Guy Brewer, meglio conosciuto come Shifted, oltre che per gli altri moniker, è un artista poliedrico, eclettico. Uno di quelli che più di tutti nella sua carriera è riuscito e riesce tuttora a fare incanalare le persone che ascoltano la sua musica in quel complesso labirinto che è la sua personalità. Una personalità che affascina poiché densa di mistero e sfumata da caratteristiche tanto chiare quanto bramose di essere esplorate nel profondo. Formato dai suoni della Drum and Bass in piena scena UK, è riuscito a distaccarsi da se stesso e a donare al suo Io artistico una nuova vita incentrata sulla sperimentazione di suoni più complessi e più vicini alla techno tradizionale e moderna. Autore già di due album su label quali Mote Evolver e Bed of Nails, lo abbiamo intervistato in una fredda mattinata berlinese in occasione dell’uscita del suo terzo LP da solista, “Appropriation Stories”, e ne è nata una chiacchierata che, aprendoci un po’ di più il cancello della sua mente, ha definito marcatamente quanto per lui la sua nuova sfumatura artistica sia uno stimolo tanto assiduo quanto vibrante.
La cosa che più sorprende di te, è sapere che nonostante la tua musica oggi abbia uno stile ben caratteristico e personale, hai un background decisamente diverso. Eri infatti membro dei Commix, duo Drum and Bass dei primi 2000. Come è avvenuta la tua evoluzione in quello che poi sei oggi a livello musicale?
Be’, credo che tutto questo sia stato un processo del tutto naturale, non mi sono mai sentito costretto ad andare in una direzione particolare… così come mi sono ritrovato nel fare Drum and Bass, immagino nello stesso modo in cui un sacco di persone si ritrovino a fare musica e DJing. E’ nato tutto in maniera spontanea in ambienti familiari, circondato dai miei amici. Sai, inizi a sentire cose che ti interessano al pub, poi inizi a comprare i primi dischi, inizi ad essere interessato a come i dischi sono fatti ecc. ecc… ecco, con la Drum and Bass è stato certamente questo lo stato d’animo che mi ha portato a fare il DJ, ho iniziato ad interessarmi al come quelle cose fossero create e tutto ciò poi è diventato il mio focus. Come ho raggiunto il punto in cui sono ora invece, credo sia un po’ diverso; d’altronde ormai già sapevo quello che volevo quando ho deciso di lasciare la Drum and Bass. Non è solo questione di lavorare duro sai, ci sono tanti fattori e a volte le cose funzionano per le persone, altre volte no. Be’, io perlomeno penso che la seconda parte della mia carriera sia stata un po’ più organizzata rispetto alla prima; ho preso una decisione definitiva, che era quella di non fare mai più Drum and Bass. Così mi sono seduto e ho ragionato, e alla fine ho capito davvero quello che volevo fare, volevo creare qualcosa con la musica che non fosse solo limitato a quella! Ho fatto i conti con me stesso e mi sono lanciato nei miei nuovi progetti decidendo di mantenere il segreto riguardo a tutto ciò che avevo fatto in passato… tutto sommato oggi, credo possa dire che ha funzionato.
Il tuo alias “Shifted” è nato solo dopo la tua uscita dai Commix. Dopo un paio di EP rilasciati su Mote Evolver, uno su Our Circula Sound e la tua prima uscita sulla tua nuova Avian, nel 2012 hai rilasciato il tuo primo album, “Crossed Paths”, sempre su Mote Evolver. Sebbene abbia riscosso un certo successo e sia un ottimo lavoro, non pensi sia stata una scelta molto coraggiosa quella di cimentarti nella scrittura di un intero LP così “presto”?
