Vi siete mai chiesti perché la Germania continua ad essere la bussola europea e mondiale dell’elettronica e della club culture in generale? Forse qualche risposta l’ho trovata, ma dietro questo grande movimento cosa c’è? La voglia di investire sul divertimento? Un paese culturalmente evoluto rispetto all’Italia? Questi grandi interrogativi sono stati posti ad un astro nascente dell’underground tedesca, Daniel Stefanik uno dei tanti prodotti della Germania che si sta conquistando platee importanti a suon di grandi set. Un genere molto ricercato, a tratti sperimentale fa del suo marchio di fabbrica una scarica pura di dub, tech-house e tutto ciò che rende le sue produzioni molto originali. Abbiamo chiacchierato con lui, guardate cosa ne è uscito fuori…
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Secondo te, perché la Germania continua ad essere un punto di riferimento della scena elettronica? E’ una domanda che tanti appassionati si domandano…
Sotto l’aspetto della musica elettronica, la Germania è al momento il posto ideale in cui trovarsi. E non soltanto per i tanti artisti che vivono qui, ma anche per la presenza di importanti industrie dell’hardware e del software musicale come Native Instruments o Ableton. Per quasi 30 anni,la gente in Germania si è confrontata con la musica elettronica, a partire dalla fine degli anni ’60 con “Tangerine Dream’’, “Can” o i “Kraftwerk”. Forse questa è la ragione per cui qui si è sempre un gradino sopra altri paesi. La musica elettronica è parte della cultura tedesca e qui calza a pennello.
Attraverso quale background musicale ti sei formato come dj?
Non ho mai avuto ambizioni da DJ, ho soltanto voluto fare musica, tutto qua. Da bambino a 4 anni, ho iniziato a imparare le percussioni alla scuola di musica. Più avanti, ho imparato da me a suonare la tastiera e la chitarra. Il motivo per il quale iniziai a fare il dj fu a dir la verità un grosso malinteso. Guardai il film “Beatstreet” con Harry Belafonte, che tratta di breakdance, hip hop e graffiti. C’era quel ragazzo che produceva i beat semplicemente con un giradischi e una drum machine, o almeno questo dicevano nel film, e questo era esattamente quello che volevo fare. Così vendetti tutta la mia attrezzatura, presi il denaro e andai da Hardwax a comprare dei vinili. Scoprii dopo che non c’erano loop su di essi ma soltanto tracce integre e complete. Tutto ciò però mi sembrò molto interessante e inizio così la mia passione da dj.
L’evoluzione del dj lo sta portando sempre più verso il digitale, è una normale evoluzione del mestiere o credi che troppa tecnologia in un set può essere deficitaria per un dj?
Penso che sia troppo se il tuo set sia composto solo di tecnologia. Innanzitutto, per me fare il dj significa selezionare la musica che io voglio presentare al pubblico e porla in un atmosfera che crei un flusso in modo da attirare l’ attenzione delle persone e farle sentire ispirate. Se ci sono solo growl, hissing e whooshing non c’è molta musica dietro. Inoltre questi effetti sono disponibili su tutti i set digitali. Sebbene sia aperto alla tecnologia, riesco anche a immaginare di usare il portatile solo sotto certe condizioni. Per esempio, non ha senso per me mettere musica di qualità e spendere tutto il tempo a cercare, cercare mentre tu dovresti pensare a suonare bene sul tuo set. C’è molto di più di tutto questo. Immagina quanto può essere noioso guardare un ragazzo che controlla la sua e-mail tutta la notte. In tutto quello che fai, devi essere vero, questo è l’importante.
L’ultimo LP è uscito sull’etichetta Statik Entertainment, come sempre succede nei tuoi lavori una particolare attenzione ad i suoni, cosa per te è importante nella cura di una compilation?
