Immaginate una seducente speaker e dj che conduce uno show radiofonico mensile in cui propone una ricercata selezione di brani avvolgenti e psichedelici, intervallati da racconti intimi e personali sussurrati con una voce languida e sexy. Ma anche un’affascinante musicista che troneggia sorridente in consolle in déshabillé con un décolleté generoso in bella vista o che si diletta a pubblicare video amatoriali che la vedono cantare con sguardo ammiccante fra le lenzuola della sua camera da letto o alla guida di un’auto sportiva mentre la camera indugia volentieri sulle sue forme soffici e invitanti. Se ci aggiungete poi che sulle cover dei suoi dischi campeggiano immagini così piccanti da riportare alla mente audaci copertine di adult magazines del secolo scorso, potreste ritrovarvi confusi e chiedervi se dietro a questo sogno erotico perfetto non si celi in realtà l’ennesimo progetto tutta fuffa e nessuno spessore, ma non ci cascate, non vi fermate alla copertina, perché nel disegno artistico di System Olympia c’è veramente tanto di più.
Non solo un amore smisurato per la musica, ma anche un innegabile talento, la meticolosa ricerca di un preciso suono e di una precisa estetica, una buona dose di ironia, e soprattutto tantissima perseveranza o – per dirla con parole sue – la capacità di padroneggiare l’arte di riversare il proprio cuore nella musica rimanendo fedeli a sé stessi e alla propria visione.
Prendete dunque l’inimitabile allure di Prince, la sfolgorante stravaganza di Grandmaster Flash, l’attitude da leader e il “fiero cipiglio” della First Lady dell’old school rap Queen Latifah, la sfrontatezza della prima Madonna o della nostra Loredana Bertè, l’arguzia e la malizia di Moana Pozzi, e non ultima l’abilità di costruire mondi altri attraverso la propria arte che fu di Anaïs Nin, mischiateli con strati di pads, groove incalzanti o sinuose tracce lo-fi psichedeliche guidate da una suadente voce filtrata con auto-tune e condita qua e là da delays, aggiungete tonnellate di carisma e una calda sensualità degna delle miglior bedroom ballads di Marvin Gaye e… oplà, eccovi servito il ricchissimo, eclettico e soprattutto genuino, cocktail System Olympia, al secolo Francesca Macri, la producer, beat maker e dj nata e cresciuta in provincia di Reggio Calabria, che, residente all’estero ormai da 20 anni, si è fatta strada nei dancefloor di tutta Europa, e non solo.
L’avventura di Francesca inizia quando appena maggiorenne si trasferisce Roma per studiare Lingue e letterature straniere. Nella Capitale inizia a frequentare l’ambiente hip hop ed r&b selezionando e suonando dischi funk, jazz e strumentali hip hop in piccoli club. Una manciata di anni dopo, sempre inseguendo il sogno di fare musica, decide di partire per Los Angeles dove la ritroviamo nientemeno che nel giro del Low End Theory, club leggendario ma ahinoi ormai defunto, attorno al quale hanno gravitato alcuni dei giganti dell’hip hop della “nuova” West Coast più alternativa e che ha preso il nome dal disco di leggende East, ovvero gli ATCQ. Infine, nella seconda metà degli anni 2000, eccola a Londra, dove in poco tempo entra a far parte della grande famiglia del club Plastic People. È nella capitale inglese, dove tuttora abita, che Francesca si innamora della dance music, compra due 1200 e un mixer Vestax e inizia a fare sul serio: entra a far parte della scuderia di NTS, crea un duo con il musicista/poeta Elliott Yorke sotto il nome di Royalty con cui pubblica tre dischi per la Five Easy Pieces, ed infine lancia il suo progetto da solista dando alla luce il suo primo EP intitolato Dusk & Dreamland per l’etichetta dance italiana Slow Motion Records (https://www.soundwall.it/slow-motion-litalianita-vantaggio-punto-forza/). Non passa molto prima che Pitchfork si accorga del suo talento ed elenchi il suo disco di debutto fra le pubblicazioni assolutamente da non perdere per il 2017. Una delle tracce dell’EP, Close To My Nebula, poi cattura l’attenzione di quel nume tutelare del dancefloor che è Dj Harvey, il quale la inserisce nella sua compilation “The Sound of Mercury Rising vol. II”, facendole spiccare il volo. E così, dopo aver conquistato il favore dei principali media britannici, di artisti come Mount Kimbie, Souleance e Roisin Murphy, aver preso parte a festival internazionali in tutta Europa come Glastonbury ed ADE, infiammato i dancefloor di istituzioni come il Panorama Bar del Berghain e il Ministry of Sound, ma anche dopo una puntatina in Brasile ed una a NY, Francesca si prepara a sbarcare nuovamente negli States a febbraio per un tour in Nord America, che sarà seguito in primavera da alcune date nella West Coast, confermandosi un vero e proprio vulcano in eruzione. Un vulcano che non sembra volersi arrestare….