Si, certo che lo è stata! Onestamente non so nemmeno io il motivo per il quale stessi facendo così tanta musica quel periodo. Penso sia stato probabilmente il punto della mia vita in cui sono stato più produttivo e prolifico in assoluto. In ogni caso, stavo scrivendo tantissima roba, e sostanzialmente l’album l’ho rilasciato perché mi è stato chiesto di farlo… se non mi fosse stato richiesto, probabilmente avrei pensato anche io che forse era un po’ presto per comporre un album intero, come hai detto tu… il progetto Shifted credo fosse in vita solo da 9 mesi nel momento in cui ho iniziato la composizione del disco. Ma voglio dire, Luke Slater mi ha chiesto di farlo, e io ero un grande fan della sua musica così come lo sono tuttora; è stato un onore enorme per me il fatto di essere stato invitato a registrare un album per la sua etichetta. E Non esiste proprio il fatto che io potessi rifiutare l’offerta! Mi sono seduto e ho cominciato subito a lavorare con tutto le mie forze. Insomma, rispetto agli ultimi due album, questo più recente mi ha preso sei settimane per farlo, quello prima diciamo forse un paio di mesi, l’album per Luke Slater ho impiegato invece sei mesi per comporlo! Penso soprattutto anche perché non ero poi così sicuro di me stesso e non avevo tutta la sicurezza in studio che ho acquistato poi nel tempo e che ho ora invece. Tutt’oggi ancora penso che sia venuto fuori in modo diverso per tutta l’attenzione che ho messo su di esso. Se dovessi scegliere quale album mi ha reso più orgoglioso, direi che è quello senza dubbio, anche perché è stato il mio primo e questo significa moltissimo per me. Sono felice che mi sia stato chiesto di farlo e ancor di più di non essermi tirato indietro.
Dall’uscita di “Crossed Paths” ad oggi sono passati più di quattro anni, ci sono stati vari EP nel frattempo su Avian e Mote Evolver, e anche “Under A Single Banner”, l’album che hai rilasciato nel 2013 sulla Bed of Nails di Vatican Shadow. Ora che è in arrivo il tuo terzo album, “Appropriation Stories” su Hospital Productions, pensi di esserti evoluto musicalmente? Mentre nel primo album poteva percepirsi ancora l’influenza di un background Drum and Bass, nell’ultimo certe influenze sembrano totalmente scomparse…
Onestamente non saprei, per me stranamente è il contrario. Se ascolto il nuovo album, e poi il primo, credo ci sia molta più roba di quella fatta come Commix nell’ultimo lavoro piuttosto che nel primo. Credo che “Crossed Paths”, o perlomeno questo è come la vedo io, sia stato la mia rivolta alla Drum and Bass! Ero davvero stufo di quella roba, e non volevo davvero più averne a che fare. Durante i primi anni del progetto Shifted non ho mai ascoltato niente della vecchia musica che ho fatto come Commix. Mi infastidisce tuttora ascoltarla. Potrei forse notare come le tecniche di produzione che stavo usando allora, ai tempi di “Crossed Paths”, fossero probabilmente più simili a quelle che stavo usando in studio con George (ndr. George Levings) come Commix, ma solo perché all’epoca lui mi era più vicino in quel momento di quanto non lo sia adesso. Ora penso che ci sia ovviamente stata un’evoluzione. La maggior parte dei miei passi evolutivi come artista, come musicista sono dovuti alle scoperte che faccio in studio e ai nuovi acquisti, ai nuovi esperimenti… Ecco come la vedo io. È per questo che sono sempre affascinato da nuovi bit, come un nuovo plug-in o qualsiasi altra cosa, perché tutto fondamentalmente porta a nuove possibilità creative, ed è così che sento di fare quando compongo i dischi. Seguo delle fasi in studio che mi portano sempre ad imparare nuove cose. Anche tutto ciò che mi circonda è fondamentale per me nella scrittura dei lavori… io dico sempre che un album è come una fotografia, il modo in cui si genera nella tua testa, ovviamente, è dovuto a tutto quello che ti gravita intorno in quel particolare momento.
Come mai, nonostante “Appropriation Stories“ sia il tuo terzo LP e sia il disco che più esplora Shifted nel profondo, non hai ancora mai rilasciato un tuo album su Avian, la label della quale sei owner?
