Franco D’Andrea Octet
“Intervals vol. 1”
Auditorium Casa Della Musica
Franco D’Andrea è ormai uno dei grandi vecchi del jazz italiano. Ma nella sua musica e nella sua visione di vecchio non c’è nulla: c’è sì una conoscenza to-ta-le degli alfabeti del jazz classico, ma c’è una vivacità, creatività e voglia di sperimentare, prendersi avventure e correre dei rischi che vorremmo fosse clonata in tutti i generi musicali, a partire dall’elettronica. A proposito: in questo Octet in organico c’è anche Dj Rocca. Presenza discreta ma appropriata la sua, ad effetti e turntable. Ma in generale questo “Intervals vol. 1”, registrazione in presa diretta di un concerto a Roma all’Auditorium, è un gioiello: sofisticato e complesso ma alla portata di tutti, pieno di cose preziose e senso degli equilibri, di raffinatezze ma anche di flirt col groove. Bellissimo. Dovreste obbligatoriamente averlo fra i vostri ascolti. 9
Damir Ivic
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Torsten Kanzler
“Home”
Bush Records
E’ curioso come, con lo scorrere del tempo, la techno più prettamente “tedesca” (quella non arty-industriale, quella pre-berghainiana) sia diventata una delle musica meno di moda del mondo, perfino fra i peggio tamarri. Eppure a Torsten Kanzler va riconosciuto il fatto di non essersi messo a fare altro, di non aver inseguito le mode. “Home” diventa così quasi un documento archeologico. Questo il suo pregio migliore: fotografia perfetta di quello che per anni abbiamo definito, con velato e compiaciuto snobismo, “techno crucca”. Per il resto, capisci perché ogni tanto le mode hanno un loro perché. Ogni tanto. 5,5
Damir Ivic
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Almamegretta
“Dub Box vol. 1”
Elastica
Chissà, visto il turbinio di revival e rivalutazioni quando finalmente sarà celebrata per davvero l’importanza degli Almamegretta nella musica italiana: uno dei gruppi che più ha sprovincializzato i suoni di casa nostra. Tra l’altro, tutta il nuovo filone etno dei producer di casa nostra (Go Dugong, Populous, eccetera) deve più o meno consciamente molto a loro. La Elastica prova a dare una veste da club “tribale” a un po’ di pezzi forti della band, con benedizione ed intervento diretto della band medesima: risultato non male (il lavoro migliore? A pari merito Funsui e FiloQ), anche se gli originali restano meglio. Ascolto comunque obbligatorio. Confrontarsi coi caposcuola è cosa buona e giusta. 6,5
Damir Ivic
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What So Not
“Not All The Beautiful Things”
Sweat It Out
Un disco bello, dall’inizio alla fine. Un disco davvero maturo, di chi ha ben chiaro chi è, dove vuole andare e cosa fare. Un disco di chi la musica l’ha masticata, ascoltata, assimilata e ripensata. Un disco in cui personalità che hanno fatto la storia della musica (Toto, Skrillex) si incontrano con produttori freschi (San Holo, Dyro), in una concomitanza sonora che non fa altro che arricchire il percorso musicale costruito in questo lavoro. Con virtuosismi in cui i generi si mescolano, creando sonorità omogenee e collaborazioni mozzafiato, What So Not con “Not All The Beautiful Things” ha aperto la strada a nuovi scenari. 8
Francesca Bortoluzzi
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Josh Pan feat. X&G
“Wait For Me”
Un Josh Pan nuovo, senza dubbio forte della collaborazione con gli X&G, con i quali ha già lavorato in precedenza, specie per quanto riguarda la celeberrima “Platinum” rilasciata nel 2016 per Owsla. Stessi nomi in campo, ma sonorità diverse stavolta: se qualche tendenza a sonorità più oscure era già stata manifestata in brani come “Nowhere”, è comunque facile pensare che il produttore statunitense abbia dato un ascolto davvero interessato agli ultimi lavori dei Fischerspooner ma senza dimenticare e privarsi di se stesso, ma sperimentando e giocando con la propria personalità artistica. 7.5
Francesca Bortoluzzi
