E’ forse l’aggiornamento meno “flashy” di quelli che si sono succeduti finora per questa edizione 2019 ma, per certi versi, è quello che ci è piaciuto di più, a patto di entrare nella modalità “fan della prima ora, o quasi”. E’ infatti Sónar al 100% nell’attitudine, quello che più ci fa riconoscere alcune attitudini storiche del festival catalano. La prima in ordine di gioia di chi scrive è quella “nipponica”: la presenza di artisti giapponesi è sempre stata una delle spezie speciali, spesso e volentieri scoprivi artisti pazzeschi e/o ascoltavi musica incredibile. Ora, di Daito Manabe e del supremo Dj Krush c’è poco da scoprire, ma considerando che non è gente che potete vedere esibirsi sotto casa vostra ogni cinque minuti, beh, non possiamo che essere felicissimi della loro presenza. E poi insomma, l’hip hop secondo Dj Krush è sicuramente meglio dell’hip hop / musica urban secondo i Bad Bunny o Lil Uzi Vert, che sono quelli fra gli act annunciati in questa tornata che si ruberanno tutti gli spazi “hipsterosi” sui media vista la loro risonanza, però boh, distrattamente passeremo a vederli, ok, ma dovranno sudare per guadagnarsi la nostra attenzione (vabbè, non che a loro gliene freghi qualcosa, con tutte le milionate di views e plays che ramazzano ad ogni battito di ciglia).
Altra cosa “da Sónar”: Matthew Herbert che fa le figate. Oddio, al nostro eroe a Barcellona abbiamo visto fare anche set bruttini bruttini (uno in particolar modo imbarazzante, durante un Sónar Noche di chissà quanti anni fa), ma la prima volta che lo abbiamo visto dal vivo misurarsi col progetto della Big Band è stato a dir poco emozionante ed è stato, appunto, al Sónar. Emozione che ora si tornerà a respirare, con la Big Band che diventa Brexit Big Band e si avvale di una ventina di musicisti e un coro di cinquanta (cinquanta!) persone.
Un’addizione invece recente, ma che riprende in pieno lo spirito più avventuroso del Sónar delle origini, è l’XS Stage: con questo annuncio si arricchisce col boss della PAN Bill Kouligas, scommesse interessanti come Afrodeutsch e Virgen Maria. Per quanto riguarda invece gli act dall’impatto più crossmediale, è bello vedere la presenza di una realtà italiana: quei Quiet Ensemble che già l’anno scorso calcarono le terre sonariane al seguito di Liberato e che quest’anno tornano protagonisti in prima persona. Menzione poi doverosissima per Neon Chambers, il progetto congiunto di Kangding Ray e Sigha, e curiosità per quanto potrebbe fare SebastiAn.
Qui la monumentale line up completa e, solito promemoria in questo 2019, occhio che quest’anno e solo per quest’anno ci si sposta a metà luglio (18, 19, 20), non a giugno come d’abitudine. Ah: non è finita qui. Qualcosa ci dice che ci sarà un’altra tornata di annunci, tra un mesetto o anche meno…