Francesca, partiamo con la più semplice delle domande: perché hai scelto come nome d’arte quello della regina degli dei dell’Olimpo?
“Ho scelto il nome Olympia perché volevo un nome antico greco come le mie origini e perché mi piaceva come suonava nella canzone Rock Star delle Hole”.
Bene, hai voglia di raccontarmi un po’ la tua storia e che cosa ti ha portata via dall’Italia?
“Sono nata e cresciuta in Calabria, in un paese sul mare. A 18 anni mi sono trasferita a Roma, poi a Los Angeles, e poi a Londra, dove abito adesso. La voglia di vivere la vita nella maniera più profonda possibile mi ha spinta a muovermi nel mondo ed è questo stesso sentimento che ancora muove il mio spirito ogni giorno”.
E a giudicare dalla tua biografia questa voglia ha pagato in fatto di karma e ti ha sempre portata sulla strada giusta…
“Sono un essere fortunato, non so perché ma emano una sorta di attrazione misteriosa che fa sì che le persone e le cose ‘giuste’ si manifestano a me in vari modi”.
Come la possibilità di entrare a far parte di NTS, dove tuttora sei resident dj con un tuo show mensile?
“Già, il fondatore di NTS (Femi Adeyemi ndr) è stato una delle prime persone che ho conosciuto quando mi sono trasferita a Londra nel 2007. Lavoravamo entrambi per American Apparel anche se è stato solo per un breve periodo. Siamo amici da parecchi anni e abbiamo anche abitato insieme. Avrei potuto avere uno show da subito ma ci ho messo un po’ a decidermi, ero timida e mi vergognavo a parlare al microfono. Volevo avere un ‘concept’ che fosse originale. Quando è uscito il mio primo EP (Dusk & Dreamland ndr) ho fatto un guest show in cui ho suonato solo mie produzioni, e Pitchfork l’ha subito nominato ‘miglior mix del mese’. NTS mi ha chiesto di diventare resident e io ho accettato”.
(https://www.nts.live/shows/system-olympia)
A sentirti trasmettere ora viene difficile immaginarti così in imbarazzo. Come hai superato la timidezza e trovato tutta la sicurezza che ostenti ora?
“È una cosa che è successa naturalmente. Dicono che più si cresce e meno te ne importa di quello che pensano gli altri e io credo di aver raggiunto il Nirvana di questa disciplina di fregarsene completamente del giudizio altrui”.
Ma proseguiamo con gli incontri fortunati, come è avvenuto quello con P-Nut, MC protagonista nel tuo singolo del 2019 Falling In Love e nella recente Shy Shy?
“Una sera sono uscita con un tipo che produceva UK Hip Hop e gli ho chiesto se conosceva delle ragazze rapper di Londra. Lui era scarso e mi ha dato una lista di gente altrettanto scarsa ma in mezzo per magia ci ho trovato Shanise (Dixon ndr) – un talento immenso e una personalità che mi ha colpito subito. L’ho contattata su YouTube, le ho mandato la strumentale di Falling In Love, le è piaciuta, è venuta a registrare, abbiamo finito la traccia in un pomeriggio. Dopo qualche settimana abbiamo girato il video, diretto ed editato tutto da me”.
Nonostante anche in Falling in Love, come sempre, tu abbia fatto tutto da te, nel video ti si intravede solo in un fugace cameo…
“Quando ho lanciato System Olympia ho scelto un nome che suonasse come una band. Non volevo che nessuno sapesse chi fossi, e soprattutto non volevo si sapesse che fossi una donna. Ero esausta di sentire gente che si stupiva che una donna facesse musica come la facevo io. All’epoca ero una mamma single con un figlio piccolo, mentre lui era a scuola io registravo beat e facevo mix. A volte sul lavoro mi andavo a nascondere per ascoltare le cose che avevo registrato la notte prima…”.
