Onehotrix Point Never feat. Anohni
“Black Snow”
Warp
Torna Daniel Lopatin e canta. Con la voce affogata di effetti e il controcanto di Anohni, “Black Snow” è una ballata morbida, sospesa, placida e al tempo stesso inquietante.
E come sempre accade con i singoli di OPN, c’è pure un video capolavoro ad accompagnare il tutto (e la regia è dello stesso Lopatin). 8
Emiliano Colasanti
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Stanislav Tolkachev
“Champions Breakfast”
Raw Waxes
Esce, stavolta su una meritoria label italiana, un altro esempio della bravura “velenosa” di Stanislav Tolkachev, uno di quei producer in grado di far uscire la techno dalle ormai troppo prevedibili martellate proto-berghainiane ma anche di citare la miglior electro non nei suoni e non per moda (come, occhio, stanno iniziando a fare in molti), bensì proprio per attitudine. Risultato spigoloso, ma questa è la musica da supportare. 8
Damir Ivic
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AQXDM
“Aegis”
Bedouin Records
EP di tre tracce per il duo franco-newyorkese formato da Deapmash e Aquarian, su cui spicca senza dubbio la title track omonima che trasuda rave e anni ’90 da tutte le frequenze (quelle basse ancor più di quelle alte). Se vi piace la techno dal sapore UK, quella che flirta con la jungle ma pure con l’industrial, qui troverete pane per i vostri denti.
7,5
Emiliano Colasanti
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Brian Eno with Kevin Shields
“The Weight Of History / Only Once Away My Son”
Opal
Dici Eno + Shields e pensi miracolo. Che poi anche ‘sti cazzi che alla fine miracolo effettivamente non è, ma in questo 12” con doppio lato A (“Only Once Away My Son” era in realtà già stata pubblicata a fine 2017) troverete quello di cui avete bisogno: tappetoni di synth, droni di chitarra, la voce di Eno e tanta, tantissima, oscurità. Più che musica sembra liquido amniotico, ma va bene così. Lo giuro. 7
Emiliano Colasanti
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Balanta
“Madonna”
Self Released
“Madonna” è una di quelle tracce inaspettate, che ti prendono e ti trascinano passo dopo passo, lentamente. Se già di per sé il vocal filtrato è un qualcosa di notevole, la melodia che lentamente cresce fa tutto il resto. Alessandro Rogora, in arte Balanta, ha concepito uno di quei pezzi di cui tutti abbiamo bisogno. 7,5
Francesca Bortoluzzi
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Robert Lippok
“Applied Autonomy”
Raster Noton
Gran bella operazione, quella di Lippok: prende una serie di detriti sonori costruiti apposta per imbellettare i suoi set di matrice più techno (che gli vengono alla grande: ne ricordiamo uno strepitoso a Terraforma, qualche anno fa), li tiene lontani dalla cassa in quattro e, con un buon aiuto di Klara Lewis, li ricontestualizza e infila in un quadro complessivo coerente. Risultato molto poetico, dietro la patina geometrica, e molto bello. Se vi manca The Field, qua avete di che godere. 8
Damir Ivic
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Steve Angello
“Human”
Size Records
A tratti geniale, a tratti monotono, sicuramente a causa dell’estrema lunghezza, l’ultimo lavoro di Steve Angello mette in scena sonorità ricercate e 21 pezzi in cui il produttore dimostra di essersi reinventato, tralasciando i lumi degli antichi fasti. Curiosa di vedere come verranno giocati gli equilibri fra vecchio e nuovo nei live sets. 7
Francesca Bortoluzzi
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Ryan Crosson & Mathew Jonson
“Robots Of Dawn EP”
Visionquest
A volte si corre il rischio di darla per scontata, la Visionquest, e di pensare che stia nel calderone delle etichette techouse indistinguibili l’una dall’altra. Poi ci si mette uno dei titolari, forse il più talentuoso, in combutta con uno dei più talentuosi in assoluto, e sfodera un autentico terra-aria. 8
Mattia Tommasone
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Cuco
“Chiquito Ep”
Self Released
