Inizialmente questo articolo doveva essere il report finale di un festival, quel Cima che avevamo annunciato come nuova, bella realtà che andava a riempire ulteriormente lo slot del festival-sulla-neve nella club culture di casa nostra. E in realtà lo sarà, un report. Ma un report a metà: perché delle due giornate che erano previste lo scorso weekend solo la prima si è potuta svolgere. C’è stata il sabato la parte diurna, con l’adunata al Cimoncino; e poi quella notturna, negli spazi della Discoteca La Buca. Il giorno dopo avrebbe dovuto esserci stato il bis al Cimoncino, riportando anche in console chi si era esibito la giornata prima ma in un contesto completamente diverso, ma la clamorosa nevicata che ha investito l’Appennino emiliano ha portato le amministrazioni locali ad una decisione semplice e drastica: troppo pericoloso avere macchine che sciamano verso il Cimoncino, festival sospeso d’autorità. Niente seconda giornata.
A ben pensarci, questo è stato solo l’ennesimo segnale di come sono andate bene le cose quest’anno. Chiaro: chi si era fissato viaggi e quant’altro c’è rimasto ovviamente male. Magari qualcuno addirittura poteva arrivare solo la domenica, si era organizzato di conseguenza, ed è rimasto alla fine con nulla in mano, avvisato il giorno stesso. Ma è stato proprio il grande successo della prima giornata outdoor a dettare la linea della prudenza alle autorità: perché la gente salita era stata tanta, veramente tanta. Tant’è che già nella giornata del sabato a chi arrivava tardi tardi, diciamo dopo le 17, i vigili locali dicevano “Guardate che là sopra è pieno, non c’è più spazio per lasciare la macchina, fate dietrofront”.
Era giusto arrivare prima. Era giusto arrivare a mezzogiorno o poco dopo, per godersi tutta la giornata; era giusto premiare con la propria presenza il fatto che la parte outdoor fosse completamente gratis; era ed è giusto premiare una organizzazione che ha dimostrato di muoversi bene. Agendo, e questo ci è piaciuto davvero tanto, secondo i principi del networking e della collaborazione fra realtà. Sì, Buongiorno Classic in primis, Yuri Malavolti, I.G.N.A., Salvi Semeraro, i principali artefici del tutto, con una piena collaborazione degli enti di promozione turistica locali (che deliziosa Fanano, e che bella nel suo piccolo la festa organizzata dalla locale squadra di hockey su ghiaccio, i Miners); ma per dire quando il sabato ci siamo ritrovato a cena con Alex Neri accanto a noi c’era una tavolata di una quarantina di persone che arrivavano da After Caposile. Collaborazione fra crew. Gente che si diverte a spostarsi, stare in gruppo, ballare. E sorridere un sacco.
Che poi, il luogo scelto quest’anno per la parte indoor del sabato sera, beh, merita un viaggio da solo: la Discoteca La Buca di Montese. Ci entri, e capisci perché le discoteche italiane per un sacco di tempo sono state una delle realtà più incredibili d’Europa per divertirsi la notte. Moltissime nel frattempo hanno chiuso, La Buca resiste e – pur facendo vedere qualche ruga – lascia davvero meravigliati per i suoi spazi, le sue soluzioni architettoniche, i tanti piccoli particolari che fanno la differenza, un DNA che è allineato all’idea che la discoteca, il posto dove si balla, può essere un posto “speciale” che racconta una storia ed un immaginario, non solo un contenitore anonimo. Esiste ancora dal 1959, La Buca, e per dire era il posto dove veniva spesso Vasco Rossi ancora giovanissimo (d’altro canto Zocca è a una ventina di chilometri di distanza), è comunque riuscita a mantenersi nel tempo ed a rinnovarsi di decennio in decennio. Ci sono molte discoteche anonimo o semi-anonime che sono nate in Italia, stanca imitazione di modelli luminosi, e purtroppo non è sorprendente abbiano chiuso. Un posto invece come questo, perso tra l’altro in un paesino – Montese – incastonato nella montagna isolato da ogni contesto metropolitano-modaiolo ci ha fatto davvero pensare che sì, il “modello discoteca” quando è gestito con creatività e non con stanchezza può ancora rifiorire e può ancora essere qualcosa che strappa un “Wow, caspita in che posto sono finito”. Bravo Cima Festival ad aver “battezzato” questo location; e bravo anche per averla riempita per bene di una bel pubblico, preso bene, mai inutilmente sopra le righe, ricompensato dalle ottime prestazioni dei due headliner – Leon ed un Alex Neri veramente in forma – e anche da qualche set davvero notevole, con spezzettamenti ed echi di addirittura di UK bass – arrivato dalle altre sale (sì, c’erano tre sale in tutto). A dimostrazione che una cosa che non manca in Italia sono i dj che sanno fare il loro mestiere in campo tech-house. E il ricambio generazionale c’è, se lo si vuole, se non si resta appesi ai soliti nomi stranieri che vengono ogni tre per due (…e i cui cachet negli ultimi sono moltiplicati appunto tre per due). Qui sotto una foto scattata dentro la Buca e poi, dopo, l’informazione che conta davvero:
Ma appunto: si torna in Cima. Questa domenica, il 29 gennaio, la giornata saltata lo scorso weekend si recupera. Se avete una domenica ancora non impegnata, se il comprensorio del Cimone non è geograficamente troppo lontano da dove state, sappiate che rischiate di passare una bellissima giornta. In mezzo alla neve, alle montagne, a musica suonata a modo, a gran belle vibrazioni. Per giunta, gratis.