Skinner Box (pensieri di un giovane viaggiatore dello spazio) è il titolo della nuova rubrica che avrò il piacere e soprattutto l’onore di curare. La “Mission” è quella di uscire dalle 4 mura in cui la club culture tenda a chiudersi. Troppo spesso il mondo della notte è visto come qualcosa di fittizio, ma non è così. Dove c’è interazione sociale ci sono temi e questioni facilmente riscontrabili nel quotidiano. Il tempo libero, oltre alla sua classica dimensione sociale, sta assumendo sempre più una dimensione economica (è quanto emerge da una ricerca del Censis e dell’Istat datata 2005). Cercheremo,quindi, abbracciando vari temi nel corso di ogni “puntata”, di toglierci di dosso l’abito dell’immaterialità per avvicinarci sempre più a qualcosa di tangibile e concreto. Enjoy!
Quale mestiere insegna lavorare per il mondo della notte? È una domanda che rivolgo spesso ai miei amici (che come me frequentano la nightlife o ci lavorano addirittura), senza ricevere risposte decise, univoche e convincenti. Possiamo ritenere che un lavoratore della notte, durante la sua attività, impari l’arte del negoziare. E, riflettendoci bene, è il suo impegno predominante. Anche se, allargando il campo di riferimento, quella di negoziare, trattare e mediare, è un’arte diffusa ormai nella stragrande maggioranza delle professioni e dei mestieri conosciuti. La concorrenza è grande, e raramente un lavoratore della notte può vantare un primato particolare.
Ma chi lavora per il mondo della notte è anche un organizzatore di eventi (oggi va tanto di moda dire così, ormai pure se quando hai frequentato le superiori hai organizzato un MAC P, diventi magicamente “un organizzatore di eventi” per il tuo curriculum vitae… eh già, oddio speriamo che nessuno legga il mio cv) . Nella fattispecie, però, un organizzatore di eventi diversi tra loro: dal classico party al festival, piuttosto che after o pre-party come happy hour.
Questo “mestiere” è esportabile all’esterno del mondo della notte? Forse si, ma di organizzatore di “eventi” ce ne sono a bizzeffe nello spettacolo, nello sport e in tanti altri settori. Quindi, nemmeno questo “mestiere” dà al lavoratore della notte un “primato” qualunque, sia pure in una fetta ristretta del mercato globale del lavoro.
Allora, ricapitolando, lavorare per il mondo della notte non insegna nulla di particolarmente significativo? La mia risposta è che lavorare per il mondo della notte insegna uno dei mestieri più belli, affascinanti e preziosi del mondo: IL MESTIERE DI CONOSCERE LE PERSONE (di conoscere il prossimo).
L’insegnamento religioso (e questo lo dico da laico) invita anche ad amare il “prossimo tuo”. Chi lavora per il mondo della notte, a volte, anche essendo non credente, pratica questo insegnamento. Ne è sicuro che quello di conoscere e capire la gente, i suoi bisogni e le sue aspettative di impiegare il tempo libero (in assoluto il vero bene del terzo millennio), è il vero mestiere di chi lavora per il mondo della notte. Ovvio che, quello di riuscire a rendere concreto e mettere in pratica tutto ciò, è assolutissimamente altra questione. Ma suddetto mestiere, è il bene più prezioso che un “operaio” della notte porta con sé nella professione ed anche (e soprattutto aggiungerei) fuori di essa, nel campo dei rapporti privati e personali.
Ecco perchè, in un’epoca nella quale la regola del silenzio (o peggio ancora, dell’omertà) è considerata una virtù (soprattutto nella mia amata quanto martoriata e travagliata Napoli), il coraggio di lasciarsi giudicare per ciò che si fa e si riesce ad organizzare è un qualcosa che va sottolineato. Ed io lo faccio per iscritto!!!
[photo: Ben Heine “Eyes”]