Tante idee e poco budget: queste le prerogative di “Chiquito” EP, completamente arrangiato e prodotto dal diciannovenne Cuco. Gestazione lunghissima, causata dal solito abuso di sostanze tanto in voga oggi, ma risultato davvero sorprendente. Sei pillole di freschezza che catturano già al primo ascolto, raccontando tra riff inattesi, synth vintage e drum lo-fi alti e bassi adolescenziali. 8
Marco Del Sasso
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Elia Perrone
“Amarena”
Unclear
La famiglia Perrone è solita lasciarci sempre con materiali di alta qualità. Dopo le sortite di Niro sul versante danceflooriano, crude ma a modo loro di gran classe, ecco arrivare Elia, che continua nei viaggi più “ambientosi” intrapresi ad esempio con “Stella”, l’EP architettato assieme al riverito&riscoperto veterano Gigi Masin. Le cose vanno bene quando quando si irrobustisce il corpus musicale coi beat. Senza, siamo un po’ sul bello, anche affascinante, ma un po’ troppo vaporoso e senza la capacità di stenderti/sorprenderti davvero. 6/7
Damir Ivic
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Barnished Pills & Camilla Pisani
“Lithium Salt”
Sounds Against Humanity
Già avevamo adocchiato Camilla Pisani qualche Carousel fa, ora – mettendosi in collaborazione con Barnished Pills aka Edoardo Cammisa – non possiamo che ripetere le belle cose già dette. Ambient astratta, con una forza emotiva davvero poderosa e con la capacità di gestire al meglio i collassi e le destrutturazioni sonore, giostrate tutte su nuvole e sospensioni ma anche, al tempo stesso, quando serve su clangori industriali e rimandi al post rock più godspeedoso. Non per tutti, ma molto molto bello. 8
Damir Ivic
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Joe Armon Jones
“Starting Today”
Brownswood
Che palle, sarà l’ennesimo album fusion che vuole reinventare il jazz tirando dentro hip-hop, soul e dub! No? Sbagliato. Perché il debutto senza fronzoli e senza schemi del pianista londinese Joe Armon-Jones su Brownswood rende tutto molto, davvero, interessante. Un LP che va lasciato libero di girare, a cui va dedicato il giusto tempo e la giusta concentrazione, viste le complesse evoluzioni che si celano dentro ogni brano. Ascoltare e supportare giovani di questo calibro, grazie. 8,5
Marco Del Sasso
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Heartthrob
“Nairobi Candles: Burning Bright”
Play It Say It
Jesse Siminski è uno che ogni tanto si rischia di liquidare in fretta come un residuato del bistrattatissimo periodo della minimal: sapere che nel 2018 invece ha ancora tanto da dire ci riempie il cuore di gioia. Il suo nuovo EP su Play It Say It bilancia alla perfezione stile e aggressività, muscoli e fioretto: bentornato, Jesse. 7
Mattia Tommasone
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Leon Bridges
“Bad Bad News”
Columbia Records
Stilosissimo singolo in quattro quarti estratto dall’ultimo album del cantante statunitense che qui fa l’occhiolino a jazz, R&B e muove come non mai. 8
Fabio Macor
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Childish Gambino
“This Is America”
Sony Music
Video, musica e messaggio in un tutt’uno che è un diretto in faccia di Muhammad Ali, con dietro tutta la lotta fatta fino ad oggi per la comunità afroamericana. Epico sound of blackness. 8
Fabio Macor
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Peggy Gou
“Travelling Without Arriving – Ge-Ology Nite Stealth Ninja Mix”
Phonica White
Eccolo, il classico esempio di lato B che vale da solo il prezzo di un’intera release e per fortuna di Phonica e della stessa Peggy Gou, Ge-ology confeziona un tracciante ipnotico, denso e subliminale da sparare a metà serata. Non c’è nulla da aggiungere, solo ascoltare. 8
Alessandro Montanaro
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Enrico Sangiuliano
“Biomorph”
Drumcode
