La montagna per me ha sempre avuto un fascino particolare. Nel corso degli anni ho sempre amato andarci, forse anche più che al mare, e tuttora alcune delle mie amicizie più solide sono con persone conosciute in quei frangenti. La più grande contraddizione legata al mio amore è però che non ho mai messo ai piedi un paio di sci e non ho mai fatto una passeggiata più lunga di 2 ore, ma questa è un’altra storia, mi son sempre divertito comunque. Quando mi è stata offerta la possibilità di unire la passione per la musica ed il club e quella per la montagna non ho esitato neanche per un attimo a dire di si. Era la prima volta che mi trovavo alle prese con un festival organizzato sulla neve e soprattutto mi imbarcavo verso questa avventura completamente solo per quattro lunghi giorni. Non sapevo quindi esattamente cosa aspettarmi da questa esperienza.
La piccola cittadina di Maryenhofen, nel Tirolo austriaco, ha fatto da cornice ad un concetto di divertimento 24/7 degno del miglior spring break americano. Tutti sempre felici, sempre in giro, anche sempre ubriachi per dirla tutta. Ma fa parte del gioco su!
La programmazione era molto succosa ed offriva alcuni highlights degni di nota come la strepitosa esperienza che è stata l’Arctic Disco: si trattava di prendere una funivia che portava a qualcosa come 2500 metri o giù di lì. A quel punto c’era solo uno spiazzo con un falò dove scaldarsi ed un igloo dentro il quale i 300 fortunati invitati potevano fare festa in un ambiente interamente costruito col ghiaccio scaldandosi con frenetiche danze e un bel po’ di alcool nelle vene. Difficilmente riuscirei a riportarvi le sensazioni vissute là dentro, bevendo vodka e champagne insieme a personaggi improbabili vestiti da lupo o da leopardo. Semplicemente una cosa fuori di testa!
Proprio riguardo ai pittoreschi costumi esibiti dagli Snowbombers, come a loro piace essere chiamati, l’occasione per sfoggiare tutta la loro creatività è stato lo Street Party, festa in maschera organizzata per le strade della città dove se ne sono viste davvero di tutti i colori. Momento più alto della giornata il clamoroso remix di Au Seve di Julio Bashmore eseguito con le fisarmoniche dagli scatenati Austrian Filter House.
Un’altra occasione molto particolare per sfoggiare gli abiti della festa sono stati i Forest Party, in mezzo al bosco al tramonto, dove si sono esibiti artisti rinomati come Kasabian, Example e Disclosure. Per l’occasione lo scatenato Mistajam, vera leggenda della consolle, ha anche pensato di organizzare un Harlem Shake. Diciamo che i personaggi per colorarlo non mancavano. A partire da quattro pazzi scatenati completamente dipinti di blu che facevano i puffi, ad un gruppo di sceicchi, passando per animali di qualunque genere. Appena partito il ritornello dell’ormai celebre canzone di Baauer si è alzata in aria un’onda anomala di birre e cocktail senza precedenti, forse gli organizzatori non avevano considerato che l’inglese medio considera la pinta come prolungamento dei suoi arti superiori. Un bel delirio, ma anche bella doccia!
Abbiamo parlato principalmente delle attività giornaliere, è tempo di passare alla vita notturna. Anche quella non ha certo risparmiato emozioni e colpi di scena. I locali principali erano 4, distribuiti lungo tutta la cittadina ma facilmente raggiungibili uno rispetto all’altro per chi (come me) voleva fare la “doppia” o anche di più.
Quello che sicuramente mi è piaciuto maggiormente, anche se purtroppo l’ho visitato solo l’ultima sera, è stato il Racket Club. Una pista molto grande, simile alla sala principale del Warehouse Project di Manchester, anche se con un impianto decisamente non equalizzato in maniera corretta. A tratti sembrava di stare in una lavatrice durante la centrifuga ma il divertimento è stato comunque tanto.
Un altro club molto bello era l’Arena, sottoterra nel pieno centro del paese, che ho però visitato solo per pochi minuti in quanto proponeva sempre sonorità non compatibili con i miei gusti personali. Tra tutti i locali visitati era quello che sicuramente si avvicinava maggiormente al concetto di club come lo intendiamo noi. Spazio non enorme, scuro, coi laser e dei gran visual. Molto molto bello.
Gli altri due club, che sono poi quelli dove ho passato la maggior parte del mio tempo, erano lo Schlussel e il Bruck’n’Stadl, simili fra loro in quanto molto rustici e dove era il legno a farla da padrone. Qui sono andati in scena alcuni showcase molto gustosi primo fra tutti quello di Jackathon e MixMag che ha visto come protagonisti la bellissima e sregolatissima Heidi e lo scatenato Justin Martin, che hanno tenuto la pista incollata agli speakers per quattro strepitose ore. Molto bene anche la festa del We Love Space, con un sempreverde Paul Woolford sugli scudi e quel pazzo scatenato di James Zabiela coi suoi mille controller e una tecnica fuori dal comune.
Gli altri mattatori del festival sono stati sicuramente Seth Troxler e Maceo Plex, carichissimi nel party organizzato da Face, ed un colossale Huxley al party di “casa nostra” made in RAI Radio2, dove l’inglese in un impeto di nostalgia ha tirato fuori in sequenza tracce come Missing degli Everything But The Girl e Domino di Oxia, accolte come un Ave Maria della gente.
Vorrei potervi parlare un po’ anche della bellezza delle piste da sci, dell’organizzazione degli impianti e di ciò che è la parte di “snow” dello Snowbombing. Purtroppo come detto all’inizio non scio e quindi la mia opinione non sarebbe rilevante. Quello che posso dire è che la gente che è venuta anche e magari soprattutto per quell’aspetto, non è affatto rimasta insoddisfatta. Anzi.
Dopo un’esperienza del genere, quello che posso dire è che raramente sono tornato a casa con una costante sensazione di nostalgia come dopo questo Snowbombing. Fin da quando sono salito sul pullman di trasferimento dall’aeroporto sono stato sempre e dico sempre circondato da una totale atmosfera di festa e amicizia. Il fatto che il 90% degli avventori del festival fosse di chiara provenienza anglosassone ha sicuramente favorito il processo. Non saranno il massimo della finezza, ma sono fra i popoli più socievoli ed aperti di mente con cui io mi sia trovato a convivere.
In conclusione quello che posso dirvi riguardo a questo festival è che se vissuto insieme ai propri amici può rivelarsi un’avventura di proporzioni inimmaginabili. Ce n’è davvero per tutti i gusti e non rischierete mai di annoiarvi. Ma se per caso, come me, decideste di tentare il tutto per tutto in solitaria, bè, lasciate un po’ di spazio in valigia, perché arriverete soli ma partirete pieni così di nuovi amici e bei ricordi. Parola di Snowbomber!