Quando si parla di sud Italia la maggior parte delle persone nella loro mente evoca un’immagine idilliaca: il bacio rovente del sole sulle facciate delle case bianche, l’arsura del sale, i profumi e i colori ridondanti della natura, le messi biondeggianti sotto il cielo, l’immancabile mare. Tutto un contorno che potremmo accostare alle scene baroccheggianti de ‘Il gattopardo’ viscontiano. Ma il sud ha anche un altro volto che, sempre cinematograficamente parlando, è lo specchio della ‘Medea’ di Pasolini: è il sud incantato, quasi stregonesco, il sud dei misteri e dei riti, delle rapsodie oscure, della vitalità della terra ancora impregnata delle forze primitive che si nascondono nell’uomo. Ed è questo il lato che appartiene ai We Love, duo italiano inserito nella label berlinese BPitch Control, che si racconta a Soundwall. Giorgia e Piero sono entrambi meridionali, ma la loro musica ha un sound dark ed introspettivo, che non sembra richiamare molto la classica immagine di calore e allegria del sud. Anche per quanto riguarda l’aspetto estetico del loro progetto a dominare è il bicromatismo bianco e nero.
‘Sono nata e cresciuta a Monopoli, un paese accarezzato dall’odore del mare e dall’eco nostalgico dei muretti a secco’ inizia Giorgia ‘ All’interno di questa splendida cornice ho respirato e convissuto con il senso di nostalgia, simile ad una forma di noia raffinata: la casa dei nonni, il canto innocente dei grilli, la domenica cattolica… La Puglia è una terra molto misteriosa, attraversata da lamenti musicali e sotterranei rimpianti. Si pensi alla musica che caratterizza questa regione, la pizzica, segnata oggi giorno da un un gravissimo errore semantico: i turisti credono che sia una musica allegra e solare, ignorando le sue reali origini. Il morso mitico della “tarantola” è, invece, espressione di malessere da curare con i suoni, i colori e la danza. Per questo l’essere nata in Puglia mi fa sentire solare come un sole che tramonta sul mare, un pò come la musica dei We Love, romantica e a tratti cupa’.
‘Ho vissuto fino ai 18 anni in piccolo paesino della Calabria’ dice Piero ‘Quando mi chiedono dove si trova rispondo sempre “fra i due mari” al centro di uno stretto lembo di terra, a 10 minuti dalla montagna e a 15 da entrambe le coste. Sono cresciuto fra i vinili di mia sorella e i nastri registrati e scambiati all’interno di una stretta cerchia di amici. Ho amato molto alcuni gruppi che hanno caratterizzato la mia formazione musicale fra cui: Coil, Current ’93, Einsturzende Neubauten, Codeine … riconosco alla musica un valore introspettivo e sacrale.’
I costumi e i visual del duo abbracciano rigorosamente i due colori bianco e nero ‘Il bianco e il nero dei nostri abiti per me è legato all’immagine pianoforte. Ho sempre vissuto in case il cui salotto accoglieva un pianoforte’ racconta Giorgia ‘Quella bicromia misteriosa che lega i tasti di questo strumento mi ha sempre affascinato moltissimo, in particolar modo il come da due colori opposti potesse nascere una tale armonia’.
Piero invece ama i film in bianco e nero ‘Provate a guardare “Institute Benjamenta” di Stephen e Timothy Quay, un viaggio Kafkiano sospeso fra sogno e veglia. Avete mai fatto un sogno in bianco e nero?’
La loro musica è una musica affidata soprattutto alle sensazioni, è tutta una dimensione mentale, emotiva, fatta di richiami, immaginazione e fantasie. ‘La musica elettronica è un percorso verticale. Con l’ausilio delle nuove tecnologie è possibile creare infinite combinazioni di suoni, infinite possibilità di arrangiamento, non ci sono limiti e si possono attraversare nuove vie in ogni momento. Nell’atto della creazione si può essere forti come un eroe e allo stesso tempo confusi come un miscredente illuminato da una fede ignota e improvvisa. Comporre tracce di musica elettronica è un gioco faticoso e incerto, ma non delude mai. Per noi la dimensione mentale-emotiva ha un valore incommensurabile. Come diceva il filosofo Cioran: “Nell’ordine dello spirito ogni produzione priva di necessità è un peccato contro lo spirito”. La nostra musica appunto nasce sempre da un bisogno istintivo, non seguiamo mai dei meccanismi programmati. La realtà intesa come immanenza è una condizione alla quale nessuno può sfuggire, un confronto impossibile da evitare. Nel momento in cui la osservi la realtà è un succedersi di fotogrammi in bianco e nero. Nel momento in cui la penetri, a seconda dello stato in cui ti trovi, la realtà può tingersi ogni volta di colori diversi. Gli occhi guardano, fuggono o attraversano, ma in ogni loro movimento ingoiano sensazioni che ti cambiano.’
