Quello tra grandi città e club di importanza nazionale non è un binomio che va dato per scontato, quando la lente d’ingrandimento è posta sulla scena italiana. Sono tanti, infatti, gli esempi virtuosi di club nati in provincia in grado di imporsi e trasformarsi, grazie a una passione e una determinazione fuori dal comune, in vere e proprie istituzioni non solo locali; realtà capaci di resistere a cambi generazioni e al susseguirsi di mode e stili artistici. Provate a scorrere la mappa dello Stivale da nord a sud: resterete piacevolmente sorpresi.
Tra questi, il Ribbon di Terracina, è uno di quelli a cui siamo maggiormente legati: vuoi perché da sempre abbiamo apprezzato la tenacia con cui hanno saputo piazzarsi tra Roma e Napoli – mica due città qualunque! – e fare un po’ la voce grossa; vuoi perché hanno saputo costruirsi una storia invidiabile costruendo sinergie incredibili tanto con alcune delle giovanissime leve della consolle della scena techno italiana, quanto con alcuni dei big più autorevoli in circolazione – Ben Sims, Chris Liebing, Speedy J, Ellen Allien e Ben Klock vi dicono qualcosa?
Per questa ragione troviamo doveroso omaggiare il club pontino oggi, a pochi giorni dal suo settimo compleanno, incontrando due dei suoi protagonisti, il cuore e il cervello del Ribbon: Dave Manuel e Fabiana Colella.
Sette anni di attività rappresentano un traguardo enorme, specie se si è un club di provincia. Soprattutto se si è a metà strada tra due poli importanti come Roma e Napoli. Come siete riusciti non solo a resistere, ma a farvi rispettare, tanto a lungo?
Davide: Sono passati sette anni e ancora oggi non riesco a dare una spiegazione a questi traguardi straordinari. Alla base di tutto eravamo un gruppo unito; c’era fame, passione e voglia di costruire un nuovo ciclo, un mondo tutto nostro. Non c’erano ostacoli che potessero fermarci, o almeno questo è quello che abbiamo percepito sin dall’inizio.
Ancora ricordo la chiamata di Patrizio Palmacci, l’ex gestore: “Non prendete impegni, che sto prendendo un locale!”. Solo un folle poteva credere in noi…
Fabiana: Il Ribbon è stato per me un’esperienza guidata dalla passione e dalla voglia di osare e provare a fare qualcosa che potesse, anche in provincia, dare un punto di riferimento per il divertimento dei giovani del posto e non solo. Questo ha rappresentato la motivazione che mi ha spinto a resistere, nonostante le avversità, e a dare l’esempio che se si vuole, si può. Aver inoltre incontrato persone con le quali condividere questo progetto, nel senso del dovere e del piacere, è stato il fulcro del Ribbon. L’unione che nel tempo ci ha contraddistinti è l’elemento che ci ha permesso di resistere e continuare
Dei tanti protagonisti della vostra consolle sono passati – e stanno tutt’ora transitando – molti big della scena, soprattutto techno. Con chi avete instaurato un rapporto speciale? Sappiamo di un feeling incredibile con Markantonio e Ben Sims.
Davide: Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti e buoni ricordi con tutti gli artisti, ma abbiamo un legame speciale che va oltre tutto con Markantonio, DVS1, Ben Sims, Raffaele Attanasio, Fabrizio Maurizi e Mattia Trani: oltre a essere grandi artisti, in primis hanno sempre creduto nel nostro progetto, a prescindere da qualsiasi dinamica e problematiche di questo ambiente. Prima uomini, poi artisti… cosa rara al giorno d’oggi!
Nel corso della sua vita il Ribbon ha cambiato più volte pelle. Qual è stato, secondo voi, il punto più alto della sua cavalcata? Cosa vi hanno insegnato, invece, i momenti più difficili?
Fabiana: I primi anni di Ribbon, nei suoi concept “Rivoluzionari”, “Evoluzione” e “Mutazione”, hanno rappresentato a mio parere il momento di massima espressione del nostro progetto. Guidati sicuramente dall’inesperienza dell’età e un pizzico di incoscienza (a quel tempo eravamo solo un gruppo di giovani sognatori), ci hanno dato la grinta di affrontare situazioni difficili, dovute al contesto in cui vivevamo, dalla piccola città a una sempre più rigida amministrazione nei confronti della night-life. Questo non ci ha fermati, anzi ci ha insegnato con il tempo a essere più riflessivi e anche più collaborativi con amministrazione e forze dell’ordine, dimostrando di essere una vera e propria organizzazione, capace di far fronte a tutte le situazioni che potessero derivare dalla gestione di un locale dedito al mondo della notte.
Davide: Il punto più alto della nostra cavalcata penso che sia stata la stagione 2013/2014, quella dei “Rivoluzionari”: ci furono delle sinergie pazzesche e momenti indelebili. Ben Klock venne due volte nella stessa sessione invernale, poi la chiusura con James Holden, Luke Abbott e infine il BLAST Festival allo stadio Colavolpe con Chris Liebing, Joseph Capriati, Markantonio con circa cinquemila presenze, nato dalla collaborazione con Genny Mosca, una persona fondamentale per la nostra crescita. Sono quei momenti di vita “magici”, tutto ciò che desideravamo o decidevamo accadeva con naturalezza – anche grazie a un pizzico di buona sorte che in quel periodo era spesso dalla nostra parte. Le difficoltà non sono comunque mancate, ma quando c’è passione, tutto si può superare… e noi ne avevamo da vendere!
