Pochi locali nella storia della musica elettronica possono vantare una storia lunga come quella del Pacha di Ibiza. Sopravvivere quattro decadi senza perdere il proprio spirito originale in un ambiente in costante mutamento come questo è un privilegio riservato solo a coloro che riescono a lavorare con serietà e vero rispetto per ciò che hanno per le mani. Abbiamo approfittato delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del locale per fare due chiacchiere con Steve Hulme, direttore artistico sia del locale che della relativa etichetta, Pacha Recordings. Un uomo rimasto folgorato dall’atmosfera del locale più di 20 anni fa come semplice turista e, a suo dire, ogni volta che varca la soglia della main room le sensazioni sono sempre le stesse. Ci spiegherà quali sono state le sue radici e come è venuto a contatto col mondo dell’intrattenimento notturno, fino al momento in cui il Pacha non è più stato il suo rifugio ma è diventato la sua vera casa. Abbiamo approfittato della sua disponibilità anche per chiedergli quali sono state le motivazioni legate alla scelta da parte del locale di rinunciare a notti storiche come Subliminal e Defected, sostituite da serate musicalmente forse più in linea con ciò che sta funzionando al momento sull’isola.
La prima cosa che voglio chiederti riguarda le tue origini. Quali sono stati i tuoi primi rapporti con la musica elettronica e poi successivamente col mondo del lavoro ad essa legato?
Al tempo avevo una ragazza il cui fratello minore era un volto conosciuto nell’ambiente. Parliamo degli anni 85-86. Un giorno stava suonando della musica che non avevo mai sentito prima, ripetitiva, mal prodotta, ma allo stesso punk nel suo modo di essere “mai dire mai”. Mi disse che si chiamava house music, il nome era stato coniato riferendosi alla frase che le persone usavano per invitarsi al leggendario Warehouse di Chicago (“Let’s go down to the house club tonight”). Dopo aver sentito i suoi mixati mi sono interessato a ciò che stava uscendo dagli Stati Uniti e dai club di Chicago, Detroit e New York. Qualche anno dopo ho cominciato a fare il promoter e il coordinatore di eventi al Leeds Corn Exchange (si parla qui degli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90) che era uno storico edificio monumentale che ospitava negozi tipici, negozi di abbigliamento, ecc… Sembrava una piccola Royal Albert Hall e pensai che potesse essere un ottima location per organizzare dei rave. Ogni sabato dovevamo trasformare un centro commerciale in un club in quattro ore, cioè tra le 6 del pomeriggio e le 10 di sera, che erano l’orario di chiusura del centro e l’apertura delle porte del locale. Come club avevamo più di 2000 persone da tutto il Paese che venivano a sentire dj locali come Paul Oakenfold, Graeme Park, Jon Da Silva, Sasha, John Digweed, Mike Pickering e grandi guest americane come i Masters At Work, Roger Sanchez, Tony Humphries e Todd Terry. Ogni notte lì era magica, dopo di che alle 4 del mattino (sono stato uno dei primi ad ottenere le licenze per rimanere aperto fino a tardi a Leeds, di solito il normale orario di chiusura erano le 2) dovevamo ritrasformare il tutto nella sua forma originale entro le 7 quando il centro doveva riaprire al pubblico. Quell’esperienza mi ha insegnato molto da punto di vista della sicurezza, del controllo di una struttura, delle licenze e delle normative e soprattutto sul pensare ed organizzare grandi eventi. E’ buffo se penso che pochi anni dopo gli eventi nella mini Royal Albert Hall che erano il Leeds Corn Exchange, sono divenuto parte di un collettivo che ha organizzato il primo rave di sempre alla vera Royal Albert Hall di Londra.
Come si sono incrociate la tua strada e quella del Pacha?
