Le scorse settimane, mentre lavoravo alle diverse puntate della rubrica, mi ero detto che avrei scritto questo Suoni & Battiti stilando una lista dei dischi che mi sarebbe piaciuto ricevere oggi, il giorno del mio compleanno. L’idea era quella di parlare di dischi che nel tempo mi sono perso, per pigrizia o avarizia, svelando terribili e imperdonabili “buchi” all’interno del mio scaffale, mancanze che probabilmente avrebbero finito per minare la stima dei veri collezionisti e amandi dei 12” nei miei confronti. L’avrei fatto perché – l’avrete capito leggendo la puntata della scorsa settimana – mi sono reso conto che un disco o un libro, se scelti col cuore e se hanno un significato per chi li sta donando, sono il regalo più bello che si possa si fare. Rappresentano semplicemente l’unica cosa che veramente mi piacerebbe ricevere oggi.
Fatte queste premesse, stilare una lista e indicare ciò che mi manca e ciò che andrò a ri-cercare nelle prossime settimane, quindi, avrebbe ucciso la spontaneità del gesto, corrompendone la profondità. Volete davvero farmi un regalo? Scegliete voi il disco, ci sarà una parte di voi.
[title subtitle=”Dana Ruh – Naturally (Underground Quality)”][/title]
Sì lo so bene, io stesso vi avevo detto che “Naturally”, la prima grande prova a portare la firma di Dana Ruh, sarebbe dovuto uscire ad Aprile ma poi, un po’ per caso, un po’ perché il dubbio mi era venuto dopo aver sbirciato sulla bacheca Facebook di Jus-Ed, ho scoperto che il disco è già in vendita sullo store online della label americana. Così, se state per cedere alla voglia di mettere le vostre mani sulle undici tracce firmate dalla dj tedesca, potete farvi spedire da Bridgeport (Connecticut) la vostra copia e inserire le bellissime “Don’t You Find Me”, “Go To Work”, “Education”, “Jammin” e “Dirty Egg” nei vostri dj set. Insomma, avrete capito che si tratta di una raccolta di grande valore, in cui è sostanzialmente impossibile decretare quale lavoro sia effettivamente il migliore. Non ci vuole una grande memoria, però, per ricordare quanto sia raro che Jus-Ed e Undeground Quality sbaglino investimento, specie quando si ha a che fare con il gentil sesso: Steffi, Virginia e Nina Kraviz vi dicono qualcosa?
[title subtitle=”Recondite – Nadstat EP (Dystopian)”][/title]
Ci eravamo imbattuti in Lorenz Brunner nella prima puntata del 2014 di Suoni & Battiti quando vi consigliai caldamente di fare vostro “Hinterland”, il secondo album firmato dal produttore tedesco. La qualità (ma soprattutto l’indole) della sua raccolta erano lì davanti ai nostri occhi, eppure vi ho presentato quel lavoro premettendo che sarebbe stato necessario fugare l’idea di avere a che fare con un artista dal sound freddo e incazzato pur portando stampato in fronte il marchio Dystopian, quello che sfoggia fiero il caposquadra Rødhåd. Così ecco “Nadsat EP”, quasi a voler confermare il mio pensiero, proprio sulla label del dj dai capelli rossi più in voga del momento: Recondite, esaurite evidentemente le scorte di “delicatezza” del suo album su Ghostly International, tira sì fuori quattro tracce di carattere, dal beat deciso e dal piglio che ben si addice alla label che lo ospita, ma lo fa comunque mantenendo viva quell’eleganza che lo rende indiscutibilmente un artista techno fuori dal comune.
[title subtitle=”So Inagawa – Sensibilia (Cabaret Recordings)”][/title]
Dopo aver fatto letteralmente bingo con “Logo Queen” (prima release per Cabaret Recordings), in cui batte viva la meravigliosa e soprendente “Selfless State”, So Inagawa torna a stupire col suo nuovo EP. Ancora tre tracce, ancora una volta un disco buono per darci manforte nei momenti più bui della giornata: “Sensibilia” è deep-house che fa bene al cuore.
[title subtitle=”Voices From The Lake – Velo Di Maya EP (The Bunker NY)”][/title]
Quasi a voler rievocare la memoria del magnifico party che ha visto protagonisti Donato Dozzy e Neel al The Bunker nel Luglio di due anni fa, dove i due artisti romani si esibirono in un doppio live set e in un back to back, ecco la nuova release firmata Voices From The Lake dal titolo “Velo Di Maya EP”. Le tracce che compongono la terza release di casa The Bunker NY sono molto diverse tra loro: se da un lato la title-track è una traccia ambient che rimanda alle emozioni del celebre album d’esordio su Prologue, “Sentiero” e “Respiro (Live Edit)” rappresentano due lavori più duri e decisi rispetto al suono che ha eletto i due dj come degli artisti di spessore internazionale. “Sentiero” è una traccia dal beat percussivo che teletrasporta la nostra danza nel bel mezzo della foresta pluviale, mentre “Respiro (Live Edit)” è techno scura come dancefloor richiede, specie dopo una certa ora.
