Da oggi su Soundwall arrivano le #battles. Di tanto in tanto due nomi attuali si affronteranno sullo stesso campo di battaglia, per motivi che possono essere di varia natura, dal rappresentare proposte simili all’agire per comuni intenzioni, fino al ritrovarsi più o meno per caso nello stesso posto. Si affronteranno non per sconfiggere l’altro, ma per mettere a confronto i rispettivi punti di forza e testarne la solidità di fronte al pubblico. Noi faremo da cronisti, in maniera non troppo seria né troppo goliardica, approfitteremo dell’incontro per raccontarvi cosa rappresentano oggi le due parti e perché si ritrovano a contendere un certo titolo. E alla fine vi daremo sempre un vincitore, perché il pareggio è per democristiani. Voi, che siete gli spettatori, potrete tifare e pure scommettere. Anzi, per una volta potrebbe anche esservi permessa l’invasione di campo. Queste battaglie sono tutte per il vostro puro intrattenimento.
Illustrazioni: Enrico Motti
A fronteggiarsi oggi ci sono uno dei produttori che più abbiamo amato, Tensnake, e quei mattacchioni dei Duck Sauce, e basterebbe già questo a far notizia. Che ci fanno sullo stesso terreno un produttore rispettato e autore di alcuni dei pezzi house più affascinanti degli ultimi anni e… “quelli di Barbra Streisand“?. Beh, più di quanto si possa pensare, se ascoltate i loro ultimi album (li trovate in free streaming, qui e qui). Sulla carta avrebbero dovuto andare non in strade, ma proprio in nazioni differenti, e invece eccoli qua, accomunati da quel birbante spirito ottantino e finiti sullo stesso campo della canzonetta da radio, a contendersi lo strano titolo di “professionisti elettronici meglio convertiti al pop“.
Il che non è esattamente un traguardo per entrambi, no? Voglio dire, per i Duck Sauce rappresenterebbe ciò che han sempre voluto da quando hanno abbandonato via playoff l’altra categoria, quella “underground”: al di là del tormentone che prende il nome dall’attrice di Hello Dolly, quello a cui punta il duo A-Trak/Van Helden è il raggiungimento del gancio per le masse, esser riconosciuti come abili artefici di dance mainstream, possibilmente senza sputtanarsi troppo (quest’ultimo solo come obiettivo secondario: la coppa nazionale sarebbe una soddisfazione, ma prima lo scudetto). Ma Tensnake? Perché sei tu Tensnake? Perché rinneghi un autorevolezza raggiunta con singoli di eleganza inarrivabile, col sapore sì pop ma di un profilo rispettabilissimo, e bussi alla radio di quartiere anche tu?
Ok, ci dilunghiamo in filosofia ma qui nel frattempo la sfida è accesissima. La coppia di americani tirano fuori senza tregua pezzi come “Radio Stereo“, “aNYway” e “Ring Me“, che dalle nostre parti significa non solo riprendere gli stilemi meglio consolidati dal decennio di plastica, ma quasi rispolverare la tutina in lycra. Manco fossero degli Scissor Sisters qualsiasi. E qui, ragazzi, se verso quel tipo di dance-pop non avete proprio l’intolleranza, rischiate lo sculettamento selvaggio. Quasi senza vergognarvene, perché questo non è pop becero e insulso (non gli Scissors, appunto), ma un altare devoto verso ciò che storicamente il pop ha saputo tirare fuori dal pubblico. Senza i giochetti stupidi del mainstream di oggi, ma prendendo gli effetti genuini di quella categoria di canzoni il cui effetto per molti è intramontabile (e per molti altri è causa di allergia pura, ma tutto il mondo è paese).
Ora, noi quella porzione di curva nord che al momento sta vomitando sugli spalti possiamo anche capirla, eh. Se esiste al mondo una musica che può scatenare la reazione “di stomaco” a certuni, beh è sicuramente il pop anni ’80. Ma guardate adesso la risposta sul campo dell'”autorevole producer europeo“. Perché sta tutto qui il cuore di questa sfida: se Tensnake avesse risposto fin da subito con pezzi alla stregua della “Holding Back My Love” che fu, l’incontro si sarebbe concluso immediatamente per manifesta superiorità. Perché il serpentello di Amburgo di questi colpi è capacissimo, e ci aveva pure quasi illuso che ci avrebbe fondato su l’intero album, ascoltando singoli come “See Right Through“, “58 BPM” e “Love Sublime“. La verità però è che il video sopra non è la regola su album e la verità è che Tensnake sta operando sullo stesso terreno dei Duck Sauce: il vantaggio ottenuto dai quei pezzi così eleganti viene sacrificato quando si lancia in pezzi come “Feel Of Love“, “Pressure” o “Selfish”, che per le capacità di cui lui è capace son quasi degli autogol: in poche parole, un ottantismo che vuol essere nobile ma che cede troppo alla semplicità. È la classica storia: la tecnica e il gioco di finezza son superiori alla muscolarità, ma con tutte quelle pozzanghere sul campo va a finire che era meglio allenare di più i glutei.
È per questo che, contro ogni pronostico e relativamente a quel che vediamo dalla nostra postazione, questo match va tutto a favore del sughetto d’anatra. E lo si può riassumere in un più generico “Europa vs. America”, dove la prima prova a sorpassare la seconda forte delle proprie velleità artistiche, e la seconda spara una “It’s You” contro cui non puoi fare proprio nulla. Perché se il gioco è quello di scardinare la radio, devi conoscere bene tutti i meccanismi e i trick del mestiere. E possiamo dirvi che il pubblico di casa rumoreggia vistosamente, ma il risultato del campo è abbastanza chiaro: non è un gioco che vinci con l’eleganza, o ti sporchi le mani per bene, magari con leggerezza e un pizzico di ironia cazzara, oppure resti prevalentemente fuori partita.