Dopo le ultime due release, sulla sua Eklo (in collaborazione col trio francese dOP) e su Circus Company, Alexis Bernard aka Seuil esordisce con un lavoro veramente superbo sulla Supplement Facts di Guy Gerber.
Alexis nasce a Réunion, un’ isoletta francese con una popolazione sotto il milione di abitanti nell’Oceano Indiano, dove cresce tra il verde incontaminato e la musica già masticata o per meglio dire suonata, e i dieci anni passati a studiare piano classico e jazz sono stati davvero una dieta ben strutturata. Nel 2000, spinto anche dalla curiosità verso altre culture, Alexis si sposta a Parigi imbattendosi nella scena dei club della capitale francese che lo porta a tuffarsi di testa in questo affascinante mondo che è quello della night-life. Per recitare un ruolo da protagonista, nel 2005, Alexis si specializza nella produzione musicale che, sommandosi al background già impressionante del francese, ha finito per formare un artista il cui talento gli ha permesso in poco tempo di arrivare ai vertici mettendo il suo acronimo sulla bocca di tutti.
Moon harbour, Raum musik, Welcome To Masomenos, Freak’ n Chic, LoMidHigh e, come anticipavo, Supplement Facts sono pochi nomi sì, ma essi rappresentano il sogno di un qualsiasi produttore, alle prime armi e non.
Già al primo ascolto di “Ultraviosion EP” le mie orecchie si sono drizzate alla velocità della luce. Posso affermare senza alcun dubbio che questa release è davvero uno dei migliori lavori di Seuil che abbia mai ascoltato. Per l’occasione l’artista francese è stato affiancato, per la seconda volta, dalla voce di Jaw e, mio rammarico, mi chiedo se abbiamo ormai imboccato la strada secondo la quale sia indispensabile una voce cantata per poter produrre una canzone che impressioni, visto il proliferare di cantanti più o meno dotati di talento. In ogni caso la critica su questo disco conosce un solo verso, quello positivo. Il basso caldo, gli arpeggi di melodie accompagnati dagli snippet vocali di Jaw rendono questa traccia un piacere unico ad ogni ascolto.
Proprio a voler smentire le mie ipotesi c’è la “Dub Version”, così da eliminare ogni dubbio: groove puro con la minima presenza di poche parole, perlopiù filtrate…piacere al quadrato!
A completare il menù c’è “In The Moon”. techno agile e “cazzuta” per tutte quelle orecchie che talvolta sentono il bisogno di ascoltare qualcosa di diverso dalla ben più nota accoppiata “square bass” più “vocal strafico da paura”.
Luna chiama base, luna chiama base…abbiamo un problema, è finito l’EP!