Sono stato ad Ibiza per la prima volte intorno al 1990. Alcuni amici britannici mi avevano consigliato fortemente di recarmi al Pacha quando fossi stato sull’isola. “Sarà il solito club” pensai, mai avrei immaginato quanto mi sbagliavo. Ricordo la prima volta che sono entrato al Pacha, tutto cambiò da quel momento. Che posto, che vibrazioni. Incredibile. Un momento che mi ha cambiato la vita. Questa era Ibiza. Per i seguenti dieci anni mi sono recato annualmente 2-3 volte sull’isola come semplice clubber sul dancefloor. In seguito al mio trasloco a New York, mentre dirigevo Subliminal Records, ci fu l’occasione per co-gestire un evento insieme a Darren Emerson e la sua Underwater. Qualche anno dopo Underwater uscì e Subliminal entrò a sostituirla per i mercoledì del Pacha. Sono stato parte integrante del processo di accordo, di calibrazione dei budget, ecc… Quello è il momento in cui è iniziata la mia collaborazione col locale. Nel 2006 mi sono trasferito ad Ibiza per gestire l’etichetta Pacha Recordings e da quell’anno ho preso anche il controllo della direzione musicale del club.
Quanto “pesa” sulle spalle il fatto di lavorare per un marchio globalmente riconosciuto come Pacha? E’ una grande responsabilità sapere che ciò che deriva dal tuo lavoro avrà impatto su così tante persone nel mondo?
Viaggi molto per il mondo, in questo modo riesco a comprendere cosa Pacha possa significare per i clubbers di tutti i Paesi che visito. Rappresenta una vera Mecca per alcuni di loro e i ricordi che queste persone si portano via dalle loro avventure al Pacha sono vivi e realmente importanti. Alcune persone ogni anno festeggiano appositamente il loro compleanno al Pacha, è come se volessero segnare le tacche del loro tempo che passa attraverso il locale. So che può sembrare un attimo esagerato, ma rende bene l’idea di quanto il Pacha significhi per alcune persone. Mi chiedi se sento il peso sulle spalle? Ti dico di più, non solo lo sento ma lo porto con estremo piacere. Si tratta di una responsabilità non solo nei confronti della famiglia Urgell (i proprietari del club, ndr) ma anche dei 350 membri dello staff, dell’isola di Ibiza in se, dei locali a marchio Pacha in giro per il mondo e della scena globale. Il Pacha ha bisogno di essere se stesso e di trasmettere esperienza di qualità che siano allo stesso tempo stravaganti ed organiche, che rispettino il nostro passato, si riconoscano nel nostro presente, e che abbiano lo sguardo rivolto verso il nostro futuro. Ovviamente tutto questo peso non è portato solamente da me, ma anche dalla famiglia che investe in ciò che produciamo, altrettanto da tutto il team che opera sul campo, da chi fa le pulizie alla sicurezza, le persone del bar, coloro che si occupano dei VIP, l’animazione, il team audio/video, i gruppi di pr, i designers, i contabili e tutti i reparti creativi. Io sono sicuramente la punta dell’iceberg e mi sta bene, ma ho le spalle ben coperte e credo profondamente nel gruppo di cui sono parte. Ognuno di noi gioca un ruolo importante. Qualcuno l’altro giorno mi ha detto “Stevie, mi hanno chiesto cosa rende il Pacha quello che è, e gli ho risposto bè per prima cosa lavoriamo tra le 14 e le 16 ore al giorno” e questo è probabilmente il vero motivo per cui il Pacha è quello che è. E’ tangibile quanto a tutti noi importi che questo brand funzioni al meglio e questo è il motivo per cui lavoriamo così duramente per renderlo ciò che è. E’ bello sapere che possiamo influenzare le persone di tutto il mondo in questa maniera positiva.
Da diversi anni sei il direttore di Pacha Recordings. Che caratteristiche deve avere una traccia per essere adatta al target dell’etichetta?
