Per festeggiare i suoi primi sette anni Minù, party che ogni sabato anima il Circolo degli Illuminati, ha messo in palio un viaggio a Roma lo scorso weekend, un modo per condividere le celebrazioni di un evento tanto importante con il pubblico che meno frequentemente riesce a battere il suo dancefloor.
I vincitori del contest sono stati Nicola, Andrea e Riccardo, tre amici di Reggio Emilia che hanno avuto la fortuna di essere ospitati dalla crew Minù, che per loro ha organizzato una due-giorni davvero speciale: oltre agli spostamenti, all’alloggio e alla cena, i tre hanno potuto usufruire di un buono da spendere in vinili presso lo storico store Goody Music e visitare LRS Factory, dove hanno presenziato a una lezione speciale su sintetizzatori modulari, missaggio e mastering.
Noi, che con i ragazzi di Minù abbiamo tessuto un rapporto speciale da un paio di stagioni a questa parte, abbiamo approfittato del weekend di festa per incontrare Melania Bertano, l’art director del party, e scambiare con lei quattro chiacchiere.
Ma guai a dilungarsi troppo…già domani sera è tempo di un’altra festa!
Sette anni sono un traguardo importantissimo: com’è cambia la scena romana sotto i vostri occhi? E il club?
Più che un traguardo, una tappa importantissima. Una di quelle tappe sufficientemente avanti nel cammino da poterti soffermare e guardare indietro, ma che in un terreno scivoloso come quello romano non ti distoglie dal continuare a guardare sempre avanti.
Sono stati sette anni molto intensi, in cui il club si è evoluto secondo una linea ben precisa: l’idea dietro Minù era già ben definita dal primo giorno, ma ha continuato e continua a prendere colore nel corso degli anni grazie a nuovi elementi che si sono aggiunti nel corso del tempo, dallo staff ai dj, fino alla morfologia stessa del Circolo degli Illuminati.
Essere al civico 1 di una delle vie cruciali della nightlife romana ti impone di non chiuderti dentro il tuo recinto e di avere sempre uno sguardo sulla scena della città, che in questi sette anni è cambiata notevolmente: in che modo è cambiata? Bisogna stare attenti a non adagiarsi sul cliché del “si stava meglio quando”, altrimenti si rischia solo di cadere in visioni anacronistiche o autoreferenziali. Il presente è in continuo movimento e Minù ha sempre voluto al tempo stesso assecondarlo e indirizzarlo, senza cedere al minimo snobismo: dalla scelta musicale, dall’allestimento del club sino a ciò che si pone dietro e prima della serata in sé, ovvero la comunicazione, il marketing e la linea grafica. Proprio questa è la chiave dei primi sette anni di Minù.
La scena romana può sembrare oggi più frammentata rispetto a quando Minù ha mosso i suoi primi passi al Circolo degli Illuminati: parlo del genere e del pubblico specifico a cui si rivolge Minù. Gran parte delle nuove generazioni sta crescendo divertendosi con musica diversa rispetto a quella dei giovani romani di dieci o venti anni fa: le cause sono complesse, ma potrebbe non mancare in minima parte una responsabilità di tutti noi promoter storici di Roma. La scena romana ha bisogno di Minù, così come ha bisogno di tutti gli altri party di questo tipo: noi promoter e direttori artistici, se vogliamo ritenerci tali al giorno d’oggi, dobbiamo interpretare un ruolo che può essere definito educativo-culturale, ed è solo continuando ad alzare l’asticella dell’offerta che la scena romana può avere lunga vita!
Quaranta party l’anno o giù di lì: è troppo chiederti qual è stato quello che ti ha emozionato di più? E la guest che vi ha regalato maggiori soddisfazioni?
Una domanda da un milione di dollari! Posso parlare dell’ultimo anno, così da restringere il campo ai ricordi più vividi.
Il party che mi ha emozionato di più è stato lo scorso 20 ottobre, con uno dei padri della techno: Derrick May. Un set incredibile, tra tecnica sopraffina e selezione musicale mai scontata dal primo all’ultimo disco. Non mi sono mai mossa dalla Room O1, in cui si è creata un’atmosfera surreale per tutta la notte.
La guest che mi ha dato più soddisfazioni invece è senza dubbio Bawrut. Molti già lo conoscono per i suoi vecchi lavori come Scuola Furano, ma è da poco che si sta facendo notare nella scena con questo nuovo pseudonimo. Derrick May e Bawrut sono esattamente il passato, il presente e il futuro che ricerca Minù nel suo panorama. Bawrut tra l’altro è stato riproposto quest’anno grazie alla grandissima prestazione fatta nella scorsa stagione sempre da noi a Minù: nel frattempo, in ordine sparso, un’apparizione al Sonar e a tantissimi altri festival e club internazionali di primo livello così come release apprezzatissime da tutti gli addetti ai lavori.
Quest’anno si è scelto un concept diverso, “DJs ARE NOT SUPERHEROES”. Ma cos’è, allora, il dj ai tuoi occhi?
DJs ARE NOT SUPERHEROES è uno statement a cui tengo molto, perché rispecchia la mia visione del clubbing e si riversa chiaramente nel tipo di energia che circonda il party Minù. L’idolatrazione della figura del dj è quanto di più lontano dalla natura intima ed egualitaria del club: quando da una parte e dall’altra della consolle si arriva a questa considerazione si può facilmente avvertire che qualcosa non quadra. Il club è un corpo umano: si compone di tanti elementi interdipendenti e per essere in salute ha bisogno allo stesso modo di tutte le sue parti. Il dj è il supereroe che salva la notte non più di chi balla nel dancefloor o del barman che prepara i cocktail col sorriso. Di un corpo con una grande testa ma senza il cuore non se ne fa niente nessuno.
Dove immagini gli Illuminati tra altri sette anni? Quali sfide volete assolutamente vincere?
Ti rispondo come risponderebbe un calciatore. Lo scudetto piace a tutti, ma non ci si arriva a fine campionato se non ragionando di sabato in sabato. Il sabato successivo è sempre quello più importante.
Se dovessi raccontare la storia del club con un disco, quale sceglieresti?
Sceglierei senza dubbio “Relax Your Body” di D.F.X. per una serie di motivi. Innanzitutto è un disco a cui sono legata da anni, a livello di puro gusto personale. Per questa ragione, parte del testo del brano è diventata pietra miliare della comunicazione di Minù: peace, unity, love and happiness – un quartetto concettuale che riassume la mia visione del clubbing. Infine, è il disco che ho avuto l’onore di ristampare su Autum, label che ho fondato circa tre anni fa, con un remix senza tempo né spazio firmato Ricardo Villalobos. Diciannove minuti di amore.