Justice
“Woman Worldwide”
Genesis under esclusive license to Ed Banger Records
Un anniversario, i primi dieci anni da festeggiare. Quindici canzoni, le più famose, mixate, remixate e ripensate e fuse l’una con l’altra. Un disco live ma senza pubblico e registrato in studio. “Woman Worldwide” è una celebrazione ben fatta e con i controcazzi, ci si diverte dal primo all’ultimo secondo, senza per forza avere come condizione il fatto di aver per forza amato i Justice. 8
Mirko Carera
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Blood Orange
“Negro Swan”
Domino Recording
Probabilmente uno dei dischi più belli dell’anno. Probabilmente uno dei dischi più noiosi dell’anno. Probabilmente uno dei dischi meglio scritti dell’anno. Probabilmente una delle più grosse lagne ascoltate nell’anno. Di solito quando al terzo/quarto ascolto si è ancora nel bel mezzo di questi dilemmi,sotto sotto c’è il disco interessante. Otto la mattina, quattro la sera, la media è 6.
Mirko Carera
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DJ Rou
“Vento”
Bosconi Extra Virgin
Uno dei dj italiani più in palla degli ultimi mesi: è Francesco Zaniboni aka il “ragazzo dell’Archivio” aka DJ Rou, il membro più vulcanico della già vulcanicissima crew Homequest. Se siete tra quelli che arrivano sempre tardi sulle cose, preferendo sbatterci la testa piuttosto che ascoltare un buon consiglio, allora passate oltre; altrimenti sul il volume e di corsa al prossimo party col bolognese in consolle. Sarà, come al solito, festa grande! 7,5
Matteo Cavicchia
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Mathame
“Nothing Around Us”
Afterlife
Il “suono Tale Of Us” è stato ubiquo per un bel po’, poi ha iniziato a diventare un po’ inflazionato (e infatti gli eventi Afterlife, all’improvviso, hanno iniziato ad incorporare colpi a sorpresa, vedi Floating Points all’Off Sonar nel 2017: che c’azzecca?). In realtà non va buttato il bambino con l’acqua sporca: la tech-house che suona da dio, che sa usare gli spazi, che mette dentro dei vocal un po’ emo, se fatta bene ha sempre un suo perché. Qui, ce l’ha. Mezzo voto in meno perché la title track mette dentro troppi elementi. 6,5
Damir Ivic
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Rina Sawayama
“Cherry”
Not On Label
Era tra i nomi che aspettavamo di più del defunto Radar festival della scorsa estate, ma purtroppo dovremo accontentarci del nuovo singolo della Christina Aguilera nippoinglese: poco male, perché la freschezza è la solita. Se vi piace il J-pop, o l’Rnb contemporaneo, o il pop fatto bene, pulito senza essere troppo leccato e orecchiabile senza essere troppo cheesy, con Rina Sawayama si va sul sicuro. 7.5
Mattia Tommasone
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Adryiano
“Dreams With EP”
Shallnotfade
Ok, il giro lo-fi house dei vari DJ Boring, Ross from Friends, DJ Seinfeld e compagnia sta iniziando a diventare un po’ ripetitivo e stucchevole, ma quando escono EP come questo, in cui delle quattro tracce non ce n’è una che non sia croccantissima, come si suol dire, “sticazzi se è sempre la solita roba“. Sample filtratissimi, groove asciutto, percussioni che filano come un treno e noi siamo a posto cosi. 8
Mattia Tommasone
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Souldynamic
“Mizar EP”
Excedo Records
C’è davvero poco da fare: quando si ha voglia di house music – oggi, in Italia – uno dei primi portoni a cui andare a bussare è quello dei Souldynamic, qui alla sesta release della loro Excedo Records. Due tracce, un unico inconfondibile mood…si va verso la fine dell’estate e i ragazzi non potrebbero farcelo vivere/ballare in modo più chiaro. 7,5
Matteo Cavicchia
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Luces
“Revelation”
Needwant
Needwant è da sempre uno dei capisaldi di quella che le persone giuste chiamano “hypnagogic house”, che ha fatto il botto con l’album di John Talabot su Permanent Vacation e che, da allora, è diventata un po’ stagnante. Plastic Plates e Amtrac, qui col loro progetto a quattro mani, non rivoluzioneranno certo il genere ma mettono assieme un paio di tracce molto piacevoli, che filano via lisce e si lasciano apprezzare. 6.5
Mattia Tommasone
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Max Graef
“Lo Siento Mucho Pero No Hablo Tu Idioma”
