Qualche giorno fa vi abbiamo presentato STRATI, il nuovo progetto che interesserà da quest’anno il Brancaleone, lo storico locale romano di Via Levanna. Non nascondiamo che nell’ultimo periodo abbiamo avuto da ridire su alcune scelte del club, anzi, per essere più onesti, conoscendo la storia e il ruolo fondamentale che il Branca ha e ha avuto negli ultimi 23 anni a Roma, le scelte in questione ci hanno fatto maturare diversi interrogativi. Basandoci sull’analisi di questo nuovo e interessante progetto abbiamo deciso di approfondire queste perplessità con Marco Iasa, direttore artistico della struttura impegnato nel campo da ben 10 anni, e con Donato Dozzy, altra colonna portante della storia del Brancaleone e del nuovo progetto STRATI. Perché lo facciamo proprio ora? Perché ai nostri occhi gli assunti di base di questa nuova idea riprendono, tendendo a risolverli, non solo molti dei nostri dubbi inerenti al locale, ma anche diverse problematiche che riguardano più in generale quella che ormai è definita in toto “club culture” e che indipendentemente dagli esotismi con cui la si vuole chiamare si sta configurando sempre più come una realtà fatta di produzioni viziate, spesso incapaci, o peggio disinteressate nel proporre il nuovo. Qualcosa però pare si stia muovendo e speriamo che STRATI, che Venerdì 11 Ottobre prenderà vita per la prima volta, non si configuri come uno sforzo isolato e relegato alla sola realtà romana ma sia uno dei diversi casi capaci di mostrare quanto ancora abbia da offrire la musica elettronica sotto gli aspetti della condivisione, dell’arricchimento personale e del divertimento.
Allora, partiamo con il definire il nostro oggetto di indagine: STRATI. Cos’è, come nasce, da quali necessità nasce?
Marco Iasa: STRATI è un nuovo progetto legato alla musica elettronica e nato inizialmente dalla sinergia e dall’amicizia tra me, il Brancaleone e uno dei suoi protagonisti più affezionati e indiscussi, il dj/producer Donato Dozzy. Inoltre, sin dal principio, sono coinvolti anche il sound engineer/designer Giuseppe Tillieci aka Neel (già co-autore dell’acclamato progetto “Voices from the Lake”) e Gabriele Pinto con Lorenzo Dionisi, costole importanti del collettivo romano DayC. La nostra intenzione è di riscoprire e valorizzare la creatività elettronica legata alla passione per il dancefloor più raffinato e possente: dj sets, live audiovideo, visual art, performances e workshops spazieranno tra sonorità di techno siderale, beats ipnotici, IDM, glitch e quant’altro possa incuriosirci e destare interesse. In un periodo storico in cui gli eventi legati alla “club culture” si sono moltiplicati, accoppiati e replicati a dismisura, perdendo spesso anche identità ed originalità, sentiamo il bisogno di cambiare la nostra offerta e la voglia di proporre nuove realtà. Prendendosi non troppo sul serio e aprendosi all’inaspettato, STRATI si presenta anche come attività ludica, che non vede nel piacere e nel divertimento un’assenza di pensiero, ma che anzi cerca possibili sinergie positive attraverso un intrattenimento edonistico e allo stesso tempo consapevole.
Donato Dozzy: Esatto, si configurerà anche come un nuovo palcoscenico per artisti inesplorati e progetti inediti, sia per appassionati sia per spiriti curiosi, nuovi spazi per la festa e per la mente. Inoltre durante tutta la stagione sarà con noi anche Brando Lupi, mio vecchio amico e collaboratore. Aggiungo anche che per noi sarà un modo per festeggiare il decennale dalla nostra prima pubblicazione, è un’emozione!
E quindi “strati”?
D: Strati perché ci sono piani sonori differenti, livelli percettivi complementari, superfici e strutture interconnesse, profondità da esplorare, confini da attraversare. Tempi, spazi, suoni ed immagini… stratificati.
Qual è il nodo che tiene uniti questo progetto e il Brancaleone? Perché STRATI si radica meglio qui che non in altri posti?
M: In primo luogo la stima, la professionalità e l’amicizia che ci lega da molti anni con Donato. Dopo diversi anni in cui ci eravamo “allontanati” per concentrarci su progetti differenti, ci siamo ora ritrovati con entusiasmo a condividere riflessioni e nuovi propositi; non avrei immaginato compagnia migliore per intraprendere questo viaggio, viste soprattutto le sonorità che abbiamo intenzione di proporre. Il Brancaleone, per sua natura, è sempre stato uno spazio ideale per la ricerca e la sperimentazione, un luogo non convenzionale dove mettersi in discussione e cercare nuovi stimoli.
