Nonostante la particolarissima settimana che ci siamo lasciati alle spalle, dopo un Dicembre che oltre a segnare il ritorno di Suoni & Battiti ci ha consegnato un mercato discografico particolarmente attivo e ricco di spunti interessanti (che ci hanno spesso costretti a spese folli), non poteva che attenderci la versione “light” della rubrica per chiudere un anno per taluni altamente stimolante, per altri totalmente privo di input per cui valga la pena spendere due parole. Ma tant’è: che si tratti di home-studio, di cantine polverose o di scintillanti studi di registrazione, la musica viene costantemente prodotta, pubblicata e vissuta con la passione che merita. Questo concedetecelo.
Permettetemi di dire che questa deve essere una doverosa premessa perché pietra angolare di un fenomeno, quello del mercato indipendente della musica (da ballo e non), che si nutre e si alimenta di passione. Si vive di sogni e si va avanti grazie al brivido che si prova nel cercare di conseguirli e qui, malgrado qualche passaggio a vuoto e qualche liscio clamoroso, si sogna ad occhi aperti.
[title subtitle=”Verrina & Ventura – La Terra Trema (All In Black)”][/title]
Lavoro che, incredibilmente, riesce a superare la bellezza delle uscite a cui questo duo italiano che fa la spola tra Genova e Roma (ma che negli avveduti lidi rumeni ha trovato casa e libertà espressive) ci ha abituati. Dentro c’è tutto il repertorio di casa Ventura-Verrina: ritmiche asciuttissime, bassi sincopati, casse sbriciolate e groove torbido e fumoso come solo la nebbia mattutina sa essere. Il trionfo dell’estetica minimalista, che qui richiama i migliori lavori del miglior Rhadoo e che strizza l’occhio alle borse dei dischi degli artisti di casa Perlon, in cui traspare quella sensualità innata e innegabile che appartiene agli artisti italiani con un background house. Sta qui il salto di qualità. “La Terra Trema” è un signor album, un lavoro in cui è possibile assaporare (forse come mai fin qui, nonostante gli ottimi EP sparsi tra All Inn e Only 300 Family) la piena padronanza dei mezzi scelti da questo duo già dalla prima release. Disco di pancia e d’ingegno, disco bellissimo.
[title subtitle=”Moderat – Last Time (Monkeytown Records)”][/title]
La versione originale della traccia, la vera perla della release, è stata originariamente inserita nella limited deluxe edition di “II”, prima di essere scelta come terzo singolo da estrarre dalla raccolta. “Last Time”, bella come poche altre tracce tra quelle inserite nell’album dei Moderat, rappresenta infatti l’esempio perfetto di come il trio parli il linguaggio dell’indie-pop: bassi e synth gommati vengono abbracciati dalla calda e avvolgente voce di un Apparat semplicemente fantastico. L’original mix è talmente bello da surclassare le altre versioni, compresa quella di un Jon Hopkins comunque sugli scudi.
http://www.youtube.com/watch?v=_pEEmS8b-f4
[title subtitle=”V.A. – Early Sounds Collective Vol. II (Early Sounds Recordings)”][/title]
Citando una delle persone che musicalmente stimo di più, il nostro Mattia Tommasone, Early Sounds è una di quelle cose che ti fa sentire meno peggio con te stesso per essere italiano. E già questo basterebbe per spiegare quanto stimi la label partenopea ma…ma una frase non può bastare a racchiudere un EP, specie se bello come questo volume due della collana “Early Sounds Collective”. Dentro c’è l’anima e il cuore della label: dal suono crispy di MFO (Rio Padice e Massimo Di Lena) all’acida linearità di Leskin (bellissima la sua “Outer Intrusions”), fino all’impetuosità di “Soak” (firmata da Joseph Russell e Massimo Di Lena) e alla “dollyana” dolcezza di “Damn” del milanese MCMXC. Insomma, un EP davvero notevole.
https://soundcloud.com/earlysounds_rec/eas004-early-sounds-collective
[title subtitle=”PVS – The Fugitive (M_Rec LTD)”][/title]
Il ritorno al primo amore, la techno, ha fatto un gran bene a Marco Piovesan che da quando ha ripreso ad indossare con costanza e caparbietà i panni di PVS ha iniziato a inanellare uscite decisamente degne di nota. L’EP in questione è “The Fugitive”, uscita numero diciannove della nostrana M_Rec LTD (label di proprietà di Max M che con tanto lavoro e tanto sudore della fronte ha saputo ottenere riscontri importanti da mercato e addetti ai lavori), che si fa notare per la versione martellante di “Arsenal” del danese CTRLS. Il suo lavoro ipnotico tutto basso, percussioni e synth puntiformi: andateci piano.
[title subtitle=”V.A. – L.I.E.S. pres Music For Shut-Ins Sampler (L.I.E.S.)”][/title]
Se vogliamo trovare un difetto alla sempre interessante Long Island Electrical System è che, dopo l’exploit dello scorso anno decretato dalla “Top 20 Labels Of 2012” di Resident Advisor, le uscite si siano eccessivamente intensificate. Il risultato di questa scelta discografica, ovviamente, è stato un leggero abbassamento della qualità e dell’hype legato ad ogni release, ma dischi come “The Zoo” di Beatiful Swimmers accantonano ogni discorso e ci ricordano che, in fin dei conti, tutte queste pippe mentali contano fino a un certo punto. Grazie a Dio.