Questa domanda non mi è stata fatta molte volte, non saprei bene cosa rispondere. Diciamo che Avian, è diventata più di una piattaforma dove rilasciare musica di altri, che tra l’altro è anche il motivo per il quale ho avviato da poco Drifting Over, una sub-label creata esclusivamente per le mie produzioni e per dare forma alle mia roba il più fretta possibile. Ho quasi sempre fatto raccolte per le altre persone e penso che ora sia giusto fare qualcosa di specifico per me. Voglio dire, il primo album l’ho fatto con Luke Slater, il secondo è stato fatto con Dominick (Vatican Shadow), ma su un’etichetta diversa (Bed of Nails). L’ultima volta che ho lavorato con Dominick sul secondo album, “Under a Single Banner”, è andata molto bene, abbiamo avuto sin dal principio prospettive simili su come l’album sarebbe dovuto essere stato presentato esteticamente e in che modo le cose avrebbero dovuto funzionare. Per questo anche “Appropriation Stories” uscirà sulla sua label, “Hospital Productions”, mi è sembrata una decisione naturale da prendere quella di lavorare di nuovo con lui.
Sei in procinto di rilasciare il tuo terzo album in un lasso di tempo piuttosto breve, e nel frattempo non hai mai smesso nemmeno di rilasciare EPs! Da dove nasce tutta questa voglia di produrre, e sotto certi punti di vista, non pensi sia un po’ troppo?
No in realtà non credo nemmeno che sia abbastanza. Per ora la vedo così. Quando non sarò più su questo pianeta, l’unica cosa che avrò lasciato di me, a parte qualche bambino prima o poi forse, saranno le opere d’arte che mi sarò lasciato alle spalle. E non sto dicendo di essere un artista che ha un impatto così profondo sul mondo, assolutamente, ma amo l’idea che forse tra un centinaio di anni qualcuno scoprirà i miei dischi e dovrà scriverne qualcosa riguardo a quello che trova interessante. Voglio lasciare qualcosa alle mie spalle, faccio solo del mio meglio!
In qualche modo sembra comunque difficile descriverti come artista. Hai moltissimi alias, e sono davvero curioso di sapere come ti alterni tra loro in studio. La musica di Shifted è diversa da quella di Covered in Sand o di Alexander Lewis…
Semplicemente entro in studio e inizio ad accendere un po’ tutto. Se per esempio accendo qualche synth e qualche pads e inizio a fare casino è più probabile che escano fuori droni con picchi astratti e robe del genere. Dipende tutto da cosa inizio ad usare per primo. Spesso succede che accendo prima i campionatori e la drum machine e inizio a lavorare su roba più ritmica; se poi finisco nel fare roba techno tempo allora sarà qualcosa adatto per Shifted. Se invece faccio roba a ritmi più lenti sicuramente lo sarà per Covered in Sand. Onestamente penso a quale alias il lavoro risulti più adatto solo dopo che ho finito di lavorarci su. Io vado solo in studio a provare, a sperimentare! Ci penso più tardi, alla fine delle giornate a organizzare le cose. Qualunque cosa. Poi, dopo che passano le settimane, riascolto di nuovo tutto quello che ho fatto e lì, nascono le domande! “Oh, questo è adatto per questo ma non per quello, questo suona come Shifted ma questo no…” a volte poi produco cose che non sono adatte per nessun progetto, e allora combatto quotidianamente con me stesso per non avviare nuovi progetti, ma questo sarebbe un po’ stupido.
E che mi dici della gente? Cosa ti aspetti da loro? Vuoi essere Guy Brewer per loro, o preferisci essere Shifted, Covered in Sand o Alexander Lewis tra gli altri, a seconda dei casi?
Vorrei solo che la gente guardasse quello che faccio come artista tutto sotto la stessa categoria. Sotto la stessa bandiera, “Under a Single Banner”, che è anche il motivo per cui quel disco è stato chiamato così. In realtà nel mio secondo album volevo mostrare più lati di me, ma alla fine dei conti sono sempre e solo io con tutti i lati creativi della mia personalità. Quindi sì, è questo quello che vorrei facesse la gente. Vorrei che ascoltassero quello che faccio rendendosi conto comunque che i miei vari alias sono solo i diversi lati della mia personalità che si accavallano tra loro.
