Per non voler dare nulla per scontato, il Sónar+D è la conferenza (e molto altro) parallela al Sónar de Dia che si propone di far incontrare e discutere tutte le varie figure che ruotano intorno al settore creativo, musicale e non: artisti, maker, aziende, investitori. Ma anche e soprattutto gli utenti finali. Il tutto con un occhio sempre orientato verso le innovazioni tecnologiche.
Il “molto altro” vuole ricordare che sì, se le fondamenta dell’evento sono, come in una classica conferenza, una serie di relazioni, tutto attorno vi ruotano una miriade di piani rigurgitanti di opportunità per provare e giocare con tecnologie varie, scambiare parole con esperti, conoscere altri partecipanti, partecipare a workshop o percorsi di innovazione condivisa.
Se le linee generali rimangono quelle che l’anno scorso ci ha raccontato in una intervista il curatore José Louis de Vincente, in questa quinta edizione di Barcellona è stata pienamente raggiunta la sempre presente ambizione di renderlo un evento parallelo ma potenzialmente autosufficiente dal Sónar. Si è osato non poco facendo partire il Sónar+D dal mercoledì, un giorno prima del festival, dando la possibilità di accedervi esclusivamente a chi possedesse il pass Delegate (cioè l’abbonamento più costoso che comprende anche le attività del Sónar+D in toto più una serie di servizi premium per il festival) e dedicando la giornata a sessioni di relazioni più corpose e approfondite, durate anche oltre due ore non-stop. Insomma, se si era lì quel giorno, ci si era venuti apposta per il Sónar+D e non anche o principalmente per la musica del Sónar del Dia. Il risultato? Le due sale in cui in parallelo si svolgevano le presentazioni sempre piene, file per prenotare le esperienze di realtà virtuale e un viavai tangibile in tutti i settori dell’evento. E se anche l’intervista a Björk nel tardo pomeriggio, con a seguire la paella offerta al Sónar Village e poi il dj-set sempre di Björk (extra abbonamento), possono magari aver dato un ulteriore incentivo ad anticipare di un giorno, la presenza consistente di partecipanti fin dal primo mattino, replicata anche nei due giorni a seguire pur con il caldo torrido aleggiante nell’edificio, non lascia dubbi sulla riuscita di questa edizione.
La domanda che magari i più festaioli si stanno ponendo è: “Ma chi te lo fa fare di andare fin dal mattino a una conferenza durante il Sónar, addirittura un giorno prima?”. Se la risposta per chi nel settore creativo ci lavora è scontata, la risposta per tutti gli altri è: “Perché capire oltre che partecipare ti fa godere molto di più”. Un esempio tra tanti? La bellissima intervista a DJ Shadow qualche ora prima della sua esibizione al Sónar de Noche. Partecipare al concerto di un artista del suo calibro dopo averlo ascoltato raccontare molti aneddoti sul suo rapporto con la dimensione dal vivo, facendo trasparire fortemente il suo lato umano e le molte insicurezze non solo degli inizi, ha reso il suo concerto una esperienza decisamente molto più intima e carica emotivamente. Lo stesso è valso per l’aver visto sia l’installazione che i visual in realtà aumentata per Nosaj Thing di Daito Manabe dopo aver sentito il suo racconto di quanto accade dietro le quinte del suo studio Rhizomatiks di Tokyo.
E il “godere di più” non voleva riferirsi solo a concerti del Sónar, ma a molto di quanto ci circonda quotidianamente. Uno dei temi portanti di quest’anno è stata l’intelligenza artificiale e il suo rapporto che reciprocamente può avere con il mondo creativo. L’intelligenza artificiale (o più tecnicamente gli algoritmi di machine learning) sono il più grosso trend tecnologico di questi anni e il motore di buona parte delle innovazioni a cui ci troviamo esposti ogni giorno. Ma al Sónar+D non ci si è focalizzati sul lato meramente tecnico o su come l’intelligenza artificiale venga usata ad esempio per carpire le vostre preferenze e riempirvi di pubblicità personalizzata, per far sì che le macchine si guidino da sole o per far capire alla banca se sarete in grado di ripagare il prestito che vi stanno per fare. Si è invece approfondito un aspetto spesso trascurato, cioè come questi algoritmi possano anche entrare a far parte del processo di creazione artistica e come questa applicazione possa portare di converso a meglio capire le potenzialità e i mille misteri ancora aperti che sottendono il funzionamento di questi algoritmo. Testimone principale di questa sinergia è stata Google e gli innumerevoli progetti da lei promossi, tra cui il progetto Magenta che si propone di sviluppare una intelligenza artificiale che sappia non solo riprodurre ma soprattutto comporre musica, in autonomia o in tandem agli esseri umani (potete sperimentare direttamente online l’Nsynth e suonare assieme all’algoritmo con l’A.I. Duet.
Molte altre le tematiche affrontate, spaziando dal futuro della discografia e dell’industria musicale, anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie come la blockchain, alle incredibili opportunità create dall’esplosione del settore della realtà virtuale. Ma soprattutto, il consueto focus sul lato imprenditoriale dell’industria creativa, a ricordare che “senza lilleri non si lallera” o, detto in altre parole, che anche nell’arte per passare dalle idee ai fatti servono un buon business plan, un capitale da investire e il saper imparare dai fallimenti propri ed altrui. Sempre nell’ottica che al Sónar+D l’intento è sempre di far toccare con mano quello di cui si è discusso, tutti questi filoni sono stati estensivamente rappresentati nel marketplace e nella sezione dedicata alle startup, decisamente più godibile il mercoledì prima dell’arrivo del fiume di gente curiosa dal festival nei giorni successivi. Immancabili ed estesi nel numero poi i diversi eventi e mostre patrocinate dal Sónar+D sparpagliate per la città, tra cui la bellissima e ipnotica installazione “77 Million Paintings” di Brian Eno e la mostra esperienziale in realtà virtuale Björk Digital.
C’è stato altro? Troppo per poterne parlare ancora senza doversi dilungare per ore. Per averne un assaggio è forse più utile dare un occhio al programma e aspettare che come ogni anno vengano caricati sul canale YouTube i video di alcuni degli interventi. Nell’anno in cui il Sónar festival è stato tra i migliori di sempre, anche il Sónar+D di Barcellona si è ancora più del solito rivelato una vera fucina di idee (e fatti) dove, citando lo slogan dell’evento, “tecnologia e industria creativa convergono” al servizio di chi la tecnologia e l’industria creativa la fanno, artisti per primi, o anche e soprattutto di chi semplicemente vuole sentirsene per un po’ anche partecipe. È questa la chiave del successo sempre maggiore del Sónar+D? Probabilmente sì. Con l’invito rivolto a chi ancora rimane arroccato sul “che palle una conferenza durante il Sónar” e farci nei prossimi anni almeno un salto. L’arricchimento e il “godimento” sono assicurati.