“I Have What I Gave”, questo il titolo del nuovo album di Bottin in uscita su 2MR venerdì 6 ottobre. Abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con il produttore veneto per farci raccontare aneddoti e dettagli riguardo il suo ultimo lavoro, il tutto arricchito da una Premiere. “Stellar Parade”, col prezioso featuring di Alexander Robotnick, è il titolo del nuovo brano estratto da “I Have What I Gave” che segue il successo estivo “Y–A–M–L” e il già noto “Perfect Mind”. Riguardo quest’ultimo Bottin ci fa sapere che: “È nato come collaborazione con un’amica e artista da poco scomparsa, Chiara Fumai, una donna intelligentissima e meravigliosa. La voce di Chiara è stata però cancellata e sostituita con dei sintetizzatori vocali, che riproducono la prosodia, i tempi (ma non il timbro) della versione umana.”
Venerdì uscirà il tuo nuovo album “I Have What I Gave” su 2MR. Rispetto al tuo ultimo LP “Punica Fides” ho subito apprezzato una maggiore cura dei dettagli e della produzione in generale percependo un’unica cifra stilistica che attraversa tutto l’album, sbaglio? In che modo ti sei approcciato a questo nuovo progetto? Suona come un lavoro istintivo, creato di getto.
L’attenzione al dettaglio, che molti ritengono un pregio, è in realtà uno dei miei difetti peggiori. La ragione della mia pignoleria pare sia da ascrivere alle stelle, ma credo con la volontà si possa anche riuscire a cambiare il proprio segno zodiacale.
“I Have What I Gave” ha avuto una gestazione intenzionalmente rapida, un anno e mezzo, proprio per sfuggire alla trappola del dettaglio. “Punica Fides” raccoglieva il lavoro di diversi anni ed è un disco che veniva dal club, o meglio voleva prendere in giro gli stilemi della musica da club, per questo aveva tinte forti, a partire dal quadro in copertina. Nel nuovo album invece ho lavorato a quasi tutti i brani contemporaneamente, cosa che in genere non faccio, e forse si sente. È un disco vagamente più introspettivo ed essenziale. Essenziale magari non nel risultato ma nella volontà e nel processo. Sicuramente lo è nell’immagine di copertina che ho trovato già pronta su un muro della mia città, anzi mentirò dicendo che è l’immagine ad aver trovato me e a suggerire il resto. Nel frattempo è stata vandalizzata, le hanno tolto gli occhi e la bocca, poverina! L’idea che il disco preservi anche il lavoro di un artista anonimo è certamente consolatoria.
“I Have What I Gave” non è un titolo a caso. In questo album hai raccolto tutte le tue esperienze musicali e personali? Parlo dei tuoi studi, del background da produttore per artisti come Dalla o la Rettore e delle fonti d’ispirazione che avrai raccolto girando i quattro continenti.
Il titolo è un motto d’annunziano, scritto all’entrata del Vittoriale. Un riferimento privato ma anche politico: il dare, il donare. Mi hanno riferito che Sasha Grey ne ha fatto una maglietta che vende sul proprio sito. Anche lei sarà stata al Vittoriale e ne avrà tratto le proprie conclusioni. La mia musica (tranne quella che faccio con i Cristalli Liquidi) non parla mai di esperienze, semplicemente perché non parla affatto. E’ musica astratta e in quanto tale può essere utilizzata da chi l’ascolta come meglio crede. Sicuramente è musica fatta con dolcezza e cura, ma non mi illudo che venga ascoltata con attenzione. D’altro canto i dischi ormai sono diventati oggetti d’arredo. Quando la musica gocciola dai rubinetti, il supporto fisico ormai rappresenta solo se stesso e chi lo accumula. E’ il ritorno della merce dura e pura, baby. Sto divagando, o forse no. “I Have What I Gave”, avere ciò che si ha dato soprattutto in senso fisico, oggetti e corpi scambiati o donati ma comunque passati di mano e di bocca, a volte anche a migliore o a peggior vita.
Con Lucio Dalla ho collaborato come arrangiatore e assistente alla regia, ma eravamo più che altro amici e questo è il ricordo che ho di lui, non tanto il lavoro. Per Donatella Rettore, che è una bella persona, ho fatto un remix di “Splendido Splendente” usato poi come sigla televisiva. Una cosa non di arte ma di mestiere, quindi autentica. Questo disco invece è sotterfugio e canto di sirene come tutti i dischi degli artisti e in generale tutta l’arte che si dipana nel tempo, le performance, i video, le canzoni.
“Y-A-M-L” è stato il primo singolo estratto dal nuovo album ed ha avuto degli ottimi feedback, ti aspettavi un risultato simile? Oggi che traccia hai scelto per la nostra première?
“Y-A-M-L” è un brano pop sbagliato. Ha una storia lunghissima e una vita breve: dura infatti pochi minuti. E’ l’unica canzone del disco immediatamente riconoscibile come tale. Mi aspettavo un risultato simile? Mi aspettavo un risultato maggiore, ma in queste cose non ci azzecco mai. Mike Simonetti (che con Adam Gerrard dirige 2MR) ha detto alla radio (forse battendosi il petto, ma in radio non si vedeva) che è l’unico brano pop che mai pubblicheranno sulla loro etichetta, ma vatti a fidare degli amici.
Il brano che ho scelto per la premiere è “Stellar Parade” feat. Alexander Robotnick. Con Maurizio (A.R.) lavoriamo spesso insieme. In questo album “Stellar Parade” è forse il brano piú il linea con le mie produzioni space disco per Italians Do It Better ed Eskimo. E’ stato registrato quasi completamente a Firenze nello studio di Robotnick, poi la stesura originaria è stata traghettata verso un mondo dub acquatico nel mio studio di Venezia, dove sono stati aggiunti anche dei sottotemi e ulteriori strati di sintetizzatori. Oltre a “Stellar Parade”, Robotnick mi ha passato una cartella con suoni da lui creati che ho saccheggiato abbondantemente e usato in altri brani del disco. Grazie Maurizio.
Bene, dopo aver parlato del nuovo LP chiudo chiedendoti se ci saranno anche delle date live a completare il progetto e come le stai organizzando.
Prima o poi cederò alla tentazione di fare anch’io un concerto elettronico, per adesso mi diverto ancora a pontificare con i dj set (questo fine settimana a New York e Detroit) che sono sempre molto liberatori. In un live temo mi angustierebbe il non poter scendere dalla scaletta.