Un percorso che ripercorre la storia della musica elettronica, della techno in particolare, quella nata a Detroit e sviluppatasi poi in tutto il mondo. Quella che, in un modo o nell’altro, sarà per sempre fonte di ispirazione per ogni artista; che resterà in ogni caso sempre più “pura” e vera e che sarà in grado di collegare, come un filo invisibile, gli artisti e i posti anche se a migliaia di chilometri di distanza gli uni con gli altri. “The Hi-Tech Mission”, l’album d’esordio di Mattia Trani, è un inno alla città in cui tutto nacque e a tutto ciò in cui poi si evolse; è quel collegamento ben saldo che rende più vicini gli Stati Uniti all’Italia, Detroit e Bologna in particolare. Perché il lavoro è li che è stato svolto, in studio a Bologna, ma ascoltarlo ti trascina immediatamente dall’altra parte del continente; dove la techno nacque appunto.
Le nove tracce che compongono l’album, formano un percorso vario e per niente banale, ricercato e ben strutturato, caratterizzato dall’alternarsi delle ritmiche della Detroit a quelle più vivaci e tipiche della drum’n’bass, dai suoni caldi della jungle miscelati a quelli più crudi e futuristici della new school. Dalle chiare influenze dell’acid, e dal beat della trip hop, da atmosfere melodiche abbinate ed altre più crude. L’intero album è un mix di old school e sonorità più moderne, è una ricerca naturale e non forzata che scava nel passato ma trova risposte nel futuro. E’ un inno a tutto ciò che è stato, e ancor di più a tutto ciò che sarà.
Per farvene un’idea in attesa della sua uscita prevista per il 13 maggio su Pushmaster Discs, label della quale Trani è fondatore, potete ascoltare in anteprima la traccia numero sei di “The Hi-Tech Mission”, “The Detroit Student”; quella che “spezza” il disco grazie al suo ritmo carico, vivace, dettato da una forte carica energetica e che funge da collante tra la prima e la seconda parte della raccolta.