Partiamo dalla fine, o almeno da quella che sarebbe dovuta essere la fine: la morte di Edgar Froese, causata da un’embolia polmonare, il 20 gennaio del 2015.
Per raccontare la scomparsa di un genio indiscusso – fondatore e padre spirituale dei Tangerine Dream, un pioniere vero, uno che ha fatto certe cose quando ancora era impossibile anche solo immaginarle – i media di tutti il mondo hanno utilizzato una frase dello stesso Froese, pescata da una delle tante interviste rilasciate in più di quarant’anni di carriera: “There is no death, there is just a change of our cosmic adress”. La morte come momento di passaggio.
Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto cambia.
Per questo i Tangerine Dream esistono ancora, mutati nella forma ma non nella missione.
È arte che supera la morte e si rinnova. È storia che prova a diventare eternità.
Un progetto che è nato gruppo per poi diventare altro: un collettivo dedito alla sperimentazione più pura e capace di sopravvivere anche alla dipartita del proprio leader e unico membro della formazione ad avere attraversato tutte le fasi di quella che è senza dubbio ancora una vicenda complessa.
I Tangerine Dream nascono nel 1967 proprio da un’idea dello stesso Froese, ex studente di scuola d’arte, nato a Tilsit proprio nel giorno del D-Day (il 6 giugno 1944) e con un passato in un’oscura band di rock psichedelico chiamata The Ones e con cui finì a suonare, ospite, nella villa di Salvador Dalì a Cadaqués, in Spagna.
Fin dall’inizio possono essere considerati come una sorta di “nazionale della musica tedesca”.
Sono tanti, infatti, i musicisti che sono passati dai Tangerine Dream e che poi hanno avuto una storia personale e artistica importante: Klaus Schulze, Conrard Schnitzler, Steve Joliffe, Christopher Franke, tra i più noti, come ad evidenziare da subito la natura policroma e cangiante del progetto.
Provare a mettere ordine nella sconfinata discografia – 145 gli album pubblicati, tra lavori in studio, live, colonne sonore e raccolte varie – è un’impresa praticamente impossibile da portare a compimento.
I Tangerine Dream sono stati tutto e niente: hanno attraversato diverse fasi e pur possedendo un’identità ben definita sono diventati per definizione i più incatalogabili tra gli incatalogabili.
Padrini della musica elettronica che hanno sempre rifiutato quella denominazione, maestri del kraut rock che non hanno però mai voluto essere apparentati a quella scena, anticipatori del prog che non hanno mai suonato musica prog, creatori di quella aberrazione chiamata musica new age e con cui Froese ha sempre detto di non avere avuto niente a che fare.
Eppure i Tangerine Dream sono stati proprio tutto questo e anche molto di più: con i loro primi due album – “Electronic Meditation” e “Alpha Centauri” – pubblicati entrambi dalla leggendaria Ohr Imprint (l’etichetta di Ash Ra Temple, Popol Vuh, e Amon Duul) hanno cavalcato l’onda cosmica. Con “Phaedra”, forse il loro disco più noto, nel 1974 sono invece diventati delle vere e proprie star di un genere che forse ancora non aveva nome e precedenti. Musica creata solo con sintetizzatori e sequencer in cui l’elemento umano ha comunque la meglio sulle macchine, un vero e proprio viaggio sonoro in cui sperimentazione e melodia si fondono alla perfezione.
Con “Phaedra” si inaugura quella che tutt’ora viene definita come la fase Virgin del gruppo (dal nome dell’etichetta che pubblicava i loro lavori, ovviamente), quella della maggiore esposizione mediatica e del successo di pubblico, periodo che porterà Froese a Hollywood come autore di colonne sonore di film di successo (un nome fra tutti: “Risky Business”, il teen movie che ha lanciato Tom Cruise, tutt’ora culto assoluto) e in seguito anche a comporre musica per videogiochi (come “Grand Theft Auto V”). Tutt’ora se dovessimo scegliere due parole sole per raccontare cosa rappresentano e hanno rappresentato i Tangerine Dream finiremmo a parlare di eclettismo e libertà.
Creatività pura e voglia di esplorare sempre territori nuovi senza mai rinchiudersi in un cliché.
Per questo motivo la scelta di proseguire anche dopo la scomparsa di Froese (scelta voluta e avallata dalla moglie Bianca Acquaye) ha stupito ma senza fare indignare nessuno.
Tangerine Dream è pura metafisica applicata alla musica elettronica.
Un brand che prescinde dai nomi dei musicisti che ne fanno parte (in questo momento: Thorsten Quaeschning, Hoshiko Yamane e Urlich Schnauss).
Un’idea, ancora prima che un gruppo, capace di andare oltre la vita terrena e diventare altro.
A change of our cosmic adress, appunto.
Recentemente, dopo avere tenuto una serie di concerti nel corso della ultima estate, hanno fatto parlare di loro realizzando una cover del tema principale della colonna sonora di “Stranger Things” (che a sua volta poteva essere considerata una cover dei Tangerine Dream).
Non a caso il nome che hanno voluto dare a questa SNTLS (che Ulrich spiega nelle righe qui sotto), una raccolta di quelli che sono i loro ascolti del momento, è proprio “Stranger Things Have Happened”.
E siamo sicuri che accadranno ancora.
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Una selezione di musica che stiamo ascoltando in questo momento – Thorsten ha scelto alcuni dei suoi brani preferiti tra le uscite attuali, Ulrich ha selezionato una serie di classici del passato. Verso la fine abbiamo scelto un brano che avrebbe divertito Edgar.
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[tab title=”ENG”]
Just a quick selection of music we’re listening to at the moment – Thorsten has chosen some favourites among current releases, Ulrich selected a range of classics from the past. Towards the very end we’ve picked a song Edgar would’ve enjoyed.
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Software – Island Sunrise
Bon Iver – 33 GOD
Robert Schroeder – The Inside Of Feeling
Hammock – Reverence
Edward Artemiev – Motion
Nick Cave And The Bad Seeds – Magneto
Bernard Xolotl – Saturns Return
ANOHNI – Drone Bomb Me
Franco Leprino – Integrati (Excerpt)
Genesis – Seven Stones
Paul Haslinger – Security Is A Myth
The Album Leaf – Synthesis
Christopher Franke – White Mosaic
Olafur Arnalds – 1995
The Shadows – Apache
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