Non capita spesso di intervistare personaggi che si rivelano interessanti non tanto per la fama raggiunta o per il nome che hanno, quanto per quello che hanno da dire e raccontare a riguardo. Sì, tutti, chi più chi meno, ti raccontano le esperienze personali, le vicissitudini incontrate e vissute, esperienze che risultano utilissime a noi appassionati per capire un pò di più su come gira questo mondo e soprattutto chi c’è dietro e lo fa girare. Ma questa volta, quel “inpiù” è venuto fuori. E’ proprio il caso di dirlo, ciò che è emerso dalla chiacchierata con Rachmad sono state vere e proprie pillole elettroniche (proprio come quello famoso www.pilloleelettroniche.com): consigli, linee guida, mettetela come volete, tant’è. Dai racconti dettagliati a proposito delle attrezzature che hanno fatto il suo passato (addirittura ci racconta di un’Atari 1040 ST!), dei suoi studi mancati alla facoltà di Ingegneria Elettronica, della sua eterna passione, quella della musica, emergono preziosi consigli destinati a tutti coloro che vorrebbero cimentarsi in questo mondo. Non è facile, ammonisce…anzi, la strada è sempre più in salita e tortuosa, ma la soddisfazione è tanta, forse troppa per non provare a fare il salto. Lui ci è riuscito, uscendo su etichette del calibro di 100% Pure, Cocoon Recordings e Artform solo per citarne alcune, e vantando collaborazioni veramente importanti. Da quella sua opera prima “Secret Life Of Machines” datata 1995, di cose ne ha viste tante, troppe per non farcele raccontare. Continuate a leggere, Steve Rachmad è appena qui sotto.
Hai iniziato veramente presto ad essere in contatto con il mondo della musica. A 15 anni, già ti trovavi dietro una console. Cosa ti ha attratto ed affascinato a questo mondo?
Per me è iniziato tutto quando ho capito che con la musica si poteva fare molto, oltre al solo ascolto: la puoi mixare, remixare, tagliare, cambiare, scratchare, ci puoi suonare qualcosa sopra, cantarci su, produrla.
Cosa ti piaceva della musica negli anni ’80 e quanto era diffusa la cultura della discoteca in Olanda all’epoca?
Per me è sempre stato un mix tra anima ed elettronica. Gli anni ’80 sono stati per me il momento più importante nella musica. Mi hanno formato in quello che sono oggi e mi hanno ispirato per molto tempo. Metà dell’allestimento del mio studio si basa sulla concezione ’80. E mi riferisco ai miei synth e drum machine. Sono sempre stato impressionato dai suoni bass moog, a quello dei synth e delle drum machines di quegli anni. Per quanto riguarda la cultura delle discoteche dell’epoca, ero troppo giovane per uscire nei primi anni ’80, il che significa che non riuscire a dire molto sullo stato dei clubs negli anni ’80.
Sappiamo che fin da piccolo hai iniziato ad acquistare strumenti musicali analogici, nel 1985 hai acquistato il tuo strumento per eccellenza, un TR-808. Cosa ti affascinava ed affascina di questi strumenti?
Mi hanno appassionato personaggi come i The SOS Band, Marvin Gaye, Sexual Healing, electro… tutti artisti che usano il TR-808, nonché per i suoi soffici e metallici charleston e la grancassa intorno: mi è piaciuto molto. I sintetizzatori erano per me la cosa più vicina al suono della musica anni ’80. Ero semplicemente curioso di scoprire che strumenti venivano usati su quei dischi, poi una volta riconosciuto mettevo da parte i soldi per comprarlo.
Solitamente che tipo di strumenti utilizzi nelle tue produzioni e che strumenti ti piacerebbe utilizzare?
Solitamente usavo i vari hardware con un’Atari 1040 ST e Cubase. Ora uso un MacBook Pro con Ableton. L’unica differenza è che ora si combinano con i plug-ins. Ma ho ancora tutte le mie strumentazioni e non potrei mai sbarazzarmene. Uso un sacco di synth analogici e digitali, non solo analogici. Per me è quello che fa la differenza è l’hardware. Non importa se è analogico o digitale, basta che suoni bene. Per mixare tutto, poi, ancora il mio mixer analogico. E non è perché penso che sia meglio di un’altro, ma semplicemente perchè apprezzo la facilità di utilizzo. Penso che tutto funzioni sempre meglio se si usa ciò che ci fa sentire più a nostro agio. Sia che si tratti di computer sia di strumenti.
