Alex Smoke, al secolo Alex Menzies. Un talento che viene da lontano, la Scozia è il suo paese natale. Posto particolare per un artista altrettanto particolare, Alex, figlio di una professoressa di musica, viene iscritto alla Durham Cathedral Choir School dove eccelle nella pratica del pianoforte, del violoncello e della batteria. Influenze importanti per la sua formazione musicale che fanno di lui più che un artista un vero scienziato della musica.
Cominciamo dagli inizi, la musica classica, il pianoforte, il violoncello e la batteria…che tipo di influenza hanno avuto sul tuo essere un produttore di musica elettronica?
Le influenze sono tutto e il fatto che le mie prime influenze siano legate alla musica classica ha significato molto in relazione al modo in cui faccio musica. Agli inizi creavo tutte le parti usando campionature orchestrali assegnandogli armonie diverse. Il lato positivo di questo è stato ottenere una buona base di armonia e melodia, ma anche l’avermi portato a pensare in modo strutturato, il che può essere difficile da superare. I tamburi sono stati un’eccezione perchè puoi sistemarli un pò come vuoi, il che è stata una grande rivelazione per me.
Oltre alla tua cultura musicale c’è stato un artista che ti ha particolarmente influenzato?
Le più grandi influenze le ho avute indubbiamente da Aphex Twin, Autechre e dalla vecchia techno di Detroit. Queste figure sono il filo conduttore delle mie influenze musicali, oltre, ovviamente, alla musica classica. In alcuni momenti sono stato influenzato anche da Matthew Dear, Mille Plateaux e Perlon.
Poco dopo la tua prima release su una label di Glasgow, la S.U.D., iniziasti subito la collaborazione con la famosissima Soma Records, cosa puoi dirci riguardo a questa esperienza?
A Glasgow, Soma è la label più famosa e quindi fui ovviamente emozionato quando mi chiesero di lavorare su remix o di produrre qualcosa. Mi ci sono voluti anni impiegati in tentativi e devo aver dato loro un centinaio di tracce di merda prima che pensassero che fossi pronto, ma una volta iniziato in Soma mi supportarono tutti e mi aiutarono a creare la mia carrieara. Soma è un etichetta classica e sono tutte grandi persone.
Il tuo primo Lp è stato “Incummunicado”, uscito su Soma Records, cosa ha significato per te questo album?
Era la mia prima opportunità di esprimere tutto quello che volevo dire con la musica e anche se le mie abilità da produttore non erano ancora completamente sviluppate avevo molte idee che volevo esprimere. Al tempo spesi, probabilmente per due anni, sei ore al giorno tutti i giorni in studio. Ero totalmente ossessionato. E’ stato il momento più eccitante perchè ogni volta che mi mettevo al lavoro scoprivo cose nuove e l’energia che hai a quell’età è incredibile. Tenni le dita incrociate e ad alcune persone è piaciuto.
Con la propria musica un artista vuole esprimere quello che sente dentro, le proprie emozioni, pensieri e sensazioni. I tuoi suoni sono sempre pieni di mistero, come avvolti nel fumo e nella tenebra, è questo quello che vuole esprimere Alex Smoke? Come descriveresti la tua musica?
La musica è unica nella sua capacità di influenzare le emozioni e ciò è la cosa che mi eccita di più. Ho sempre amato ballare e quindi, per me, far ballare la gente è importante, ma è l’emozione della musica la cosa che più mi interessa. Ci sono certi brani musicali per cui, quando li ascolto, non posso far a meno di chiudere gli occhi e provare una certa tristezza o amarezza (come l’inizio del Requiem di Mozart), sono queste le sensazioni che apprezzo di più. Detto questo sono anche affascinato dall’estremo opposto che è formato dalla struttura e dai puri elementi del suono, ecco perchè Autechre è così allettante per me. Questo non fa si che mi muova nella stessa direzione, anche se ascoltarlo è una soddisfazione totale. è la combinazione di questi disparati elementi che mi piacerebbe perfezionare prima di morire.
Da Incommunicando a Lux, tuo ultimo album. Puoi parlarci del tuo ultimo lavoro e di come si è evoluta la tua musica nel tempo?
