Bazzicare sempre le stesse lande musicali può venire a noia, soprattutto in ambito “dance”. Si sente la pressione di dover proporre qualcosa che faccia a tutti i costi divertire e ballare il pubblico, magari anche quando non sempre il proprio stato d’animo spingerebbe a farlo. In risposta, si risponde o smettendo di fare musica o virando su generi completamente differenti, come nel caso dello statunitense Francis Harris, da anni residente a Brooklyn.
Producer, dj e organizzatore di eventi, conosciuto durante i primi del 2000 col moniker di Adultnapper e inseribile in un filone deep/tech-house oscuro e melodico di nicchia, Harris ad un certo punto della sua carriera decide di fare a modo suo, seguendo il proprio sentire e iniziando a comporre qualcosa di totalmente diverso dagli esordi. Nel 2011 fonda con Antony Collins la label Scissor and Thread, attiva sino agli inizi del 2017, buttando fuori uscite di artisti emergenti dalle sfumature stilistiche poliedriche, incrociando strumenti e sperimentazioni elettroniche. L’etichetta viene anche utilizzata come piattaforma per il progetto deep house Frank & Tony. Nel 2012, sentendosi spinto a cambiare attitudine verso il mondo del clubbing e dell’intrattenimento, soprattutto in seguito alla morte del padre, fa uscire il suo primo LP “Leland” in cui usa per la prima volta il suo vero nome, abbandonando una volta per tutte il suo “spensierato” alter ego Adultnapper.
Ed è così nel 2015 che esce il primo LP di Aris Kindt, “Floods”, progetto creato assieme all’amico chitarrista Gabriel Hendrick, dove Harris sancisce una rottura definitiva con le sonorità del passato, arrivando a creare un genere tutto suo, profondamente ambientale e fascinosamente complesso. Non solo: arriva adesso Kingdoms, piattaforma al suo debutto con il secondo Lp di Aris Kindt “Swann and Odette”, in uscita il 20 ottobre, di cui abbiamo il piacere di offrire un’anteprima.
Harris descrive Kingdoms come “Una piattaforma eclettica per musica avventurosa che va dal jazz, all’ambient, passando per musica elettronica contemporanea, puntando a ridare vita a tesori nascosti ripescati dallo spettro musicale”. Una label che funge da specchio ai suoi gusti musicali, nata per abbattere i limiti auto-imposti legati alla produzione di “musica da club”, tra deep e tech-house, fino al concludersi dell’esperienza con Scissor and Thread. “Swann and Odette” è un lp totalmente ambient, molto godibile all’ascolto e complesso nella struttura, pur nel suo apparente minimalismo. Linee di synth e parti chitarristiche si mescolano tra loro facendosi avvolgere di delay, risultando quasi tattili da quanto carezzevoli. Se volessimo trasporre l’album in ambito pittorico, ci ritroveremmo davanti ad un quadro astratto-informale, dalla pasta densa e grumosa, in cui pennellate e tonalità cromatiche assumono valenze emotive che stregano lo spettatore.
Vi proponiamo in anteprima “Several Wolves”, terza traccia dell’album, con il suo video nato traendo ispirazione dall’opera filosofica “Mille Plateaux” di Gilles Deleuze e Félix Guatarri, come spiegato dallo stesso Harris: un video-manifesto per Aris Kindt. A tal proposito, Harris racconta come il nome “Kindt” sia stato preso in prestito dal co-protagonista del celebre dipinto di Rembrandt “Lezione di anatomia del dottor Tulp”. Kindt è un criminale di Amsterdam finito giustiziato, ritratto dal grande maestro olandese in vesti di cadavere durante la propria dissezione. Ad una prima occhiata, il cadavere di Kindt appare semplicemente desolato, pallido e profondamente solitario; in verità, attraverso un utilizzo non canonico della prospettiva ed una voluta “anatomia anomala” del braccio dissezionato, Rembrand pare quasi voler comunicare con noi spettatori attraverso il cadavere e questi suoi tratti singolari, riuscendo per un attimo quasi a liberarlo del suo ruolo.
Da questo tipo di spiegazione è chiaro come per Francis Harris il suo dottorato in filosofia non sia stato vano, ma abbia lasciato una spiccata attitudine all’approfondimento ed abbellimento concettuale. Un tipo di approccio che ci aiuta a ritrovare tra le mani proprio più un “concept” che un disco, soprattutto se collegato alle immagini del video. Evitiamo spoiler sul contenuto visivo del video invitandovi direttamente a dare un’occhiata qui sotto – preferibilmente agganciando al pc due buone casse. E magari prendendovi una dovuta pausa per ascoltare, oltre che sentire.