E’ il rush finale. Sì: se volete provare a farvi selezionare per la Red Bull Music Academy di quest’anno (che, lo ricordiamo, sarà in Canada) avete tempo fino al 7 marzo per scaricare, compilare e spedire l’Application Form, il “modulone” da compilare nel modo più creativo possibile – ad esempio analizzato nei particolari come affrontare quello dell’anno scorso, date un occhio qui. Quest’anno abbiamo voluto fare qualcosa di diverso: abbiamo chiamato all’adunata tutti gli ex participant italiani, sottoponendo tutti ad una serie di domande ben precise. Qualcuno non ha risposto all’appello (Ad Bourke, Carola Pisaturo) facendoci mille scuse ma certe volte gli impegni quotidiani hanno la meglio, altri invece dovevano essere già degli ex participant ma sono invece ancora in lizza (è il caso di Lamusa: doveva essere nel secondo term dell’anno scorso, a Parigi, ma dopo i tragici attentati la RBMA 2015 è stata ovviamente sospesa e il secondo term in questione sarà “recuperato” quest’anno a Tokyo).
Il quadro che ne viene fuori è molto interessante. Rende davvero lo spirito che si respira alla RBMA e soprattutto arriva da gente che non deve più “per forza” parlare bene dell’Academy: per loro è un’esperienza passata e non ci possono tornare, non si può essere selezionati due volte, quindi nessun obbligo o men che meno convenienza a parlarne bene. Tra le domande, abbiamo anche voluto inserirne una “tecnica”, che angustia sempre molto chi si trova a compilare l’application: come gestire la faccenda dei brani da inviare? Come l’hanno gestita loro, gli ex selezionati, e come la gestirebbero adesso? Tra le risposte, divertitevi voi a cercare le perle: tipo trovarsi ad avere Mike Banks di UR come tutor, o poter improvvisare su una base che ti ha fornito sul momento Flying Lotus…
[title subtitle=”MACRO MARCO (Cape Town, 2003)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
A parte il bellissimo ricordo umano legato alla mia esperienza in Sud Africa, ritengo che l’Academy sia parte fondamentale del bagaglio che mi porto dietro e che mi ha fatto diventare oggi quello che sono. Una condivisione ed un confronto così particolare, internazionale, in un contesto unico come quello, ha sicuramente ampliato i miei punti di vista e stimolato i miei campi recettivi.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Col senno di poi… credo che il trucco sia proprio quello: “non approfondire”. Un’esperienza del genere ti fa (e ti deve fare) venire voglia di approfondire (a livello quasi di tossicodipendenza!) tutto una volta tornato a casa.
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Ricordo con piacere la presenza di Jneiro Jarel, già si capiva che era uno “tosto”, e di Michael Reinboth (conservo ancora lo “scritto” della sua lecture su come portare avanti un’etichetta indipendente), che è stato sicuramente stimolante per il percorso che ho intrapreso negli anni successivi. Ma anche i miei compagni di “corso” in generale, Clive Chin, Patrice, Bob Moog… Tanti, tutti. Tra le tante cose sono rimasto in contatto con artisti locali (fuori dall’Academy, cioè), per cui ho prodotto dei brani negli anni successivi.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
A memoria, direi un mixato. Oggi… Chi ti dice che non la rifarò oggi?
[title subtitle=”FURTHERSET (Paris, 2015)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Appena l’esperienza dell’Academy è finita, in treno da Parigi a Torino, ma anche durante le due settimane, ho semplicemente pensato che sia stata l’esperienza più positiva e bella della mia vita. Essere insieme a tante splendide persone, tutti i giorni, persone che condividono le tue stesse passioni, dalle quali non puoi che imparare e migliorarti in ogni istante, è un qualcosa di unico e non perfettamente descrivibile, per la gioia che mi ha dato. Sono state due settimane dove poi il tempo si è estremamente dilatato, sembrando che fosse passato quasi un mese!
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Avrei collaborato con qualcuno! Ho provato a farlo, ma da delle esperienze passate ho sempre gravi difficoltà a suonare con altre persone. Per il resto, ho dato il massimo! Quello che posso dire a chi andrà in Canada l’anno prossimo è di non pensare, ma di buttarsi nel flusso del fare e basta! Anche perché a pensare perdereste solo tempo! Mai pensare alla RBMA, mai!
