Siete finiti qui chiedendovi chi sia Bézier? Benissimo! Portarvi nuovi nomi pseudo-sconosciuti su cui puntare ad occhi chiusi è una delle cose che ci riesce meglio e che ci appaga di più. Producer e dj Taiwanese/Americano, fondatore della crew poi divenuta label e party itinerante Honey Soundsystem (che ci ha regalato una delle più interessanti Boiler Room del 2017) e fiero attivista del movimento LGBT, Robert Yang sta per pubblicare il suo debut album. Otto tracce mature con un carattere forte e ben definito, elettronica analogica che non vuole identificarsi in un genere ben preciso come ci ha detto lui stesso. Le drum ci sono, i synth anche, gli 80’s sono dietro l’angolo cosi come il punk, il synthpop o il new romantic come lo definisce Bézier. Gustatevi “Organisation Maritime” traccia in anteprima per Soundwall e date un occhiata al profilo Soundcloud della Dark Entries Records per ascoltare gli snippet delle restanti che saranno disponibili dal 12 marzo in vinile e digitale. La lettura è interessante cosi come il personaggio.
Scorrendo il press kit due cose hanno subito catturato la mia attenzione: il fatto che questo sia il tuo debut album e il titolo “Parler Musique”. Dopo dieci anni di militanza underground sentivi il bisogno di pubblicare un LP o semplicemente hai avuto il giusto tempo e le giuste idee per farlo? “Parler Musique” non è un titolo scelto a caso, suona quasi come un manifesto con un messaggio specifico: “la musica parla per me e di me”. È cosi?
Iniziamo dall’album. La voglia di pubblicare un LP aleggiava da tempo nell’aria, a dirla tutta avevo già materiale pronto che andava finalizzato. Molte idee e molte tracce da completare che, se gestite diversamente, avrei potuto pubblicare già tempo fa. “Parler Musique” è un’osservazione riguardo la musica e il mondo che ci circonda. Potremmo discutere abbondantemente del mondo odierno della musica elettronica e di come, spesso, viene considerata materiale di consumo monouso, un semplice prodotto utile solo a creare guadagni, contenuti o curriculum. Questo è qualcosa di cui preoccuparsi. La musica presente in questo LP è stata concepita e creata per essere contro tutto questo. Trovo anacronistico e riduttivo pensare e cercare nella musica elettronica materiale esclusivamente da dancefloor.
Sei un multistrumentista cresciuto tra sassofono e Fender Telecaster che poi si è appassionato di djing, musica elettronica e synth analogici. Come il tuo background classico influenza la musica che produci e i tuoi live? Oltre a essere un produttore e un dj ti occupi anche di altro correlato al mondo della musica, come label management e organizzazione di eventi, altri interessi?
Il mio background è assolutamente utile. Già dai tempi del liceo le persone che mi circondavano spingevano per farmi esibire in competizioni scolastiche, questo mi ha fatto capire da subito quanto fosse fondamentale l’improvvisazione per avere confidenza e sicurezza con il risultato finale. Tutto quel lavoro è ancora valido oggi e mi rende facile individuare qual è l’idea buona su cui concentrarsi, molto utile perché quando produco ho moltissime idee da gestire. Quando suono dal vivo cerco di dare nuova vita e nuove interpretazioni alla mia musica, produrla e poi masterizzarla non vuol dire calcificarla in eterno. Ogni traccia ha una vita e un’evoluzione propria se lo si vuole.
Prima di questo album molti di noi ti conoscevano come uno dei tre Honey Soundsystem, trio di producer e dj californiani nato e cresciuto inspirandosi alle prime feste gay clandestine e alla storia della disco music. La cultura LGBT, piena di creatività e libertà, ma altresì ricca di problemi sociali e di accettazione, come ha caratterizzato la vostra storia e il vostro sviluppo? È stato difficile creare la vostra identità in un mondo pieno di clichés e solitamente associato ad altri tipi di party e sonorità?
Trovare un punto di riferimento per me è sempre stato qualcosa di sfuggente. Sono cresciuto nei sobborghi della California del sud, gay e taiwanese-americano: la mia cultura e la mia identità sono l’unione di tante realtà diverse non trovo un centro, qualcosa che rappresenti chi sono e cosa sto facendo. Spesso tutto questo si tramuta in errori, incognite e compiti da affrontare. Credimi, non è cosi liberatorio: ti senti fuori luogo, senza appartenenza. Durante un live ad Anversa una ragazza venne a chiedermi quale fosse il mio nome, poi scoppiò a ridere perché era troppo “da bianco” per una persona come me, ne discutemmo per dieci minuti. Ho visto dancefloor non gradire la mia presenza e svuotarsi perché la mia figura non era a loro familiare e ho letto commenti a miei video streaming che riguardavano esclusivamente la mia razza.
Ma tutto questo ti rinforza. I risultati si ottengono imponendo la tua presenza, forzando il pubblico ad andare oltre il mantello che nasconde la visione distorta che hanno di te. Tutto sommato devo dirti che sono più le esperienze positive che quelle negative, le persone sono generalmente sorprese quando mi vedono in consolle suonare la mia musica.
Ascoltando “Parler Musique” si nota subito come sia qualcosa di più articolato rispetto alle tue precedenti produzioni. Specialmente nella seconda parte dell’album troviamo pattern di drum strutturati e complessi che svelano ispirazioni punk, synthpop o industrial. Sei andato a pescare in nuovi territori? Quanto tempo hai impiegato a produrre questo LP?
Ho iniziato la produzione di questo album nel febbraio 2017 completandolo poi a maggio. Ho modificato il setup del mio studio casalingo a Tenderloin, San Francisco, creando un ambiente più claustrofobico, organizzato quasi come fosse un classico ufficio. Per motivi di spazio ho scelto di realizzare il tutto utilizzando esclusivamente la strumentazione che solitamente mi accompagna nei miei live, cosi ho iniziato a produrre tutte le tracce come se stessi suonando dal vivo.
