Napoli, Londra, Barcellona, Berlino, Ibiza, Miami e potrei continuare, ma queste città hanno qualcosa in più con Davide Squillace e viceversa, sono infatti dove è più conosciuto ed amato per la sua musica, per il suo stile. Dj e sound engineer, ci ha concesso una bella e curiosa intervista per conoscere meglio i suoi progetti, le sue idee e i suoi pensieri sulla passione che sicuramente ci accomuna. Ah dimenticavo, finalmente ci ha svelato perchè “ErikOtanabE”…
A diciotto anni hai deciso di lasciare Napoli alla volta di Londra, dove ha avuto inizio la tua carriera di produttore. Perché proprio la capitale inglese e non Berlino? La scelta è legata alla tua passione per l’house music?
Ho scelto Londra perché era la città di riferimento in quel momento. Gli artisti da cui ero affascinato suonavano per la maggior parte a Londra, c’era in generale un grosso fervore per la capitale inglese.
Quanto è stato importante per te studiare “sound engineering”?
Quello che più mi ha spinto a voler studiare “sound engineering” è stata la voglia di apprendere la teoria dietro le strumentazioni che usavo, ho studiato acustica psicoacutica, elettronica e così via…
Insomma niente a che vedere con il modo della produzione inteso come creazione ed arrangiamento di una song. E devo dire che di quello che ho studiato della teoria ben poco ne ho applicato nella pratica. Il mondo della creazione della “musica elettronica” ha sue regole, che sono molto diverse da quelle per registrare una band o microfonare uno strumento a fiato. La sperimentazione è il fattore vincente nell’ “elettronica”.
Nei tuoi ormai quindici anni di carriera, il tuo sound ha spaziato dall’house alla techno, dalla minimal alla deep house. A tuo avviso, in base alla tua esperienza, cosa ci attende in questo 2010?
Domanda da un milione di dollari… Mi sa che in questo momento un pò tutti stiamo pensando al “next step” che la maggior parte delle volte vuol dire guardarsi indietro e riuscire ad elaborare in chiave moderna un qualcosa di già esistente…ciò non vuol dire copiare bensì farsi ispirare. Questo processo accade nel design di mobili, nel movie industry e cosi via… Per quanto mi riguarda i generi musicali si mescoleranno sempre di più.
Napoli e Barcellona ti hanno formato e cresciuto sia dal punto di vista culturale che artistico. Cosa hanno in comune queste due città, oltre ad essere due dei centri più vivaci del movimento undergound europeo?
Bè Napoli è stata colonizzata per tanti anni dai catalani, quindi sia esteticamente che come “mood” le due città si assomigliano moltissimo. Questo ha fatto in modo di farmi sentire a casa dal primo giorno che sono arrivato. Una delle cose che più amo a Barcellona e che mi mancava a Napoli è sicuramente il fatto di avere un Circoloco di amici che vengono da tutto il mondo, la diversità è un punto di forza della città e che sicuramente ti rivitalizza giornalmente.
Rappresenti uno degli artisti più “internazionali” che il nostro paese abbia mai sfornato. Oltre ad essere uno dei resident storici del Circoloco hai suonato praticamente ovunque, diventando negli anni una presenza fissa al Winter Music Conference, dove quest’anno presenterai insieme a Luca Bacchetti la vostra nuova label. Cosa dobbiamo aspettarci da HideOut nei prossimi mesi?
Collaborazioni con varie artisti e una cura approfondita sia dell’ aspetto musicale che di quello grafico.
Musicalmente non voglio che questo progetto sia etichettato, vorrei che la gente si aspettasse un prodotto di qualità più che un genere ben preciso. Siamo in un momento storico dove le cose cambiano in fretta e così il tuo “mood” e quello che ti va fare o proporre… Cosi vorrei fosse intesa la label, in continua evoluzione.
Lo scorso 6 Ottobre il Circoloco ha aperto e chiuso la sua stagione estiva attraverso un party memorabile che fa ben sperare per il futuro. Il prossimo 31 Maggio il Dc10 riaprirà i battenti, trasformando la settimana delle aperture in uno dei momenti più caldi della prossima stagione estiva. Pensi che ad Ibiza possa tornare quello spirito che ormai manca da qualche anno?
Ibiza è sempre stata caratterizzata da un libertà di scelte e visioni, questo sempre rispettando gli altri. In generale negli ultimi tempi cambi politici e nuovi progetti per l’ isola da parte dei nuovi governi avevano un pò fatto perdere questa libertà.
Nello specifico sono sicuro che una volta riaperto il Dc10/Cirocloco “alma” indiscutibile dell’ isola le cose ritorneranno sulla retta via.
Cos’è che ha inquinato un’isola, a lungo considerata il paradiso dei clubber di tutto il mondo?
Il fraintendere del termine libertà.
Il sottovalutare il rispetto dell’ isola.
Il potere politico usato in malo modo.
Ti abbiamo spesso visto dividere la console con Ali Dubfire e con Josh Wink, tanto che hai suonato all’evento firmato Sci Tec e Ovum al Matter di Londra e al party celebrativo dei quindici anni di Ovum. Vuoi parlarci rapporto che ti lega a questi due artisti?
Ad un certo punto del mio percorso ci siamo incrociati e piaciuti sia sul piano musicale/artistico che quello umano. Credo che questo ha fatto si che collaborassimo.
Ci siamo spesso chiesti perché “ErikOtanabE”. Vuoi svelarci l’origine di questo soprannome?
hehehe… si!!! Ho preso in prestito il nome di una personaggio dei libri di Banana Yoshimoto.
La dualità del personaggio, uomo dovuto diventare donna nella vita sentimentale e padre dovuto diventare madre per la perdita della compagna mi ha ispirato per quest’altro progetto.