E’ semplice. Se una traccia è buona, io la voglio. Non abbiamo un target specifico, Pacha Recordings non è identificabile in un sottogenere. Né deep né tech né house né progressive. Noi siamo tutti loro. Se è qualcosa di buono e che suona bene sarà di casa e gli troveremo una piattaforma adatta.
Quali sono le release di cui personalmente vai più fiero? Magari qualche esperimento che avete compiuto e che ha riscosso un successo oltre le aspettative.
Il fatto che uno come Paul Hardcastle abbia pubblicato un album originale per noi è stato grandioso. Anche sentirsi chiedere da Shakira un remix per una sua traccia è stato bello. Avere la proprietà di un vocal originale di Bob Marley è stato un onore. Avere la garanzia di pubblicare una rivisitazione di Thriller è stato esplosivo e l’album remixato di Elvis è qualcosa di cui terrò cura per sempre. In genere mi piace tutto quello che pubblichiamo e sono fiero del fatto che ogni anno continuiamo a trasmettere un sacco di buona musica e le nostre vendite rimangono solide e leggermente migliori ogni anno.
Il Pacha di Ibiza, ciò da cui tutto è iniziato, quest’anno compie 40 anni. Secondo te oggi il locale offre ancora le stesse sensazioni di un tempo o forse si è tutto un po’ snaturato in cambio della fama?
Il Pacha è il Pacha. Come è stato e come sempre sarà. Non esiste un altro club sulla faccia del pianeta che dia la stessa prima impressione quando si entra per la prima volta in pista. Arrivo qua ogni sera, ci vengo dal 1990, ma la sensazione è sempre incredibile ed impossibile da descrivere. E’ quella sensazione, quella sensazione speciale.
Quest’anno diverse serate storiche, su tutte Defected e Subliminal, hanno lasciato spazio a tante novità come Solomun+1, Wisdom of the Glove ed Insane. Che cosa c’è alla base di questo cambiamento? Quali sono le nuove linee guida che il locale vuole seguire, musicalmente parlando?
Abbiamo avuto un ricambio di personale dietro le quinte e durante quel processo c’è stata l’occasione per cambiare un po’ anche la facciata, e abbiamo deciso di seguire quella strada. E’ un po’ come quando un nuovo allenatore arriva in una squadra di calcio. Inevitabilmente vuole tenere alcuni giocatori ma allo stesso tempo portare qualche faccia nuova scelta da lui, in modo da mettere il suo marchio, pur sempre rispettando i principi che la squadra segue da sempre. Questo è ciò che è successo qui. Musicalmente volevamo essere più sintonizzati con ciò che funziona in questo momento e che sembra promettere bene per il futuro, senza dimenticare o abbandonare le nostre serate storiche che ancora funzionano. I tre nuovi eventi di cui hai parlato sono tutti indirizzati sui canoni della deep e tech house. Gli artisti che popoleranno quelle notti sono un mix di leggende, fenomeni del momento e promesse per il futuro. Ciò che hanno tutti in comune è che sono prima di tutto focalizzati sull’aspetto musicale. Sebbene Wisdom of the Glove sia anche parecchio pirotecnica, visto che riflette il genio che è Guy Gerber, è comunque la musica il centro di tutto. Settimana scorsa la consolle mentre suonava era piena di persone facenti parte della scena underground, tutte che ballavano la sua stupenda musica insieme a lui. Da Marco Carola a Guti, passando per tINI, Shonky ed altre persone che muovono la scena ad Ibiza. E’ stato un gran segno e il suono era di un altro pianeta. Insane il venerdì ha superato ogni più rosea aspettativa. Il suono tech-funky di John Digweed, Steve Lawler, DJ Sneak, H.O.S.H., Uner e Coyu oltre ad altri, ha fatto impazzire oltre 3000 persone fino alle 7 del mattino ogni settimana. E per finire la domenica è la serata più sexy dell’isola, con Solomun a portare con se il groove ed attirare le ragazze come solo lui sa fare. Siamo felici del cambio di rotta che abbiamo effettuato in queste notti.