Zitto zitto, quatto quatto, Enrico “Erro” Sangiuliano ormai è entrato stabilmente nella Serie A di quella techno (o tech-house, o insomma, il punto è il solito: che genere fanno i Tale Of Us, parafrasando Realh Clebbers?) che è ormai sistematicamente snobbata da quelli-che-ne-sanno, perché non abbastanza di moda, non abbastanza raffinata, non abbastanza “intelligente”, non abbastanza scura, non abbastanza sofisticata, ma che – come la Kanzleramt dei bei tempi – in realtà sforna congegni solidi, che in pista sono ben lodevoli (perché aggiungono un po’ di colore a un’oscurità wannabe-Berghain talora troppo ostentata). Il lavoro di scrittura è ben fatto, i pad atmosferici sono gustosi e appropriati, i suoni – anche se talora forse troppo “rotondi” – sono di alta qualità. A noi, piace. E pazienza se non passiamo per fighi a dirlo. 7,5
Damir Ivic
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Inland
“R-13”
Out-ER
Techno più sofisticata e più buona a piacere alla gente che piace è quella di Ed Davenport sotto il moniker Inland. Il che non è detto per sminuirlo. Perché comunque c’è gusto e stile. Paradossalmente, in questo EP la traccia di cui si poteva fare a meno è la title track, le altre di sicuro buone, compreso il remix electro-nebbioso di BNJMN. 7
Damir Ivic
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Silvie Loto
“Killing Time EP”
Rhythm Cult Records
Non esattamente il tipo di disco che ci si immagina di ballare in pieno giorno, durante la bella stagione, ma l’EP d’esordio di Silvie Loto su Rhythm Cult ha decisamente il suo perché. Fumoso, ipnotico e vagamente dub, ci ha convinti grazie a “Shét” su B2. Avete una data in programma dalle parti di Berlino nelle prossime settimane? Questo disco potrebbe fare per voi. 7
Matteo Cavicchia
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Diva
“Divadelica – Aperidiva”
INRI
Arpeggio moroderiano, cantati GARBati e il varco temporale affacciato sui ruggenti ‘80 dischiude le povte sotto la scritta al neon “Dove andiamo a ballare questa sera?” di demichelisiana memoria. I Diva confezionano un album per INRI che chiarifica come l’incastro tra basi dance e italiano è possibile e ballabile. 7,5 di anacronistica memoria socialista
Alessandro Montanaro
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AA. VV..
“Piada Vibes vol. 2”
Flexi Cuts
Il secondo capitolo della sempre più interessante label romagnola Flexi Cuts porta al suo bacino altri cinque artisti italiani. Il cocktail acido di DJ Rocca, la jam analog di Capofortuna, Joyfull Family in salsa deep house, Nasty Boy con la sua personale Chicago music e per finire il boss dell’etichetta Relative chiude in bellezza con una perfetta traccia killer per il dancefloor. 7,5
Ludovico Vassallo
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Milord
“Delta Waves Dimension”
Periodica Records
Enrico Fierro aka Milord è stato per molti anni una figura centrale a Napoli tra serate, radioshow e musica, con Whodamanny e il progetto The Normalmen e con MJ e sempre Manny per il tridente The Mystic Jungle Tribe. La sua prima prova solista è “Delta Waves Dimension”, un mini album riuscito molto bene che viaggia in ambienti sci-fi, slow funk crudo e analog electro. Dopo “Night Of Cheetah” di Mystic Jungle e “Nero Di Seppia / Scogliera” di Pascal Viscardi, Periodica Records assesta un altro bel colpo, l’ennesimo. 7
Ludovico Vassallo
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DJ Rou
“The Rou-tine” EP
Daphian Productions
Colpa mia se sono arrivato in ritardo sul secondo EP di quest’anno di DJ Rou uscito a fine Aprile per la Daphian. Dopo la parentesi two-step exotic con i Lite Orkestra, con “The Rou-tine” si ritorna nella casa di Jack a macinare beats in 4/4. In più c’è un remix di Minimono, meglio di così! 7,5
Ludovico Vassallo
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Pusha T
“Daytona”
GOOD Music
Il ritorno del guaglione sulla traccia: un disco, sette pezzi, tutti prodotti insieme a Kanye (presente anche in veste di feat con Rick Ross) e il solito grande stile. Pusha T è semplicemente il migliore a fare quello che fa e nonostante gli anni che passano e lo stupore che scema, ogni suo disco è sempre una sorpresa. Per gli appassionati di gossip: contiene almeno un dissing a Drake. Per tutti gli altri: The Game We Play e Come Back Baby sono due mine assolute (e la produzione dell’amico di Trump si sente di brutto). 8
Emiliano Colasanti