Certe volte hai delle reazioni istintive, che inizialmente fai fatica a spiegarti. Ora, mettiamo insieme i fatti: un paio di giorni fa, esce la notizia che finalmente ci sarà una ristampa ufficiale & approvata dagli artisti di “SxM” dei Sangue Misto; “SxM” dei Sangue Misto è, a tuo modo di vedere, il disco di rap italiano più importante di sempre – lo era allora quando uscì, lo è ancora adesso ventiquattro (ventiquattro!) anni dopo. A fare uno più uno, ci sarebbe semplicemente da: essere contenti. Giusto? Soprattutto se aggiungiamo che in tutti questi anni il vinile originale di “SXM” aveva raggiunto sul mercato del second hand delle quotazioni inquietanti (visto offrirlo su eBay a 2500 euro, ma diciamo che ormai si superano i 1000 agevolmente; chi scrive purtroppo ha la versione in cd, peraltro anche quella con quotazioni interessanti, prima o poi me ne separerò), segno che, insomma, era un oggetto di culto difficilissimo da trovare.
Qui però iniziano i problemi. I dubbi. Molto personali. Sarà che nel 1994 io c’ero, e c’ero negli anni successivi; e sapere di un “SxM” difficilissimo da trovare, beh, sa tanto di amara beffa. Sì: perché quando uscì, più che difficilissimo da trovare fu difficilissimo da vendere. Il suo riscontro sul mercato – ricordiamoci, all’epoca non c’erano YouTube e Spotify o Tidal o Apple Music – fu abbastanza misero. Si parla di 4000 copie vendute. Con mari di invenduti in giro. Ora, a parte che due anni più tardi un album degli Articolo 31 (“Così com’è”) vendette tipo 600.000 copie e uno dei Sottotono (“Sotto effetto stono”) 200.000, quindi ecco, non è che in quegli anni fosse proprio impossibile tipo oggi vendere un sacco di dischi, va detto che anche prodotti molto meno legati al mainstream in quel decennio lì un po’ di cifre decenti potevano metterle assieme, assolutamente. Prendiamo gli Assalti Frontali: del loro leggendario esordio, “Terra di nessuno”, è sempre stato difficile capire bene le vendite reali, ma di sicuro furono più che buone ed oggetto di continue ristampe, così come il successivo “Conflitto” (e parliamo sempre di anni ’90) fulminò senza problemi la prima stampa da 25.000 copie.
Insomma, ci si riempie tanto la bocca di “SxM”, ma nel momento in cui questo disco usciva lo ascoltarono (forse) in molti, lo comprarono però in pochissimi, lo masterizzarono evidentemente in abbastanza. Non solo: il sospetto è che da un certo momento in poi fosse diventato quasi chic dire “Eh, ma “SxM” sì che era un disco…”; perché chi c’era sa che non solo “SxM” vendicchiò maluccio, ma anche le date live dei Sangue Misto successive all’uscita dell’album alternarono buone affluenze a serate da quaranta, cinquanta persone.
Il tempo è galantuomo? Oh beh, l’abbiamo sempre sostenuto. Questo sarebbe un caso da manuale. Col passare del tempo, l’esperienza dei Sangue Misto invece di andare nel dimenticatoio ha assunto connotati mitici e soprattutto un seguito quasi messianico. Però ecco, la domanda è: tra coloro che sono impazziti per la notizia della ristampa ufficiale del disco, quali sono le motivazioni? Perché i casi sono due, anzi, tre, ma vediamo prima i primi due: o siete della vecchia guardia hip hop e gli album li immaginate ancora solo su supporto fisico, quindi vi fa piacere farvene una copia (ma allora ci sarebbe da chiedere dov’eravate quando il disco non si vendeva manco per sbaglio); oppure quando nel 1994 “SxM” usciva poi o non c’eravate (per motivi di anagrafe, magari nel 1994 manco eravate nati, o andavate all’asilo) o il rap italiano ve lo filavate poco: perché ascoltavate all’epoca altri generi musicali, perché il rap italiano non ve lo filavate, perché preferivate il grunge o l’indie, cose così, ma oggi che progressivamente gli steccati sono caduti e negli anni avete recuperato il tempo (e gli ascolti) perduti, volete fare vostro in formato fisico un album di cui non potete non riconoscere e non amare la grandezza.