L’anno scorso, dopo almeno 2 o 3 anni di smarrimento, ho notato una piccola rinascita nell’isola, sia dal punto di vista della domanda che da quello dell’offerta. Le premesse per questa stagione sembrano essere ancora migliori. Qual è la tua visione sul movimento dell’isola degli ultimi anni e dei prossimi che verranno?
Al momento credo che la stagione sia ancora lunga ma il vero boom è ancora questo periodo fra Luglio e Agosto. L’Isola è a pieno regime in questi due mesi. Comunque la seconda metà di maggio è stata buona, Giugno anche e ora che le vacanze sono iniziate le premesse sembrano essere molto buone. Mi aspetto inoltre una buona crescita anche a cavallo tra Settembre ed Ottobre. La gente si fida di Ibiza, è un posto piacevole per le vacanze. Tutto quello di cui un turista ha bisogno qua lo si può trovare. Ovviamente per i clubbers è come la Mecca, ogni anno si trova sempre musica migliore.
Oltre al già citato tempio ibizenco, nel corso degli anni Pacha ha aperto in tutto il mondo, da Londra a New York a Sharm El Sheik. Qual è nella tua esperienza il locale dove maggiormente hai vissuto lo spirito di Pacha?
Sharm El Sheik ha parte dello spirito originale con il tetto aperto e la piscina. Anche lì le persone lavorano duro per ottenere serate di qualità da offrire a tutti. Quello a New York è un super club che potrebbe reggere il confronto con qualunque club al mondo. Molti franchisers aprono un Pacha perché amano il Pacha, perciò tutti portano con loro parte dello spirito di Ibiza e del locale.
Chiudo chiedendoti un’ultima cosa sull’etichetta. Cosa riserva questa estate la Pacha Recordings? C’è qualche progetto di cui vorresti parlarci?
Il CD per i 40 anni del Pacha è uscito e sta vendendo molto bene. E’ già in classifica nel Regno Unito. Si tratta di un album formato da 4 CD ed è un viaggio attraverso quattro decadi, è tanta roba. I CD di Pure Pacha ed Insane sono una grande cartina tornasole dei due lati musicali che offre il Pacha questa stagione. Pure è tutto incentrano sulla house da mani al cielo, mentre Insane è molto più deep, tech e funky. Entrambi sono stupendi.
English Version:
Only few clubs during electronic music’s history can boast a story as long as that of Pacha Ibiza. Surviving four decades without losing the original spirit in a constantly changing environment as this, is a privilege reserved only to those who are able to work with seriousness and true respect for what they have on their hands. We took advantage of the celebrations for Pacha’s fortieth anniversary to have a chat with Steve Hulme, artistic director of the club and the relative label, Pacha Recordings. A man that was thunderstruck by the atmosphere of the venue more than 20 years ago as a simple tourist and, according to his words, every time he crosses the entrance of the main room the feelings are still the same. He will explain which were his roots and how he came into contact with the world of night’s entertainment, until the time when Pacha has no longer been his refuge but has become his true home. We took advantage of his willingness also to ask what were the reasons behind the choice by the club to give up historical nights as Subliminal and Defected, replaced by events that, perhaps, are more in line with what is working currently on the island.
The first thing I want to ask you is about your origins. Which have been your early relations with electronic music and then subsequently with the professional world linked to it?