Tartelet Records
Dopo ben quattro anni Max Graef torna in casa Tartelet Records con un album nell’album che osa tantissimo. Un fil rouge che dia un senso al tutto veramente non c’è. Ci sono soltanto venti tracce che suonano tutto e suonano niente: c’è un po’ di juke, c’è un po’ di musica da videogiochi giapponesi, c’è un po’ di cyber reggae, ma alla fine quello che rimane è un gran mal di testa. 4
Ludovico Vassallo
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Bruce
“Æon”
Hessle Audio
Il 2018 per la Hessle Audio si sta rivelando sempre più bello e intenso. Dopo Pangaea e Joy Orbison adesso tocca a Bruce con il nuovo singolo “Æon”, che anticipa l’album “Sonder Somatic” in uscita il 26 Ottobre, sublimare il suono di una delle etichette inglesi più effervescenti di questi anni 2000. E lo fa in maniera impeccabile. 9
Ludovico Vassallo
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Bob Moses
“Battle Lines”
Domino
Risposta canadese (ma con base a LA) ai Disclosure, i Bob Moses di Tom Howie e Jimmy Vallance danno un seguito ai primi EP e al godibile debutto in lungo “Days Gone By”, del 2015, con un album che “tratta delle battaglie e dei sacrifici che tutti affrontiamo”. Confermata una certa eleganza nella rifinitura degli arrangiamenti, in “Battle Lines” un pop dal DNA sin troppo melenso e dozzinale prevale però sulle intuizioni dance del recente passato. A uscirne sconfitta è la voglia di rimetter su il disco nel lettore, peccato. 6
Elena Raugei
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Alfredo Mazzilli
“Supercinema 001”
Supercinema
Belle – e molto – le originals firmate Alfredo Mazzilli, già nostro Giant Steps nel dicembre del 2016, incredibilmente intenso il remix di Eric Cloutier: il resident del grande The Bunker di New York prende l’isteria e il vigore di “Thx1138” e li trasforma in un tappetone dub perfetto per gli afterhour più “educati”. Roba perfetta per fare mattina, ma anche per aprire le danze…insomma, un disco giusto giusto! 8
Matteo Cavicchia
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Pillowtalk
“All People”
Pillowtalk Music
Secondo album per i Pillowtalk, dopo “Je Ne Sais Quoi” che a distanza di quattro anni risentiamo ancora spesso con piacere. Il filone è sempre lo stesso, bassi rotolanti e vocal suadenti, e almeno un paio di tracce (“LAB” e “Taking Care Of Us”) sono di quelle che ti si piantano in testa e ti ritrovi a canticchiare ore, giorni, settimane dopo. 7
Mattia Tommasone
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Oliver Coates
“Shelley’s On Zenn-La”
RVNG Intl.
Musica elettronica sperimentale, la peggior definizione che si possa dare al terzo LP di Oliver Coates. Proviamo con musica elettronica sperimentale concreta, di ottima fattura dove violoncello, IDM e breakbeat si mischiano a synth e bassline che strizzano l’occhio al dancefloor. Tutto funziona alla perfezione e tutto è al suo posto come vuole la formazione accademica di Oliver; avremmo gradito qualche rischio in più a favore dell’originalità. 7.5
Marco Del Sasso
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Various Artists
“Studio Barnhus Volym 1”
Studio Barnhus
Nuova compilation per la label guidata da Boman, Pedrodollar e Kornél Kovács. Scrollando la tracklist saltano subito all’occhio le presenze di Dj Koze e John Talabot pronti ad eclissare i fedelissimi di casa Barnhus. In realtà le 19 tracce sono tutte degne di nota, attentamente selezionate per raccontare il carattere eccentrico e mai banale della label. Un rollercoaster di generi e bpm, un “che figata” ad ogni traccia che si tratti di pop, house, deep o elettronica. 7
Marco Del Sasso
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Giorgio Gigli & Bichord
“In The Meantime”
Informa Records
Il filone è lo stesso di “The Right Place Where Not Be”: ovvero non la techno spessa e consistente (ma con un tocco aereo e sinistro) con cui Gigli opera nei dj set, bensì le sospensioni ambient da pre-serata (sempre aeree e sinistre, però) del suo album da solista precedente. Qui si aggiungono i Bichord, con riflessi di voci ed umanità, ma è un tocco lieve. Bel lavoro, curato e calibrato, assolutamente. Ma il giorno che affonderà il colpo, allora sì che il dj/producer romano farà, o potrebbe fare, la differenza. 7
Damir Ivic