Quali sono le tue più grandi influenze oggi? Ci sono artisti con i quali senti di avere particolari affinità? Non so, mi viene in mente Sigha…
Ovviamente tutti i ragazzi convolti nella label, ognuno di loro su Avian… sono i miei partner e le persone che rispetto di più. Sono tutti importantissimi per me. Con Sigha si, ho rapporti stretti, James praticamente vive al piano di sotto in questo condominio, nell’appartamento sotto di me; è il mio vicino di casa e uno dei miei migliori amici con il quale lavoro anche spesso insieme e questa è una cosa fighissima. Poi c’è Pris, un ragazzo con il quale ho lavorato per due anni da quando si è trasferito a Berlino e che ha appena rilasciato il suo secondo album su Avian. Shawn O’Sullivan e il suo progetto 400 PPM anche è molto importante. Tutti questi sono quelli che rispetto di più e con i quali lavoro in maniera regolare. Al di fuori della label, ho forti legami con i ragazzi della Northern Electronics, con Varg e Abdulla Rashim in particolare. Rispetto davvero moltissimo la loro etichetta e quello che stanno facendo a livello di produzione creativa. E poi c’è Dominick, che è un mio caro amico, Vatican Shadow, che farà anche uscire l’album. Lui è una persona fondamentale per il mio emisfero creativo.
Ora che il tuo terzo album sta per uscire, hai intenzione di prenderti una pausa dallo studio o hai già in mente qualche nuovo progetto nel quale catapultarti?
No, in realtà sto già programmando qualcosa… Dopo che rilasciai il mio secondo album ho avuto una fase un po’ lenta che è durata anche troppo, per vari motivi personali non ebbi lo spazio mentale necessario per creare, e così stavolta sono determinato a non incappare nello stesso errore. Come ho detto in precedenza ho questa nuova etichetta, Drifting Over, che è solo per me e per la quale ho già le prossime due uscite programmate. Voglio colpire duro con questo nuovo progetto! Inoltre ho già un’idea per un lavoro un po’ più ampio, che stavolta non sarà un album ma qualcosa di leggermente diverso. Questo avverrà su Avian il prossimo anno, ma è ancora troppo presto per parlarne bene. Non è ancora ufficiale e non vorrei che saltasse tutto.
English Version
Guy Brewer, better known as Shifted as well as with other aliases, is a versatile and eclectic artist. One of those artists who in his career has managed and still manages to channel his audience into this complex maze which is his personality. A personality that fascinates with its dense mystery and nuanced characteristics, as light as eager to be explored in depth. Formed by the sounds of the UK Drum and Bass scene, he managed to break away from himself and to give his artistic figure a new life focused on experimenting with more complex sounds, closer to traditional and modern techno. He released already two albums on labels such as Mote Evolver and Bed of Nails, and we interviewed him on a chilly Berlin morning on the occasion of the release of his third solo LP, “Appropriation Stories”. Opening for us a little more the gate of his mind came out a chat which defined remarkably how much his new artistic nuance is a stimulus as assiduous as vibrant to himself.
The most surprising thing of you is that even though your music has nowadays a pretty characteristic and personal style you come from a different background. You’ve been part of the Drum and Bass duo “Commix” in the early 2000. How did you get to what you are today, talking of a stylistic evolution?
I guess it’s been quite a natural thing, I don’t ever feel like I’ve forced anything in any particular direction… Like I stumbled into making Drum and Bass I guess in the same way a lot of people find themselves making music and DJing. It was quite a familiar tale, certainly among my friends. You know, you start hearing things that interest you out of pubs, you start buying records, you start becoming interested in how these records are made etc. etc. With Drum and Bass it was certainly that mood. When I started out as a DJ I started becoming interested in how these things were created, so that became my focus. And how I reached this point now? I guess it is slightly different because I already kind of knew what I wanted when I set out. But still there is this certain amount of chance with any of these things. It’s not just a matter of hard work, sometimes things work for people and sometimes they don’t. Well, for me I think the second part of my career has been slightly more planned than the first one, I made a definite decision, I didn’t ever want to make Drum and Bass again. So I sat down and I knew what I wanted to do. I wanted to create something around the music that wasn’t just related to that. I wanted to keep it a secret that I’ve done Drum and Bass before. So I set out with this plan of how I was going to make this happen and I think it has worked out.
