Dieci istantanee per raccontare il 2015. Dieci momenti salienti. Alcuni finiti su tutti i media, altri molto particolari. Alcuni di interesse generale, altri importanti solo e soprattutto per chi segue la club culture – un certo tipo di club culture. Una club culture che anche quest’anno ha continuato ad emozionarci, a farci amare la musica (sempre più a trecentosessanta gradi), a farci felici, a farci anche arrabbiare se necessario: perché le passioni sono fatte di sensazioni contrastanti. E di momenti. Di momenti, nel loro piccolo o nel loro grande, piuttosto significativi.
I robottini dei Chemical
L'”oooh” più candido, fanciullesco, anche ingenuo se volete, innocente, entusiasta: ecco, questo è quello che ti tira fuori il colpo di scena che c’è a tre quarti del live set che i Chemical Brothers hanno portato in giro quest’anno. Quando cioè appaiono i due robottini, pardon, robottoni sul palco. Giganteschi. Fatti come i primi robot-giocattolo che giravano negli anni ’80 – quindi meravigliosamente, ironicamente vintage. Sarà che non andiamo a vedere Madonna e gli One Direction, e che i fuochi&fiamme EDM li troviamo belli ma dopo un po’ prevedibili, ma insomma questo è stato il singolo momento più spettacolare vissuto nel 2015 in un live set. Il tutto per giunta al Sonar Noche, nel main stage, 25.000 persone e un entusiasmo infuocato; ma in quel singolo momento, tutte con l'”ooooh” stampato in volto… tutte, nessuna esclusa. Tornare bambini in un amen.
Roy Ayers a Jazz:Re:Found
Avere 75 anni, ed essere una belva sul palco. Un vulcano d’entusiasmo. Il concerto di Roy Ayers a Jazz:Re:Found è stato memorabile (e si dice lo stesso di quello tenuto a Dancity). Però il fotogramma che ci resta impresso è lui che, appena fuori dalle luci dei riflettori, chiede di farsi accompagnare sottobraccio nel backstage: da leone indomabile stracolmo di energie, a signore un po’ in là nell’età che si deve far accompagnare a braccetto per non inciampare in mezzo a fili ed angoli bui. Una rappresentazione plastica della magia della musica. Anche se non ai livelli di Iggy Pop, che sul palco è una belva inferocita ipercinetica e giù dal palco un signore con evidenti difficoltà motorie.
L’interruzione di Monegros Italia
Il chiasso delle opinioni c’è stato dopo: molte ragionevoli (speriamo che la nostra sia stata tale), alcune di pancia, alcune un po’ offensive, alcune inaccettabili); ma siamo convinti che chiunque abbia a cuore la club culture nel momento, in quel singolo momento in cui ha saputo quello che era successo a Monegros Italia e di come il festival fosse stato interrotto, per un attimo avrà sentito un grande gelo e commozione vera.
Il sold out di Club To Club la sera di Thom Yorke
(e il suo tappetino)
Quando è stato annunciato il sold out alla serata di venerdì della due giorni in Fiera Lingotto a Club To Club, a Torino, improvvisamente avete scoperto che i fan di Thom Yorke si moltiplicano improvvisamente per endogenesi (a nulla vale il principio per cui, se a un artista ci tieni così tanto da chiedere disperatamente ingressi last minute e biglietti sottobanco dopo che per settimane le prevendite erano aperte, beh, forse al suddetto artista non ci tieni così tanto, tieni più all’Evento). La risposta a tutta questa isteria ce l’ha data Thom Yorke stesso, nel backstage un’ora prima di salire sul palco: si aggirava serafico con un tappetino alla ricerca di un posto tranquillo dove fare yoga. Rock’n’roll!