I had a girlfriend whose young brother was a bit of a face in his scene, this was around 1985-86, one day he was playing some music I had never heard, repetitive, badly produced, but punk in its own “never say never” way, he told me it was called House Music, the name coined from the phrase people used when referring to a Chicago club called the Warehouse “let’s go down to the ´house Club tonight” – from those mix tapes he was playing I got interested in what was happening and coming out of the US, Chicago, Detroit, NYC clubs. A few years later I started as a promoter and event coordinator at The Leeds Corn Exchange, this was around 1989-90, which was grade II listed historical building housing specialty shops, branded clothing and so on – it looked a like a mini Royal Albert Hall and I thought it would make a great place for a rave (raves were all the rave back then) – each Saturday we had to change a shopping Centre in to a club in four hours between 6pm and 10pm for doors opening. Once a club we had 2000 ravers from all over the country coming in to hear DJs like Paul Oakenfold, Graeme Park, Jon Da Dilva, Sasha, John Digweed, Mike Pickering, and the US DJs like MAW, Roger Sanchez, Tony Humphries and Todd Terry, every night there was magical, then at 4am (I managed to get the first late licenses in Leeds for these special events, as the usual closing time back then would have been 2am) we had to change back to being a shopping Centre housing by 7am doors opening – that experience gave me an education in health and safety, building control, licensing laws and the plotting and execution of special events from ideas to realities – funny enough a few years after the events at the mini Royal Albert Hall aka The Leeds Corn Exchange, I was part of a collective that threw the first ever rave at the real London Royal Albert Hall.
How your own way and that of Pacha have intersected during the years?
I first came out to Ibiza around 1990, a few mates from the UK had told me to be sure to visit Pacha when I was in Ibiza, “sure another club”, I thought, how wrong was I – I remember the first time I walked into Pacha, everything changed from there, what a place, what a vibe, incredible, a life changing moment – this was where it was, this was Ibiza. Over the next ten years I would come most summers for two or three trips a season, a clubber on the dance floor. Then once I had moved to New York and was running Subliminal Records the option came up for us to co-host a party with Darren Emerson and his Underwater Label, a couple years after that Underwater bailed out and Subliminal was in for Wednesdays, and I was part of the process in making the deal, the budgets, etc – that’s where my working relationship started. In 2006 I moved to Ibiza to run the Pacha Recordings Label and since this year I then also took on the musical programming of the venue.
How much “weight” on your shoulders do you feel working for a globally recognized brand such as Pacha? Is it a great responsibility to know that what comes from your work will have an impact on so many people in the world?
I travel a lot around the world, so I get to hear what Pacha means to clubbers in all countries, it really is the mecca for most and the memories these clubbers carry from their adventures in Pacha are vivid and important ones – some people annually celebrate their birthday in Pacha, they mark their actual time on earth with celebration in the venue each year, that may sound overly dramatic but it is a reality of how much the club means to a lot of people – so do I feel the weight? – I carry the weight happily, it’s a responsibility not only to the family Urgell, but to the 350 staffers, to Ibiza Island itself, to the franchises around the world and to the global club scene in general – Pacha needs to be Pacha, Pacha needs to deliver quality experiences that are both extravagant and organic, that respect our past, recognize our present and reach to our future – but this is not a weight carried solely by me, it is carried by the family who invest in what we produce, as well as the whole team on site, from the cleaners to the security, the bar staff, VIP staff, dancers, the amazing sound and lighting team, the street promotion teams, designers, accountants and creative departments – I am at the sharp end for sure, but that’s ok, I have broad shoulders and I believe totally in the team I am part of, each of us plays an important role – somebody internally said to me the other day, ”Stevie, I was asked what makes Pacha “Pacha”, and I told them, well we all work between 14 and 16 a hours a day for starters”, and that’s probably why Pacha is Pacha. It is true that we all care about this brand and about our work and that’s the reason we work so hard to make Pacha as “Pacha”, its good to know that we can effect people across the globe in a positive manner.
Since several years you are the manager of Pacha Recordings. What characteristics a track should have to suit the label’s target?
Simple, if a track is good, I want it – we don’t have a specific target, Pacha Recordings is not a sub-genre sound, “Deep or Tech or House or Progressive”, we are all of them, if its good it has a home and we will find a platform for it.
What are the releases of which you’re most proud of? Maybe some experiments you have done that have been a success beyond you expectations.