(Continua sotto)
Perdonami se ti interrompo, quale lavoro facevi quando hai lanciato System Olympia?
“In quel periodo ero volontaria per Mind, una charity che si occupa di Salute Mentale. Facevo assistenza a persone cui serviva aiuto per il proprio equilibrio psichico ma non sono durata molto perché mi veniva troppo difficile semplicemente starle ad ascoltare, venivo sempre sopraffatta da un desiderio di aiutarle a risolvere i loro problemi e quindi più che un counselor si trovavano davanti un life coach o uno speaker motivazionale, e in realtà non credo fosse quello che cercavano”.
Capisco, deve essere stato un momento bello tosto… è stato allora che hai sentito la necessità di mettere a fuoco la direzione del tuo percorso artistico?
“Sì. Ero come Beatrix nel film Kill Bill – lei una killer che fa finta di essere una donna normale che lavora in un negozio di dischi – e anche io mi sentivo un’artista e una donna straordinaria, che faceva finta di essere una donna qualunque. Ripensandoci Kill Bill è il film più femminista che ho mai visto: mostra come l’unico modo di affermarsi come donna e cambiare il mondo sia con le azioni, senza lamentarsi mai e senza accusare nessuno. Così ho creato System Olympia e il mondo che volevo me lo sono inventato, e nessuno mi può fermare più”.
(System Olympia, credits Dual Room; continua sotto)
Su questo non nutriamo alcun dubbio… E, a proposito, Nessuno mi ferma è il titolo di un tuo brano dove compare in loop un divertente sample in romanesco. Nella tua musica utilizzi i campionamenti più disparati, vedi in Modern Discotheque o Instinct, in Look with your Eyes o in The Only Way to Do it. In Lousy ad esempio è stata estrapolata la frase “01-900-9099-Cry” dallo spot promozionale di un’oscura chat line statunitense. Quanto impegno c’è nella ricerca e nella selezione di questi brevi spezzoni che contribuiscono alla tua visione?
“Come dicevo sono un essere fortunato. Sono abbastanza sintonizzata con quello che mi sta intorno e riesco a cogliere questi momenti magici e inserirli dentro le mie varie visioni”.
Nel breve sample d’annata dello skit Loredana contenuto nel tuo album Always on Time del 2021 la Bertè viene definita un “personaggio nuovo, dalla femminilità prorompente e dalla spregiudicatezza non artefatta”. Suona un po’ come la tua descrizione. L’impressione è che tu come la Loredana sia autentica al cento per cento, tanto da non avere timore di aprirti al tuo pubblico rivelando anche aneddoti assolutamente personali durante le tue trasmissioni su NTS, tuttavia la domanda rimane lecita: quanto e in che modo la tua persona differisce dal tuo “personaggio”? Ovvero, c’è qualcosa che tieni nascosto al tuo pubblico?
“Fin da piccolissima ho sentito il bisogno di esprimermi. Sono nata con un fiume sempre in piena dentro di me. Sono costantemente piena di emozioni, pensieri, idee. Se non avessi tutti questi canali per farli uscire, ci morirei annegata dentro. Mi ci è voluta una vita intera per imparare a indirizzare tutto questo dentro i canali giusti. Alcuni me li sono dovuti inventare, altri li ho dovuti spingere per farmici spazio, ma sono io – integra – in tutto quello che faccio. Non esiste un personaggio. Non ho timore di rivelare nulla, perché non ho nulla da nascondere, sia fisicamente che mentalmente. Mi immagino che Prince fosse Prince anche quando era a casa a guardare un film. E così anche io sto a casa nel mio accappatoio di Versace, coperta d’oro, a scrivere canzoni e farmi foto nuda da condividere con il mondo”.
Certo, ed è fantastico. Al netto dell’aspetto musicale, la figura che veicoli con System Olympia è quella di una donna emancipata, in controllo di sé e del suo lavoro. Si tratta di un messaggio chiaro e forte, in particolare per le donne. Hai fatto uscire il tuo Girl on Girl l’8 marzo di quest’anno presentandolo come Made by a woman, for women – on top of women e come spiegavi poco fa Beatrix di Kill Bill è stata la tua eroina. Mi domandavo, come ti relazioni – se ti relazioni – con i nuovi femminismi?