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Rejjie Snow
“Dear Annie”
300 Entertainment
Venti tracce: troppe per un debut album che, tra hip-hop e R&B, racconta di un amore finito. Bello, a tratti eccellente, “Pink Lemonade”, “Désolé”, “Egyptian Luvr”, “Mon Amour” sono brani pieni d’atmosfera che convincono; il resto invece non del tutto, con picchi negativi che vanno quasi verso l’insufficienza. Gli investimenti di 300 Entertainment, Rahki (producer di “To Pimp a Butterfly”) e Kaytranada certificano le possibilità di questo rapper irlandese. 7-
Marco Del Sasso
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SOHN
“Hue/Nil”
4AD
La solita poesia malinconica e naïf di SOHN. Ritmi rarefatti, cantato basso per il primo pezzo, più verso la classica forma canzone il secondo. In entrambi, il solito crescendo ormai marchio di fabbrica pure per lui. Nulla di nuovo, sono suoni ormai standardizzati al suo stile, ma caspita quanta classe. 7
Mirko Carera
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Sean Kuti & Egypt 80
“Black Times”
Strut
Non ne capisco moltissimo di afro beat e similari, lo ammetto; penso però di saper riconoscere un buon groove. Sean Kuti, figlio di Fela Kuti, accompagnato dall’ensemble Egypt 80 qui ne piazza otto di congegni ricolmi di groove fatti a modo, uno dietro l’altro, uno più irresistibile dell’altro. Se siete sull’onda di un ascolto così incentrato sul “tiro”, potrebbe essere questa la buona scusa per dare più di un’ascoltata a questo album. 7,5
Mirko Carera
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Phoenix
“Fior Di Latte (A.G Cook Rmx)”
Glassnote
Parole a caso in italiano pronunciate con finto accento inglese da un cantante francese, e il boss della PC Music che ci ricama sopra intarsi di bubblegum pop e distorsioni plasticose: imperdibile. 8
Mattia Tommasone
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PRhyme
“PRhyme 2”
PRhyme Records
Eh ma che palle: ancora con questa old school, ancora DJ Premier? Eh. Il problema è che questi dell’old school mandano ancora a casa tutti. Beat classicissimi anni ’90, schratch, mega flow e barre che magicamente si chiudono come andrebbe sempre fatto. Ancora non basta? I sample del disco vengono presi tutti in toto campionando un unico compositore (Antman Wonder, per i più curiosi). Consigliatissimo. 8
Mirko Carera
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Young Fathers
“Cocoa Sugar”
Ninja Tune
Un disco di black music lontanissimo dai canoni della black music: noise, e intellighenzia elettronica si mischiano a pop, cori gospel rnb,un po’ di rap e tanti ritornelli. Ninja Tune serve uno dei dischi più entusiasmanti usciti in queste settimane; intelligente, fluido, morbido, ne riparleremo sicuramente a fine anno al momenti di tirare le somme sulla release migliori del 2018. 9
Mirko Carera
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Blawan
“North”
Ternesc
“North” è la prima traccia estratta dall’album di debutto di Blawan in uscita a giugno, “Wet Will Always Dry”. Cassone e modulari sparsi per quasi sette minuti, bene ma non benissimo. 6
Ludovico Vassallo
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Anthony Parasula
“Crumarjay” EP
Roots Underground Records
Anthony Parasula altro non è che Marcello Napoletano, e “Crumarjay” altro non è che l’ennesimo statement artistico di un producer italiano rispettatissimo, che per questa release viaggia su dei polverosissimi groove from Detroit. 7
Ludovico Vassallo
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Klaus Krüger
“Advanced Dance”
Halfway Ritmo/Early Sounds Recordings
Halfway Ritmo, in collaborazione con Early Sounds, ha riesumato delle registrazioni di Klaus Krüger, storico batterista dei Tangerine Dream e di Iggy Pop, mai pubblicate per più trent’anni. Ciò che ne è uscito fuori è l’album “Adavanced Dance”, che fonde in una sola materia sonora la visionarietà del musicista tedesco a suoni elettronici e a un piglio smaccatamente avanguardista. Tremendamente affascinante. 8
