resto degli artisti presenti al festival, ma che hanno saputo ben imporsi e presentarsi al pubblico di Nameless lasciando un bel ricordo in entrambi i lati della console.
Thanks for the amazing vibe:-)Last saturday at Nameless Music Festival, Italy
Pubblicato da Format: B su lunedì 4 giugno 2018
Nomi (se vogliamo, più coerenti per storicità, ma ancora lontani dal mondo EDM) quelli presentati dal 105 Stage, il palco dedicato all’hip hop, dove Fabri Fibra, Guè Pequeno ma soprattutto, Sferaebbasta hanno richiamato a Barzio fan magari anche poco interessati a ciò che si svolgeva sugli altri palchi, con però un affluenza che nei momenti di picco sembrava aver pareggiato il Main Stage, probabilmente anche in virtù della fortuna che sta vivendo la trap in questo paese.
Ma Nameless Music Festival dimostra che la musica non basta per fare un festival. L’aria che si respirava era quella di casa, non quella di un mega concertone svolto in più giorni. L’aria di una grande festa tra amici deve averla anche recepita chi suona in centinaia di palchi all’anno: molteplici e sinceri sono stati sui social i ringraziamenti al festival lombardo da parte degli artisti presenti; molteplici sono stati i gesti che ci hanno fatto capire che per gli artisti ciò che accadeva sul palco o dietro il palco non è stato solo lavoro ma, in qualche modo, qualcosa di più, un “labour of love” da parte di un team giovane, affiatato, comunque molto professionale. Tutto ciò si è inevitabilmente riversato di conseguenza sul pubblico, che non solo ha inondato di affetto vero gli artisti, ma ha saputo diventare elemento virale e motivo d’attrazione anche per l’estero, lì dove, già a partire dalla scorsa edizione, è stata esaltata la “amazing crowd” italiana.
https://www.facebook.com/YourEdm/videos/1789122771195404/
Non solo tanti artisti in line up fra i presenti ma anche tanti addetti ai lavori e artisti “extra festival”, sinceramente soddisfatti di “dare un’occhiata” a ciò che stava succedendo a Nameless. Perché, parlano i fatti, Nameless, ha saputo diventare, in non appena sei edizioni, il numero uno dei festival italiani di musica elettronica.
Ma, proseguendo, non è solo la musica a fare un festival, non è nemmeno solo il contorno formato dal triangolo organizzazione-artisti-pubblico: sono anche i piccoli dettagli, è anche l’innovazione. Innovazione che quest’anno è passata attraverso i braccialetti elettronici (un sistema ancora lievemente macchinoso che, sicuramente, verrà raffinato già il prossimo anno) coi quali pagare i vari servizi offerti all’interno dell’area di Nameless, dalla ristorazione al merchandising. Una bella e utile tecnologia non nuova ai festival più grandi, inevitabile in una prospettiva di crescita futura (anzi: già attuale). Crescita che passa attraverso anche il live broadcast di Nameless TV, non esattamente una novità, ma che quest’anno però sembra essere stato ripensato e ampliato (con un format che ricorda molto quello di Ultra Music Festival): interviste pre e post set agli artisti, i video di set degli anni passati e i resoconti delle edizioni precedenti, oltre naturalmente alla diretta di un po’ di set dell’edizione in corso, lì dove i management non si mettevano di traverso. Non c’è un altro festival in Italia che offra un servizio simile. E a farlo rimbalzare ai quattro angoli del globo (35 paesi collegati) ci ha pensato Clubbing Tv.
Se c’è un merito in tutto questo, e inevitabilmente c’è, questo va al team: che guarda caso viene fermato dal pubblico, alla stregua degli artisti, per qualche selfie insieme. Perché sì, la credibilità (qualità oggi non poi così scontata…) Nameless se l’è creata sul territorio e in prima persona: interagendo, rendendosi disponibile, diventando amico di chi, anche per soli tre giorni all’anno, sta vicino allo staff, sognando e sperando con loro che tutto vada per il meglio, che tutto funzioni. Il team di Nameless è l’esempio lampante che quando si lavora con dedizione e umiltà, i risultati vengono da sé molto più facilmente. E anche quest’anno tutto è funzionato a Barzio; anzi, quest’anno più che mai. Se il 2016 era stato per mille motivi il vero punto di svolta del festival, l’edizione del 2018 sembra essere una seconda svolta, questa volta internazionale. Finalmente, per Nameless non si parla più di “prospettive” ma di un posto ben guadagnato accanto ai maggiori festival di spicco europei. Vi pare poco? No, non lo è assolutamente.
❤️❤️❤️We don’t have words to explain how incredible was Nameless Music Festival 2018.Thank you from the bottom of our hearts. It’s been unbelievable.SEE YOU NEXT YEAR!
Pubblicato da Nameless Music Festival su lunedì 4 giugno 2018