“Non sono sicura di relazionarmi col nuovo femminismo. Sono tendenzialmente contraria a ogni forma di vittimismo e credo in un mondo dove regna la meritocrazia basata sulle capacità delle persone in quanto individui. Provengo da un mondo in cui tutto era contro di me in quanto donna e nonostante questo niente e nessuno mi ha mai fermata. Mi sono ritrovata dei parenti maschi con un fucile in mano di fronte a me. Li ho lasciati lì dov’erano e sono andata avanti, concentrandomi sulle azioni che potevano cambiare la mia situazione e indirettamente anche quelle di altre donne. Le rivoluzioni si fanno con le azioni, non online, non accusando gli altri, non cercando scuse”.
Capisco, immagino tu non abbia voglia di raccontarmi come sei arrivata a trovarti un fucile puntato contro…
“Onestamente no…”.
(Un set per Phonica; continua sotto)
Ok, proseguiamo allora. È vero che Lucio Battisti, che compare tuttora nelle tue playlist, è stato il tuo artista di riferimento da quando eri bambina e che al contempo l’esposizione non intenzionale a un film di Tinto Brass è stato un tuo trauma infantile?
“Lucio Battisti lo ascoltava mia madre a casa, e mi piace tutt’ora. Tinto Brass invece è stato un’ispirazione enorme, tutt’altro che un trauma. La settimana scorsa mi sono ritrovata in uno di quei club illegali a Soho e mi sono sentita dentro un suo film. Ero felicissima”.
Certo quello di Brass è un tipo di immaginario soft erotico che traspare chiaramente anche in alcuni video dei tuoi brani. Così come quello più sofisticato e noir del Winding-Refn di Drive. Se penso ai clip di Sirius Desire, Call Girl o Mi dimentico, dove viaggi su una Chevrolet Impala, o ancora al tuo brano My Lincoln realizzato insieme a DXJX, in cui come hai spiegato omaggi la Lincoln Continental del 1974 sulla quale giravi quando abitavi ad L.A. mi domando, da dove nasce questa passione per l’auto sportive?
“Quando ero alle elementari mio padre a volte prendeva in prestito la Mercedes 190 bianca di suo fratello e veniva a prendermi a scuola, a petto nudo, braccio fuori dal finestrino, con un crocifisso enorme d’oro al collo. Appena ho fatto i primi soldi con la musica ho comprato una Mercedes 190 bianca del 1992. L’ho parcheggiata davanti casa di mia madre in Calabria e sono tornata a Londra”.
Nella tua discografia compaiono moltissimi artisti degli anni ’80: hai pubblicato dei reworks di pezzi di Sade, in Chained to My Desire omaggi Madonna, dentro Racing Heart c’è una cover di Love Kills di Freddie Mercury ed uno dei tuoi ultimi brani, Shy Shy, campiona Disco Shy di Mauro Malavasi e Gianni Riso. Possiamo dire tu sia figlia degli anni ’80 ma la tua musica è decisamente eclettica. Mi domandavo a chi nel tuo approccio alla produzione musicale, eventualmente, ti sentissi debitrice…
“Mi sento debitrice a me stessa, per avere avuto la costanza di essermi dedicata alla musica per gli scorsi venticinque anni, nonostante tutti gli eventi pazzeschi che ho vissuto. Mi sento debitrice verso tutti gli artisti che hanno dedicato le loro vite all’arte prima di me, senza pensare a nessuno in particolare. L’universo in fondo è una scatola chiusa, sigillata – tutto nasce, si sviluppa e si ricicla in eterno. Nulla è veramente nuovo, mai. Siamo tutti qui dentro a smantellare e ri-creare. Dalle stelle nel cielo che esplodono e generano altre stelle, alle canzoni che scriviamo. E ti dirò che a me va benissimo così”.
Sono tendenzialmente contraria a ogni forma di vittimismo e credo in un mondo dove regna la meritocrazia basata sulle capacità delle persone in quanto individui. Provengo da un mondo in cui tutto era contro di me in quanto donna e nonostante questo niente e nessuno mi ha mai fermata
Bene, e se ti chiedessi invece di indicarmi delle donne, non necessariamente artiste, che hanno ispirato la tua visione?
