Shura
“Forevher”
Secretly Canadian
Alla fine, sorprende più questo nuovo disco dell’esordio. Shura suona fresca con groove, e senza mai cadere nell’aspetto abbastanza classic lagnoso dell’rnb che invece sopporto poco. Influenze anni ’80, bella voce e melodie interessanti bastano a fare un ottimo disco? Sì, in questo caso sì. 7,5
Mirko Carera
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Martyn
“Odds Against Us”
Ostgut Ton
Una cosa meravigliosa di Martyn è che si tratta dell’unico artista che può finire sia su Brainfeeder che su Ostgut (…vi rendete conto?!), e questo restando sempre se stesso. La sua ricerca musicale va oltre, infatti: un mondo dove si intrecciano drum’n’bass, dubstep, UK Garage, jazz, soul, Detroit. Impossibile da definire, bellissimo da ascoltare. Ed “Odds Against Us” è una release della madonna. Tanto indefinibile, quanto della madonna. 8,5
Damir Ivic
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Young Thug
“SO Much Fun”
300 Entertainement
Il divertimento a crepapelle al settimo pezzo cominci a pensare sia solo il suo: a noi rimane un senso di noia vicino al fastidio. Potremmo dire che è bravo, ma non si applica. Oppure ci sono evidenti limiti velati dall’hype? 5
Mirko Carera
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Nérija
“Blume”
Domino Recording
Debutto pirotecnico del collettivo Nérija, altra punta di diamante della nuova cazzuta scena londinese del jazz. Scena da cui esce più o meno un disco al giorno, e in questo caso dischi così abili nel proiettare Miles Davis nel futuro ne esce forse uno all’anno. A nostro avviso imperdibile, con in più questo nuovo standard di risultare adorabile anche a chi di jazz ne capisce poco poco. 9
Mirko Carera
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Alfa Mist
“Structuralism”
Sekito
Ancora la cazzuta nuova scena londinese! Un po’ di beatmaking e tanto nu jazz per pianoforte si fondono in uno dei dischi più belli dell’anno. Non c’è nulla che non vada in questo disco che scende leggero leggero, fino ad ubriacarti completamente. Perfetto per cena e dopo cena a lume di candela rossa. Rossa! 8
Mirko Carera
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Fever Ray
This Country Makes It Hard To Fuck (Björk Remix)
In effetti, non sai se ammirare il coraggio, la voglia di scendere a zero compromessi: invece di acquietarsi con l’età, Björk da un po’ di tempo ha scoperto Arca, l’industrial, l’estremo, il rumore. “Folle islandese ‘sto cazzo”, insomma. Il rischio però è quello di entrare nella maniera: ma a dire il vero, c’era ben più maniera nella Björk successiva ai primi tre album (da lì ha fatto lo stesso disco per anni, decenni, secoli); quindi sì, per quanto non proprio gradevolissimo, approviamo questo take su “This Country” di Fever Ray (e nel frattempo Fever Ray e il fratello, che insieme son The Knife, hanno ricambiato il favore remixando “Features Creatures” di Björk: risultato meno interessante). 7
Damir Ivic
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Skream
“Song For Olivia”
Of Unsound Mind
Oli ha avuto una bambina di recente, e ok, siamo contenti per lui; ma in realtà siamo contenti più che altro perché per festeggiare ha messo da parte per un attimo la tech-house noiosa a cui si era dedicato negli ultimi tempi per tornare a ribadire, invece, che sa fare davvero davvero tutto. La traccia dedicata a Olivia è uno di quegli inni da braccia al cielo e abbraccioni che, ne siamo certi, farà scendere i lacrimoni di gioia a molti dancefloor. 6.5
Mattia Tommasone
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BROCKHAMPTON
“GINGER”
Question Everything
Un’inutile perdita di tempo, si prendessero una pausa: di riflessione, di studio, mistica. 4
Mirko Carera
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Rapsody
“Eve”
Jamia Records
Dopo il singolo con D’Angelo e GZA era lecito aspettarsi qualcosina di più. Questo non vuol dire che il disco sia brutto, anzi, regge bene per tutta la sua durata e le collaborazioni brillano. Si ferma però a sette perché ci eravamo fatti la bocca a qualcosa di più. Ma ok, non male. 7
Mirko Carera
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AA.VV.
