Mentre ormai è ufficiale che le discoteche sono le ultime, ultime, ultime – sì, scritto tre volte – che sapranno se e come ripartire (e quando ripartiranno, difficilmente avranno la libertà che hanno bar e piazze, dove non ci saranno obblighi di Green Pass, di mascherine, di nulla, e a questo punto veramente ti chiedi se sia un problema scientifico o una scelta politico-morale), e mentre c’è il fondato sospetto che festival e concerti dal vivo da seduti o peggio ancora da non-seduti saranno sotto un fuoco di fila legislativo incrociato, quello che si può fare è prima di tutto fare lobbying nelle stanze giuste – e c’è in effetti chi lo sta facendo (c’è chi lo sta facendo bene ma per ora senza troppi risultati, chi lo fa male minacciando ma forse in Italia è l’unico modo per farsi notare ed ascoltare, chi fa finta di farlo ma in realtà fa gli interessi delle grandi corporation, che un altro anno di stop possono permetterselo e nel frattempo sperano che i loro competitor più locali e meno multinazionali vadano gambe all’aria).
Decidete pure voi quale parte dare in commedia nei tre scenari prefigurati dalla frase in parentesi, noi nel frattempo continuiamo a guardare verso la città che, assieme ad Amsterdam, è palesemente la best practice nel rapporto fra club, live venue ed istituzioni. Già ha ottenuto grandissimo interesse la ottima intervista che Ercole Gentile ha fatto a Lutz Leichsenring della Berliner Club Commission, ora facciamo il bis con un contenuto altrettanto interessante, stavolta video. A confronto ci sono il nostro Damir Ivic, che modera e pone domande anche molto concrete (“Come vi finanziate?“), Federico Rasetti direttore di KeepOn LIVE (l’associazione che più e meglio sta difendendo i diritti ed elaborando le strategie per le live venue) e Marc Wohlrabe, che della Berliner Club Commission è co-fondatore e che poi assieme ad altri ha dato vita all’upgrade su scala nazionale LiveKomm (l’associazione dei locali della musica dal vivo tedeschi).
E’ stata KeepOn a lanciare l’idea di questa chiacchierata, ed abbiamo accettato con entusiasmo. Si va anche molto sul pratico. Consigliamo la visione e l’ascolto dell’intervista, ma ancora di più consigliamo che si diventi un pubblico sempre più attento ed esigente: le battaglie nascono dal basso, non sono un vezzo di pochi illuminati ma devono essere espressione di reali esigenze collettive. Poi chiaro: i punti problematici sono molti – e qua se ne citano parecchi – a partire dal fatto di capire chi fa cultura, chi fa mero intrattenimento e somministrazione (ed è una differenza fondamentale). La risposta di Wohlrabe è netta e chiara. E’ applicabile anche in Italia? E’ giusto applicarla, per il mondo del ballo?