Ludovico Vassallo
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Simone Gatto
“No Regrets” EP
What Ever Not
Partiamo da “Silly Places”, dove c’è lo zampino di Orlando Voorn: bella traccia house soulful, niente male davvero. Poi Simone Gatto si perde un po’ con “Drums” ma riacquista il polso della situazione con “No Regrets” e la sua rielaborazione electro ad opera di Voiski. Il caleidoscopio funziona! 6,5
Ludovico Vassallo
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Various Artists
“Uneven Paths: Deviant Pop From Europe (1980-1991)”
Music From Memory
La Music From Memory di Jamie Tiller e Tako non ne sbaglia una, manco se gli tagli le orecchie a questi due. La nuova compilation di MFM analizza un determinato periodo musicale molto florido per una musica sui generis, estraniante e sperimentale, eppure allo stesso tempo incantevole e bellissima. Release da incorniciare. 10
Ludovico Vassallo
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DJ Rou & Lite Orkestra
“The Ambassador’s Way” EP
Cognitiva Records
DJ Rou dirige i Lite Orkestra in una musica “calda”, che è pensata, scritta e prodotta per situazioni chill con le luci soffuse e le candele accese sul tavolo. A far ballare ci pensano i remix di SofaTalk, Contours e Seb Wildblood, olè! 7
Ludovico Vassallo
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Marcos Cabral
“Nature Walk EP”
Dimensions Recordings
In un mondo fatto di tanta, troppa musica di plastica, Marcos Cabral è la luce per chi non può farsi bastare le sole emozioni “da dancefloor”. Deep house così fa tutta la differenza dell’universo. 9
Matteo Cavicchia
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Garden City Movement
“Apollonia”
Night Time Stories
Seducente, crossover, complesso… ma non eccellente. Riassumiamo così il debutto, in formato long play, di questo giovane trio israeliano conosciuto dai più per aver aperto i live di Bonobo, Caribou e Alt-J. Necessari più ascolti per apprezzarne dettagli e sfumature che lo distinguono dalla massa contemporanea di LP “sperimentali” concepiti tra r’n’b, jazz, downtempo ed elettronica. Ottimo da ascoltare e apprezzare in solitudine, manca ancora del carattere. 7-
Marco Del Sasso
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Astronomy Domine
“Deepwater Compilation Vol. 3”
Ovunqve
Profondo, introspettivo, mentale. Così si presenta il nuovo lavoro di Andrea Atzeni, in arte Astronomy Domine, per la sua Ovunqve. I suoi remix per Yuka & Electric Indigo raccontano un viaggio attraverso sonorità dark e ambient che accompagna l’ascoltatore alla scoperta della più profonda parte di sé. Un lavoro confezionato a regola d’arte. 7
Costanza Antoniella
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Kamaal Williams
“Salaam”
Black Focus
E se fosse il momento di una bella svecchiata anche alla fusion? L’anno scorso ci aveva dato parecchio dentro Thundercat; ora sembra sia il turno di Kamaal Williams che, fresco di break up da Youssef Dayes, torna con questa traccia anteprima dell’album (“The Return”) in uscita a fine maggio. Bel pezzo, belli gli stacchi, bello il groove, ma a me la fusion piace di suo. Sarà così per tutti ? 7
Mirko Carera
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CHVRCHES
“Get Out (The Remixes)”
Vertigo
Roosevelt che remixa i CHVRCHES non può non attirare la nostra attenzione: e il suo remix di “Get Out” è carinissimo e solare esattamente come ce l’eravamo immaginato, ti entra in testa e ti lascia il sorrisone. La vera sorpresa però è il remix di One Bit, che cambia passo e dall’originale lento e rilassato ricava una discreta bombetta che ci fa venire voglia di estate e festival open air. 8
Mattia Tommasone
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David Morales
“Needin’ U (Riva Starr Remix)”
Snatch! Records