Sono seduto nel mio studio e tutti i suoni evolvono, avvolgendomi in un’atmosfera calda e creando un momento speciale. Durante il processo di produzione, questo succede quando mi concentro sull’atmosfera e sullo sfondo musicale e mi lascio andare. In proposito, “Reactivity” è stata la mia esperienza cruciale nel far avvenire ciò. All’inizio della mia carriera, ero tristemente troppo occupato dal pensiero di essere in sintonia con le tracce club del momento. Queste sono più facili da produrre ma non vivrai mai il piacere di questo momento speciale che ho descritto. Ed è molto triste.
Tra le tante collaborazioni ne citerei una in particolare, Butch, un top dj, è semplice lavorare con queste persone o la loro professionalità richiede sempre maggiori sforzi?
Hmmm…Non ho mai lavorato con Butch. Ho soltanto fatto un editing su una delle sue tracce. Mathias Kaden mi disse che non sarebbe stato in grado di suonare abbastanza bene l’originale e che gli sarebbe piaciuto averne un editing, quello che mi diede l’idea. Contemporaneamente, incontrai Nick Curly a Ibiza e gli raccontai della cosa, 2 giorni più tardi ricevetti un email da lui nella quale mi chiedeva quando avrei finito. Ma io non l’avevo neanche iniziato. Totalmente pervaso da quella idea che avevo in mente, andai dritto nel mio studio e produssi tutto in 2 ore. Però per rispondere alla tua domanda, non sarebbe per me stimolante produrre tracce con artisti famosi, perché fare musica per me è qualcosa di molto personale. E’ il modo per esprimere me stesso. Non ha a che a fare con chi è il migliore produttore ma con la traccia in sé. Ovviamente sarei onorato di fare jam session al fianco di Ricardo Villalobos o Vladislav Delay. Butch non è tra i miei preferiti. Ma una volta che sei nello studio, tutti sono coinvolti e devono fare la loro parte. Almeno, questo è quello che penso di ciò che è lavorare in gruppo.
Il tuo nome figura anche nella compilation di Sven Vath, due tracce sono state inserite: “Two” e “2 o’clock”, immagino sia stato un grande piacere far parte della famiglia Cocoon, sei stato contattato direttamente da Sven?
Certamente mi sento onorato e sono felice di questo. Finalmente uno dei miei primi eroi mi ha scelto, a dir la verità due volte, per la sua mix compilation. Non è stato Sven in persona a dirmelo, l’etichetta è stata a contattarmi. Ma farebbe differenza?
Ci fai 3 nomi di tracce o dischi che non mancano mai nella tua borsa?
Inner City “Good Life” (Carl Craig Remix)
Nathan Fake “The Sky Was Pink” (James Holden Remix)
Various Artists “8” (Autechre Remix)
Ci sono, dal tuo punto di vista, dj italiani che secondo te vale la pena seguire con particolare interesse?
Vale sempre la pena dare un’occhiata in giro per il mondo. Non mi piacerebbe confinarmi solo a un paese. Ogni paese ha la sua propria cultura e la sua unica scena club, che è sempre interessante. Parlando dell’Italia,sono un grande fan di Marco Carola.
Grazie mille, a presto!!!
English version
Did you ever ask yourselves why Germany always and probably will be the point of contact for european and worldwide electronic and club culture in general? Maybe I found an answer but behind this big movement what is the real answer? The continuous investing in this industry? Or is it a more evolved country compared to Italy? These big questions are being asked by an emerging underground German artist, Daniel Stefanik, one of the many artists made in Germany is conquering important stage presence throughout the european industry. A parular genre of music, that is experimented with dub, tech house trademarks and everything that makes it sound unique. We have discussed with him and here is what we have learned.
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Why do you think Germany continues continues to be the place to look up to regarding the electronic scene since a lot of fans ask that to themselves?
In terms of electronic music, Germany is the place to be in the moment. Not just because of the many artists that are living here, but also because of a lot of important companies for musical hardware and software, like Native Instruments or Ableton. For almost 30 Years, people in Germany are confronted with electronic music, starting in the late sixties with “Tangerine Dream“, “Can“ or “Kraftwerk“. Maybe this is the reason for always beeing one step
ahead of other countries. Electronic music is a part of german culture it just fits to Germany.