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Subjective
“Inkolelo”
Sony
È curioso come questa traccia sia passata sotto silenzio; o è la solita dimostrazione che le major fanno più fatica ad entrare in certi canali. Anche perché Subjective non vi dirà molto, come nome, però dietro c’è niente di meno che Goldie: che qui incrocia le armi creative col producer James Davidson, facendo vedere un’altra faccia di sé. Downtempo, etno-bass come va di moda ora, con però una tensione sottile che è il suo marchio di fabbrica. Antipasto non male, in attesa dell’album a fine mese. 7
Damir Ivic
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Brandon Coleman
“Resistance”
Brainfeeder
Volendo, uno dei tastieristi della band di Kamasi Washington in libera uscita solista, senza il peso di dover fingere di essere jazz-intelligente. Volendo, un disco che non dirà nulla di nuovo, inserendosi in quella traiettoria tra Zapp e Roger Troutman che, insomma, mette sempre di buonumore. Ad ogni modo, è fatto tutto comunque bene, ed è dieci volte meglio delle calligrafiche uscite di Dam Funk. Se vi piace il genere, imperdibile; se il genere non lo frequentate, comunque più che gradevole. 7,5
Damir Ivic
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Noname
“Room 25”
Self-released
Vi piace il rap contemporaneo da classifica, bello muscoloso, steroideo, con i synth e la batterie elettroniche profonde come l’oceano o come l’idiozia di un tamarro e il rap smozzicato ed essenziale? Bene: levatevi da qui. Fatimah Warner fa l’esatto contrario. Un po’ Me’shell, un po’ Digable Planets, un po’ molta intelligenza e delicatezza, un po’ tanto bello e ben fatto. Se lo fileranno in otto. Che è il voto che diamo. 8
Damir Ivic
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DENA
“If It’s Written”
Mansions And Millions/Normal Surround
A quattro anni dal debutto “Flash”, quello dell’infettivo singolo filo-M.I.A. “Cash, Diamond Rings, Swimming Pools”, Denitza Todorova – originaria della Bulgaria e operativa a Berlino – vira il suo hip pop in direzione sempre più morbidamente soul e produce la maggioranza dei brani da sola, per un laptop-album in spirito DIY, tra rapporti umani e comunicazioni digitali. Erlend Øye è di nuovo ospite, nella minimal ballad “Speculations”. Si fa ascoltare (“HMU”, “Fuck It”), ma difetta di mordente. 6
Elena Raugei
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Rone
“Mirapolis (Laurent Garnier Rmx)”
Infinè
Ci abbiamo provato, davvero, a fargli le pulci, a pensare che da uno come lui si debba pretendere sempre più del massimo e che questa mantrance stucchevole su cui si sono appiattiti i suoi set ormai da qualche anno ci abbia davvero stufati. Poi è arrivata la pausa e senza accorgercene come ogni volta eravamo con le mani al cielo, i lacrimoni agli occhi e il sorrisone. Garnier è sempre, sempre, sempre la solita garanzia. 7.5
Mattia Tommasone
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DJ Rush
“You Gotta Move”
Kne’Deep
Il maggiore non delude mai quando si tratta di sbattere i dancefloor in una lavatrice e di farlo con quel suo irresistibile sorrisone a trentadue denti. Nove tracce in un colpo solo, nove concentrati di sudore, sporcizia, swing e clap in battere sono un regalone per gli appassionati di techno gioiosa, ma è “At Sundown” che ci fa battere forte il cuore. 7
Mattia Tommasone
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Ben Sims
“Wired EP”
Synthesis
Ha un po’ perso il funk che lo contraddistingueva, ma Ben Sims rimane sempre un peso massimo della techno più muscolare, uno di quelli con cui si va sempre sul sicuro. Stavolta, però, a rubargli la scena è DJ Pepo: il suo remix della title track è un treno in corsa che riprende il synth ipnoticissimo dell’originale ma lo appoggia su un mare di percussioni che schiaffeggiano le orecchie degli ascoltatori da ogni direzione. 6.5
Mattia Tommasone
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Matter
“Convex”
Concrete Records
Sul B-side due belle breccole, non ce ne vogliano i cari Orphx che dall’altro lato remixano “Curvature”. Ma “Point Source” (specialmente lei) e “Axis” ci fanno voglia di andare al bar e ordinare un gin-tonic fatto bene e poi di fiondarci a centro pista. Ah, è piena mattina e siamo in ufficio a sbrigar conti su un foglio Excel? Sticazzi! 7,5
Matteo Cavicchia