Hai iniziato prestissimo a fare questo lavoro, ma la tua fama è iniziata solo 1995 con l’uscita di “Secret Life Of Machines”. Come te anche molti altri raggiungono l’apice del successo solo dopo molto tempo. A cosa credi sia da imputare questo rallentamento (poca diffusione delle vendita di questo genere di dischi)?
Per me è stato un pò diverso. Sono cresciuto dall’anima e dalle discoteche degli anni ’80, quindi producevo e suonavo solo quei ritmi all’epoca. Ma poiché quel tipo di musica funzionava solo con le major e le etichette più grandi, era difficile arrivare da qualche parte in quella zona. Quando la musica house arrivò alla fine degli anni ’80, è diventato tutto più facile per produrre musica e rilasciarla su di un’etichetta. Il tempo trascorso dal momento in cui ho pensato che ero pronto a rilasciare un record ed il rilascio del record stesso, non fu per me così lungo in realtà. Inoltre, non c’erano molti ragazzi a fare questo. Oggi è una storia diversa. Tutti vogliono essere un dj e/o produrre musica. Chi li accusa? E’ divertente! Ma… si deve dividere la torta in più parti. Quindi, per tornare alla tua domanda, il mio salto in avanti è venuto abbastanza velocemente: dopo il rilascio del mio primo disco house, il successo è arrivato entro i 2 anni. Ciò è possibile anche oggi, ma, naturalmente, bisogna avere talento eccezionale e un sacco di fortuna, avere un buon team professionale che ti aiuta anche, ma questo è qualcosa che non ho avuto nei giorni addietro, è stato solamente la musica che mi ha messo sulla mappa.
Pensi che il luogo in cui si lavora contribuisca al raggiungere prima il successo? (Per esempio un giovane musicista a berlino pensi abbia più facilità rispetto ad un giovane in Olanda o Italia?)
Penso che ci sia troppa attenzione su questo “successo” e “veloce” ultimamente. Non si tratta di questo. E’ meglio mettere a fuoco quello in cui si è bravi e che si ama…ovvero la musica. Se si concentrano tutti i gli sforzi in questo, il successo per gran parte viene da sé. Poi per gran parte è necessario avere anche i canali giusti per presentare se stessi e questa è la parte in cui una grande città come Berlino potrebbe rivelarsi utile, ma questo non dà assolutamente alcuna garanzia. Molto è possibile attraverso internet oggi.
Sei uscito su moltissime etichette (ricordiamo 100% Pure, Cocoon Recordings, Artform, Underwater, Sino, Delsin, Music Man e molte altre) ed hai fatto eccezionali remix per Joel Mull, Nina Kraviz, M.A.N.D.Y. vs Booka Shade, Sam McQueen. Nel prossimo futuro, con chi ti piacerebbe lavorare o collaborare per una produzione?
Ho cercato di pianificare diverse collaborazioni recentemente, ma a causa di numerosi impegni non ho mai fissato nulla con loro. Uno che è previsto è con Vince Watson ed accadrà di sicuro, ma non sappiamo ancora quando. Puntando in alto, mi piacerebbe andare in uno studio con un grande cantante – Sade per esempio.
Hai sempre lavorato da solo, producendo pezzi sotto soprannomi diversi. Cosa pensi del fatto che oggi molti dj iniziano a lavorare in coppia o addirittura si formino veri e propri gruppi di musica elettronica?
Ho fatto per un pò collaborazioni in passato e continuo ad averne una con Heiko Laux di tanto in tanto. Penso che per la gente sia una cosa sana interagire, combinare idee e pensieri. Spesso si ottengono risultati molto interessanti come questo.
Per chiudere, cosa avresti fatto se non fossi diventato musicista?
Avevo intenzione di diventare un ingegnere elettronico, perché sono stato sempre affascinato dalle apparecchiature audio quando ero giovane. Ma non l’ho mai fatto e ed ho avuto scarsi risultati negli studi causa… musica.
English Version:
It is not usual to interview people interesting not so much for fame or for the name they have, but for what they have to say and tell about music. All, more or less, tell you about their personal experiences, the ups and downs, interesting stories that are useful to us to understand a little more about this world and, above all, who are the protagonists. But this time, that “something more” came out. It’s just the case to say, what has emerged from the conversation with Rachmad were real “electronic pills”. From the detailed accounts about the equipment that made his music past (like his old Atari 1040 ST!), about the failed studies at the Faculty of Electrical Engineering and about his eternal passion, music, come out valuable advice for all those who would engage in this world. It is not easy, warns… indeed, the road is increasingly uphill and winding, but the satisfaction is great, maybe too much for not trying to make the leap. He succeeded, coming out on labels such as 100% Pure, Cocoon Recordings Artform just to name a few, and boasting important collaborations. Since his first work “Secret Life Of Machines” dated 1995, he has seen a lot of things about elettronic world. Read on, Steve Rachmad is just below.
