Non è un’estate come le altre; e non è nemmeno un’estate come l’anno scorso, quando ad un certo punto è partita la fola del “Non ce n’è coviddi!” e poi si è visto come è andata a finire (…è andata a finire che le discoteche e il ballo sono stati fra i più comodi capri espiatori, un po’ a ragione ma anche un po’ no). Quest’anno sarà diverso. Almeno in parte. Perché quest’anno non si balla. Almeno per legge.
…poi, lo sappiamo bene che non sarà esattamente così. Lo sappiamo bene che molti gestori faranno i furbi, e/o si faranno scudo della burocrazia risultando ufficialmente bar o stabilimenti balneari e aprendo senza freni; lo sappiamo bene che la gente non la tieni né vorrà farsi tenere, e se proverai a tenerla in qualche caso potrebbero capitarti problemi ancora peggiori. Lo sappiamo che ci saranno altre selvaggialucarelle occhiute da social che indignate denunceranno per prime dei locali dove ci si assembra (magari evitando di denunciare per prima quelle di co-proprietà del proprio fratello, ma non divaghiamo…), e sappiamo che il gusto dell’indignazione in epoca social non si è perso, anzi, si è rafforzato. Si è rafforzato male, nel modo sbagliato e meno intelligente, ma si è rafforzato.
Tutto questo lo sappiamo. E non siamo qua per puntare il dito. Ma siamo qua per parlare di alcune cose belle pensate da amici storici di Soundwall, persone che non hanno voluto gettare la spugna neppure quest’anno ma al tempo stesso hanno comunque dimostrato in sede di progettazione evento/rassegna di avere presente che questa non sarà una “solita” estate.
Il primo è Arturo Capone, il deus ex machina di Palazzo Lepri (e di un sacco di altre cose): ogni tanto un po’ polemico e litigioso ed integralista alla cazzo su Facebook, quello è vero; ma con un cuore grande così, una competenza altrettanto grande e con una incredibile voglia di proporre musica di qualità nella sua terra, costi quel che costi. Beh: anche quest’estate ci riesce, nella “sua” Chieti, a La Collina Teatina, con una rassegna intitolata Musica Per Sognare che esordisce con uno straniero – il monumento vivente del chill downtempo Richard Dorfmeister – il prossimo 31 luglio ma che poi, negli appuntamenti successivi, chiamerà alla console nomi italiani di spessore, di grande, grande spessore, tutti messi di fronte alla sfida di fare musica non “per ballare“, ma “per sognare“.
Un cambio di paradigma che dovremmo far nostro, quest’estate. Forse per una volta e per una stagione la musica può tornare ad essere un sogno, un “viaggio”, un trasporto mentale. Non può essere solo questo: ballare è fisicità, è linguaggio del corpo, è qualcosa che ci fa stare bene, è sfogo, è felicità pura – è insomma qualcosa di irrinunciabile. Ma forse come “igiene dell’anima” una estate in cui si riscopre il ballo come (anche) dimensione interiore potrebbe essere utile, perché ormai sono troppi anni che il ballo è diventato in troppi casi solo un pretesto per doparsi, spintonarsi, ripetere vuote parole d’ordine degne di essere perculate da Clebberio (RIP), e insomma, tutto questo ha rotto anche un po’ il cazzo, vorremmo che la gente lo capisse (…e, di conseguenza, i promoter smettessero di guadagnarci sopra).
Il secondo è Giampiero Stramaccia, il direttore artistico di Dancity, che col suo staff ha pensato una rassegna bellissima di cui avevamo già accennato, Synthonia. Rassegna che ha avuto il suo esordio già, ma che proprio nel weekend in arrivo (31 luglio, 1 agosto) dispiega una due giorni bellissima: il concept è quello per cui sì, la musica (ed è di altissima qualità), ma anche l’immergersi nella natura, il “respirarla” pure con attività collaterali. Sabato e domenica ci saranno tra gli altri Capofortuna, Giovanni Guidi, Gigi Masin, Sauro Cosimetti, Simona Faraone, Dorfmeister in arrivo da Chieti; e ci saranno corsi di yoga, percorsi cicloturistici, attività per bambini. Qui trovate tutte le informazioni. Siamo assolutamente affascinati da questa sfida: ritrovare una dimensione più posata e, volendo, più umana ai festival estivi. Espandendo anche i focus d’attenzione.
