L’hanno scoperto per primi i Modeselektor in persona, che l’hanno voluto nel volume 3 della loro Modeselektion. Born In Flamez si presenta come un personaggio estremamente enigmatico, sia nell’aspetto, sia nel modo di esprimersi, sia dal punto di vista strettamente musicale: il suo EP di debutto uscirà a metà ottobre sulla berlinese UnReaL Audio ed è un bell’affondo nella suggestione malinconica e nell’alienazione postmoderna. Suoni corposi e profondi, eppure non pesanti. Semplicemente frutto di una sensibilità riflessiva e critica sul mondo contemporaneo. Vi spiega tutto in ogni dettaglio lui stesso, con parole accuratamente selezionate, nella sua prima intervista ufficiale che ospitiamo oggi in premiere, insieme all’esclusiva del brano più caratteristico dell’EP. Sono quelle cose molto caratteristiche e difficili da spiegare in cui ci imbattiamo così spesso nei tempi moderni, e la cosa che ci piace di più è che ti mettono alla prova in prima persona. Nell’ascolto e nella possibilità di comprenderlo fino in fondo. Provateci anche voi.
Born in Flamez?
È un commento socio-politico allo stato di salute del mondo di oggi. Ho l’impressione che il mondo stia bruciando e ognuno di noi sia in qualche modo “in fiamme”. Ma è anche il titolo di un film che raccomando a tutti di vedere. Uno sci-fi femminista degli anni ’80 che narra la storia di una utopica rivoluzione queer. Riassume tutto quello che il mio progetto rappresenta: il ritorno dell’utopia in musica; il godimento della critica teorica riportata in pratica.
Come descriveresti il tuo sound?
Molto emozionale. Fragile. Intenso ma non senza speranza. A volte etereo, a volte conflittuale. Giustappone l’onnipotenza del silenzio col verdetto della parola. Parla della bellezza del rumore e del problema della definizione. Io lo chiamo post-pop.
Vuoi dirci qualcosa sulla traccia in premiere?
“Easier Like That” è il pezzo più personale dell’EP. Parla di disturbi di personalità multipla in una relazione perduta. Ma anche di superare il tuo passato.
L’artwork è affascinante, mette in gioco una bella tensione tra organico e digitale. Com’è nato?
L’idea dietro Born In Flamez è un cyborg, un non-spazio, lo spazio delle idee utopiche collettive, invece che qualcosa come un corpo. Questo è espresso dalla parte digitale, che si confronta con immagini dal reale, dal mondo in cui viviamo e che ascoltiamo. Potrebbe essere un’idea immaginaria, ma l’idea è legata a concetti molto reali, come la natura e il significato della rappresentazione. Ma anche sesso, genere, identità.
L’EP di debutto “Polymorphous” uscirà su UnReaL Audio il 13 ottobre. Cosa dobbiamo aspettarci?
Boom, boom! Più “nati in fiamme” di sicuro. Ma posso dirti anche questo: “Easier Like That” è la canzone più eterea dell’EP. La titletrack suona più come una lenta ma dolce bruciatura industriale, e c’è anche un feat con la multisfaccettata Perera Elsewhere, “Dreams”. Arriva come un’opera d’arte: un frattale inciso nel vetro. L’ho appena visto, è magnifico!