Ci si potrebbe rifugiare, vista la ricorrenza, nel più semplice e banale dei messaggi: “è San Valentino, regala un bel disco”. A tal proposito, di bei dischi a cui affidarsi in questo Suoni & Battiti ce ne sono parecchi. Potremmo iniziare col citare i prodotti di giovani italiani di indubbio valore come Roberto Bosco, gli Hiver o Luca Bear; o magari potremmo ribadire ancora una volta il talento straordinario di Ricardo Villalobos, oppure la qualità delle bellissime uscite firmate Running Back o ancora l’incredibile incisività dei dischi di Truncate e di Amir Alexander – due tanto diversi quanto “fichi”, a modo loro è chiaro. Oppure potremmo dirvi che di dischi così belli ne escono a tonnellate tutto l’anno, che sono sotto i nostri occhi ogni giorno e Dio solo sa quanto farebbero bene alla nostra quotidianità, che si tratti di San Valentino, di Capodanno o di Ferragosto. La bella musica va coltivata e regalata a ogni occasione, anche a costo di inventare ricorrenze sempre nuove.
[title subtitle=”Neneh Cherry – Everything (Smalltown Supersound)”][/title]
La cosa che più di ogni altra mi affascina di Ricardo Villalobos è la sua innaturale capacità di trasformare in profondo e ricercato anche un lavoro dai connotati più pop e commerciali. E’ un dono, mettiamola così, figlio di una sensibilità fuori dall’ordinario che gli ha permesso di mantenere un contatto vivo e pulsante col suo pubblico nonostante una discografia che non fa della semplicità di comprensione la sua principale qualità. Sta qui la sua grandezza: saper essere (talvolta) retorico e ridondante come un vecchio professore universitario, salvo poi nascondere un animo popolare che lo fa balzare e atterrare sullo stesso piano di chi gioisce della sua musica. Non sarà sempre immediato nel dire ciò che vuole (probabilmente per scelta) ma quando incastra quella voce all’interno dei suoi groove sbriciolati non c’è via di scampo per nessuno. Così anche i due remix per “Everyrhing” di Neneh Cherry, il primo singolo dall’album nato dalla collaborazione tra la cantante svedese e Four Tet (“Blank Project”) che qui ha visto Villalobos all’opera al fianco del fidato Max Loderbauer, parlano la stessa lingua dell’irresistibile e ormai classica “Everywhere You Go”. Insomma anche questo è un disco da avere, c’è poco altro da aggiungere.
[title subtitle=”Hiver – The Uncolored Truth EP (Vidab)”][/title]
A raccontarla non sembra nemmeno una storia vera, piuttosto una trovata su cui costruire un prodotto musicale che abbia del romanticismo oltre a un’innegabile qualità di fondo. Eh sì, perché Giuseppe e Sergio sono i classici “amici da una vita” che vengono da un posto non propriamente al centro delle dinamiche del mondo che amerebbero e, una volta trasferitisi a Milano per ragioni professionali, si costruiscono un’identità musicale e artistica da cui cominciare ad andarne fieri. La residency al Dude, in fondo, non è altro che la base per un percorso che, dopo una bella release su Curle, cerca nuove conferme attraverso il nuovissimo Vidab (il secondo per il duo, dopo “A Day EP” del 2012). “The Uncolored Truth EP”, a ben vedere, di conferme ne offre parecchie, così come di spunti di riflessione: inteso (specie la bellissima “Right Place”) il disco è un viaggio profondissimo ricco di sfumature che sanno essere al tempo stesso sia “magneticamente” dolci che oscure, e quindi vagamente inquietanti. Il tocco c’è e l’EP lo afferma in modo inequivocabile.
[title subtitle=”Truncate – Pressurize (50Weapons)”][/title]
Ad essere sinceri, ci vuole un po’ di impegno a tenere il conto delle uscite firmate 50Weapons. Non che i numeri naturali rappresentino un problema, per carità, ma tra CD, raccolte di remix e EP che vanno e vengono cercando di rastrellare il meglio (o almeno una buona parte) dell’odierno “mercato” musicale, non è semplice capire a quale punto della rincorsa alla fatidica (e conclusiva) cinquantesima uscita siamo arrivati. Una cosa però è chiara: i Modeselektor puntano su nomi di indubbio spessore – Shed, Benjamin Demage, Untold, Bambonou, Phon.O, Addison Groove, Sam Binga e Marcell Dettmann hanno rappresentato le “cartucce” sparate nel 2013 – così il nuovo anno non poteva che essere inaugurato da uno dei pesi massimi della techno. La scorsa settimana ci eravamo imbattuti in Truncate per il suo remix su Transition Lab, oggi torniamo a segnalarvi David Flores per “Pressurize”, un EP che a suon di piattini concentra in meno di venti minuti quattro tracce assolutamente dancefloor oriented. L’ascoltato della title-track è doveroso, ma la nosta preferita è “Dial 20”.