E all’improvviso i cattivi siamo noi
Bello essere il caso giornalistico dell’estate. Sì, perché a ‘sto giro – in mancanza di qualche omicidio truculento in villette tranquille o stragi tra ricchi perversi – il giallo estivo sono state le morti per la droga quella delle discoteche (col corollario: le discoteche sono cattive, e il Cocoricò è la più cattiva di tutte). Cosa è rimasto di tutto questo? Poco, ovviamente. Una seria politica di informazione e prevenzione in Italia ancora non c’è; una legislazione realistica, sensata ed applicabile (e aggiungiamo: uguale per tutti) ancora non c’è; il Cocoricò c’è ancora, e speriamo resista, ma i problemi di ordine pubblico quest’estate in riviera guarda un po’ non sono mancati nonostante il Luogo Del Male fosse chiuso tutto il tempo. Quindi, a cosa è servito tutto l’allarmismo, l’isteria, il sensazionalismo? Speriamo sia servito almeno a far capire una cosa ai clubber più superficiali: assumere sostanze non è una passeggiata senza conseguenze. Cosa che i clubber (ma in generale: le persone) più consapevoli, guarda un po’, sanno già. Ma se passasse il principio che “Se assumi droga, muori!” sareste sorpresi nel vedere quanti politici, imprenditori, starlette, affascinanti attori, pacifici cantanti, bravi presentatori, semplici vicini di casa, grigi colleghi di lavoro e chi più ne ha più ne metta, ecco, scomparirebbero all’istante.
Elita e la chiusura col signor Gilles Peterson
Il dj set più atipico dell’anno, beh, probabilmente è quello di Gilles Peterson a chiusura dell’edizione 2015 di Elita. Atipicissimo in generale, tipicissimo per lui: una mescolanza senza soluzione di continuità di cose che c’entrano poco fra di loro, con l’unica caratteristica in comune di essere belle. Alcuni accostamenti erano talmente immixabili da dare vita a passaggi, oggettivamente, un po’ “equini”: ma la magia del momento era tale che, sinceramente, la cosa non dava fastidio a nessuno. Anzi. E’ stato probabilmente il momento più “adulto” di questo 2015. Un set di eleganza da signori, da gente che ascolta prima ancora di pensare al ballare. Ci arriverete tutti, eh, anche voialtri che oggi pensate solo, a serata finita, a dove diavolo si svolge l’after.
Il back to back dell’anno
(che non era in programma)
Back to back ce ne sono stati parecchi in giro quest’anno. Qualcuno buono ma un po’ al di sotto delle aspettative (Ben UFO e Jackmaster, ad esempio), qualcuno molto bello, ma uno solo trionfale e commovente – anche perché inaspettato, per quanto sotto sotto qualcuno ci sperasse. Stiamo parlando di Theo Parrish e Moodymann, nella notte del sabato a Jazz:Re:Found. Certo, fosse salito sul palco anche il terzo ospite di lusso della serata, Dj Premier, ad unirsi ai due simpatici ceffi allora si sarebbe arrivati all’apoteosi, blackness al 100% in lungo e in largo negli ultimi trent’anni di storia; però ecco, accontentiamoci. Anche perché è stata una roba fatta di emozione vera, e di sorrisi a sessantaquattro denti (quelli dei due sul palco, esaltatissimi) e a un migliaio e mezzo abbondante di menti e cuori (i presenti davanti al palco).
Quando hanno annunciato la Boiler Room
a Milano, e a Napoli
Quando l’hanno annunciata a Milano, in molti si sono scoperti vip (e non potevano non esserci, oddio oddio oddio!). Quando l’hanno annunciata a Napoli, in molti si sono scoperti scemi (e non potevano non esternare il loro becerume da stadio, che non si capisce bene cosa c’entri con la musica).
Giampiero Stramaccia che perde la voce
Qualunque cosa succeda, se Dancity – il festival umbro – si svolge regolarmente allora potete essere sicuri di tre cose: che avrà una delle line up più gustose, intelligenti ed originali d’Europa, che gran parte degli artisti resterà rapita dalla bellezza e dal calore umano del luogo e che Giampiero Stramaccia, storico direttore artistico della faccenda anche se ormai le responsabilità nel collettivo che porta avanti il festival si sono ramificate, perderà la voce. E’ stato così anche in questo 2015? E’ stato così anche in questo 2015.
Populous che invece non la perde
Uno dei live elettronici italiani migliori degli ultimi tempi (non a caso, con un sacco di date in carniere, come consuntivo di fine 2015). Se volete renderlo ancora più migliore – non si dice “più migliore”, ma noi lo diciamo lo stesso perché rende l’idea – dovete mettere sul palco una bella bottiglia di superalcolico. Populous, che già di suo è una delle persone più brillanti e divertenti della via lattea, diventa di una verve quasi psichedelica, quando si tratta di prendere in mano il microfono e parlare col pubblico. Hic. Chi c’era ad Elita e Spring Attitude sa di cosa stiamo parlando.