You started really early to be in contact with the world of music. At age 15, you were already behind a console. What has fascinated and attracted you to this world?
For me it was the realization that you could do so much more with music than just listen to it. You could mix it, remix it, cut it, change the order of things, scratch it, play something over it, sing on it, produce it.
What did you like the music in the 80’s and how popularwas the club culture in the Netherlands?
For me it has always been a mix between soul and electronics. The 80’s are for me the most important time in music. The 80’s formed me in who I am today and inspired me bigtime. Half of my studio set up is based on the 80’s. And I mean my synths and drum machines. I was always impressed by the big moog bass sounds, nice synth lines and drummachines in the 80’s. I was too young to go out in the early 80’s. Which means that I don’t know much about the disco club culture of the 80’s.
We know that from childhood you have been started buying musical analog instruments and in 1985 you purchased a TR-808. what do you fascinated to these tools?
For me it was The SOS Band, Marvin Gaye-Sexual Healing, electro… all artists that used the TR-808 and because of it’s nice metallic but soft hihats and round kickdrum I loved it. The synths were for me the closest thing to come to my favorite 80’s collection. I was simply trying to find out what was used on those records and then trying to find the machine and buy it if I had the money.
Usually, what kind of tools you use in your productions and what tools you’d use?
I used to run my hardware with an Atari 1040 st and Cubase. Now I run my hardware with a Macbook pro and Ableton. The only difference is that I combine it now with plug-ins. But I still have all my hardware and will never get rid of it. I use a lot of analog and digital synths and not just analog. For me it’s a hardware thing. It doesn’t matter if it’s analog or digital just as long as it sounds good. Mixing I still do on my analog mixing desk. And it’s not because I think one is better than the other but simply because of the ease of usage for me personally. I think it always works best with what you feel most comfortable with. Whether it’s all in the box and digital or all hardware.
Have you started doing this work very early, but your fame began only in 1995 with the release of “Secret Life Of Machines”. Like you, many others reach the pinnacle of success after a long time. What do you think about this slowdown (little coverage of the sale of discs)?
For me it was a bit different. I came from the 80’s soul/disco and that was what I was playing and making in those days. But since that type of music was working only with majors and big recordlabels, it was hard to get somewhere in that area. When the house music came in the late 80’s it became easier to produce music and releasing it on a label. And from the time that I thought I was ready to release a record and the time to release a record, was for me not that long actually. Next to that there were not that many guys doing this. Nowadays it’s a different story. Everyone wants to be a dj and/or produce music. Who blames them? It’s fun! But…therefore you have to split the cake in more parts. So to come back to your question, my big breakthrough came quite fast after releasing my first house record, this happened within 2 years. This is possible nowadays too, but of course, you have to have exceptional talent and a lot of luck; having a good professional team around you also helps, but this is something I didn’t have back in the day, it was purely the music that put me on the map.
Do you think the place where you work contributes to achieving success in less time? (For example, a young musician in Berlin is more advantage than a Dutch or Italian one?)
I think there is too much focus on this thing “success and fast” lately. It’s not about that. It’s better to focus at what you’re good at and what you love…music. If you put all your good effort in that, success will for a big part come by itself. I say big part because you also need the right channels to present yourself and that’s the part where a big city like Berlin could come in handy but it’s absolutely no guarantee. A lot is possible over the internet nowadays.
You come out on many labels (100% Pure, Cocoon Recordings, Artform, Underwater, Sino, Delsin, Music Man and many others) and you have done excellent remixes for Joel Mull, Nina Kraviz, MANDY vs Booka Shade, Sam McQueen. In the near future, who would you like to work for a production?
I’ve been trying to plan several collaborations lately but due to busy schedules I never come to them. One that’s planned is with Vince Watson and it will happen for sure, we just don’t know when. On a big scale, I would love to go into a studio with a great singer – Sade for example.
Have you always worked alone. What do you think about the fact that today many DJs started to work in pairs or even form real groups of electronic music?
I did a few collaborations in the past and still have one with Heiko Laux occasionally. And I think it’s a healthy thing that people hook up and combine ideas and thoughts. You often get very interesting results like that.
To close, what would you have done if you had not become a musician?
I was planning to become an electronic technical engineer because I was always fascinated with audio equipment when I was young. But I never made it and failed the study due to…music.