Anche per il solo concetto di base, STRATI si pone in opposizione con la conduzione che ha avuto il Brancalone negli ultimi anni. Da quanto abbiamo capito, questo nuovo progetto andrà anche a coprire in parte il buco lasciato dal Branca Mon Amour, progetto che probabilmente più rappresentava l’anima club del Branca e che, dopo quasi 5 anni di attività, quast’anno avete deciso di eliminare…
M: Dopo lunghe riflessioni sulla scena, sul clubbing e sul sistema più in generale, credo che il business incontrollato sviluppatosi intorno agli eventi musicali e la diffusa crisi socio-culturale che il nostro Paese sta attraversando da diversi anni abbiano fatto perdere (o per lo meno sbiadire) le identità e le specificità degli artisti e delle locations, in un processo di preoccupante omologazione. Inoltre costi di produzione sempre più alti, cachet milionari, vere e proprie aste delle agenzie di booking ed altri meccanismi simili, ci hanno convinto a cambiare attitudine: anche grazie ai nostri rapporti diretti con il mondo artistico e ad una politica di prezzi assolutamente sociali, STRATI offrirà un’alternativa di qualità più sostenibile ed accessibile. In questo scenario sentiamo la forte necessità di differenziarci, di ritrovare un’identità originale e riconoscibile, tornando ad una prospettiva che riprenda la ricerca di nuove soluzioni, suoni, visioni, narrazioni e differenti modi dello stare insieme e far festa (ma non solo). Al pubblico, ma anche a noi stessi, chiediamo di osservare e di riconoscere questo rischio non come una sfida o una provocazione ma come una scommessa e come un valore aggiunto. Pensiamo che il pubblico vada rispettato, ma dobbiamo e vogliamo rischiare con nuove proposte, differenti e non sempre facili. Infine, ciò non toglie che molti djs e producers con cui negli anni abbiamo condiviso e coltivato ottimi rapporti di stima reciproca e che hanno fatto la storia del Branca (e non solo) continueranno a salire sul palco di Via Levanna.
In realtà una cosa che ci siamo sempre chiesti è come faccia il Brancaleone a mantenere una sua identità nel tempo vista la grande varietà di eventi, di organizzazioni interne ed esterne (e quindi di generi e qualità musicale) che ospita. Come è possibile in questo modo avere una linea musicale, ma anche culturale, omogenea e ben definita?
M: Durante i suoi 23 anni di vita il Brancaleone ha proposto e sostenuto progetti molto diversi tra loro riconducibili ad aree distinte come ad esempio politica, musica, cinema, arti performative, radio, ecosostenibilità e molto altro. Questo lo dico anche per ricordare che il Brancaleone non è semplicemente un club, è molto di più. Nel corso del tempo si sono fisiologicamente succedute molte organizzazioni e persone con cui abbiamo collaborato. Gli spazi e la struttura stessa sono polifunzionali e si prestano ad accogliere ed ospitare eventi multidisciplinari e trasversali. Per questi motivi non abbiamo voluto seguire e radicare una programmazione ad una linea definita e rigida ma abbiamo preferito proporci come vetrina, un microcosmo delle varie estetiche contemporanea, una specie di glossario delle tendenze emergenti con una particolare attenzione alla cultura urbana.
Definita la cornice, torniamo al suo rapporto con STRATI: quali saranno gli effetti che quest’ultimo avrà sul Branca? In poche parole cosa cambierà, se qualcosa cambierà, da ogni punto di vista: organizzazione e gestione degli spazi, visual, palchi, impianto…
M: Gli spazi verranno adattati e allestiti a seconda dei progetti ospitati e quindi alle relative necessità. Utilizzeremo anche postazioni inusuali, come il corridoio intorno alla sala principale e il palco della tent room. Le consolle, posizionate vicino al pubblico, permetteranno di vedere come la musica viene realmente creata e manipolata. I laptop saranno sempre accerchiati da piatti, controllers, strumenti analogici, synth, 303 e 909… Questo anche perché la dimensione performativa avrà sempre molta importanza. La sezione video utilizzerà una nuova struttura di mapping che avvolgerà tutto il palco della sala principale, e anche per quanto riguarda l’impianto audio ci saranno delle piacevoli novità, come l’utilizzo di nuovi subwoofer Martin che faranno tremare lo stomaco. Ma non mi chiedere di più altrimenti ci roviniamo l’effetto sorpresa!
D: Bravo Marco, quanto mi piace la storia dei sub!