Quando ti capita tra le mani un sample del genere è più facile sbagliare che azzeccare il remix. Riva Starr non si inventa nulla, lo porta a casa senza strafare, svecchiando suono e struttura di un disco che ormai si porta vent’anni sul groppone. Una versione del classico di Morales non certo rivoluzionaria ma che fa il suo sporco lavoro, la sentiremo girare parecchio. 7,5
Christian Vismara
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Diplo
“California”
Mad Decent
Parti citando i Cure e, insomma, viene un po’ da pensare che forse riusciamo a riavere il Diplo dei bei tempi, quello che rischiava e faceva accostamenti strani e ancora non aveva deciso di prendere manu militari le playlist pop di tutto il globo. In realtà “California” si ferma a metà del guado, ascoltato per intero: la scrittura è ancora paracula, ma c’è una cura del particolare che, insomma, è quella di chi non vuole fare solo canzonette (…e che non si vedeva da tempo, in lui). Insomma, sorprendentemente buono. Ma lontano da quello che potrebbe darci davvero, se la smettesse di cercare il ritornello facile-facile buono per fare l’headliner all’Ultra e negli scaffali di Walmart. 6,5
Damir Ivic
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The Maghreban
“01DEAS”
R&S Records
Ayman Rostom, aka The Maghreban, aka Dr Zygote: ok, con i moniker stiamo esagerando ma, vista la bontà di questo debut album, chiudiamo un occhio. Elettronica a tutto tondo ricca di sample analogici tirati fuori da vecchie registrazioni afro beat, reggae, jazz e breakbeat: un mix di generi e sonorità senza un fil rouge. Al primo play disorienta, ma poi convince rendendo “01DEAS” la risposta perfetta alla classica domanda: “Cosa posso ascoltarmi?”. 7,5
Marco Del Sasso
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AA.VV.
Hype On This (White Vol.2)
Universal Music Italia, Nameless Records
Se metti insieme voglia di sperimentare e forze fresche, nascono spesso progetti interessanti e importanti. E così è successo anche per “Hype On This (White Vol.2)”, che si piazza nel solco del precedente “Hype On This (Vol.1)”. Palese in molti pezzi, ora più che mai, la tendenza a guardare al mondo dell’elettronica made in UK, in una successione di brani dove Not For Us sembra essere il faro a tirare le fila del “discorso”. Menzione di merito, oltre che per quest’ultimo, e senza nulla togliere agli altri, per i Falling Apart, che nella loro “Overthink” sembrano aver trovato il giro e la melodia giusta. “Hype On This” è il perfetto showcase della giovane elettronica che avanza. 7
Francesca Bortoluzzi
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AA.VV
Protocol Vibes Miami 2018
Protocol Records
Non è certamente un segreto che Protocol Records abbia, da sempre, una tendenza a produrre tracce ottime da suonare sui main stage; figuriamoci se quest’indole possa mai mutare proprio alla vigilia del festival più atteso nel mondo della musica dance di quelle matrice, l’Ultra Music Festival. Ed ecco quindi che, anche quest’anno, la label di Nicky Romero ha rilasciato, in due tranche, “Protocol Vibes – Miami 2018”. A dare il via alle danze i Maximals, italianissimi ma ormai olandesi d’adozione (musicalmente parlando). E a continuarle Jakob Trice che, se con “Your Groove”, fa il suo (senza strafare), con “Ogien” fa e stra-fa, producendo una traccia dal sapore retrò ma ascoltabilissima e davvero originale: senza dubbio il pezzo migliore dell’intera compilation. Penso però che una label come Protocol Records, che può vantare un certo peso internazionale, debba andare alla ricerca di sonorità più interessanti di quelle proposte. 6
Francesca Bortoluzzi
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Barone Lamberto
“Giostrai”
Ascoltatevi bene il testo, guardatevi bene il video. Oh sì. In modo più o meno sottile, racconta molto bene la Weltanschauung che c’è dietro a questi anni di musica trap imperante. La cifra sonora (Branduardi meets Caparezza meets Nome Trap A Caso meets cassa in quattro alle giostre) è perfetta per la bisogna. 8, con amarezza
Damir Ivic