Come sarebbe Terracina (e tutto il territorio che la circonda) se non ci fosse stato il Ribbon come punto di riferimento per tanti ragazzi?
Davide: Penso che avere un punto di riferimento come il Ribbon in una piccola provincia come Terracina dovrebbe essere un patrimonio da valorizzare per tutto e tutti. Per ascoltare determinati artisti, prima era indispensabile fare centinaia di kilometri, mentre grazie al nostro club sono arrivati fino alla porta di casa di tantissimi giovani. Purtroppo il nostro settore in zona (come del resto in Italia) ancora non è ben visto: le istituzioni faticano a comprenderne l’importanza. Alla base di tutto c’è un movimento culturale sotto ogni punto di vista, basta vedere all’estero l’importanza e la considerazione che danno alla musica elettronica.
Fabiana: Terracina è la mia città, sono nata e cresciuta qui. Essendo una città di mare, ovviamente sviluppa le sue maggiori attività nel periodo estivo, quindi avere in gestione un locale prettamente invernale è stata una bella sfida. Dall’altra parte ci siamo resi conto che il nostro lavoro l’ha resa nota a molti che forse non l’avrebbero nemmeno mai sentita nominare. Il Ribbon, inoltre, ha permesso a tanti giovani di avere a che fare con un mondo musicale a cui non tutti si approcciano. Da un punto di vista commerciale abbiamo dimostrato un’apertura stabilendo collaborazioni e convezioni con strutture ricettive, ristoranti e altre attività, quindi posso dire che da questa realtà ne abbiamo giovato in molti. E soprattutto abbiamo dato un senso anche al suo inverno.
Per riuscire a costruire un percorso solido e credibile come il vostro sono necessari determinazione e una buona dose di sana pazzia. Ma, oltre alla passione, quali sono le prerogative che dovrebbe avere un promoter, per riuscire a imporsi oggi?
Davide: Fare tanta gavetta, con serietà, umiltà e lungimiranza. Allora sì che ci potrà essere qualche possibilità di imporsi.
Fabiana: In effetti i “ribboniani” sono dei folli: ci piace la musica, il club e siamo sempre pronti a partire per seguire artisti non solo della nostra crew. Credo che un promoter debba in primis essere presente negli ambienti della night-life, anche fuori dai suoi luoghi di espressione e che debba essere collaborativo con altre organizzazioni, condividendo progetti e idee. La chiusura non fa mai bene.
Fare clubbing nel 2018 non è affatto facile. In che modo, a vostro avviso, il movimento può sopravvivere a questo momento in cui tanti promoter stanno lentamente gettando la spugna?
Davide: Fare clubbing in Italia purtroppo è sempre più difficile. Dovrebbe esserci una bella rivoluzione generale: le agenzie dovrebbero pensare meno agli artisti e alle loro esigenze; i promoter non dovrebbero fare guerre di mercato al suicidio e
ci vorrebbe più dialogo tra le varie figure, capire i problemi, esaminarli e salvaguardare i club. Non oso immaginare un mondo senza club, sono l’anima della musica.
Non ci lamentiamo se la nuova generazione è confusa o se i club diventano ristoranti…
Fabiana: Effettivamente da alcuni anni a questa parte ci sono alcune avversità che ricadono pesantemente sul nostro lavoro, dai cachet sempre più elevati degli artisti alle normative sempre più severe inerenti la sicurezza dei giovani frequentatori. A volte l’investimento fatto non viene ripagato, e questo è uno dei motivi che demoralizzano e portano a scelte drastiche quali l’abbandono dell’attività. Sicuramente gettare la spugna potrebbe essere la soluzione più veloce e meno dolorosa, è anche vero che attivare un processo di analisi, programmazione e gestione delle criticità, può dare dei nuovi spunti per la vita del clubbing. In questo mi rifaccio a un discorso che da sempre mi ha dato la forza e la volontà di andare avanti: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato.” Non lo dico io, ma Albert Einstein.
Qual è il disco che maggiormente incarna lo spirito del Ribbon?
Davide: Senza ombre di dubbio “Pressure” di DVS1, indiscusso del Ribbon.
Per il vostro compleanno avete scelto Donato Dozzy e Andrea Benedetti, entrambi all’esordio con voi – anche se il secondo sarà protagonista di una lecture e di un dj set al Loud Bar prima del party vero e proprio al Ribbon. Perché proprio loro? Cosa vi aspettate da due totem della techno?
Davide: In questo momento storico c’è bisogno di fare un piccolo passo indietro, c’è bisogno di un po’ di storia, basi e fondamenta solide per noi e la futura generazione…chi meglio di loro può trasmettere tutto ciò? Per noi è un onore ospitarli per il nostro 7 anniversario: Andrea Benedetti dalle 18:00 presenterà il suo libro “Mondo Techno Remix” al Loud Bar, “condendo” il tutto con un dj set a fine lecture; mentre a seguire potremo goderci il maestro Donato Dozzy al Ribbon dopo quattro anni di corteggiamenti. Siamo molto emozionati!