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Ho legato tantissimo con i compagni Lil Jabba, Sevdaliza e Hiele, dopo tre giorni! Un dream team unico. C’è stata poi subito l’intesa fra italiani con Marco Passarani, e la sorpresa che Sebastiano Zanasi fosse oltre che sudafricano pure di cittadinanza italiana: grasse risate. Ma si è fatta amicizia con tutti! C’è stata intesa fra tutti e ci si è sentiti subito tutti parte di un grande gruppo, come una famiglia, tra compagni, tutor, staff RBMA. Il tutor a cui mi sono affezionato di più è stato sicuramente Mike Banks: una persona unica, pronta a insegnarti di tutto e di più, a condividere la tua conoscenza con te, per farti crescere umanamente e come musicista (due cose che poi non possono che essere collegate). Come lecturer preferito, direi Craig Leon: una persona gentilissima, piena di idee. Fare una jam di ore con lui è stato incredibile. Un amico, pochi giorni fa, mi diceva che ancora non mi rendo conto di aver fatto una jam con lui, Craig Leon! A me lì sembrava di stare a suonare con una persona che conoscevo da tutta la vita, ma forse tra qualche anno realizzerò il tutto! Mi dispiace non citare tutti, ma diventerebbe una roba lunghissima, e il resoconto dell’esperienza è più che soggettivo.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Credo di aver messo nove o dieci pezzi, in ordine cronologico dal 2011 (anno della mia prima uscita) al 2015, cercando di scegliere la traccia più significativa da ogni uscita, insieme a due pezzi che poi finirono nell’ultimo album, No Logic No Death, prima ancora di essere mixati e masterizzati. Se dovessi fare l’application oggi, metterei la stessa esatta musica che ho messo nel CD l’anno scorso! Ho scelto le tracce istintivamente, senza pensarci troppo.
[title subtitle=”BIENOISE (Tokyo, 2014)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Sono sincero quando dico che per un musicista non c’è un solo motivo per non provare a partecipare. Le due settimane di permanenza sono state un sogno (anche nei contorni vaghi e confusi che assumono nella memoria…), ed al di là di tutte le considerazioni sulla carriera che si possono fare, è salutare per chiunque (anche per chi non fa prettamente elettronica, se ancora esiste nel 2016) venire a contatto con così tanti stimoli, artistici e personali, e toccare con mano la possibilità di costruire eventi complessi e di qualità.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Non ho veri rimpianti, perché ho visto il più possibile e fatto il più possibile – e Tokyo rimane lì, anche se ci vorrà un po’ per tornarci. Ecco, sapevo anche che in due settimane il mio carattere non mi avrebbe permesso di conoscere tutti come avrei voluto, quindi mi spiace non averlo fatto dal vivo.
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Sento molto spesso gli splendidi Ipek Gorgun, Carlos \ Plasma Rüby, Talha \ Tollcrane, e vista la massiccia presenza in Italia recente sono felice di aver conosciuto meglio Jack \ Mumdance. Sento spesso anche i berlinesi di Red Bull, sempre gentilissimi e curiosi verso ciò che faccio.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
L’avevo riempito fino all’orlo, aggiungendo pezzi fino all’ultimo minuto: credo di avere paura di farmi percepire come monodimensionale. Oggi farei lo stesso, semplicemente aggiornando i brani – ci metterei roba dagli ultimi dischi, roba dai prossimi, le improvvisazioni con Floating Forest, e qualche esperimento che ho ancora qualche timore a rendere pubblico.
[title subtitle=”MIZ KIARA (Cape Town, 2003)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Ho sempre splendidi ricordi della RBMA. L’atmosfera, la musica e la sensazione di sentirsi davvero parte di qualcosa di speciale. Continuo a pensare che sia stata un’esperienza unica.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Pur volendo non sarebbe stato possibile, c’era già tanto da fare e il tempo volava…
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Sono ancora in contatto con molti dei participant, And,Id, Reka e Alejandro Dàville in particolare.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
All’epoca consegnai solo una foto tessera e la registrazione di un mixato di dischi in vinile, ma era il 2003…. oggi, con tutti i software per mixare disponibili, non avrebbe senso un application senza un buon numero di produzioni proprie.
[title subtitle=”MR. SELFISH (New York, 2013)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Una bomba. E’ un’idea fenomenale, andrebbe fatta in tutti i campi e a tutti i livelli. Mi manca, la rifarei subito, anzi, colgo l’occasione per chiedere una cosa che mi frulla in testa da molto tempo: ma non si può fare un’Academy italiana con tutti i partecipanti e tutor italiani delle passate edizioni? Sarebbe una ficata, anche perché… ecco l’unico limite, sì: l’Academy andrebbe fatta due volte, la prima sei troppo frastornato per capirci qualcosa.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Col senno di poi innanzitutto cercherei di stare un po’ più sereno e rilassato, e di togliermi di dosso quella sensazione perenne di “ma che ci faccio io qui”, anche se pare che non fossi l’unico a farsi mille paranoie. E poi, forse, cercherei di fare qualche jam in meno e passare un po’ più di tempo in studio. Forse questo è stato il punto debole a New York: uno studio solo era troppo poco… E sono state fatte tante jam di cui poi però non è rimasta traccia (ne ricordo una in particolare con brad weber – probabilmente il miglior batterista con cui abbia mai suonato – e quel pazzo di Anibal Bley).