Con Lux ho voluto creare un qualcosa che fosse il più libero possibile, senza preoccuparmi del fatto che appartenesse a quel genere piuttosto che ad un altro. A lungo andare lavorando in questo settore si rischia di incanalarsi verso una singola direzione, perdendo così la scintilla creativa. C’è sempre una certa pressione e si rischia di ripetere ciò che si ha già fatto in passato, cerco sempre di combattere questa tentazione. Ho lavorato molto sulla tecnica negli ultimi anni, per questo Lux è risultato un album molto più tecnico, usando processi molto più elaborati per ottenere i suoni. Solitamente componevo tutto molto in fretta, spesso ignorando la struttura del suono, ora ho imparato ad essere più paziente ed a creare ogni elemento come lo voglio. Non ci siamo ancora comunque.
Oltre che grande produttore sei anche un grande remixer, cosa si prova a riadattare pezzi di artisti del calibro dei Depeche Mode, Jay Haze e molti altri?
Remixare è una cosa che mi diverte, anche se ne rimasi deluso dopo un pò. Facevo musica che non mi rendeva felice. Da qualche tempo ho ricominciato ad apprezzarlo ed è veramente un privilegio poter lavorare su materiale di grandi artisti per i quali poche volte non è uscito un lavoro positivo. Quello che fa la differenza per me è avere una scadenza e avere idee certe di come vogliono il remix, solo così posso lanciare la mia creatività, approcciando il lavoro con mente aperta e vedere cosa ne esce.
Hum and Haw, la tua etichetta. Parlaci un pò di che progetto si tratta e dell’importanza di avere una propria etichetta?
Se si ha un’idea precisa della musica che si vuol fare e della strada che si vuole intraprendere allora avere un’etichetta su cui pubblicare è la cosa migliore possibile. Allo stesso tempo è anche un grande rischio che non ti ripaga e la gente può non capire la direzione che tu vuoi intraprendere. Bisogna aver fiducia in se stessi e agire come suggerisce il proprio istinto. La mia etichetta è stata davvero un duro lavoro, io son la persona peggiore per far pubblicità a me stesso, ma la gente che segue può vedere che è un progetto vero, non un qualcosa che segue le masse solo per pubblicare il prossimo tormentone.
Abbiamo parlato del passato, ma cosa fa Alex Smoke adesso?
Il mio obiettivo principale non è cambiato, ed è quello di far musica indipendentemente da un genere, cercando di combinare quegli elementi e quelle tecniche che mi eccitano di più, dalle classiche alle più sperimentali. Mi piacerebbe lavorare ancora su colonne sonore dei film, anche se non per le grandi robe di Hollywood. Voglio fare più musica prettamente classica, musica elettronica nel modo più libero possibile ed eventualmente combinare le due cose.
Passato, presente e ora il futuro. Progetti in rampa di lancio, nuove produzioni. Puoi svelarci qualcosa?
Ho avuto uno degli anni più intensi musicalmente parlando, ho appena finito un cd di campioni chiamato “Dexter Sinister” in cui ci sono loop e strutture sonore. Stavo lavorando anche su tracce per l’etichetta, sono tantissime e per questo l’uscita dell’album è stata ritardata per molto tempo. Il prossimo grande progetto è una partitura semi classica, semi elettronica per il film “Faust” di F.W. Murnau. La partitura principale è stata virtualmente completata, ora devo solo registrare con l’orchestra scozzese in tempo per la premiere del Glasgow Film Festival a Febbraio. La colonna sonora verrà anche pubblicata.
Ultima domanda, sapresti descrivere Alex Smoke in poche parole?
Il più fortunato bastardo vivente.
English version:
Alex Smoke, born Alex Menzies. He is a talent that comes from far away, Scotland is his hometown. Special place for a particular artist, Alex is son of a music teacher and early in is young age joined the Durham Cathedral Choir School where he exelled in piano, cello and drums. These were important influences for his musical growth, and makes him more than an artist, these makes him a scientist of music.
Let’s start from the beginning, classical music, piano, cello and drums…what kind of influence had on your being a producer of electronic music?
Your influences are everything really, and because so many of my early influences were classical it’s made a big difference to the way I make music. When I first started I wrote all the synth parts using orchestral samples first, then allocated the harmonies to different synths. On the plus side it has given me a good background in melody and harmony, but has also made my thinking quite structured which can be hard to overcome. The drums are the exception because you can play what you want, and that was a big revelation to me.
Besides your musical culture there was an artist who has particularly influenced you?
The big ones are undoubtedly Aphex Twin, Autechre and old Detroit techno. They run like a thread through all my music, along with the obvious classical influences. I was also heavily influenced by Matthew Dear, Mille Plateaux and Perlon at various times too.