Quando abbiamo presentato il vostro nuovo progetto abbiamo parlato di un ritorno ad un rapporto più sano fra domanda e offerta all’interno dei club. In pochissime parole: ci piace l’idea di far tornare la gente nel dancefloor perché vuole conoscere qualcosa di nuovo e non perché vuole ascoltare solo ciò che già conosce. Ovviamente in questo discorso la qualità è data per scontata. Ma come pensate di muovervi a tal proposito, come lavorerete sulla selezione artistica? Come pensate, per l’appunto, di cambiare le regole del gioco?
M: La programmazione sarà un continuo work-in-progress, ovviamente cercheremo di dare visibilità agli artisti che reputiamo più interessanti e rappresentativi ma anche a quelli con cui siamo più legati umanamente e professionalmente. STRATI è un progetto che vuole portare nuova linfa, vuole attirare un pubblico che abbia voglia di divertirsi e di condividere ma che, soprattutto, sia anche più curioso, interessato e pronto a farsi sorprendere.
D: Il punto è anche incuriosire gente nuova, di altre categorie e con altri interessi, ad esempio chi magari ha sempre guardato con diffidenza la realtà “oscura” clubbing. Le parole chiave del progetto? Musica, passione, qualità, prezzi sociali, techno(logie).
Donato, nella nostra ultima chiacchierata, non troppo tempo fa, ci hai raccontato di come essere un resident permetta di stringere un rapporto particolare con il pubblico di un posto. Dopo anni ti ritrovi faccia a faccia con lo stesso club, gli stessi spazi, lo stesso spirito di fondo, ma con un progetto e un pubblico rinnovati. Come pensi di voler sfruttare questa situazione? Potrebbe andarsi a formare un laboratorio dove magari sperimentare insieme il nuovo?
D: Esatto, con la tua ultima domanda hai centrato l’idea di base: creare un vero e proprio laboratorio dove l’improvvisazione abbia una funziona cardine. Nei lunghi anni in cui ho collaborato con il Branca uno dei fattori di stimolo e coesione è stata proprio la sensazione che mi si chiedesse di osare, di andare sempre “a briglia sciolta”. Questo è ciò che mi aspetto di vedere di nuovo, ma in forma ancora più estrema e rivolta al futuro.
Insieme a Brando Lupi, altra colonna portante del progetto sarà Neel. Che tipo di dinamica volete sfruttare, sarete due entità indipendenti all’interno di STRATI o per lo più vi presenterete come Voices From The Lake?
D: Non credo serva spingere sul nome in sé dal momento che la nostra è una collaborazione fattiva e duratura, ne siamo consapevoli così come ci rendiamo conto che stiamo preparando un NUOVO esperimento. Abbiamo l’occasione di metterci nuovamente in discussione: durante la stagione collaboreremo infatti anche con Brando, per non parlare di tutti gli ospiti che verranno a trovarci in seguito. In teoria possiamo maturare nuove idee per potenziare ed eventualmente superare i confini a cui ci siamo abituati fino ad oggi, con uno spirito che definirei “cosmico”.
Fra le altre interessanti novità che volete introdurre in questo nuovo progetto, una ci è piaciuta particolarmente: quella di organizzare dei meeting aperti con gli artisti qualche ora prima della serata stessa. Per fare esempi concreti, per l’evento di apertura avete organizzato un incontro aperto con Varg. Come mai questa decisione? Che aspetto di STRATI ricopre?
M: L’idea del workshop rientra esattamente nel concept e nei propositi del progetto, ovvero quello di incuriosire ed avvicinare il pubblico all’artista e alle sue creazioni, di accostare la cultura e la curiosità al divertimento. Non vogliamo che chi prende parte agli eventi si senta come un qualcosa di distaccato rispetto alla realtà che l’artista in consolle rappresenta. La condivisione e la crescita ha inizio ancor prima, dal sapere cosa di fatto avviene in consolle in ogni caso specifico, ad esempio.
Chiudiamo con una domanda sullo Strati Opening Party dell’11 Ottobre. La main guest sarà lo svedese Varg (detto, il vichingo!)… Dateci una presentazione e spiegateci perché la decisione di aprire proprio con questo artista. Detto questo: ci vediamo alla prima e in bocca al lupo!
M: Per come la vedo io la main guest di questa prima serata sarà Donato, considerando anche il fatto che non suona al Branca da un bel po’. Mentre Varg, sinceramente, non lo conoscevo prima di averne parlato con Donato e Neel. La sua musica però mi ha convinto da subito: lucida e innovativa, proprio come l’anima del nostro progetto e non a caso come anche quella dei prossimi ospiti: Regis, Ninos du Brasil, Diamon Version (Alva Noto & Byetone) e Brando Lupi!
D: Lucidi e innovativi, la definizione mi sembra decisamente appropriata.