In giro per Stoccolma, girandosi una giostra dopo l’altra con lo sfondo di quei bei pezzi deep infarciti di infusioni jazzy, o nei locali di Studio Barnhus dove passa gran parte delle sue giornate di producer. Axel Boman è un ragazzo sveglio che sta ancora prendendo le misure ai meccanismi del mercato musicale odierno, le sue produzioni recenti e la fresca collaborazione con John Talabot nel progetto Talaboman fa già vedere gustosi progressi e sentire l’artista svedese raccontare delle sue resistenze personali a mettersi a suo agio lungo le prospettive melodiche suona come il classico superamento dei tipici ostacoli di crescita. Ma la cosa che più vi resterà impressa di questo #slices e l’accenno agli anni della formazione: “ho frequentato l’Art Academy of Gothenburg: ti lasciavano cinque anni in uno studio e ti dicevano ‘fai quel che vuoi’. Nessuno ti forzava in nessuna direzione. Avevi un meeting col professore una volta al mese, lui ti chiedeva come andava e tu rispondevi ‘oh, sto avendo un periodo molto interessante a contatto con la mia creatività’. E lui ‘sì, capisco benissimo. Ci rivediamo il mese prossimo’. Ma ho prodotto un sacco di musica in quel periodo, e mi è servita a sviluppare il mio istinto, senza per forza inseguire i formati pop“.
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