Finisce sulla newyorkese Sheik ‘N’ Beik il primo album di Simone Gatto, anzi il concept album. Meglio sottolinearlo perché oggi, periodo in cui internet ha frammentato tutto, cultura compresa, di concept album se ne vedono e sentono sempre meno. Il tema è rivelato dal titolo, ispirato dal trattato omonimo di Meister Eckhart, teologo e religioso tedesco che il DJ ha approfondito durante i suoi studi filosofici.
«Il distacco, nel contesto odierno governato da un sistema capitalistico che continua a sfruttare le ormai sempre più ridotte risorse del pianeta, vuole essere un appello a svuotare il nostro pensiero da ogni contenuto superfluo e materialista per lasciar spazio alla spiritualità ed ascoltare la voce della natura» spiega l’autore, fondatore dell’etichetta Out-ER. La natura è un tema ricorrente nella “storia musicale” qui narrata, insieme alla freddezza dei suoni e degli ingranaggi delle macchine. Ne emerge un bel contrasto cromatico, pari a quello delle opere pittoriche di Malevič.
Si parte in modalità cinematica, col verso della tortora dal collare su una patina di broken beat astrattista (“Pregnant Void”) per palesare pian piano attitudini più techno (“Evil Intent”) ma mantenendo il mood imbrigliato nell’ambient. Tra fx ed echi industriali, in “Flux” partono le sincopi e il quadro inizia a delinearsi con più precisione, alimentato con un patchwork di graffi digitali e melodie accennate, come cirri nel cielo terso.
Il ricorrente field recording conquista pure “Equilibrium” (col featuring di Giacomo Fronzi), beatless che risente dell’influenza di Autechre e Boards Of Canada, e ciò riguarda parzialmente pure “The Way In”. L’autore studia le prospettive dei suoni ed impiega un minuto prima di far partire la cassa in 4/4, elemento che usa con razionalità coniugandolo coi rumorismi e geometrismi ma non abbandonandosi mai alla ciclica ripetizione del loop. Il pezzo è pervaso inoltre da una singolare aura trance, quasi estatica, che man mano prende corpo e rivela tutta la sua intensità.
“Life Cycles” è più diretta, con meno fronzoli, e la linea di basso a punta elicoidale pare girare quasi come una trivella. A metà stesura appare il break, un buco nello spazio, una porta verso un’altra dimensione, ancora con quelle attitudini trancedeliche della Berlino post Muro. Insieme a Mirror_1 Gatto ricava della dub techno (“Dissolved Perception”), poi si ferma per un minuto di stasi (“Interludio”) prima di riprendere la marcia con una techno granitica (“Detachment”), coi suoni mai inchiodati ad un percorso regolare. Da non confondere col caos, il suo è piuttosto un flusso zigzagante, dettato dalla volontà di sganciarsi da schemi precostruiti, che trova sfogo nella sovrapposizione ambient techno di “Landscapes”.
Nella fase finale, coronata da un paradisiaco outro intitolato “Outero”, (gioco di lettere che rimanda alla citata Out-ER) l’autore cerca nuovamente riparo nell’ambient, prima con “Take A Look” e poi con “Sea Wolf”, dove i suoni del mondo marino incorniciano sussulti ritmici e dolcezze melodiche meditative. Ne deriva un effetto che somiglia ad un violento pugno sferrato nello stomaco seguito da un’affettuosa carezza. Un contrasto, forte, intenso, che marchia bene la filosofizzazione sonora del distacco.
“Detachment” verrà presentato in una galleria d’arte il 12 marzo a Manhattan, con uno show che oltre a comprendere il live set dell’autore si avvarrà dei visual in 3D dei The29nov che hanno curato il video dell’intero album. Per acquistare il doppio vinile però basterà attendere sino al 15 febbraio.