Your alias Shifted was born only after you left Commix. After some EPs released on Mote Evolver, one on Our Circula Sound and your first release on your new label Avian you published your first album “Crossed Paths” in 2012 on Mote Evolver. For sure it is well done and it was definitely successful, but how comes you decided to make such a courageous step into writing a whole album after so little time? Wasn’t it rather early for that?
Yeah it was, sure! I don’t know why I was making so much music around that point. I think it’s probably been the point in my life where I’ve been the most productive and the most prolific. I was writing all that stuff and I released it because I was asked to. If I had not been asked to, I would have thought it was much to early, like you said, to do a first record because I think the project had only been alive for 9 months by the time I actually started that record. But I think the fact that I was forced into it, I mean Luke Slater asked me to do it and I was such a huge fan of his music and I still am, it was a massive honour for me to be asked to record an album for Luke’s label. It was no fucking way in hell I was going to turn that down and so I sat down and worked very hard on it. I mean, compared to the last two albums, this most recent one took me 6 weeks to make it. The one before let’s say maybe a couple of months meanwhile the album for Luke, it took me 6 months to make it. I think mainly because I wasn’t so sure of myself and I didn’t have all the confidence in the studio that I do have now. Still I think it came out differently because of all that attention that I put onto it. If I had to choose an album I’m most proud of I’d still say it’s that one, because it’s my first album and it means a lot to me. So I’m glad that I was pushed into doing it and I’m glad that I pushed myself forward as well!
It’s more than four years since the release of your first album “Crossed Paths” and there have been various EPs on Avian and Mote Evolver in the meantime and also “Under A Single Banner”, the album which you released in 2013 on “Bed of Nails” the label of Vatican Shadows. Now that you’re going to put out your third album, “Appropriation Stories” on Hospital Productions, do you think you evolved musically? And if so in which way? For example, if in the first album I still can perceive slightly some Drum and Bass backgrounds in the last one it seems to me that certain sounds have totally disappeared…
I don’t know, weirdly for me it’s the opposite. When I listen to the new record and the one before it I think there’s more of what we’ve been doing as Commix towards the latest stages than there are in the first album. I think the first album, this is how I see it, was the reaction against that Drum and Bass thing because I was so sick of writing this music. By the time that I actually finished it I wanted to absolutely have nothing to do with it. And in fact I think for the first few years that I started the Shifted project I never even listened to any of my old Commix music. It upset me listening to it actually. I could maybe see how the production techniques that I was using back then are probably more similar to what I was doing in the studio with George (ed, George Levings) as Commix, simply because it was closer to that point. Now I think there’s obviously been an evolution. Most of my evolutionary steps as an artist, as a musician, are down to discoveries that I make in the studio and new purchases that lead to new experiments basically. That’s how I see it. That’s why I’m always fascinated by new bits of gear, like a new plug-in or whatever, basically because it leads to new creative possibilities and that’s certainly how I feel with each album. There’s been these creative steps made by me learning new things in the studio. But also the frame of mine that I’ve been around writing any new record as well. I always say that an album for me should be like a snapshot, the way you write it in your head, naturally you soak up everything that is going on around you in that particular moment.
You’re running your own label Avian and your third record “Appropriation Stories” is about to be released on Hospital Productions. Why haven’t you released any of your own stuff on your label yet?