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Kaan Duzarat, Leo Aldrey, Nicolas Mellman, Camille “De La Montagne”… E poi i ragazzi di Mindpirates che giravano il film (ma non il regista, quello era uno stronzo), in particolare Easton e Kevin.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Ci avevo messo un po’ di tutto: un brano garage-psych registrato con un 4 piste a cassetta, usando una pentola come batteria; delle musiche e dei loghi sonori (qualcuno li chiamerebbe jingle) fatti per lavoro; un pezzo pop; un breve pezzo romantico banjo e voce, qualcosa dei Chocolate Starfish il gruppo garage-punk-thrash-noise che avevo allora; un lungo drone che avevo fatto per sonorizzare una video-installazione…
[title subtitle=”GIULIO ANDREINI (San Paolo, 2002)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Senza esagerare: life changing. Una delle esperienze più belle della mia vita. Considera che avevo a malapena idea di cosa si trattasse e essere immerso in quel contesto, in Brasile, dall’oggi al domani, è stato pazzesco.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Forse per certi versi l’ho presa un po’ poco seriamente. In quel periodo ero molto motivato per quel che riguarda la musica, ma avrei potuto approfittarne un po’ di più per prendere contatti e fare un po’ di public relation. Ma come pr sono stato sempre pessimo…
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
I rapporti più stretti con Nebo (Francoforte) con cui ci vediamo e sentiamo spesso, Sergi (Barcellona) e Menni (Amsterdam). Persone fantastiche, ottime amicizie.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Era un mixato Eclat, uno dei migliori che abbiamo mai fatto. All’Academy incontrai un dj molto importante a cui lo avevamo mandato per promozione, mi disse che ci era andato in fissa e lo aveva ascoltato a ruota durante un lungo viaggio in macchina in giro per l’Europa…. era un bel mix. Oggi non so cosa metterei… Forse non un mixato, ma delle produzioni.
[title subtitle=”DICOFONE (Melbourne, 2006)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Sono state due settimane densissime, ricche di incontri stimolanti, esibizioni esaltanti e buffet straripanti! Già solo volare fino all’altra parte del mondo (ero a Melbourne 2006) fu qualcosa di extraordinario. Valutazione super positiva dunque!
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
All’epoca non ero ancora un gran smanettone di elettronica e bazzicavo poco la club culture. In pochi giorni sono stato completamente sommerso da una quantità esorbitante di macchine e giovani talentuosi abilissimi nel maneggiarle, tanto da rimanerne ne folgorato. Purtroppo però ne restai anche spiazzato, e ovviamente in sole due settimane non ebbi il tempo materiale per poter approfondire alcunché in maniera soddisfacente. Di certo se una tale esperienza potessi riviverla oggi avrei le idee più chiare sugli aspetti tecnici che vorrei approfondire. Inoltre, sarei più versatile nel ‘jammare’ dal vivo con gli altri partecipanti.
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Fra tutti ricordo con più piacere: le belle chiacchierate (in italiano!) con il grande capo tutor Mani Ameri e la sua squisita disponibilità e attenzione; la cantante Andreya Triana, per la sua tenerezza e simpatia e per le session improvvisiate al sax accompagnando la sua vocalità suadente; il batterista e producer Richard Eigner (Ritornell) con il quale ho duettato parecchio sia in studio che on stage e con cui ho continuato a collaborare anche dopo, registrando parti di sax tenore per il suo disco tipo qui e infine improvvisare al sax sopra i beat ultraterreni di FlyLo dopo aver degustato assieme aromatiche essenze locali, ma qui i contorni dei ricordi si fanno molto più sfumati!