Potremmo dire che la loro è la musica dello sguardo dell’anima, i cui frammenti sono a tratti oscuri, una musica in cui uomo, sogno e immaginazione sono un tutt’uno: ‘Per la mia esperienza d’artista il sogno ha sempre avuto una significato rilevante. In particolar modo quando ero ragazzina mi accadeva di sognare delle melodie o delle parole e mi svegliavo di soprassalto per appuntarle sul quadernino pentagrammato’ dice Giorgia ’Ho sempre creato partendo dall’ossessione di un’immagine. Per esempio per giorni avevo nella testa la figura dei girasoli e cercavo di inseguire il giallo in tutti i modi, trovando gli accordi sulla chitarra che più gli somigliassero. Avevo creato un mio lessico. Poi, quando all’università ho scoperto Aleksandr Nikolaevič Skrjabin e le sue teorie, mi sono sentita forse più serena nel mio rapporto con l’arte, pur sempre inseguita dalle ossessioni, ma in modo più pacato. Credo che la persona umana sia composta da una parte spirituale e da una parte corporea e credo che sia fondamentale far dialogare entrambe tra di loro, alla ricerca di un’armonia reciproca, e farle dirigere verso un percorso verticale e ascensionale. La pratica della meditazione ha cambiato moltissimo il mio modo di vedere la realtà e gli incastri tra i dharma. Purtroppo oggi l’uomo ha scarso interesse verso l’indagine del divino. Ovviamente non è possibile generalizzare, ma di sicuro sono sempre meno gli artisti interessati. Volendo pensare ad una metafora immagino il mio corpo come il tronco di una chitarra e il mio animo come le sue corde: entrambi producono il suono.’
Per Piero ‘E’ l’arte il sogno della mente di un uomo che crea e che trae dalla creazione stessa linfa vitale. “Tra il piedistallo della notte e quello del mattino, tra la morte e il radioso desiderio, senza rumor di trionfo o d’avvisaglia s’erge l’imponente sentinella sul ponte di fuoco. O anima di passaggio, c’adorni di sogni il tuo pensiero abbandona l’alloro e allenta le corde della tua lira… ” come scriveva James Elroy Flecker. Credo che la conoscenza del proprio corpo e della propria fisicità siano una tappa fondamentale per la crescita dell’anima.’
I We Love amalgamano nella loro musica passato e futuro, grazie ad uno sguardo e a un pensiero lungimirante, ma grazie anche ad un interesse per gli artisti venuti prima di loro. ‘Crediamo in un continuum fra passato e futuro, ci piace evocare vecchie melodie e fonderle con nuove sonorità, gli artisti che hanno lavorato in questa direzione sono per noi una continua fonte di ispirazione. Un esempio possibile fra i tanti è Murcof, capace di tessere con suoni elettronici melodie simili alle musiche di Arvo Pärt. Infatti ci piace molto scoprire le possibilità che nascono dall’unione di analogico e digitale. L’artista è un filtro fra la realtà e il suo personale modo di rappresentarla e nella società contemporanea l’artista è un ricercatore di nuovi mezzi espressivi capace di conservare in sè la poetica dell’atto di creazione. La fusione delle arti è uno status inevitabile nella cultura contemporanea, l’innovazione è creata dall’unione di due componenti: la ricerca verso nuovi mezzi espressivi e l’unione di più discipline per la rappresentazione di un unico concetto. Noi siamo attratti dalle nuove tecnologie, ma crediamo che la sola tecnologia in quanto tale non sia capace di emozionare, nè possa esser portavoce di concetti, quindi crediamo che l’arte sia principalmente emozione. Non pensiamo che potrà mai esserci un’arte fatta solo di tecnologia. La ricerca tecnologica fine a se stessa è scienza.’
Un forte elemento melodico distingue i brani del duo che, anche qui rivolto verso il passato, si rispecchia nel pensiero di Nietzsche, il quale sosteneva che la melodia è legata al dionisiaco, alla parte più forte e primitiva dell’uomo, quella sensoriale. E infatti Giorgia dice ‘Adoro Nietzsche. La “Nascita della tragedia” è forse uno tra i testi più importanti e significativi del mio percorso formativo. Per me l’aspetto melodico è tutto, un’ossessione edulcorante che rappresenta l’abbandono completo al flusso della vita.’ Piero: ‘Ho sempre vissuto i testi di Nietzsche come un canto alla vita, ho vissuto da ragazzo in una terra figlia del pessimismo greco, credo in uno spirito dionisiaco non decadente non nichilista, la melodia è una forza primordiale attraverso la quale l’uomo può elevare se stesso’.
Cosa lega Giorgia e Piero all’Italia, questa terra che nei secoli passati ha visto un forte culto della bellezza, in cui tutto era impregnato di passione e sensualità? ‘Passione e sensualità velata sono elementi intrinsechi alla visione d’arte che noi stessi abbiamo. Il popolo italiano, nel bene e nel male è un popolo di sognatori’.