Anche quest’anno, per il sesto anno consecutivo, il Sónar+D ha affiancato il Sónar Festival di Barcellona con la una estesa offerta di attività dedicate alla contaminazione tra creatività, tecnologia e business. Un programma che ha voluto consolidare e far maturare i temi trattati nelle precedenti edizioni: ovvero intelligenza artificiale e innovazioni tecnologiche al servizio della creatività degli artisti e della società (ma allo stesso tempo arte come strumento di innovazione tecnologia); il puntare sempre lo sguardo verso il futuro, anche remoto, ma con sempre ben in mente che il futuro è tutto da scrivere e sono i creativi di tutti i campi a farlo; il promuovere la continua nascita di nuovi campi di studio e tecnologie con però la necessità di una contaminazione continua per poter davvero arrivare a delle innovazioni concrete.
La giornata del mercoledì, un giorno prima dell’inizio del Sónar vero e proprio, è stata il modo migliore per esplorare con tranquillità le diverse attività offerte. Grazie all’accesso consentito ai soli accreditati Delegate (il vecchio abbonamento Pro per intenderci), le consuete file e momenti di attesa si sono rivelate decisamente più affrontabili e brevi che nei giorni a seguire, sia per poter accedere alle esperienze di realtà virtuale del Realities+D sia per provare i vari prodotti del MarketLab e delle altre esposizioni. Tra tutto quanto era presente, non è possibile non menzionare almeno le nuove rivoluzionarie cuffie della Nura, che si riescono ad adattare alle caratteristiche acustiche di ciascuno orecchio per una esperienza di ascolto letteralmente incredibile.
Un cambiamento rispetto al programma abituale del +D c’è stato: la riduzione a una unica sessione di relazioni, rispetto alle due in parallelo dell’anno scorso. A parte il rendere l’esperienza meno frenetica e la spinta a partecipare anche a presentazioni che non rispecchiassero necessariamente i propri interessi diretti (in fondo, uno degli obbiettivi del Sónar+D è proprio quello di far incontrare mondi limitrofi e non sempre del tutto comunicanti), il risultato è stato una selezione di relatori ancora più di spessore e di livello. Da Susanne Rogers a Zach Lieberman, da Roger Linn a Mitchell Baker, solo per menzionarne alcuni.
Si sono poi svolti diversi workshop, ormai parte centrale del programma: ben 27 quest’anno. Particolarmente intriganti sono stati quelli sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per gli artisti, a cura di Gene Kogan, e nella produzione musicale, a cura del team di Google Magenta, entrambi già sold-out da molti giorni prima dell’inizio della conferenza. In generale comunque la scelta di puntare molto sui workshop è vincente, anche considerando il tipo di pubblico che segue una proposta come quella del +D: un pubblico spinto molto anche a “fare”, non solo a guardare ed ascoltare.
Si potrebbe andare avanti ancora a lungo a raccontare nel dettaglio tutte le cose stimolanti sentite, viste, provate, ma questa ricchezza di offerte, per quanto ottima, non è forse il vero valore aggiunto del Sónar+D. Quello che rende ancora più preziosa la partecipazione a un evento di questo tipo è il senso di comunità che negli anni si sta sempre più venendo a creare: basti pensare agli ospiti che tendono sempre più a restare per su più giorni, intervenendo alle relazioni degli altri ospiti e sempre felici di scambiare qualche parola con gli altri partecipanti. E addirittura ci potrete trovare illustre guest degli anni passati che tornano come semplici partecipanti, come l’ormai di casa Daito Manabe.
Certo, non è forse da tutti essere presenti dal mercoledì al venerdì già dalle 10:30, anche se questo permette di non farsi sfuggire delle vere e proprie chicche come la bellissima sessione mattutina di meditazione a cura di Daedelus. Se l’organizzare il Sónar+D in parallelo al Sónar vero e proprio rimane chiaramente un grosso incentivo per parteciparvi e una ottima occasione per unire le due esperienze, dall’altra parte affrontare entrambi gli eventi con assidua presenza comporta una certa innegabile dedizione. Ma è una dedizione che vale la pena di provare ad avere, anche se solo per poche e selezionate attività. Se siete curiosi e ballare&ascoltare non vi basta, è davvero difficile non uscirne ispirati.