Una delle cose più interessanti che sta accadendo in questo momento nel rap Italiano è l’appropriarsi della provincia dei canoni dello street rap. Molti degli artisti più interessanti che sono emersi negli ultimi anni, non nascono da contesti cittadini, quanto da situazioni provinciali, come se la città si fosse pacificata o appiattita su canoni estetici pre-confezionati – Massimo Pericolo e Speranza sono due degli esempi più virtuosi in tal senso. E proprio la unit che ha il merito di aver rivelato la forza di Massimo Pericolo, Pluggers, ha scovato un nuovo talento, una giovane promessa, come dice in “Episodio 2”: FK Shen. Shen è del 2002 e viene da Garbagnate, una città tanto vicina spazialmente quanto lontana culturalmente da Milano, e il suo rap come il suo immaginario sembrano appartenere ad un altro mondo. Lui lo racconta con tranquillità, perché è la sua normalità, ma in mondo di “gang” sentire la parola “crew” fa un certo effetto, così come veder tornare i graffiti nei video, e sentir parlare di amici che fanno a breakdance. Se a questo si unisce un’attitudine molto fresca e rifermenti contemporanei, beh il quadro si fa interessante. Per ora i ragazzi (Shen e il suo producer Omi) hanno solo due pezzi fuori, che servono da biglietto da visita: “Episodio 1” e “Episodio 2”, sono al lavoro su un terzo, e da lì si vedrà. Ma in certi casi vale la pena provare subito a puntare i riflettori.
Sei nettamente l’artista più giovane che abbia mai intervistato. Quindi per prima cosa volevo chiederti quali sono i tuoi riferimenti, con cosa hai iniziato ad ascoltare il rap, perché quando mi sono approcciato io a questa musica andavano tanto i Dogo, Mondo Marcio, Fibra, eccetera, e non so se sia il tuo caso.
Guarda, io sono partito proprio da loro. Prendi per esempio Fibra (di cui in macchina ho il cd di “Uomini di mare”, tra l’altro): quando ero bambino c’era “Tranne Te”, e da lì sono andato all’indietro ascoltando tutto quello che trovavo, fino anche ai Sangue Misto. Però devo anche dire che quella musica non mi ha influenzato così tanto, perché poi quando ho iniziato a scrivere sono partito dalla nuova scuola, quindi Drilliguria e Rkomi per farti due nomi Italiani, artisti francesi e americani se devo guardare al rap estero, ma anche altri artisti da generi diversi, uno su tutti The Weeknd.
A me la vostra musica piace molto perché ci vedo tanto street rap, anche classico per certi versi, però con delle produzioni più fresche. Ti ci ritrovi come definizione?
Noi abbiamo una visione molto fresca a dire il vero: non facciamo rap classico, non facciamo old school. Poi sì, qualcosa ci puoi trovare, più nel mio modo di scrivere però, perchè poi Omi, in particolare, è molto più influenzato dalla trap estera.
(“Episodio 1; continua sotto)
Anche la vostra estetica è molto street, tanto che entrano molto anche i graffiti.
Sì, assolutamente, ma questo perché tutti i ragazzi della FK, la nostra crew, fanno qualcosa che sia rap, graffiti o breakdance, o anche parkour.
L’altra cosa che mi ha colpito è che siete di Garbagnate, che è vicino a Milano ma comunque provincia. Che rapporto hai con Milano?
Io sono di Garbagnate, Omi è di Arese. Milano non l’ho mai vissuta crescendo, però nell’ultimo anno ho incominciato ad andarci di più, frequentando soprattutto il quartiere Bovisa – che non è proprio “centro”, però sei più vicino che Garbagnate. E devo dire che mi si è aperto un mondo. Bovisa poi è un quartiere ricco di artisti, e quindi quando vado mi sembra di stare a New York. La provincia è una bomba, però è molto limitata. Anche semplicemente per registrare, andare a Milano è più comodo.
Come è stato l’incontro con Pluggers? e che cosa è cambiato da allora?
Con Pluggers ci siamo conosciuti quest’estate, io ero a Genova in quel periodo, e Koki (uno dei fondatori di Pluggers) mi ha scritto su Instagram per dei pezzi che avevo pubblicato durante la quarantena. Io gli ho mandato la demo di un pezzo, “Episodio 1”, e così ci siamo avvicinati. Dopo di che ci siamo visti, ci siamo conosciuti meglio e da lì è iniziato tutto in modo molto naturale e spontaneo. L’approccio non è cambiato; quello che è cambiato è che ora posso farlo più liberamente. Se prima avevo qualche problema (anche solo di soldi, eh…) per andare a registrare, ora sono più tranquillo. Poi ora stiamo lavorando con persone del settore, come per esempio Crookers, e questo ci aiuta molto.
(“Episodio 2”; continua sotto)
Dopo questi primi due episodi che succederà? C’è qualche featuring in arrivo?
Per prima cosa arriverà il terzo episodio, di cui ancora non si può parlare. Ti posso anticipare che sarà un po’ diverso dai precedenti, sempre abbastanza street, però più sperimentale. Più avanti qualche featuring ci sarà. Questi episodi però sono un discorso più personale iniziato tra me e Omi.
Va bene, che obbiettivi avete da qui in avanti?
Non ci poniamo l’obbiettivo o il problema dei numeri, al momento. Vorremo iniziare a far girare il nostro nome tra addetti ai lavori e pubblico del rap. Poi, vedremo.