Il Suoni & Battiti di questa settimana disegna una traiettoria diversa rispetto a quanto fatto negli scorsi episodi. La puntata di oggi, infatti, è dedicata a tutti quelli che, in after dopo una bel party o semplicemente per il gusto di passare una giornata all’aperto col pretesto delle diverse giornate di festa, popolano spiagge e prati in campagna insieme ai propri amici, animando le ore condivise con la musica che più amano. Nessuna novità oggi, questa è stata la scelta, ma una fotografia di quelli che, forse, possono rappresentare gli album giusti per dare ancor più colore e vita a quelle giornate già piene di luce e momenti emozionanti. Provate.
Occasioni come queste, quindi, possono rappresentare il momento giusto per scavare nel nostro ricchissimo background e tirar fuori lavori che non smetteranno mai di arricchirci, anche a vent’anni di distanza e dopo un migliaio di ascolti.
[title subtitle=”Ricardo Villalobos – Alcachofa (Playhouse)”][/title]
Schiaffato al primo posto da Resident Advisor come album più bello e importante dello scorso decennio, prima ancora di “Discovery” dei Daft Punk, “Alcachofa” è stato universalmente riconosciuto come la raccolta capace di delineare i canoni dell’estetica minimal, oltre a consegnare al mondo dell’elettronica il talento straordinario di quel cileno che risponde al nome di Ricardo Villalobos. Il suo album d’esordio, infatti, uscito oltre dieci anni fa su Playhouse, suona ancora attualissimo nonostante in molti abbiano provato a sviluppare il proprio stile a partire da quel suono, sinonimo di una perfezione stilistica probabilmente inarrivabile: è edonismo puro, ricercato attraverso la costruzione di groove perfetti, di ritmi incalzanti e di quell’ipnotismo diventato, poi, il Vangelo del Villalobos di lì a venire. “Easy Lee” e “Dexter”, probabilmente le tracce più conosciute e amate dell’intera raccolta, hanno segnato un’epoca per tutti coloro i quali hanno calcato i dancefloor negli ultimi anni, ma non risiede esclusivamente qui la ragione per cui “Alcachofa” deve essere sempre con voi, anche a Pasquetta. Quando sarete stesi a terra col sole in faccia, lasciate fare a “Waiworinao” il suo lavoro. Poi, ne sono certo, vorrete ancor più bene a Ricardo Villalobos.
[title subtitle=”Dj T. – Boogie Playground (Get Physical Music)”][/title]
Fu esclusivamente una questione di pelle, quella che mi spinse nove anni fa a comprare da Discopiù “Boogie Playground”, l’album d’esordio di Thomas Koch. Non sapevo bene chi fosse Dj T. e fino a quel momento raramente mi ero imbattuto in Get Physical e nella musica dei M.A.N.D.Y. e dei Booka Shade. Nonostante col tempo mi sia decisamente disinnamorato del suono plastico della label berlinese, questo album rappresenta a mio avviso l’esempio perfetto di come debba suonare e che tiro debba avere quell’house dal “sapore disco” che negli ultimi anni c’è stata proposta in ogni salsa. Ero indeciso se suggerirvi, per questa ragione, “The Drawing Board” degli Art Department, ma il tiro funk e sensuale di lavori come “Rimini” e “Funk On You” ha avuto la meglio.
[title subtitle=”Frankie Knuckles – Beyond The Mix (Virgin Records)”][/title]
La morte di una leggenda come lui, oltre a lasciare una ferita che faticherà a rimarginarsi, ha scatenato una ovvia (e feroce) caccia alla sua discografia – un po’ come accadde con Michael Jackson qualche anno fa, quando improvvisamente, anche chi nutriva una profonda antipatia per lui, si scoprì magicamente suo accanitissimo fan. Ma questo non è il momento della facile retorica, che non è mancata nemmeno in questa occasione, così come non ha senso mettersi a fare un quadro di personaggio: chi ancora non conosce Frankie Knuckles sta facendo un torto a se stesso e a nessun altro. Per questo, l’unico consiglio che mi sento di darvi è quello di procurarvi alla svelta “Beyond The Mix”, la sua prima raccolta (1991), e goderne al fianco di chi amate. Non è forse questo il messaggio che sta alla base della musica house, la sua musica?