“Tantissime donne mi hanno ispirata nella mia vita. Mia madre che ha sempre pensato indipendentemente da tutti e tutto. Le mie zie calabresi matriarcali, che tradivano i mariti con amanti sposati e la domenica andavano in chiesa con i fazzoletti di pizzo in testa come fossero delle vergini. La mia insegnante di letteratura italiana con cui ci commuovevamo a leggere i poeti crepuscolari. Le scrittrici Beat degli anni ’50 che scrivevano di sesso e rivoluzione. Tutte le donne che nel 2024 hanno il coraggio di essere sé stesse, senza dover chiedere il permesso a nessuno”.
Nel 2024 hai ristampato il tuo primo album Dusk & Dreamland. Lo hai fatto per dare una seconda chance a quel lavoro andato sold out e sinora ricercatissimo che credo ti abbia cambiato la vita facendolo uscire infine per la tua etichetta Ok Nature?
“Semplicemente molte persone lo volevano e mi piace esaudire i desideri delle persone ogni volta che posso”.
Parlando di Okay Nature, quando e perché hai maturato l’idea di dar vita a una tua label con cui pubblicare le tue produzioni?
“Appena ho visto che bastava iscriversi a Distrokid per mettere la propria musica online, ho capito che le label non facevano nulla tranne che offrire dei prestiti con interessi spropositati. Certi musicisti hanno solo voglia di fare musica, e ne hanno tutto il diritto, ma per gente come me a cui piace ogni aspetto della creazione e del business, essere indipendenti e avere il controllo su tutto è un bisogno vero e proprio”.
La maggior parte dei tuoi brani nascono da improvvisazioni su Ableton nel tuo home studio a Londra ma quanto lavoro di post produzione c’è in questi? In generale ti trovi a overprodurli o preferisci rimanga tutto molto vicino alla vibe iniziale?
“Sono il contrario di una perfezionista. Adoro tutto ciò che è spontaneo e accade organicamente. Non sopporto le forzature. La maggior parte delle canzoni le finisco in una giornata. Mi piace cogliere e immortalare i sentimenti puri come nascono. Piuttosto lavoro molto sul migliorare tecnicamente, soprattutto alla sorgente. Registrare meglio, scrivere meglio, avere un equipment migliore, e lasciare meno spazio alla post-produzione”.
A proposito, l’anno prossimo ti prepari a sbarcare a Brooklyn e a un tour nordamericano. Stai pensando a qualcosa di particolare per quelle date? Quale equipment porterai con te?
“No, nulla in particolare credo. In realtà si tratterà di un tour di DJing, non live. Quindi mi porterò il necessario per suonare, e un paio di outfit. Mi piace viaggiare il più leggero possibile. La maggior parte delle volte viaggio con dietro solo uno zaino. I miei costumi sono molto minimal, quasi sempre un reggiseno, dei guanti e un paio di scarpe col tacco. Sento che basta semplicemente io abbia con me i miei documenti e le mie carte di credito, non ho bisogno di nient’altro”.
Approfondiamo allora il tuo ruolo di selezionatrice di musica: in un’epoca di dj superstar la tua proposta, che si sofferma fra l’altro anche su rare grooves del passato, è frutto di un lavoro di approfondita ricerca, ed inoltre quello verso il tuo pubblico mi pare un vero approccio di condivisione. Qual è la tua opinione riguardo a quella che dovrebbe essere la missione del dj?
“Io mi sento in primis un’amante della musica. Quando ascolto dei DJ bravi, sento subito che anche loro ne sono amanti, che sono ossessionati dalla musica. Il DJ è una persona che ascolta un’infinità di musica e fa da tramite tra artista e pubblico e fa anche fare soldi al bar. È un lavoro di servizio”.
(Ad esempio, recuperare questa gemma della stessa System Olympia; continua sotto)
Sempre più spesso vieni chiamata a remixare brani per altri musicisti. Come è nata ad esempio la collaborazione con Roisin Murphy e dj Koze per il remix di The House?
“Roisin Murphy era mia fan e ha iniziato a parlare di me in alcune interviste. Io conoscevo Sing It Back dei Moloko, certo, ma lei non l’avevo mai sentita. Ci siamo incontrate e mi è stata simpatica, col suo modo di fare così blunt. Poi però si è rivelata troppo blunt. Il remix che ho fatto per lei e Koze è diventato una saga. L’ho co-prodotto insieme a Dario Bassolino e ci siamo fatti delle risate infinite su sta storia. Ne è valsa la pena giusto per quello credo”.
Intendi dire che vi ci ha fatto rimettere le mani sopra più volte?
“Preferisco non aggiungere altro”.
