La galassia dei festival va costellando sempre più vividamente il panorama italiano, questo è un assunto e ce lo dicono i numeri e le proposte che di anno in anno vanno ad ingrossarne le fila. Proprio da questo assunto nasce “sputnik”, una rubrica in cui Soundwall vorrà sondare quello che sta accadendo, come si sta componendo questa galassia e qual è l’architrave che la tiene insieme, andando anche a percorrere strade non sempre battute. I festival sono composti da una commistione ben calibrata di passione, talento ed organizzazione al fine di ottenere un’equazione che, se bilanciata, porta benefici alle organizzazioni, alle comunità e, ad un livello più alto, all’intero spettro composto da questi piccoli “pianeti felici”. Viviamo momenti entusiasmanti proprio per la loro fragilità ed in questa rubrica cercheremo di comprendere come i festival stanno in piedi, quanto lavoro serve per mandarli avanti e lo faremo dalla viva voce dei direttori artistici che solo artistici non sono.
Il primo approccio di “sputnik” vede l’avvicinamento al Seeyoundsound International Music Film Festival, festival torinese arrivato alla quinta edizione che tratta il tema musica a declinazione cinematografica. L’edizione di quest’anno partirà il 25 gennaio e terminerà il 3 febbraio all’interno delle sale del Cinema Massimo di Torino con un programma fittissimo spalmato su dieci giorni e che vedrà più di novanta titoli proiettati tra cui anteprime italiane e mondiali, a cui si aggiungeranno esibizioni live e dj-set. Ad una prima occhiata ci sembra distante anni luce dalla nostra posizione, ma leggendo l’intero programma abbiamo trovato alcuni punti estremamente interessanti come: il coinvolgimento di Alex.Do di casa Dystopian per il dj set di apertura del 25 a ridosso della proiezione di “Symphony of Now”, film di Johaness Schaff che restituisce uno spaccato della vibrante energia musicale della metropoli teutonica con colonna sonora firmata da Frank Wiedemann, Roedelius e Modeselektor, oppure la sonorizzazione di “Berlino Sinfonia di una Grande Città” ad opera di Corgiat (nostro recente Giant Steps) per poi terminare con la proiezione di “Manchester Keeps On Dancing” firmato da Javi Senz a raccontare l’epoca di Madchester. Con questi presupposti abbiamo deciso di contattare Carlo Griseri, neo direttore del festival torinese subentrato a Maurizio Pisani e siamo partiti proprio da questo avvicendamento.
Un cambio di direzione alla guida del festival che significa anche un cambiamento dell’orientamento del festival?
Sostanzialmente, no. Seeyousound (SYS) è cresciuto molto negli ultimi tempi e nel solo 2018 abbiamo creato delle edizioni satellite in città come Palermo, Lecce, Pisa, ed a queste aggiungeremo Milano e Bologna. La macchina comincia a diventare grossa e Maurizio Pisani che è sempre stato direttore a Torino ora si è spostato alla direzione di quello che è il marchio SYS, lasciando in ogni città un direttore con cui coordinare le attività nelle diverse edizioni locali. Quindi sono subentrato al suo posto su Torino, anche se ero in pianta stabile all’interno delle attività di coordinamento cinematografico. Un piccolo upgrade.
Però rispetto alle edizioni passate vedo anche un cambio di denominazione del festival, da Seeyousound International Music Film Festival a Seeyousound Music Film Experience?
Non è un vero e proprio cambio di denominazione, semmai un’aggiunta: nel senso che con Music Film Experience abbiamo trovato il nome per la galassia di attività SYS che va dalla formazione all’editoria e che comprende tutte le città in cui SYS ha messo piede, con International Music Film Festival parliamo di quello di Torino in cui c’è la competizione ed un numero di giornate anche maggiore (dieci) rispetto alle quattro delle edizioni satellite.
E quale rapporto avete instaurato negli anni con Torino e con la sua comunità?
Ti rispondo finendo un pezzo di prima: le modifiche che abbiamo effettuato alla denominazione e alla direzione non sono dovute ad un cambiamento delle attitudini o mentalità quanto ad una necessità di percorso cercando di fare sempre più cose, integrando quanti più ospiti interessanti possibili, cercare più film ed anche sviluppare quante più esperienze possibili. In questo senso, il rapporto con la città ci ha permesso soprattutto nella parte musicale di stringere collaborazioni con artisti torinesi o organizzazioni e operatori torinesi e quindi, in questo senso, il rapporto sta diventando sempre più saldo.
Questa edizione del festival ha alcuni spot davvero interessanti dedicati alla musica che più interessa Soundwall e al mondo del clubbing, vedi gli eventi di apertura e chiusura che vedranno protagonisti Alex.Do e Krysko…Tu in primis hai vissuto un momento clubber? E come mai avete deciso di rendere un omaggio a questo fenomeno culturale che rappresenta l’oggi?
