Dopo il primo EP “Universe Under The Skin” rilasciato nel Maggio 2013, Years Without Days si prepara per un nuovo capitolo che inizierà a farsi sentire già da questa primavera. La ricercatezza metrica ed un suono elettronico che non rinuncia mai alla suggestione armonica, sono i tratti distintivi di YWD, per un sound che si innerva fra le sezioni ritmiche pulsanti e destrutturate di Four Tet e James Blake. La nuova release, in previsione per la fine della primavera reincarnerà ulteriori direzioni e suoni.
Ciao Luigi, andiamo con ordine, partiamo da “Universe Under The Skin”. Com’è nato e cosa rappresenta per il progetto Years Without Days?
La nostra prima release è stata ‘Universe Under The Skin – EP’, che non è propriamente un EP, bensì un singolo + B-side e il contributo aggiuntivo del remix di Komplex ed una seconda versione. Abbiamo aspettato tanto prima di rilasciarla e siamo stati molto tempo in studio per capire quale potesse essere la nostra musica ed il nostro mood. Arriviamo da notevoli influenze di ogni tipo e genere, con il risultato di essere estremamente versatili, sentendoci a nostro agio anche con diversi generi musicali distanti fra loro: vedi il pop nel senso più classico e ‘strumentale’ del termine, l’elettronica sperimentale, fino ad arrivare a sonorità squisitamente wave. ‘Universe under The Skin’ ha rappresentato il primo passo di chiarimento per la nostra musica nella fase produttiva ancor più di quella compositiva.
Cosa c’è invece nel presente di YWD? A cosa state lavorando?
Già da qualche mese siamo in studio per le nuove releases, ed ovviamente la quantità di materiale è considerevole (si è pensato anche ad un prossimo step in formato ‘album’). Al momento dobbiamo fare soltanto un po’ di ordine e capire insieme alla nostra label, ONDE (verso la quale abbiamo completa fiducia) che direzioni prendere. La gran parte dei brani sono cantati e riprendono la scia di quella che è la visione già espressa con ‘Universe Under The Skin’, altri completamente strumentali con sonorità per noi del tutto inedite. Sicuramente ci saranno delle novità entro la fine della primavera.
State notando una qualche differenza di approccio tra i due lavori? Insomma, sbottonati un po’… cosa dobbiamo aspettarci dai nuovi brani?
Ad essere sinceri non vi è un’enorme differenza dal punto di vista produttivo tra le produzioni già rilasciate e gli inediti, fatta eccezione dello studio (Iter-Research di Paolo Bigazzi Alderigi, nonché co- produttore ed editore della stessa ‘Universe Under The Skin’) che diventa sempre più grande con le nuove macchine e la maturità produttiva che si acquisisce naturalmente con il passare del tempo. Finora nella fase di produzione abbiamo sfruttato l’esperienza aggiuntiva di Paolo con il quale ormai vi è una forte intesa per gli arrangiamenti e le scelte da seguire. Detto ciò, i nuovi brani sono probabilmente più omogenei da un punto di vista lirico, detto così si potrebbe pensare anche ad una sorta di ‘concept album’. Per quanto riguarda le sonorità siamo in una fase in cui ci affascina molto la musica concreta, sia come espressione musicale che come processo creativo. Ci si trova spesso ad agire per ore sullo stesso suono, con il risultato di rallentare i tempi di produzione – ma che paradossalmente, per noi, è una cosa del tutto normale.
Finora solo uscite digitali. Che rapporto avete con il supporto fisico e come vedete il suo ruolo nel mercato di oggi?
‘Universe Under The Skin – EP’ è uscito esclusivamente in formato digitale per scelta della label, ma abbiamo condiviso in pieno tale scelta. Per dirne solo una, sarebbe illogico investire del tempo e del denaro su un’ uscita fisica piuttosto che in una campagna promozionale fatta ad hoc, la quale presentava dei risvolti commerciali per noi molto più interessanti. Detto ciò, diamo molta importanza al supporto fisico, e sempre di più a formati originali e particolari. Quasi sicuramente in futuro le nostre releases saranno caratterizzate da un supporto unico e a produzione limitata. Ci stiamo pensando già in merito alla prossima uscita, per il momento è giusto non dire nient’ altro.
Feuerbach probabilmente oggi direbbe che siamo ciò che ascoltiamo. Oggi chi è Years Without Days?
Ascoltiamo da sempre molta musica, spesso di generi differenti. Ti preannuncio già che si ascolta musica anche in studio e in piena fase di produzione. Parlando prima di musica concreta, negli ultimi mesi abbiamo ascoltato assiduamente Stockhausen, Schaeffer, ma anche lo stesso Cage. Molto influente negli ultimi mesi è stata la musica di Reich, come quella di Aphex Twin o di Greenwood. Per quanto riguarda le recenti uscite, oltre ai soliti nomi, sicuramente hanno lasciato il segno Insighful, Davwuh e l’album realizzato nel 2013 da Nosaj Thing, senza tralasciare l’ultimo interessantissimo lavoro di Lucy.
Un’ultima domanda, una curiosità più che altro. Se dovessi dirmi un brano / ossessione dell’ultimo periodo, quale sarebbe?
Ti do il titolo di un intero album che ho divorato: ‘Ghettoville’ di Actress.