Ok? Vi torna tutto? Bene. Perché ora è arrivato il momento di considerare il terzo punto, la terza opzione: questo interesse attorno a “SxM” ristampato nasce da una hybris collezionista, per cui in ordine d’importanza 1) è un disco importante 2) è un disco raro 3) vi fa fare bella figura se ce l’avete in collezione. E quindi, vai di ansiosa voglia di farlo vostro, di morboso interesse attorno alla notizia.
Bene. Fatevi un’esame di coscienza. Se per caso ricadete in qualche modo in questa terza categoria, “SxM” è esattamente il disco che vi sputerebbe in faccia, se potesse farlo. Perché è un disco che racconta di (ed è raccontato da) gente zero fighetta, zero hipster, anche scontrosa, ben poco disponibile ad omologarsi al sistema delle mode correnti (nel 1994 la moda nel rap italiano era omologarsi agli argomenti posse e a un certo tipo di slogan, oppure a quello che si diceva nei dischi rap americani: “SxM” si faceva beffe di entrambe queste scelte, pesantemente). Gente che avrebbe defecato in faccia a chi trasformava la musica in un accessorio, in uno status symbol.
Quindi ecco, oggi spesso fa figo dire di essere appassionati di rap italiano, con entusiasmo quasi sospetto. In realtà ci sono veramente mille motivi per AMARE, in caps, “SxM”. Potremmo fare un articolo lungo 50.000 caratteri su questo, anzi, potremmo farci sopra pure un libro. Sinceratevi che il vostro amore sia reale, legato alla musica. Sinceratevi che di “SxM” vi piacciono le rime e le basi e le idee, non il fatto che sia quasi unanimemente riconosciuto la più autentica pietra miliare di un genere che oggi va per la maggiore pure tra chi sguazza nel mondo del fashion e dell’hype e quindi insomma “bisogna averlo, bisogna possederlo”.
Perché a noi la notizia veramente bella pare non tanto la ristampa del vinile (in 2000 copie, oppure in altre 1000 in versione da lusso sfrenato), quanto il fatto che in un accordo globale ci sarà modo di riportare anche sulle piattaforme di streaming “SxM”, e chi ha vent’anni oggi se vuole fruire di musica è da lì che passa, mica dall’acquisto di un vinile. Ci lascia abbastanza tiepidi che 2000 persone potranno (ri)mettere le mani sull’album, ecco, e più che altro speriamo non diventi presto altra benzina sul fuoco dalle speculazione da collezionisti. Essenzialmente, ci piace piuttosto pensare che queste 2000 copie serviranno a mettere qualche euro in tasca a chi il disco l’ha fatto, rappato, suonato, pensato, visto che troppo poco ne hanno ricavato in questi ventiquattro anni, ma soprattutto ci piace pensare che una generazione nata e crescita a trap possa (ri)avvicinarsi a un certo tipo di rap, dove le frequenze erano meno compresse, i campioni erano più stilosi, i sintetizzatori non erano mai volgari e il flow aveva stile a fiotti, non cantilena radio-friendly.
E se questo accadrà, sarà merito più dello streaming. Non della ristampa, non delle 2000+1000 copie in vinile. Poi, che questa ristampa generi hype ed attenzione attorno ad un capolavoro ok, va bene: il prezzo è giusto, l’effetto è benefico. Ma se per voi acquistare ora “SxM” in vinile è una medaglia per sentirvi “autentici” nei confronti dell’hip hop italiano, beh, sappiate che probabilmente non lo siete. E che difficilmente lo sarete.