Il terzo è Augusto Penna, che con Woo! tanto ha fatto negli anni per far restare Napoli sulla mappa (assieme a qualche altra realtà compaesana: Napoli col suo comprensorio DEVE restare una capitale per il clubbing in Italia, ha una storia troppo ricca e un pubblico che – se lascia perdere le cazzate – è troppo appassionato e competente). Quest’estate Augusto si dividerà tra Nabilah (Bacoli) e Bagno Teresa (Ischia), e a partire da domani e poi per tutto agosto farà planare in zona nomi come Marvin&Guy, Leo Mas, Francesco Farfa, GNMR (e presenterà a fine mese nella zona di Napoli “Disco Ruin”).
Non è un elenco esaustivo, questo. Chi non c’è non deve infastidirsi né parlare di favoritismi (“Ecco, si parla sempre dei soliti amichetti…“): in realtà se uno cerca bene, nonostante la situazione (per ora) difficile e le limitazioni (per ora) in vigore, è comunque una estate dove – se lo si vuole – la musica di qualità si trova. Vi invitiamo davvero a farlo. Ma vi invitiamo a distinguere, voi pubblico per primi!, chi lo fa perché cerca ancora di spremere euro a tutti costi dalla voglia di ballare (male…) della gente, dopo averlo fatto tutti questi anni; e chi invece ha amore vero per la musica da club, ne conosce la storia, l’ha rispettata, l’ha omaggiata, l’ha promossa, e tutto questo ha avuto modo di dimostrarlo negli anni coi fatti, non solo con le parole.
Siete in grado di cogliere la differenza?
…se siete un pubblico intelligente e consapevole, sì. Senza nemmeno troppa difficoltà. Quindi ecco, questo articolo non è il solito articolo-pastone-pubblicità in cui si parla degli eventi partner per un motivo (soldi) o per l’altro (amicizia) sperando abbiano più visibilità di altri, ma vuole essere un primo spunto per dire “Seguite le persone in gamba, non lasciatele sole, e pretendete da loro che siano consapevoli del momento che stiamo vivendo“. Il risultato potrebbero essere eventi piccoli e felici: più piccoli, ma anche per questo più felici, almeno per quest’anno. Limitazioni di capienza, divieti d’assembramento, ma anche il semplice buon senso e la corretta decenza: dobbiamo ancora venire fuori da una pandemia, ci stia che non sia “tutto normale“.
Auguriamo anche alle questure e alle forze dell’ordine di non adottare più due pesi e due misure. Auguriamo che se ci devono essere chiusure, che non siano fantoccio (le famose chiusure “per 5 giorni“, dal lunedì al venerdì, e vai che nel weekend si riapre: basta con queste ennesime ipocrisie). Auguriamo che non siano bastonate oltre misura le persone in buona fede e che invece siano rigidamente puniti quelli che se ne approfittano (…i quali, ricordiamolo, non solo restano aperti “a mo’ di discoteca” quando non potrebbero fatturando di conseguenza ma questo fatturato lo stanno anche rubando ai danni delle persone oneste che rispettano 100% le regole: il danno è doppio). Puoi anche fare i “soliti” Martinez Brothers e i “soliti” Tale Of Us se sei convinto che sia giusto farli, e che questo è ciò che deve fare il tuo locale per avere il profilo adeguato: complimenti per il coraggio, la voglia di fare, la testardaggine. Ti prendi il rischio di “rieducare” il pubblico che di solito viene a sentire quegli artisti, un pubblico che nel 90% dei casi vuole solo le “bombe” e la festa: forse agli artisti stessi potrebbe appassionare la sfida di rispostare un attimo il focus della loro arte e della loro aura. Siamo convinti che i Tale Of Us – e le loro sortite soliste in parte lo confermano, così come varie mosse della Afterlife – per primi potrebbero essere intrigati dall’idea di avere un rapporto musicalmente più maturo, complesso e sfaccettato col proprio pubblico. E comunque sì: stiamo parlando di Musica Riccione. L’argomento preferito di discussione – dietro le spalle, per lo più – di tutti gli addetti ai lavori. Noi qua non ci nascondiamo, invece.
Il problema insomma non è il nome, il costo, il posto: è l’attitudine. Usiamo quest’estate per riconoscere sempre quella giusta, e premiamola. Fidatevi: saremo più felici. E prima o poi faremo crollare un sistema dove resta sbagliato che ci sia chi guadagna troppo, smodatamente troppo, e si sente per questo migliore di altri. Non siamo il calcio, il calcio moderno “tutto spettacolo”. Vogliono farci diventare tali, già da anni, ma abbiamo ancora spazio per resistere.
Davvero: il punto è l’attitudine.
Buona estate a tutti. E fate bene le vostre scelte.