Il nostro gruppo di lavoro per fortuna è abbastanza ampio e questa è una delle forze del festival. Io non sono mai stato un clubber e ho sempre rappresentato l’anima cinematografica: scrivo di cinema, mi occupo di cinema e sono più interessato ai film che parlano di clubbing rispetto al clubbing in sé, ma questo vale per tutte le derivazioni musicali. In questo senso abbiamo sempre dato spazio al clubbing, perché come dicevi è la cultura dell’oggi, però in effetti in questa edizione ci sono alcuni punti che spiccano più di altri al vostro occhio (“Symphony of Now” di Johaness Schaff e “Manchester Keeps On Dancing” di Javi Senz, entrambe in anteprima italiana) e su cui abbiamo voluto anche costruire un’esperienza legata al tema narrativo dei film, invitando i dj a trasformare il Cinema Massimo in un club.
In effetti avete toccato due delle città che più hanno influito con la loro scena a definire il clubbing moderno per come lo conosciamo adesso…
Aggiungo due pezzi tramite altri due documentari che verranno presentati in questa edizione e che arricchiscono dal punto di vista storico il contenuto clubbing: da una parte verrà presentato con Sky Arte il documentario “Studio 54” fuori concorso, mentre in concorso c’è “French Waves” che racconta la scena del French Touch degli ultimi vent’anni e, proprio prima della proiezione di questo documentario, ci sarà Kappa Future Festival che presenterà un piccolo documentario sull’edizione passata e verrà accompagnata anche da un dj set di Pirupa.
Stupisce ma non troppo che non sia qualche documentario o film italiano che racconti questa scena, potrebbe esserci una call di Seeyousound…
Eh proviamoci… In generale, lasciando l’universo clubbing, anche per gli altri generi musicali i prodotti italiani sono sempre meno in percentuale rispetto a quelli stranieri. Per diversi motivi: o perché ci sono grosse produzioni che puntano a festival più grossi, oppure sono produzioni davvero piccole che nemmeno noi riusciamo a scovare. Quest’anno ne abbiamo qualcuna in più e speriamo di farci notare per questo, magari incentivando così le case di produzione cinematografica a tema musicale a cercare di competere nel nostro festival.
Passiamo dai contenuti al contenitore. Questa rubrica nasce anche per sondare il lavoro che viene svolto nella progettazione del festival e quindi per noi è interessante anche comprendere come SYS si sostiene, la partecipazione pubblico-privato, i brand, il ticketing…
Il festival è partito inizialmente con fondi privati, man mano con la crescita costante siamo riusciti anche ad accedere ai finanziamenti pubblici imparando a scrivere i bandi e siamo arrivati quest’anno ad un circa 30% di partecipazione pubblica al festival. Per quest’anno siamo intorno ai 100.000 euro di budget. Il ticketing vale un quinto del nostro budget ed è divenuto negli anni una colonna fondamentale: dal 2017 al 2018 abbiamo avuto un +41% sugli incassi derivanti da biglietti e abbiamo ancora spazio per crescere.
Immagino che ci sia anche un team abbastanza grande, quanti lavorano sul festival a tempo pieno?
Purtroppo per nessuno di noi è IL lavoro, ma comunque si lavora per tutto l’anno e abbiamo uno zoccolo duro di persone che lavorano con noi dalla prima edizione. Altri hanno fatto scelte diverse. Durante il festival ci serviamo di vari professionisti, di volontari e anche ex-volontari che vogliono imparare un mestiere perché sì, c’è tanto da imparare.
Vi siete fissati alcuni obiettivi?
Banale dirlo ma sicuramente fare meglio dell’anno scorso, poi soprattutto che tutto fili liscio: perché integrare in maniera importante il numero dei live alle proiezioni e ai dj-set e scegliere di fare tutto al Cinema Massimo, non è cosa da poco. L’idea è quello di rendere il cinema un luogo in cui ritornare durante i giorni del festival anche non solo per le proiezioni.
Parlando di networking, avete in campo progetti di cooperazione con altre realtà italiane ed europee?
Su Torino cerchiamo di collaborare con altri festival ed associazioni che si occupano di cinema vedi Lovers e Fish&Chips durante l’anno e nell’ambito musicale, oltre alle collaborazioni di quest’anno con The Goodness Factory e INRI, c’è anche il festival Gru Village che ha un taglio più commerciale rispetto al nostro ma con cui abbiamo una grossa sintonia. Per quanto riguarda l’estero, proprio durante il festival nascerà il Music Film Festival Network (MFFN) formato da dieci festival membri siti in Germania, Francia, Svizzera, Spagna e Regno Unito: nei primi due giorni ci sarà una tavola rotonda da cui vogliamo far uscire un manifesto che ci permetterà di sviluppare quella forza per partecipare a bandi europei, confrontarci sulle proposte, organizzare eventi che anche quest’anno ci vedono già in azione come nel caso della proposta videoclip realizzata con SOUNDTRACK Cologne che ha come tema conduttore quello del trentennale della caduta del Muro. Il tutto nell’ottica della crescita costante ma calibrata alle nostre possibilità, senza far passi falsi.
Tutte le interviste fatte da me su Soundwall hanno sempre richiesto all’interlocutore se c’è una canzone, una traccia, che inquadra il festival, nel vostro caso c’è?
Per la storia del festival, per quello che rappresenta all’interno del team, per quello che ci ricorda, sicuramente “The Whistleblowers” dei Laibach. Appena sentiamo questi due fischi iniziali, il cuore si apre.