Dovete sempre leggerla con quel retrogusto di lunare (ma corrosiva) ironia che contraddistingue la comunicazione del Sónar, però sì, stavolta lì a Barcellona, negli uffici di uno dei festival che più amiamo, l’hanno pensata (sparata) veramente grossa: “Per il venticinquennale che cade l’anno prossimo, vogliamo comunicare non solo col mondo, non ci basta, vogliamo comunicare con gli extraterresti!”. Uh, addirittura? Addirittura. Senonché ci si sono messi proprio seriamente, non è stata solo una di quelle battute pronunciate in ufficio a fine giornata tra colleghi che poi muore lì.
Noi non lo sapevamo, ma già da un mese la cosa è esecutiva: dalla stazione EISCAT di Tromsø, nel profondo nord della Norvegia (vedi foto), sono già stati mandati dei segnali audio puntati in direzione della stella di Luyten (visibile solo col telescopio), stella attorno alla quale sono stati scoperti due esopianeti potenzialmente abitabili. Segnali audio di un certo prestigio: frammenti audio lunghi dieci secondi di gente tipo Autechre, Modeselektor, Jean-Michel Jarre, Laurent Garnier, Nina Kraviz, Holly Herndon, Kode9, The Black Madonna, Kerri Chandler… e l’elenco in realtà continua per un bel po’; la cosa da sottolineare è che tutti questi artisti hanno creato questi frammenti apposta (anche con delle trovate notevoli: gli Autechre, tanto per non smentirsi, hanno mandato un frammento creato lavorando matematicamente attorno ai primi 449 numeri primi; The Black Madonna ha ironizzato sull’industria musicale; la Kraviz l’ha buttata sul russo, visto che nella sua lingua “mir” significa sia “terra” che “pace”).
In particolare, il segnale è stato indirizzato sull’esopianeta GJ273b (gli astronomi devono avere qualcosa in comune con chi dà i nomi ai PC portatili, evidentemente). Ecco, non basta appunto una radiolina, per indirizzare dei segnali audio a ‘sto pianeta: la distanza è di circa 12 anni-luce, qualcosa come settanta triolioni di miglia. Non solo: se già in passato erano stati fatti dei tentativi simili di “conversazione” con eventuali creature viventi e intelligenti dello spazio (provando però soprattutto a mandare immagini), stavolta c’è stato un raffinatissimo lavoro di codifica, per permettere al potenziale recipiente extraterrestre di capire al meglio la materia che si è vista piovere dal (suo) cielo: ai segnali audio mandati è stato affiancato un vero e proprio tutorial progettato in codice binario da METI, una organizzazione non-profit americana nata proprio con lo scopo di trovare le forme migliori per comunicare con eventuali forme di vita extra-terrestri, dove si spiegano le correlazioni tra specifici suoni ed onde elettromagnetiche. In generale, in tutta questa operazione fondamentale anche l’apporto dello IEEC (l’Istituto per gli Studi Spaziali della Catalogna). Insomma: c’è un terreno scientifico solido, studiato e per nulla cazzone attorno a tutta questa operazione. Agevoliamo questo filmato (e poi continuate a leggere sotto):
E ci sono anche menti notevoli dal punto di vista musicale, come vi dicevamo sopra. Anche perché non è finita qui, col dispaccio lanciato a metà ottore 2017: ad aprile 2018 ci sarà un secondo “lancio” di segnali audio (accompagnati anche stavolta da un tutorial, in un suo upgrade più complesso), in questo caso gli artisti coinvolti saranno tra gli altri Richie Hawtin, Squarepusher, Carsten Nicolai, Kate Tempest, Daito Manabe; e ci sarà pure un italiano, il buon Lorenzo Senni. Ad ogni modo, per avere l’elenco completo degli artisti coinvolti nel primo e nel secondo dispaccio dovete andare qui: www.sonarcalling.com. Andatelo a vedere, questo sito: anche perché in questo secondo lancio sono stati riservati tre slot per musica creata da voi. Sì: è lanciata infatti una open call (nel sito trovate tutte le istruzioni), i tre frammenti audio selezionati dal direttivo del Sónar saranno acclusi in questo secondo dispaccio.
Ma appunto: parlavamo di “corrosiva ironia”. Perché se da un lato, come potete vedere, tutta questa operazione è stata costruita col massimo della serietà scientifica, dall’altro non è casuale che in un periodo in cui si parla troppe spesso di frontiere chiuse, di confini da non superare, di regressione nei propri fortini il Sónar abbia voluto lanciare la sfida opposta, in maniera un po’ surreale un po’ rodomontesca – fra le righe ci pare di vedere proprio la voglia di irridere chi si rinchiude nei propri piccoli mondi. Poi, al di là di questo, senza volerla per forza buttare in politica, è bello vedere come la musica si riprenda la voglia di immaginare il futuro e ciò che è extra-terrestre, e di comunicare con esso: d’altro canto, la techno a Detroit ma in generale la miglior musica elettronica (e “avanzata”) è nata proprio su questa spinta, non certo sulla voglia di prendersi la prossima estate la residency all’Amnesia o all’Hï, o di fare sei ore di fila al Berghain passando la selezione di buttafuori schizzinosi. Per quanto bizzarra, un’operazione come questa se uno ci ragiona bene riporta la prospettiva su visuali più ampie. E il cielo sa quanto ne abbiamo bisogno. Forse lo sanno perfino gli extraterrestri che abitano GJ273b, chissà.