[title subtitle=”Wareika – Harmonie Park (Perlon)”][/title]
Il loro modo di fare musica senza mai scadere nel “troppo facile”, proponendo bassline e synthline estremamente sensuali e coinvolgenti, mi ha convinto che, nonostante gli intrecci sonori non siano dei più immediati, se esiste un modello capace di coniugare ricercatezza a calda house music, allora quel modello è stato interpretato in modo esemplare dai Wareika. Me ne sono convinto la prima volta che ho avuto il piacere di ascoltarli, al Rashomon di Roma: certo, il due a uno di Luca Toni all’Inter ha certamente innalzato i livelli di libido di quel sabato notte, ma ascoltarli suonare la loro cover di “Raiders On The Storm” mi ha messo in testa che questo terzetto di Amburgo ci sa proprio fare. In quel periodo uscì anche “Harmonie Park” su Perlon – sì Perlon – a testimonianza che anche personaggi vestiti come Toni Manero posso avere la loro chance sulla label di Zip. Questa è house music fatta apposta per chi non accetta compromessi di sorta anche quando c’è di mezzo il divertimento: mani al cielo, birra in pugno e sorrisi. Pasquetta è o non è un giorno di festa?
[title subtitle=”Akzidenz Grotesk – Clean Living In Difficult Circumstances (Mental Groove Records)”][/title]
Per alcuni di voi, molti a dire la verità, fare una festa all’aperto in un giorno festivo vuol dire spesso tirare dritto dalla sera prima. Se alla voglia di ballare all’aria aperta aggiungiamo l’effetto che Sven Vath ha suscitato su di noi e su chi ci legge con il suo ultimo podcast, allora non possiamo tornare con la testa a quell’after ibizenco in cui è stato registrato dare il meglio di sé. “Isbjion” di Akzidenz Grotesk ha fatto la storia, non solo di Mental Groove, ma di tutti noi.
[title subtitle=”Shed – The Killer (50Weapons)”][/title]
Alcuni potrebbero dire che, messi da parte i giganti del giro Berghain come Ben Klock e Dettmann, Shed è stato l’artista che più di tanti altri ha saputo elevare negli ultimi due/tre anni la propria musica a vera e propria icona di un genere. Il che può anche essere considerato vero, ma sorge una doverosa domanda: che genere fa Shed? Non che la domanda sia di vitale importanza, ma ve lo siete mai chiesto? Io personalmente sì, specie quando mi sono trovato a parlare con chi di techno ne sa a quintali. Mi è stato detto, e cito quasi testualmente, che René Pawlowitz rappresenta il “prodotto discografico nato per piacere a chi la techno non la ascolterebbe mai e poi mai”. Il tedesco, quindi, sarebbe il collante (in)naturale tra il suono algido della nuova Berlino, quello dei suoi amici di Ostgut Ton, con il crudo sound (ma certamente meno violento) di quei warehouse che ancora spopolerebbero in Gran Bretagna se anche lì non si fossero irrigiditi i controlli. Questa tesi, comunque interessante, mi ha spiazzato: allora che cos’è “The Traveller”? E “The Killer”? Probabilmente, vista la rapidità dei suoi cambi di rotta e visto l’alternarsi di alias con cui produrre nuova musica, non sarà facile trovare una risposta. Ciò che è certo è che chi ama il suono meccanico dei suoi WAX non potrà fare a meno, anche all’aria aperta, di lasciarsi guidare dai suoi groove che rasentano la (semplicissima) perfezione. Se così è, sarebbe un vero peccato non avere con sé il la sua raccolta su 50Weapons, non trovate?
[title subtitle=”Four Tet – Pink (Text Records)”][/title]
Appresa la notizia dell’imminente rilascio di tre nuovi EP su Text Records, i fan più avidi di Four Tet saranno già lì, intenti a refreshare le pagine web di molti negozi di dischi in attesa che le novità vedano la luce. L’uscita di materiale inedito tanto atteso, però, non ha il solo merito di fornire nuova linfa alla propria preziosa collezione, ma anche quello di spingere i nostalgici alla ricerca di quanto già acquistato e archiviato, portando alla conseguente “riscoperta” di cose di grande valore accantonate momentaneamente in qualche angolo meno attento del cervello. Non credo di essere stato l’unico ad aver rimesso mano su “Pink”, costosissima raccolta acquistabile solo dal Giappone nella sua prima (e forse unica) stampa, dopo aver ascoltato “Blatant Water Cannon”: gli amanti dell’elettronica più “intellettuale”, in attesa che l’inglese si presenti a Roma per Spring Attitude il prossimo 24 Maggio, farebbero bene a sfruttare ogni occasione utile per cominciare a ripassare la sterminata discografia di Four Tet, da “Nova” a “Killer”, passando per “Kool FM”.