Ok, in uno dei tuoi ultimi show su NTS hai raccontato che Meta ti ha sempre limitata per i tuoi video un po’ spinti, e che il tuo account Instagram in UK è stato oscurato e bloccato, mentre YouTube ti ha addirittura eliminato il profilo con tutti i video senza preavviso. Certo alla tua estetica contribuiscono anche immagini forti, come quelle degli artwork dei tuoi album, sempre curatissimi che rimandano a vecchie cover di adult magazines come Hustler o Penthouse, ma è comunque inevitabile chiedersi come sia possibile, dopo tutto quello che è avvenuto dalla rivoluzione sessuale del ’68 ad oggi, trovarsi nuovamente di fronte a una simile censura…
“Il movimento woke – nato su principi giustissimi – purtroppo si è evoluto in una sorta di regime oppressivo, moralista e perbenista. Personalmente sento di appartenere alla categoria delle persone moralmente discutibili, che fa errori, a cui piacciono le cose un po’ ‘sbagliate’. Questo nuovo mondo in cui tutti si sentono così ‘giusti’ e in diritto di puntare il dito verso gli altri mi sta stretto e non mi piace affatto. E quanto mi annoio. Meta è tipo stare alla scuola superiore dove bisogna leccare il culo agli insegnanti e fare finta di non fumarsi le canne. Non ce la facevo allora, figuriamoci se ce la posso fare adesso. Sono tipo Moana che va in TV a parlare di filosofia dopo aver girato un threesome, sono Jack Kerouac che si innamora di una prostituta tossicodipendente a Mexico City. A me piace il sesso, la libertà totale, tutti gli eccessi e le contraddizioni del mondo”.
E alla fine per poter presentare i video dei tuoi nuovi singoli Run In My Arms e Luce Rossahai deciso di aprire un canale tutto tuo su Onlyfans…
“Sì, il mio nuovo visual channel Odessa Collection è nato appunto dal bisogno di esprimere la mia visione artistica senza restrizioni. Ero veramente esausta di essere costantemente limitata dalle censure di Meta & co. Così, insieme a Emmanuel Crivelli, art director e designer già a capo di POV Paper, abbiamo deciso di unire le forze e creare un nuovo outlet in cui poterci lasciar andare alla nostra creatività e comune passione per l’erotismo”.
Più precisamente di cosa si tratta?
“Insieme a Emmanuel scattiamo foto e giriamo video – nostri, e di chiunque abbia voglia di farsi ritrarre da noi. Al momento il canale si appoggia ad OnlyFans perché è appunto l’unica piattaforma che ci permette di pubblicare i nostri contenuti senza rischiare di essere censurati, ma a breve stamperemo un magazine fisico ed inoltre stiamo lavorando per sviluppare una piattaforma tutta nostra perché Onlyfans mi può contenere un po’, ma giusto un pochino. In realtà sono troppo anche per quello. Penso comunque che il ruolo dell’artista sia di continuare a creare, superando tutte le avversità ed eventuali censure che il mondo e la società del suo tempo cercano di imporgli, e mi sento fiera di poter contribuire a questa lotta contro chiunque cerchi di mettere dei limiti all’arte”.
Grazie per il tuo tempo e per la tua disponibilità Francesca. Se me lo consenti chiuderei con tre piccole curiosità che vorrei togliermi. Comincio chiedendoti: vieni spesso accostata a Moodymann. Ti ritrovi in questo paragone?
“Adoro Moodymann e questo paragone mi fa sorridere. Credo ci accomuni un infinito amore per la musica, un forte senso di integrità e l’essere un po’ ‘pimp’ – in senso buono e figurativo, of course”.
Bene, l’altro giorno ascoltavo la tua cover di Tommib di Squarepusher. Mi domandavo, lui ha avuto occasione di sentirla?
“In realtà non ne ho idea, spero di si, chissà?”
E infine, fra i credits di Falling In Love compare il nome di Andrea Visani come responsabile del mixing del brano. Suppongo si tratti di Deda, ex Sangue Misto, come siete entrati in contatto?
“Deda è un mio caro amico da diversi anni. Oltre a essere un musicista meraviglioso, è una persona stupenda. Nonostante siamo amici, ancora a volte mi sento una ragazzina fan quando parliamo. Sangue Misto forever. Aspettando Il Sole forever. Katzuma! Ecco, se qualcuno legge questa intervista: possiamo mettere 107 Elementi su Spotify UK!?”.