Lo avevamo detto giusto un anno fa, commentando con un “niente male”, lo sbarco di Marco D’Aquino (leggi Dukwa) su Numbers, la prestigiosa label scozzese di Jackmaster e Spencer, casa da cui sono uscite release di nomi al vertice della musica elettronica mondiale: Rustie (prima di “Glass Sword”), Sophie, Jamie xx (già nel 2011)…insomma una fucina di talenti prossimi all’esplosione o giù di lì, dove non può che farci piacere trovare la release di Dukwa e, ancor prima, anche le tracce di Lory D.
Il piacere diventa poi entusiasmo, una volta ascoltato per intero “Shattered In a Thousand Pieces”, questo perché il livello di empatia tra il suono tipico di Numbers, e di riflesso ovviamente di Jackmaster, e il suono di Dukwa è altissimo.
Marco, forte di un bagaglio di esperienza di grosso spessore, fatto di uscite su Bosconi Records e di collaborazioni con Herva (“ah come suonano questi toscani” direbbe l’indimenticabile Maurizio Mosca mancato in questi giorni qualche anno fa), confeziona quattro traccioni dal forte sapore british e ad ampia circonferenza di stile.
Apertura di EP alla Huxley (“Thoughs”), con morbidezze in lento crescendo e una seconda traccia dai suoni tipici delle selezioni di Jackmaster (“Fries Friends”): snare aperti e filtrati a ricordarci l’importanza di un disco come “Prima Edizione” di Todd Edwards.
La seconda metà si apre con un po’ di confusione stilistica (più che perdonabile) in “Illusory Dream” dove semplicemente, a nostro avviso, viene messa troppa carne al fuoco. Traccia finale “Lazy”, fatta di ritmiche di respiro breakbeat e synth sci-fi per un ottimo pezzo, forse il più bello della quaterna, che per immaginari si piazza abbastanza vicino ai lavori del secondo album di Scuba.
Pollice in su quindi per questo 12” che ha tutte le carte in regola per diventare una hit in molti club. Come dicevamo in apertura ne usciamo entusiasti, il livello compositivo di Dukwa ci sembra altissimo e al netto di alcuni vincoli espressivi che, forse per via di un senso di appartenenza al roster Numbers, rimangono chiusi e che forse sono il rovescio della medaglia rispetto alla tanta empatia accennata prima, questo lavoro ci sembra perfetto come base di partenza verso produzioni che finalmente hanno forti tratti internazionali. “Shattered In a Thousand Pieces” farà fuoco e fiamme ovunque, e chi se ne importa se il Bel Paese se ne accorgerà in ritardo. Come al solito.