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Alcune tracce erano parti di mie improvvisazioni radicali non idiomatiche in solo (ance, oggetti, piano, voce) e con piccoli ensemble acustici. Altre erano mie produzioni elettroniche arrangiate computer partendo dalla rielaborazione di campioni acustici di vari miei strumenti registrati in live looping e modificati con effetti vari. Di elettronica di sintesi ce n’era ben poca, oggi ne presenterei molta di più, con presenza maggiore di drum machine, synth analogici e campionatori. Le ritmiche sarebbero meno caotiche, addirittura quasi danzerecce (ma senza abusare mai di cassa in quattro). Anche il lavoro di produzione con le DAW è più raffinato ma mischio sempre poche tracce midi di virtual instrument con molte altre tracce più grezze registrate al volo in acustico, campionate e manipolate elettronicamente in tempo reale. Da qualche anno poi ho la fissa per le tastierine retrò ad 8 bit (tipo Casio SK 1 o VL tone o ancora Yamaha VSS 30) e per tutte le diaboliche minuterie analogiche che la Korg ha rilasciato di recente (vedi la serie Volca o Monotron). Inoltre faccio uso massiccio e spesso improprio di app musicali per dispositivi iOS (dai controller midi personalizzabili sul touchscreen che sfruttano anche i sensori di movimento fino ai vari looper, multieffetti, campionatori, synth) mettendole in catena con roba più anolgica da spippolare durante i miei live o come stand alone nelle sessioni estemporanee in poltrona, sul treno, dal dottore, eccetera. Ultimamente mi son fissato anche con la modifica ed elettrificazione di carillon, chitarrine giocattolo e pentolame vario, senza tralasciare i vecchi cari tubi della lavatrice e affini…
[title subtitle=”JOLLY MARE (New York, 2013)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
La ricordo con tanto piacere, senza nostalgia pero’. E’ stato l’inizio di tutto, ma di strada da allora ne ho fatta e mi e’ costata tanta fatica: per questo non avrei voglia di tornare indietro! Mi ha insegnato a pensare come un professionista, a collaborare con altri artisti, grazie all’Academy ho acquistato fiducia nelle mie capacità, ho capito che potevo farcela, che avevo insomma qualcosa da dire.
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Potuto, tantissime: ad esempio uscire di più la sera per andare agli show, divertirmi di più. Ma quindici giorni sono pochi per fare tutto quello che l’Academy ti offre, devi avere le antenne sempre accese e lavorare d’istinto se dopo non vuoi avere rimpianti. Spesso e volentieri sono rimasto in studio a lavorare o anche solo a chiacchierare con chi era lì, e non me ne pento affatto. Sono stati dei momenti magici e volevo che andasse così.
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Ne ricordo tanti con piacere, anzi quasi tutti, a parte un paio con cui non c’era feeling ma ci siamo capiti subito e tenuti a debita distanza. Ricordo uno dei coordinatori, Davide, con cui avevamo la passione comune per la corsa insieme a Johnny Santos, il nostro tour manager, che ho rivisto qualche mese fa a New York. Tre “compagni di corso” hanno cantato nel mio album che esce tra un mese (Camille De La Montagne, Patrick Crazy Bitch In A Cave, Emma QuietDust). E poi Thundercat che sento ogni tanto: l’ultima volta qualche giorno fa per la vincita del Grammy. Poi: Throwing Snow, Rafik, Astroboyz, Harald Bjork, Koreless sono cari amici.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Quelle quattro (ma davvero quattro in totale) cose presentabili che avevo allora diventate poi il mio primo ep, insieme ad un audio da un minuto e mezzo in cui facevo degli scratch in freestyle. Adesso ci metterei il disco nuovo così com’è: non penso di avere di meglio sottomano!
[title subtitle=”NOX (Seattle, 2005)”][/title]
Ora che è passato un po’ di tempo dal tuo term alla Red Bull Music Academy, come ricordi e soprattutto come valuti questa esperienza?
Ormai sono passati più di dieci anni ma resta unica e indimenticabile: è come essere stati su Marte, trattati come delle rockstar
Col senno di poi, ci sono delle cose che in quei quindici giorni avresti potuto (o voluto) approfondire di più o meglio?
Sono giorni pazzeschi, pienissimi, il tempo non basta mai, bisognerebbe sdoppiarsi tra studios, lectures, chiacchiere con i tutor e i compagni partecipanti, negozi di dischi in città, serate da calendario e festini improvvisati nell’Academy e in hotel.
Quali sono i tuoi compagni di term (siano essi dei participant o anche dei tutor o lecturer) che ricordi con più piacere, e con cui ci sono magari ancora rapporti di amicizia?
Subito dopo l’Academy c’è stato uno scambio fittissimo di musica e visite con molti compagni: ho stretto rapporti anche di amicizia in particolare con Larry Heard, Gerd Janson, Kaspar (PT), Vilja Larjosto, e Wulf, Mani e Yannick del team RBMA. Poi oltre all’appuntamento annuale del Sonar mi è capitato qualche volta di trovarmi in giro per il mondo in concomitanza con eventi legati all’Academy, ricordo una volta a Tokyo una serata al Liquid Room e recentemente a Parigi proprio durante i giorni di Academy: mi sento ancora parte della famiglia allargata.
Ti ricordi cosa avevi messo nel cd da allegare all’application? Se dovessi fare l’application oggi, cosa metteresti?
Mi sto riascoltando dopo anni il set che ho inviato come application: era un estratto di un dj set live, forse una serata al Rocket di Milano, c’erano Roy Ayers, Jazzanova, Chacka Khan, John Tejada, Amp Fiddler, D’Influence, Underground Resistance, George Benson, 3 Chairs, Robert Owens, Adeva, Larry Heard, Harry Thumann, Nu Era, Carl Craig, Stevie Wonder… Oggi? Oggi forse metterei solo disco…