[title subtitle=”Pearson Sound – Raindrops (Pearson Sound)”][/title]
La terza uscita della “Pearson Sound’s self releasing label” è una di quelle cose per cui ogni parola può portare ad affrontare discorsi senza apparente significato concreto. L’unica cosa concreta che mi sento di dirvi è che, se fossi in voi, l’ascolterei. In fondo non è che dobbiamo comprare dischi col solo scopo di suonarli in un club, no?
[title subtitle=”Edit Select – Phlox (Prologue)”][/title]
“We really think the moniker Edit Select with all his passion for deep driven techno track is more than a perfect fit into our label philosophy”, lo dicono pure i ragazzi di Prologue che la musica di Tony Scott sembra essere fatta apposta per sposarsi con la filosofia della label di Monaco di Baviera. Eppure c’è qualcosa che durante l’ascolto di “Phlox”, l’album di esordio del dj scozzese, mi si è piantata in testa e proprio non riesco a scacciarla, inafferrabile. Perché sì, sarà pur vero che Prologue ha fatto della acid-space techno la sua vocazione, andando a pescare il meglio (soprattuto italiano) della scena e costruendosi un’ossatura salda cementificata da release dalla qualità certificata, ma non servono troppi ascolti delle undici tracce dell’album per capire che tra il lavoro di Edit Select e quelli di Voices From The Lake, Dino Sabatini e Brendon Moeller (come Echologist) c’è una differenza nemmeno troppo sottile. Perché “Phlox” se lo lasci andare da solo, poggiandoci su la puntina del giradischi che avete in salotto, se ne va tranquillo e sereno senza scomporsi, senza spettinarsi nemmeno un pochino. Ma è questo che si sta cercando in un album techno? Non sarebbe bello sentir scorrere un brivido lungo la schiena una volta tanto? Ma attenzione: qui non si sta dicendo che “Phlox” non presenti dei momenti alti, perché a ben vedere non mancano, ma che qualche cambio di passo in più non avrebbe guastato. Le collaborazioni con Dino Sabatini e Markus Suckut e “Receptor”, “Circling” e (soprattutto) “Distant” rappresentano, comunque, un motivo più che valido per prendere il disco e comprarlo. Alla fine un pretesto per fare proprio l’album d’esordio di Edit Select si trova sempre e nemmeno senza troppi sforzi.
[title subtitle=”P.O.O.F. – Prisioners Of Our Fears (Amam)”][/title]
P.O.O.F. è una “trio band” nata dall’incontro tra il trombettista Mario Massa, il chitarrista Maurizio Marzo e Alessio Mereu, il producer a capo di Amam, che oggi fa il suo esordio proprio sulla label sarda con un interessantissimo EP di quattro tracce. “Prisoners Of Our Fears”, pur provando a restare fedele al patrimonio genetico di Amam, perde quasi subito i connotati delle classiche release nate per soddisfare il dancefloor a vantaggio di atmosfere più ricercate e ricche di colori: è l’uso di strumenti live come la chitarra di Marzo, vera e propria voce guida della release (ascoltate la consigliatissima “Factotum”), a fare la differenza e a conferire all’EP quell’aria spontanea che ci rimanda, almeno in alcuni passaggi, al bellissimo ultimo album dei The Clover su Bosconi. Sarà forse colpa del dilagante effetto Darkside/Harrington? Poco conta: si tratta di materiale di difficile catalogazione ma che proprio per queste sue peculiarità si trasforma in un 12” sostanzialmente sempre verde, intenso e sorprendente.
[title subtitle=”Clockwork – B.O.A.T.S. Remixes (Parachute Records)”][/title]
“B.O.A.T.S.”, il primo album a firma Clockwork uscito la scorsa primavera su Life And Death ci era piaciuto parecchio e a colpirci in modo particolare erano state due delle tracce più dancefloor-oriented della raccolta, “First Floor” e “Second Floor”. In un anno scarso sono parecchie le cose ad essere cambiate per quanto riguarda il duo milanese trapiantato a Berlino, a cominciare dai nuovi percorsi artistici intrapresi da Federico Maccherone e Francesco Leali: mentre il primo si è concentrato sul nuovo alias Somne, le redini di Clockwork sono rimaste nelle salde mani di Francesco. La notizia del giorno, però, è che è in uscita “B.O.A.T.S. Remixes” su Parachute Records, label nata dalla costola di Life And Death, e che per l’occasione sono stati chiamati all’opera Answer Code Request e Deadbeat, quest’ultimo autore di un lavoro super capace di rimarcare e valorizzare i punti di forza della versione originale.