Shortly after your first release on a label of Glasgow, the S.U.D, you began working with the famous Soma Records, what can you tell us about this experience?
In Glasgow, Soma are the most famous label so obviously it’s exciting when they ask if you want to work on a remix and release stuff. It took me years of trying though and I must’ve given them nearly a hundred crap tracks before they thought I was ready. But once it started, Soma were very supportive and really helped my career come together. It’s a classic label and they’re great people.
Your first LP was “Incummunicado”, released on Soma Records, what did this album mean to you?
It was my first opportunity to express everything I wanted to say with music, so although my production skills were still quite undeveloped, I had a lot of ideas I wanted to play with. At the time I’d probably been spending about 6 hours a day every day for 2 years in the studio working. I was totally obsessed. It was the most exciting time because I was discovering new things every time I sat down to work, and the energy you have at that age is incredible. I was just keeping my fingers crossed that some people liked it.
With his own music an artist wants to express what he feels inside, his emotions, thoughts and feelings. Your sounds are always full of mystery as shrouded in smoke and darkness, is this what Alex Smoke wants to express? How would you describe your music?
Music is so unique in its ability to influence emotions, and it’s that that excites me most. I’ve always loved to dance too so making people move is also important, but it’s the emotion in music that most interests me. There are certain pieces of music that I can’t listen to without closing my eyes and feeling a certain tinge of sadness or poignancy (such as the opening of Mozart’s Requiem), and it’s that feeling that I value most. Having said that I’m also fascinated by the opposite extreme which is pure texture and the elements of sound, which is why Autechre is so alluring. It doesn’t move me in the same way at all but it is totally satisfying to listen to. It’s combining these disparate elements that I really would love to perfect by the time I die.
We talked about Incommunicando, your first album and now let’s talk about Lux.Can you talk about your last job and how your music has changed over the time?
With Lux I wanted to simply make the most open-minded music I could, without worrying about “this genre” or “that genre”. The longer you work in this industry, the easier it is to be railroaded in a certain direction and to lose your creative spark. There’s a certain pressure to always be repeating what you’ve done before, and I really wanted to fight that temptation. I’ve also worked a lot on technique over the last few years so it’s a much more technical album, and uses a lot more processing to achieve its sound. I used to write everything very fast and almost totally ignore the texture of the sounds, whereas now I’ve learned to be more patient and get every element as I want it. I’m still not there though.
Apart from great producer you are are also a great remixer, what do you feel when you remix music for artists like Depeche Mode, Jay Haze and many others?
Remixing is a funny one for me as I got really disillusioned with it after a while. I was making music that I just wasn’t happy with. But I’ve started to enjoy it again, and it’s a real privilege to work on great artists’ music, even if I have made a bad job of a few! The main difference for me is that if you have a deadline and a certain set of assumptions about how they want it, then it can throw your creativity, so you have to approach the remix with an open mind and see what comes. I often have to do 3 or 4 totally different remixes to get one I’m happy with.
Hum and Haw is your label.Tell us about that project and about the importance of having your own label.
If you have a strong idea of what music you want to make, and the direction you want to go in, then having a label to release as you wish is the best possible thing. But it is also a big risk as it won’t pay you and people might not understand where you’re going with it. You have to have faith in yourself and just proceed as your instinct tells you. The label has been hard work and I’m really the worst person in the world at publicising myself, but people can see that it’s a genuine enterprise and is not simply trying to follow the crowd and release the next big thing.
We talked about the past, but what does Alex Smoke now?
My major aim still hasn’t changed, and that is to make music regardless of genre and to try and combine the disparate elements and techniques that excite me, from classical to experimental. I’d still love to work on film music too, although not in the “hollywood taiko drums, big strings” kind of way. I want to make more purely classical music and more overtly experimental music and eventually combine the two.
Past, present and future. Projects in the launch pad, new productions. Can you tell us anything?
I’ve had one of the busiest years so far in terms of music this year: I’ve just finished a sample CD called “Dexter Sinister” which is all loops and sound design. I’ve also been working on new tracks for the label, of which there are millions as the last album was delayed so long. And the next really big project is a semi-classical, semi electronic score for F.W.Murnau’s film of ‘Faust’; the main score is virtually finished and much of the sound design. now i just need to get it recorded with the Scottish Ensemble in time to premiere it at the glasgow Film Festival in February. The music will also be released on its own.
Last question, could you describe Alex Smoke in a few words?
Luckiest bastard alive.