Per quanto riguarda le sonorità ho, ancora una volta, scelto di ricreare le sensazioni che si hanno assistendo ad una performance live, senza tralasciare la tendenza che oggi ci sta portando a una monocultura musicale. Ho quindi creato strati di idee e suoni ben distinti per poi miscelarli cercando di contrastare la definizione di genere musicale.
Ti dedicherai alla tua carriera da solista con tour, dj set o live come quello della scorsa settimana al Panorama Bar o tornerai ad essere uno dei tre Honey Soundsystem? Ci sono remix in programma per “Parler Musique”?
Ad oggi la data del Panorama Bar era l’unica in programma ma durante l’estate io e i ragazzi del Honey Soundsystem torneremo in Europa per alcune date. Per quel che riguarda le mie prossime uscite posso anticiparti un EP di sei tracce per la CGI Records di Matt Weiner e, a seguire, un’uscita per la Dischi Autunno di Jennifer Cardini. Un anno discretamente produttivo, dai.
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And you, already know Bézier? No? Nice! We are glad to introduce you that Taiwanese-American musician, Robert Yang, who is also part of the Honey Soundsystem crew. His debut album “Parler Musique” will be published next March 12th on Dark Entries records; an organic and super interesting mix of punk, synthpop, jungle and new romantic. We chatted with him about the album and its background and we chose “Maritime Organization” as a Soundwall premiere.
Two things catched my attentions when i received the album and the press kit: first it’s your debut album, second the title you choice, “Parler Musique”. After ten years on the scene you had the necessity to release an LP or just planned it cause have the right ideas or time? “Parler Musique” sounds like a manifesto, “music talk for me and about me”, it’s true?
First on the album: there was always a focus to release a full album. In some ways, maybe I already have. But we needed to build up to it. There were a lot of different ideas and tracks floating around and perhaps if managed differently could have seen an earlier album. “Parler Musique” is perhaps,a remark with all that is ongoing with music and in this world. It is a lot of chatter, and a movement to see electronic music as disposable and consumable. It’s music as a product- music you make for revenue, content and a business card. This is something that does concern met. The music presented in this album is anti all of that. When this music is only being scanned for what is suitable for the dancefloor, I think this is a completely backwards approach to appreciation.
You are a multi-instrumentalist musician grew up between saxophone and Fender Telecaster and then passionate about djing, electronic music and analog synth. How your “classical” background help you to produce and perform live, it was useful? In addition to being a producer over time you worked into label management and organizing events all things linked to music, also have other interests?
Training definitely helps. I was prompted to play music on the spot in school competitions or rehearsals. It was a lot of training to improvise and figure out how to be confident in your output. That training still holds true today. Similar to improvising, you’re trying to zero in on the idea that matters. And I’m managing a lot of different ideas when I’m producing. When I play live I want to present a twist on some of those productions. This music isn’t calcified after it’s mastered and digitized. It takes on a life of its own- if that’s what you want for it.
Before this solo album we all knew you as a member of the Honey Soundsystem, a trio inspired by pivotal gay underground parties and dance music history. How has the LGBT culture- full of freedom, creativity but also their problems with society and “acceptance” influence your/yours music? Been difficult to create one’s own identity in a world full of clichés usually combined with other sounds and parties?
Trying to find a reference point for me has always been elusive. I’m a gay, Taiwanese-American who grew up in the suburbs of Southern California. I have hyphens slicing up my culture and identity. There is no center that exists for what I am trying to do or present. And it is not liberating a lot of times-it is a lot of tasks, unknowns, and mistakes. Compounded on that, you get this feeling you’re out of place or don’t belong.
At one gig in Antwerp a woman came up to me to ask me what my name was and laughed at how ‘white’ it sounded on a person like me. She said “that couldn’t be your name”. And we had an argument about it for ten minutes. I’ve seen an exodus on the dancefloor before I could even get a track started because I wasn’t familiar. I’ve read comments on live video streams of me while DJing that focused exclusively on observations about my race.
But it’s also a bit empowering. There’s some kind of recognition happening, and you’re forcing people into seeing you, bringing you out of a distortion cloak. Overall, it’s been more positive than negative. People are generally pleasantly surprised when they see me behind the decks and playing the kind of music I do.
Talking now about the “Parler Musique” LP, it sounds something different and more complex then the previous Bézier’s EP. Especially in the second part of the album we find complex and structured patterns of drums sounds like a punk, synthpop or industrial inspirations, you enjoy exploring new sounds? How much time did you spend on producing this LP?
This album started incubating in February 2017 and completed in May. I setup my studio a bit differently, in my apartment closet in San Francisco’s Tenderloin. The workspace is much more claustrophobic, and a lot like an office cubicle. Instead of using all the analog gear I had collected, I decided to use only my live setup since that is all that could fit in the closet. I started building tracks for all my songs as I would for a live set.
For the sound of the album, I wanted to recreate the energy from a live performance, but also comment on the increasing trend towards a monoculture in music. So, I went about layering ideas that seem contradictory to what genres should blend.
You will focus on the solo career with a tour, dj sets and live shows like the one you just did at Panorama Bar (Italy also?) or you will be back as part of the Honey Soundsystem, so, what programs do you have for the future? Planned some remix packages for “Parler Musique”?
Right now, Panorama Bar is the only gig of this tour but over the summer I join the rest of Honey Soundsystem for some dates in Europe. As far as future releases, there will be a 6 track EP for Matt Weiner’s (TWINS) CGI Records out of Atlanta and then another release for Jennifer Cardini’s Dischi Autunno. It will be quite a productive year!