I’ve not been asked that few times actually and I can’t really answer that. Avian has become for me more of a platform where to release other people’s stuff. This is also the reason why I started recently this sub-label (Drifting Over) to Avian which is going to be exclusively for my productions because I wanted another outlet to get things out quickly. I’ve always done picking projects for other people and I think it’s work for me so far. I mean, the first album I did with Luke Slater, the second one was done with Dominick Fernow (ed. Vatican Shadow) but on a different label (Bed of Nails). Last time I worked with Dominick on the second album “Under a Single Banner” we got on really well and we had similar outlooks about how things should be presented aesthetically and the way things should work. So it seemed a natural decision to work with him again.
You’re about to release already your third album in a rather short time and you never really stopped putting out EPs! Where does this urge to produce come from and don’t you think it could be to much?
No, actually I don’t think it’s enough. That’s my outlook on it. When I’m not on this planet anymore the only thing that’s going to be left of me, a part of maybe some children at some point, is the artwork that I’ve left behind. And I’m not saying that I’m an artist that has a deep impact on the world but I like the idea that maybe in a hundred years someone will discover my records and will write something about them that they find interesting. I want to leave something behind so, I say, the more I do the better…
I’m really curious to know how you manage to switch from an alias to another when you are in the studio. The music of Shifted is so different to Covered in Sand or Alexander Lewis, how does it work for you?
I just walk in there and it’s down to whatever I switch on. If I switch on one synth with a few pedals and start fucking around with it, it’s more likely to turn out being some abstract drone peaks or whatever. Actually it depends on whatever I turn on first. So if I walk in there and what happens a lot of times is I switch on my sampler and my drum machine and I start working on rhythmic stuff. If I’m doing it around some techno tempo then I end up writing a Shifted record. If I’m doing slow tempos it might be a Covered in Sand thing. I try to think about what suits what project after I’ve actually written it. So I just go in the studio, turn things on and experiment. I hit the chords towards the end of the day and arrange things. Then, some weeks later, I start listening back to what I’ve done and I’ll be like “Oh this kind of goes with that and this fits with this and this doesn’t sound like Shifted and this does…” Sometimes I write things and they don’t seem to have a place at all, they don’t fit in anything I do. So I’m constantly fighting myself not to start new projects because that would just be silly, I have enough of them! Yeah I guess it’s that, I just write it first and then decide where it fits later on.
What do you expect from your audience, how do you want them to see you, as one specific artist or many artists in one person, Guy Brewer?
I just want people to look at what I do as an artist and see it all under the same category. Under the same banner, which is why that record was called so, my second album. I wanted all to be seen under the same thing. But it’s all me at the end of the day and it’s all different sides of my creative personality I guess. So yeah, I want people to look at what I do and to understand that it’s just different parts of my personality coming through.
Do you think you have affinities with some other artists? What about Sigha for example…
Obviously everyone on the label, everyone on Avian are my partners and the people I respect the most. Because I work with these people and they’re very important to the label and the label is very important to me. I’ve got close connections with Sigha. James actually lives downstairs in this apartment building, in the apartment below me. So he’s my neighbour, he’s one of my best friends and we also work together. That’s cool, that works! Pris, someone I’ve been working with for two years now since he moved to Berlin, he has just put his second album out on Avian and we’re doing an album for Avian next year so this is someone I’ve been working with a lot recently. Shawn O’Sullivan with his 400PPM project is also very important. So yeah, these are all people that I really respect and work with on a regular basis. Outside of that I have strong connections with the Northern Electronics guys. I really get on with Varg and Abdulla Rashim. I do really respect what their label is doing and their creative output. And also Dominick, Vatican Shadow, he’s a close friend of mine, he’s putting the album out. He is a very important person in my creative hemisphere.
Now that your third album is coming out, are you going to take a break or do you already have new projects your going to throw yourself into?
I’m already planning the next album. After the last album I got pretty slow for a while. For various personal reasons I didn’t have the space mentally to create and so this time around I’m determined not to slip back into that. I told you earlier I have this new label which is just for me. I already have the next two records on that planned out. So I kind of want to hit it hard with that. And then I already have an idea for my next larger project which won’t be an album but something slightly different. This will happen on Avian next year, I only have a plan for that, which I won’t tell you, it’s way to early now… I haven’t done it yet and it might fail. But I already have plans for lots of other stuff!