What was your background scene that helped you form as a dj?
I never had ambitions to be a DJ, I just wanted to make music, thats it. As a 4 year old child, I startet learning percussions at a school for music. Later, I taught myself playing the keyboard and the guitar. The reason for starting to dj actually was a big misunderstanding. I watched the movie „Beatstreet“ with Harry Belafonte, it’s about breakdance, hiphop and graffity. There was that guy, making beats with just a turntable and a drummachine, at least they said that in the movie, exactly what I wanted to do. So I sold all my equipment, took the money and went to the hardwax, to
buy records. Later I discoverd that there were whole, complete tracks on the records, and no loops. But that seemed to be very interesting for me and started my passion to dj.
Today’s dj evolution is continuosly evolving towards a digital era, is it a normal evolution for a dj or is it that the too much technology in a dj’s set is is too much?
If your set is made up of technology only, I think that’s to much. Primarily my understanding for djing is to select music that I want to present to the audience, put that in a consistent set and create a flow, to catch peoples attention, to inspire them. If there’s only growling, hissing and whooshing, there’s not much music left. Besides these typical DJ effects are available to all the digital Djs. Per se I’m open to that technology I even can imagine just using a laptop under some basic conditions, though. For example, it doesn’t makes sense to me, having music worth playing 20 weeks long and you’re all the time busy with searching and searching while you better should play a good DJ set. There’s much more to it! Imagine watching some guy checking his emails all night long, how boring is that. With everything you do, you have to be real, that’s essential!
On the last LP recorded by STATIK Entertainment that came out, it occurs that in your recordings you pay extreme attetion to the sounds, is that a big factor in your work ?
I’m sitting in my music studio and all the sounds are evolving, wrapping me up in warm music and creating a special moment. During the production process this happens when I focus on atmosphere and soundscapes and just letting go. In terms of letting go, „Reactivity“ was my crucial experience to let that happen. In the beginning of my career I sadly was to much occupied with the thought of establishing myselft with outstanding club tracks. These are easier to produce, but you won’t have the pleasure of that special moment I just described. Thats very sad.
From a lot of the collaborations that you did, I would like to look at one parular one working Butch, a known dj, is it easy to work with a well known person, does make you want to work better?
Hmm… I never worked with Butch. I just edited one of his tracks. Mathias Kaden told me he couldn’t play the original quite well, and he would have liked to have an edit of it, what gave me the idea. Coincidentely I met Nick Curly on Ibiza and told him about that story, 2 days later I got an email from him, where he asked when I have finished. But I hadn’t even started it yet. Totally flashed about that idea I right away went to my studio and produced the whole thing in about 2 hours. But to answer your question, it wouldn’t stimulate me making records with famous artists, because making music is something very personal for me. It’s my way to express myself. It’s not about who is the best producer, it’s about the track itself. Of course I would be honored jaming together with Ricardo Villalobos or Vladislav Delay, Butch is not my cup of tea. But once you’re at the studio everybody is involved and has to play his part. At least, that’s what I think of working together.
Your name is even in the sven vath records where you are featured on two of his tracks (two and 2 o’clock). I can only imagine that it was a great pleasure to be part of the cocoon club family, where contacted by sven vath himself?
Certainly I feel honored and am happy about that. Finally one of my early heroes chose me, actually twice, for his mix compilation. Sven himself didn’t tell me, but would that make any difference? The label contacted me about that.
Can you mention 3 tracks or record that you never leave at home before a party?
inner city “good life” (carl craig remix)
nathan fake “the sky was pink” (james holden remix)
various artists “8” (autechre remix)
Is it really worth following the italian dj movement? Who in particular?
It’s always worth looking all around the world. I wouldn’t like to restrict myself to just one country. Every country has its own culture and unique club scene, that’s always inspiring. Speaking of Italy, I’m a big fan of Marco Carola.
Thank you and see you soon!!!