Having Paul Hardcastle make an original album for us was great, having Shakira ask us to remix her music was amazing, having Bob Marley Estate grant his original vocal was an honor, having the publishing granted for the re-work of Thriller was mind blowing and carrying the Elvis Remixed Album for me was something I will cherish forever – generally I love everything we have released and am pround that each year we keep delivering a lot of music and see our sales continue to be solid and slightly better each year.
Pacha Ibiza, where it all started, celebrates this year its 40th Anniversary. In your opinion today does the venue still offer the same feeling of the past or maybe it was all a bit distorted in return for the fame?
Pacha is Pacha, as it was, and as it will always be – there is no other club on the planet that gives the same first sensation when walking to the steps that lead to the dance floor and its main room – I come here every night, I have been coming since 1990, the sensation is the always incredible and always impossible to describe – it’s the feeling, that special feeling.
This year several historical nights, on all Defected and Subliminal, have given way to many new products such as Solomun +1, Wisdom of the Glove and Insane. What’s underlying this change? What are the new musical guidelines that the production wants to follow?
We had a change of back stage personnel and in that process the option to change the front of house was available to us, which we decided to take. It’s a little like a new football manager taking over a club, inevitably he wants to keep some players and bring in some new fresh faces of his own, to put his own mark on the club while respecting the principles of the club – that’s what happened here. Musically we wanted to be more in tune with the here and now and the promise of the future, while not abandoning the stable and amazing nights that work for us. The three new events you mention are all rooted in true underground authentic deep house and tech music, the artists on those nights are a mixture of legends, hot right now and cooking for the future, one thing they all have in common is that they are based on music first. While Wisdom of the Glove is also quite flamboyant, as it reflects the creative genius that is Guy Gerber, it is music first – last week Guy Gerber’s DJ booth was packed with a who’s who of the underground scene, everybody dancing around with him to his amazing music, from Marco Carola, to Guti, Tini, Shonky and scene shakers and makers of Ibiza – it was a great sight and the sounds were on another level. Insane on Fridays has exceeded all expectations, the tech-funky- sounds of John Digweed, Steve Lawler, DJ Sneak, HOSH, Uner and Coyu, amongst many others, have rocked 3000+ people in Pacha till 7am each week, and Sundays are the sexiest night of music on the island, with Solomun bringing the groove and the girls like only he can – we are happy with the change of direction on these nights.
After at least 2 or 3 years of loss, in 2012 I noticed a small revival on the island, both from demand and supply’s point of view. The premise for this season seems to be even better. What is your view on the island’s changin’ in recent years and for the next to come?
Actually I think the season is longer but the real crush is still July to August, the island will be at capacity those two months, with half of May has been good, June so far good and promises to get better as the holidays start to kick in for real, and I expect September and the first coiple of weeks of October to also see an increase. People trust Ibiza, it is a safe place to holiday, all you could want is here for tourists of all kinds, and for clubbers, it is the mecca, each year even better music being delivered.
Besides the above mentioned Ibiza temple, Pacha over the years has opened clubs all over the world, from London to New York to Sharm El Sheik. Following your experience, which one is the one where you most have felt the true Pacha spirit?
Sharm el Sheik has some of the original spirit with the open roof and pool and the people there work hard to put on quality nights for all, New York is a superclub that stands up against anything in the world – most franchises open a Pacha because they love Pacha, so all have a sense of Ibiza and the Pacha spirit.
I close by asking you one last thing on the label. What does this summer reserve to Pacha Recordings? Is there any project you’d like to tell us about?
The Pacha 40 year anniversary CD is out and selling really well, charting in the UK, a four disc trip through the last forty years, amazing stuff. Pure Pacha Ibiza and Pacha Insane CDs are a great reflection of the two sides of dance music in Pacha this year, Pure is all about hands in the air house and Insane is all about deep, tech and funky grooves – both are great.