Solo qualche anno fa, a Lisbona, i festival con artisti internazionali si contavano sulle dita di una mano, ma negli ultimi anni la competizione per organizzare eventi in una delle città più hip d’Europa si è fatta più intensa. È in questa cornice che dal 31 Marzo al 2 Aprile il Sónar festival torna nella sua veste lusitana (guai a chiamarla minore!) per la seconda edizione di Sónar Lisboa. Come tipico nella capitale portoghese, i luoghi affascinanti e sottovalutati abbondano; in particolare il festival avrà sede tra l’elegante Parque Eduardo, la serra tropicale “Estufa Fria” e il padiglione Carlos Lopes. Tra cactus e azulejos, il programma proposto è variegato e ricco e vede la presenza di nomi di primo piano come KiNK, Amelie Lens, Peggy Gou e Chet Faker (in versione DJ set).
Anche la scena italiana è rappresentata più che degnamente, vantando la presenza di Enrico Sangiuliano, 999999999, Anfisa Letyago, DJ Tennis e Bawrut, il quale non ha mai nascosto il suo rapporto speciale con il Portogallo. La scena portoghese non è da meno e mette in mostra alcuni dei suoi pezzi grossi, come il leggendario Rui Vargas, DJ Nigga Fox e la talentuosa Luisa, sostenuti da stelle nascenti locali come Francisca Urbano e Madd Rod.
A parte gli headliner, come proprio nel caso di Enrico Sangiuliano che ha dato più volte indizi di bazzicare la città, una delle contraddizioni più evidenti della line-up riguarda proprio la scelta artistica locale: se da un lato è apprezzabile l’inclusione di headliners legati alla diaspora africana e brasiliana, dall’altro manca qualcuno che rappresenti la folta schiera di artisti stranieri che vivono e contribuiscono allo sviluppo della scena locale. In una città sempre più multiculturale, in cui una fetta sempre maggiore del pubblico e dell’offerta è composta da non portoghesi, la scelta di invitare solo rappresentanti locali “in senso stretto” tradisce la natura conservatrice dell’organizzazione, segnale di un malessere più ampio. In un luogo dove la gentrificazione ha fatto impennare i prezzi degli affitti, dove la narrativa si è spostata dai locali simpatici e accoglienti ai graffiti contro i digital nomads, è normale che lo scontro si giochi su diversi fronti. Si potrebbe dire che si guarda al dito anziché alla luna, dato che il governo che ha promosso questa politica di laissez-faire è stato eletto proprio dai cittadini portoghesi, ma la tendenza alla territorialità è naturale quando la concorrenza cresce così tanto e così in fretta.
La speranza, dunque, è che questa seconda edizione del Sónar Lisboa porti nuove idee in città, spunti su come gestire in maniera positiva e armonica questo afflusso di cultura e capitali; un contributo che possa elevare il livello generale della scena locale, spesso relegata a bar sgangherati e che ha investito troppo poco in strutture e line-up sufficienti per entrare in un itinerario internazionale, senza danneggiare l’eccezionale quanto intangibile vibe della città. Un passo necessario per costruire una propria identità riconoscibile e valida a livello europeo, per scrollarsi di dosso il bollo dell’eterna “nuova Berlino” e diventare semplicemente se stessa.
Noi staremo a vedere e non mancheremo di raccontare l’evoluzione di una scena vibrante che ha tanto da migliorare ma manche molto da insegnare quando si tratta di crescere talenti locali. Per chi volesse sperimentare l’esperienza di prima mano, i biglietti e il programma completo sono disponibili sul sito del festival.
Ci vediamo a Lisbona?