Questa puntata di Suoni & Battiti è dedicata ad alcune delle compilation più belle tra quelle uscite sulle collane più prestigiose e seguite degli ultimi tempi. I sei lavori che vi riportiamo hanno tutti qualcosa di speciale che li caratterizza e che, proprio per questa ragione, li rende la potenziale colonna sonora perfetta di alcuni dei momenti più intensi della vostra vacanza. Mi facevano notare che trattare “viaggio” e “vacanza” come sinonimi sottintende una grave mancanza di sensibilità nei confronti del primo dei due termini, quella ovvero di tralasciarne colpevolmente qualsiasi componente esperienziale e magica a vantaggio di maggiore “praticità”. Proprio perché capiamo fin troppo bene questo tipo di differenza, ci teniamo a rimetter mano ai nostri scaffali e a rispolverare quelle vecchie raccolte che ci hanno segnato e fatto compagnia a lungo, certi che saranno all’altezza dell’incarico che stiamo per affidar loro: sedere al nostro fianco e assecondarci.
E’ tempo di andare in ferie, chi lo farà avrà certamente bisogno della giusta colonna sonora.
Fabric 01: Craig Richards
Nel 2001, quando uscì la prima compilation della collana Fabric, avevo sedici anni ed ero troppo piccolo per tirare mattina nei club della mia città e per questo non potevo immaginare che, già da due anni, esisteva quello che di lì a poco sarebbe diventato uno dei luoghi culto del clubbing mondiale. La storia della serie di compilation, affidata periodicamente ai big della scena house e techno, segue di pari passo quella del locale, inanellando successi e vivendo l’alternarsi di artisti tanto speciali quanto ricchi di talento. Ricardo Villalobos, Carl Craig, Tony Humphries, Ellen Allien e Omar-S, sono solo alcuni dei nomi che da oltre dieci anni, con le loro selezioni, danno prova del suono che ha contraddistinto i sabato notte del club di Charterhouse Street. Chi ama (o ha amato) il Fabric e i suoi CD non può non aver riservato nel proprio cuore un posto speciale al primo, meraviglioso, capitolo della storia, lo “01”: intelligente e attuale raccoglie in sé l’anima del suo autore, Craig Richards.
Tama Sumo – Panorama Bar 02
La cosa che più mi piace di Kerstin Egert, in arte Tama Sumo, è la sua capacità di far passare per semplice e immediato, attraverso la costruzione di set intelligenti ed empatici, anche il disco più complesso e ricercato. Per questa ragione, spesso e volentieri, il risultato è un set ricco di spunti – per i più attenti e fanatici – e al tempo stesso estremamente divertente: la sua è musica, pur non scadendo mai nel banale, riesce a non perdere mai il sorriso e la sua voglia di lasciarci andare. “My motivation is, and has been, a mixture of fun and communication”, recita la sua biografia; beh, anche in questo “Panorama Bar 02” Tama Sumo non è venuta meno alle sue promesse.
LateNightTales by The Cinematic Orchestra
Quasi a voler celebrare ed esaltare in sessantatré minuti abbondanti il prestigio di dieci anni di raccolte, esce nel 2010 il LateNightTales dei The Cinematic Orchestra, la band londinese che fa capo a Jason Swinscoe. Dentro la loro selezione c’è di tutto e tutto è sorprendentemente azzeccato: “Black Swan”, “Jóga”, “Rose Rouge”, “See Line Woman”, “La Ritorunelle” e “Dog Shelter” sono qui incastrate in una sequenza che non tiene conto del pedrigree degli autori dei pezzi e che, forse proprio per questa ragione, si trasforma in un flusso tanto coinvolgente quanto intimo. Scegliere Thom Yorke o Burial, Sébastien Tellier o Björk in una compilation non rappresenta un colpo di genio a cui nessuno ha mai pensato, è evidente, ma riuscire ad amalgamare gli ingredienti in questo modo richiede una sensibilità non da tutti. Il LateNightTales dei The Cinematic Orchestra è, a detta di molti degli appassionati della serie, uno degli episodi più belli della collana. A me è bastato un ascolto per convincermene.
Gold Panda Dj Kicks
Varrebbe la pena acquistare i CD della collana Dj Kicks anche solo per le tracce esclusive prodotte per l’occasione dall’autore della selezione. Qui è il caso di “An Iceberg Hurled Northward Through”, composta sulla scia delle bellissime “You”, “Same Dream China” e “Marriage” di “Lucky Shiner”. Il resto della compilation, per la verità non molto coerente nel suo svilupparsi, è un susseguirsi di nomi comunque preziosissimi: Sigha, Zomby, Drexciya, Ramadanman, Melchior & Pronsato e Untold, figure che fanno trapelare l’amore di Derwin Panda per l’elettronica a 360°, anche quella dei suoni più ruvidi e decisi. All’interno di questo Dj Kicks, poi, c’è “Maria” dei Closer Musik…volete mettere?
Seth Troxler – Boogybytes Vol. 05
In occasione di una serata che stava per vedere protagonista Seth Troxler, lessi su Zero che la sua compilation “Boogybytes Vol. 5” rappresentava la selezione perfetta per una nottata di sesso. Un’affermazione certamente pretenziosa, una frase che, però, si basa su di una verità inconfutabile: quelli erano gli anni (2010) in cui il buon Seth doveva ancora affermasi come uno dei dj più richiesti al mondo e che, proprio per questa ragione, cercava la sua strada attraverso dj set mai banali e ricchi di contaminazioni. Il suo “Boogybytes Vol. 5” ne è l’esempio lampante: “Time For Us”, “Birds & Souls”, “Seven” e “Fran Left Home” sono solo alcuni dei dischi scelti dall’americano per dare al suo missato quante più sfumature possibili. Per chi ama collezionare compilation, questa è ormai un classico.
Dixon – Live At Robert Johnson Volume 8
Una manciata di tracce, la tra cui la bellissima “He Said” di Dominique, senza uno straccio di beat; può sembrare davvero strano ma è esattamente così che Dixon ha pensato e costruito il suo “Live At Robert Johnson”. Il primo kick arriva, quasi in punta di piedi, con “For One Hour” di Agoria (il B-side poco famoso di “Grande Torino”) e da lì il dj berlinese ci conduce in un dolce crescendo verso le atmosfere e l’energia che contraddistinguono i momenti più caldi dei suoi set. C’è da dire che, se pensiamo alle sue recenti esibizioni (quelle in cui veste i panni della superstar, per intenderci), è difficile immaginare un lavoro simile come farina del suo sacco e questo non perché ciò che ci sta facendo ascoltare negli ultimi mesi sia privo di qualità, ma perché, forse, il volume otto della serie di compilation del Robert Johnson ha rappresentato l’ultimo momento veramente “puro” per Steffen Berkhahn. Di lì in avanti, vista l’irrefrenabile crescita della sua popolarità (e di quella di Innervisions), l’esigenza di far divertire ha scansato fin troppo la naturale attitudine a colpire e stupire grazie a dischi magnetici ed emotivi. E allora ogni tanto fa bene ripassare le vecchie lezioni: il suo edit del remix di Axel Boman di “Daemon”, “Render 2” e “Dishes & Wishes” sono solo alcuni degli esempi del perché, se esiste una compilation apprezzata tanto dai fan dell’artista quanto dai suoi detrattori, beh questa non può essere che “Live At Robert Johnson Volume 8”.