[title subtitle=”Roberto Bosco – Sonorous Waves (Last Drop Records)”][/title]
Volendo giocare a fare gli intellettuali, potremmo dire che la prima e la terza parte di “Sonorous Waves”, quelle più sperimentali e meno “convenzionali”, sono le vere chicche della prima release di casa Last Drop Records e chiuderla lì. Certo potremmo, ma si farebbe un torto all’autore, a quel Roberto Bosco che con la sua musica avrebbe tutte le carte in regola per bussare alle porte dei club più interessanti delle Penisola ma che troppo spesso la nostra scena ha scelto di non considerare per chissà quali ragioni. Eppure della sua musica parlano bene praticamente tutti, specie per quel suono caldo e avvolgente che qui, in “Sonorous Waves”, possiamo toccare con mano nelle parti “pari” della release. Ecco la parte che preferisco, lo confesso: è la faccia della sua musica che (forse) meglio lo rappresenta, quella caratterizzata da pochi elementi ordinati nel modo giusto e a cui Roberto sa conferire quell’intensità che ha stregato Kirk Degiorgio (riascoltate i suoi due ART, bellissimi!), Len Faki (“I Was Lonely”) e Oliver Deutschmann con la sua Falkplatz (“Good Lover EP” è stato remixato da una Steffi in grande spolvero). Insomma, se cercate tutto questo, se cercata un disco bello, intelligente e che faccia divertire senza essere mai arrogante, allora il primo Last Drop fa per voi. Un disco senza fretta e senza esagerazioni, un disco fatto bene e basta. Pare poco.
[title subtitle=”Amir Alexander – The Ghost (Finale Sessions)”][/title]
L’americano Amir Alexander è uno di quegli artisti dal DNA unico, una di quelle figure i cui dischi trasudano passione ed energia senza eguali. “Pussy Power”, “Hot Sex”, “The Ghost” e “The Borg” costituiscono un EP, il nuovo Finale Sessions, che non può sfuggire a chi ama l’house music. Quella bella sul serio.
https://soundcloud.com/finale-sessions/amir-alexander-the-borg-finale
[title subtitle=”Luca Bear – Strictly Forbidden (Dirty Session Records)”][/title]
Seguendo alla lettera il copione scritto dal concept della label, anche l’uscita firmata da Luca Bear (owner di Dirty Session) è un EP esclusivamente pensato e prodotto a uso e consumo del dancefloor. Degno erede di “Sides” di Marco Effe, dove a farla da padrone è il remix dell’argentino Seph, anche qui è lo “straniero” a meritare le luci della ribalta. Spetta infatti a Jose Cabrera, in arte Kasper, il compito di dare il suo tocco a “Strictly Forbidden”: accantonata la ’90 house (secca, cruda e dura) a cui sono votate le due originals di Luca Bear, lo spagnolo spalma nei quasi sette minuti del suo remix l’intensità della sua musica fatta di groove rotondo e ritmica veloce. Mi sa che è la volta buona che do il cambio al suo remix di “Sunday Blues” su Bass Culture.
[title subtitle=”Achterbahn Damour – Odd Movements (Absurd Recordings)”][/title]
Questo album della californiana Absurd Recordings mi è capitato tra le mani senza un briciolo di preavviso, non una pagina su chi o cosa sia Achterbahn Damour. Benché le doverose ricerche non abbiano portato nessun flashback per quanto riguarda Edit Piafra e Iron Curtis, per quanto riguarda la label ho scoperto che dal 2004 a oggi ha ospitato, tra gli altri, anche Donato Dozzy, Recondite, Tin Man e Pablo Bolivar. Così mentre il disco andava mi sono convinto ad appuntarmi tutto e a fare mia la raccolta, voi invece date un ascolto a “Königstr”, “My Demands” e “J.A.W.S. Of Joy”, oltre alla mia preferita: “Holy Romance Empire”.
[title subtitle=”Shan – Chord Memories (Running Back)”][/title]
Sarebbe stato bello potervi presentare il disco con dei preascolti che rendessero giustizia alla bellezza di questo nuovo Running Back, prima uscita del catalogo dedicato a quel Victor Shan che nemmeno un anno fa stregò Sven Vath con la sua “How You Want It”, ma dovremo accontentarci di questo cut da chissà quale programma radio per assaporare il nuovo lavoro del producer tedesco. I cinque (sporchi) minuti del video rappresentano comunque un indizio più che valido per comprendere come la label di Gerd abbia fatto centro per l’ennesima volta e di come, quelli per “Chord Memories”, siano dieci euro ben spesi.