Correva l’anno 1998 quando Stefan Brügesch, a seguito dell’esperienza con Raw Elements, decideva che era il momento di fare sul serio e, da vero pioniere, dava luce al progetto di una label su cui poter pubblicare le sue idee musicali innovative: Poker Flat Recordings. In non molto tempo l’etichetta cresce grazie a nomi come Luciano, Trentemoller, John Tejada (chi più ne ha più ne metta) e diventa punto di riferimento di quel sentimento che ha legato l’house music alla techno e che ha dato voce a quelle musiche che, a distanza di anni, sono ancora capaci di farci venire i brividi. Siamo giunti al 2012 e Poker Flat e Steve Bug fanno ancora parlare di loro. L’ultima voce del catalogo è un EP a doppia traccia che porta la firma del proprio leader: “Those Grooves”.
Esattamente come alla fine degli anni novanta, dobbiamo riconoscere al tedesco la capacità di prendere il meglio dalla scena e masticarlo per poi plasmare, dalla cenere, qualcosa di innovativo. E’ proprio questo il messaggio che (io personalmente) ho colto nel titolo del disco. “Those Grooves” suona come una provocazione secca e addirittura liberatoria. E’ inutile negare che negli ultimi anni stiamo assistendo ad una sorta di “appiattimento della creatività”. Lo dico meglio: quando un musicista crea è dovere degli altri musicisti e degli ascoltatori appassionati ascoltare e criticare in modo costruttivo, sempre secondo il proprio gusto. Se la scena musicale si “accumula” su di un genere che segue sempre lo stesso pattern evidentemente c’è qualcosa che non funziona. “Quei groove là” suona quindi come una provocazione bella e buona a tutto quel movimento (più o meno “commerciale”) di artisti e ascoltatori che non fanno nient’altro che cavalcare l’onda. E la critica arriva a suon di bassline graffianti, evoluzioni armoniche al limite del comprensibile e suoni tondi, che più tondi non si può. Da sottolineare nella title track la ripartenza al tritolo dopo un break rallentato che mozza il fiato, provare per credere.
Ma non crediate di fare una pausa con “Tell Me Why”, una extended version in cui Bug gioca con synth bass acidi che abbracciano un groove che anche se abbastanza classico non molla mai la presa.
Ora è chiaro che a provocare in questo modo si corrono molti (forse a volte troppi) rischi ma se sei Steve Bug allora…