“Sunny Side Up”
Brownswood Recordings
Esiste anche una scena jazz di Melbourne e non ha nulla da invidiare a quella londinese. A rappresentarla e divulgarla ci pensa Brownswood. Il risultato è di qualità superiore: non ci si annoia mai e anche se non si è molto affini al genere si batte il piede a tempo per tutti i brani. 8
Mirko Carera
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Raphael Saadiq
“Jimmy Lee”
Columbia Records
L’amicizia con Prince, D’Angelo e i The Roots si sente, ha un peso ed è tutta dentro un album ben cantato, ben suonato e con un groove spacca-radio. Ecco, forse un pelo troppo radiofonico per i palati fini e modaioli di adesso, ma comunque bellissimo.8
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Marco Passarani
“Ignition”
Unrelatable
Sì, viva Tiger&Woods, ovviamente, ma a essere sinceri a noi mancava tanto il Passarani solista. Non solo ci accontenta, ma per farlo dà via addirittura ad una nuova label personale: il primo statement è totalmente all’altezza, riportandoci il Marco tra Detroit, electro, solidità e melodie ariose che abbiamo amato ai tempi di “Sullen Look” e non solo. Quattro tracce una più solida dell’altra. 7,5
Damir Ivic
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Homeshake
“Helium Remixes”
Sinderlyn
A dispetto del voto di Pitchfork che grida vendetta, a noi il sophomore di Homeshake era piaciuto molto (anche se non come l’esordio). Ora, come da tradizione, a dare nuovo spolvero esce l’album dei remix e il lavoro è semplicemente entusiasmante. Dj Taye, Dj PayPal, Jessy Lanza, Laurel Halo, e qualche altro nome non di seconda importanza, portano lo “stoned effected” tipico di Homeshake sul dancefloor e il risultato è un ondeggiamento lento, piacevolissimo e un po’ schizzato.8
Mirko Carera
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Velvet Negroni
“Neon Brown”
4AD
Finalmente dopo “Confetti” arriva anche l’album d’esordio per il soulman di Minneapolis. Soul minimalista, fortemente influenzato dalle precedenti collaborazioni con Bon Iver. Ne parlano in pochi, ma il disco stupisce per freschezza, suoni e cantato. Per qualcuno/a potrebbe diventare compagno inseparabile dell’autunno in arrivo. Esce su 4AD, che è più di una garanzia. 7,5
Mirko Carera
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Miles Davis
“Rubberband”
Warner Records
Per anni sono stato contrario e contrariato da queste operazioni di ritrovamento di album perduti; poi, prima hanno aperto il vault di Prince (“Originals” di Prince è 10/10), dopodiché hanno riscoperto questo album inedito di Miles Davis uscito oggi. A produrre ed a finire il lavoro di un disco targato 85/86 e rimasto incompiuto, con il jazz di quel periodo, sono i produttori di quel periodo e il nipote di Davis stesso. Come suona? Molto catchy come raramente avete sentito Davis e alla portata di tutti. Un Davis non elitario, non “elevato”, che negli anni di quelle registrazioni collaborava e faceva tour con Zucchero. Commerciale? Forse, ma io non ci vedo nessuna fase calante. 8
Mirko Carera
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Steffi x Virginia
“Work A Change”
Ostgut Ton
Dopo una serie di EP più o meno consistenti e una tripletta di album davvero – questi sì – incisivi, Steffi torna su Ostgut Ton coadiuvata dalla voce e dalle idee di Virginia, sua spalla in alcuni dei suoi maggiori successi (“Yours” su tutti), con un lavoro che sa un po’ di punto di svolta. Più robotico e “sintetico” delle release precedenti, il doppio EP dal titolo “Work A Change” è anticipato da “Help Me Understand” e sa di invito a un nuovo, eccitante viaggio: in fondo Steffi è o non è una delle producer più talentuose di casa-Berghain? 7,5
Matteo Cavicchia